Call of Duty - Modern Warfare III - Operazione nostalgia
Con l'arrivo della Season 1 è arrivato il momento di chiacchierare seriamente del primo criticatissimo mese di vita di Call of Duty Modern Warfare III
Senza ombra di dubbio la mossa più furba fatta dai capoccia di Activision che lavorano su Call of Duty è stato riesumare il brand Modern Warfare che tanto bene aveva fatto alla serie trasformandola nello sparatutto di riferimenti di due generazioni fa (io ci giocavo su X360). Dato che tutte le cose belle finiscono e tutte le cose belle che sono finite possono essere rilanciate valeva davvero la pena riportare in auge il brand sulle console di attuale generazione.
SIGLA! Proprio come 12 anni fa!
Modern Warfare III (numero romani, non arabi) è un'operazione nostalgia bella e buona che arriva sospinta dagli ottimi risultati portati a casa dai due capitoli precedenti ad opera di Infinity Ward. I due "remake non proprio remake" dei primi due Modern Warfare erano giochi ottimi, solidissimi, puliti, equilibrati e che facevano effettivamente qualcosa per spostare, pur senza rivoluzionare, la linea dei Call of Duty. C'era sempre qualcosa di bello, dal punto di vista ludico, che ti teneva nel gioco, anche solo la realizzazione di un gunplay funzionale e riconoscibile, oltre ad una personalità e personalizzazione delle armi che nel II aveva trovato forse una delle vette più alte per la serie.
Fare uscire Modern Warfare III è quindi una furbata perchè intanto in Activision le cose si sono un po' mosse anche a seguito dell'accordo concluso con Microsoft. Il ciclo di sviluppo del nuovo capitolo di CoD è stato più breve, non si sono alternati tre studi come di solito ma torna dopo solo un anno Sladgehammer, sviluppatori principali di Vanguard, capitolo tutto sommato discreto sul quale ho speso un monte ore spropositato. (E torna lavorando purtroppo di fretta e in pessime condizioni per tutte le persone coinvolte ndLorenzo)
La questione principale che interessa Modern Warfare III è proprio questa: lo stacco tra un episodio e l'altro non è stato abbastanza netto a far sì che i due titoli siano percepibili come "distinti", almeno in apparenza.
Il gioco sarebbe potuto essere un mero pack di espansione come quelli che interessano il gioco a cadenza stagionale? Io non credo.
Per chi conosce bene le corde che suona CoD, i giochi sono simili solo "esteticamente" (ma nemmeno poi tanto, ma ci arriviamo poi). Il flow di gioco è molto diverso, un pelo meno fluido quello del III, con un tocco maggiormente arcade che ha una ripercussione netta nel ritmo di gioco. Sledgehammer che ha di solito un tocco devastante nel bilanciamento è meno elegante di Infinity Ward, non cerca di portare avanti un discorso di gameplay, lavora molto bene a rifinirlo per quelle che sono le sue esigente di portare al pubblico giochi prevalentemente immediati e divertenti, e stop.
Modern Warfare II.5
Sladgehammer è letteralmente la cover band di Infinity Ward: può suonare bene quei pezzi, ma non potrà mai far uscire un disco nuovo per portare avanti il progetto CoD.
Quindi le cose di "delicatezza" che aveva aggiunto Modern Warfare II, come lo sblocco in famiglie delle armi o la possibilità di tarare le singole componenti una volta livellata al massimo l'arma, sono state brasate col passaggio da II al III.
Il ritmo di gioco è completamente cambiato e dipende molto dal time to kill, alterato non cambiando drasticamente i danni delle armi, ma aumentando i punti ferita del personaggio che passano da 120 a 150: siamo più resistenti, certo, ma le armi nuove per tutto il tempo che ho giocato prima dell'avvio della season 1 mi sono sembrate un pelo favorite sulle armi del gioco scorso. Altra novità: le armi sono condivise con il capitolo precedente un po' come succede in Warzone, con tutti gli adeguamenti del caso, del tipo la balestra che compensava il fatto di essere una lenta arma monocolpo, una volta nerfata ha perso la sua prerogativa di seccare matematicamente un avversario con un colpo solo, con mio sommo disagio, esperienze che hanno reso molto impegnative le mie prime sessioni di gioco.
Altra cosa che farà storcere il naso di coloro che pensano sia solo un DLC: Modern Warfare III viene scaricato direttamente dentro il CoD che avevo già installato. Spiacevole? tutto sommato no, non ho dovuto fare la solita pulizia, non ho dovuto cancellare quello vecchio, semplicemente la componente multiplayer ha sostituito quella del gioco precedente. Tra le altre cose, apprezzo sempre molto la possibilità che mi dà in fase di installazione di poter scegliere quali "parti" del gioco installare, quali ignorare (ciao Zombie, ciao Warzone) e quali cancellare in un secondo momento (ciaone campagna single player). È chiaro che la mossa in atto già da anni, solo retroattivamente, è quella di avere un capitolo come "piattaforma" che di volta in volta accoglie e lascia il