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Casa di Foglie, il libro maledetto torna in libreria e abbiamo intervistato il traduttore

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Torna Casa di Foglie, il libro maledetto, introvabile e complesso che finalmente trova una nuova edizione e una nuova traduzione.

Vi avevamo già ampiamente parlato di Casa di Foglie in un testo che, senza volerlo, anticipava di poco la ripubblicazione di questo "libro maletto", per chiunque non sapesso di cosa stiamo parlando ecco qua un breve ripasso della trama e dei temi trattati in questo libro peculiare che torna in queste ore nelle librerie grazie all'editore 66thand2nd

La trama

La narrazione prende vita nella prima persona del tatuatore di Los Angeles Johnny Truant, riconoscibile per le numerose cicatrici sparse per tutto il corpo. In cerca di un nuovo alloggio Johnny viene contattato da un suo amico che gli consiglia di prendere l'appartamento  di un vecchio cieco ormai passato a miglior vita. Nell'appartamento del morto, un tale di nome Zampanò, il tatuatore rinviene un cumulo di carte sparse e un manoscritto voluminoso dall'impianto saggistico. Il saggio di Zampanò  è un libro di critica cinematografica che si concentra su un film-documentario “ The Navidson Record”, nel quale la famiglia Navidson indaga sugli aspetti misteriosi e inquietanti della loro nuova casa conosciuta come “Ash Tree Lane” in Virginia.

L'autore

Il romanzo ora diventa più complesso. La struttura narrativa si dipana in più livelli, la ricostruzione di Zampanò sulla famiglia Navidson e la casa bizzarra  si mescola con gli appunti di Johnny Truant, sparsi ai margini del libro che tenta di ricomporre in forma organica. Il testo vede la paternità di tre voci narranti, quella del tatuatore, quella di Zampanò e quella che spunta fuori dalla famiglia Navidson, ovvero Tom Navidson che traduce in forma scritta la pellicola. Per farsi odiare dai propri lettori si aggiunge una quarta narratrice, la madre di Truant, voce fuori dal coro che viene evocata in un altro plico di carte: “Le lettere di Whalestoe”.

Analisi

Monumento principe della neo-letteratura ergodica Casa di Foglie  è un romanzo che appare improvvisamente nel 2000 in America e subito riscuote un successo senza pari. Merito di questa fama virale risiede nella sua impostazione stratificata, un romanzo che sembra una casa  costruita a più piani. Piani tipografici che fungono da trampolino per acrobazie narrative che si lanciano da un livello all'altro ignorando i probabili salti nel vuoto. Gli abissi del romanzo di Danielewski  ricordano le profondità oceaniche e misteriose tant'è che Stephen King appellò Casa di Foglie come il “Moby Dick  dell'horror”.

La complessità di tale scritto è riconducibile ad altri testi gemelli, tutti incasellati nella nomenclatura ergodica, I Ching, il libro dei mutamenti cinese, alla Rayuela di Cortázar, ai poemi di Queneau, o i Calligrammi di Apollinaire  dove i versi della poesia si perdono nell'ordine spaziale della pagina senza che esista un rigoroso ordine di lettura. Ergodica vuol dire lavoro, pensiero, dedizione totale al testo, non un semplice gioco ma un enigma da risolvere per uscire fuori, vivi, dal labirinto grammaticale di queste opere. Anche i Librogame fanno parte di questa famiglia bizzarra, e seppur nati con uno scopo ludico non bisogna sottovalutarne l'importanza, senza dimenticare  le insidie che i grandi autori sono capaci di inserire.

Poesie tagliate di Quineau

Poesie tagliate di Queneau

Leggere Casa di Foglie è un'esperienza unica, metatestuale e ipertestuale, quasi un vagabondaggio tra i diversi link del cyberspazio, quando inconsapevolmente saltiamo da un font all'altro  assistendo alla mutazione dei colori, delle forme e della disposizione delle lettere, a volta nascoste, mascherate e occultate dall'autore stesso.

La prima e fino ad oggi ultima edizione italiana del romanzo di Danielewski fu del 2005 per la collana “strade blu” della Mondadori, e divenne nel corso degli anni una chimera editoriale introvabile. Avvolto in una vera nube leggendaria Casa di Foglie  si tramutò in un pezzo da collezione per tutti i cultori del genere horror e weird, i più  coraggiosi sborsarono anche delle cifre non inferiori ai duecento euro pur di acciuffare un libro dal valore originario di venti euro. E a dirla tutta non arricchito dagli accorgimenti cromatici e di natura compositoria che l'edizione americana aveva.  Nel precedente articolo, sempre su queste pagine, ho raccontato la mia vicenda personale alla ricerca del romanzo leggendario, di cui stilo anche una breve ma precisa storia editoriale, se vi interessa andate a recuperarlo; ora mi tocca continuare questo commento... dove ammetto di non essere pronto.

La casa di foglie subentra nello scritto

Si, dopo averlo atteso per più di dieci anni non sono ancora  psicologicamente  pronto nell'affrontare Casa di Foglie.  Ma forse nessuno lo è, probabilmente la colpa è dello stesso autore Danielewski, figura ermetica che non snocciola nessuna soluzione ai suoi lettori o collaboratori, il suo essere elusivo contribuisce a rendere il romanzo ancora più affascinante, un testo così criptico e malsano che si deve esorcizzare con un'attenta lettura.

Lettura  che viene ostacolata non solo dal tipo di narrazione multipla scelta, ma anche dalla disposizione testuale, dagli appunti e dai commenti sparsi sui bordi dei fogli. Il narratore principale che  impazzisce perché legge il lascito di uno scrittore già condannato dalla visione mefistofelica di una pellicola orfica e folle, porta alla nostra stessa isteria. Siamo pronti a tutto ciò?

Rappresentazione grafica della totalità degli esagrammi contenuti nello Yijing

No. Ma non lo erano nemmeno i protagonisti, la famiglia Navidson perde il raziocinio perché la casa non rispetta le logiche della realtà, non segue il codice della razionalità che qualunque uomo “moderno” ha inscritto nella sua mappa genetica. Siamo disorientati, come gli abitanti della casa di foglie. Casa che muta in una supernova oscura che si nutre di luce e spande le tenebre ovunque, un buco nero letterario che risucchia qualsiasi forma di orientamento mentale.  La perdita dei sensi è l'obiettivo di Danielewski, dobbiamo essere incapaci di riconoscere la verità, la menzogna, il mondo fittizio da quello reale, l'incubo dal sogno, l'essere dal non essere.

Mentre leggiamo siamo su un patibolo, condannati all'impiccagione delle proprie convinzioni. Le idee che ci portiamo dietro da tutta la nostra vita sfumano nella nebulosa romanzesca di Casa di Foglie. E questo signori e signore è il “gioco” a cui tutti siete invitati a partecipare. Pronti a perdere? Io si.

Ma non disperate, c'è il traduttore Leonardo Taiuti che  ci ha gentilmente rilasciato una breve intervista e magari  ci confessa qualche segretuccio...

Intervista a Leonardo Taiuti che insieme a Sara Reggiani ha tradotto Casa di Foglie.

1) Ciao Leonardo, è un piacere conoscerti e soprattutto apprendere che ti sei sobbarcato un'esperienza titanica, ovvero tradurre il capolavoro di Danielewski. In prima battuta vorrei sapere quanto è stato complesso e lungo lavorare su questa opera!

Premetto innanzitutto che non ci ho lavorato da solo – e ci mancherebbe, probabilmente non sarei qui per raccontarlo adesso – ma insieme a Sara Reggiani, che oltre a essere l’altra fondatrice della mia casa editrice, Black Coffee (casa editrice specializzata in letteratura nordamericana, ndc), è anche una bravissima traduttrice. Nonché sposata con il sottoscritto, quindi puoi immaginare quale sia stata l’atmosfera a casa nostra, mentre lavoravamo al libro di Danielewski. L’impresa è stata decisamente ardua, inutile fingere il contrario. Per fortuna adoro i libri ricchi di insidie nascoste e giochi di parole, e mi sono divertito molto a sciogliere, per quanto possibile, i misteri di Casa di foglie. Ci abbiamo messo più o meno un anno, comunque, non è stato certo uno scherzo.

casa di foglie

2) La letteratura ergodica è certamente una chimera da addomesticare, e per quanto affascinante presenta le sue difficoltà, prima di questo romanzo avevi mai affrontato il compito di tradurre altri testi ergodici?No, devo ammettere che è stata la prima volta. Sara aveva una copia di Casa di foglie acquistata ai tempi in cui stavamo decidendo la linea editoriale di Black Coffee, aveva anche accarezzato l’idea di riportarlo in libreria già due anni fa, ma alla fine abbiamo deciso di orientarci su altro e io non l’ho mai nemmeno aperto, finché non abbiamo ricevuto la proposta da 66thand2nd. In ogni caso ho dovuto “farci la bocca” in fretta, non avevo tempo di calarmi gradualmente nel sottomondo della letteratura ergodica.

3) Casa di Foglie inizia brutalmente con una non-dedica al lettore "This is not for you". Per anni questo è diventato il motto di tutti quei lettori che non riuscivano a procurarsi il libro, data la sua rarità e la tiratura limitata. Quando hai letto quelle cinque parole come ti sei sentito?

Credo che l’autore abbia voluto stuzzicare l’orgoglio dei lettori con quell’esergo, sfidarli a trovare nel romanzo tutte le chiavi necessarie a comprenderlo fino in fondo. Spoiler: è impossibile riuscirci. Neanche noi, che traducendolo abbiamo goduto di una corsia preferenziale (ci siamo anche consultati con l’autore), siamo certi di aver interpretato correttamente certi passaggi. Ma è anche questo il bello di Casa di foglie, ti porta continuamente a interrogarti su quello che hai letto, ti spinge a chiederti se hai capito bene, se tu non debba cercare altre soluzioni altrove, in altre parti del libro.

casa di foglie

4) Il romanzo è una sfida, un gioco, un labirinto onirico e una trappola tipografica, hai una guida per il lettore? Un manuale di sopravvivenza per come uscire da questa giungla grammaticale e mentale?

Certo che ce l’ho, ma sarei una persona orribile se rivelassi i segreti di cui sono venuto a conoscenza grazie alla mia posizione privilegiata. Diciamo che sono disponibile per consulenze, alla bisogna. Scherzi a parte, non credo esista un modo specifico di leggere questo libro, parte del suo fascino è che ognuno ci vede dentro quello che ritiene più appropriato. Le interpretazioni del lettore sono tutte giuste e allo stesso tempo tutte sbagliate, dentro ci sono innumerevoli mondi in continuo mutamento, come la casa di Navidson, che rappresenta il tema principale del libro e ne è al contempo un’allegoria piuttosto chiara. Come ho detto prima, è impossibile arrivare a conclusioni univoche che ti permettano di dire, “Ho capito Casa di Foglie!”. Ma è qui che sta tutta la sua bellezza.

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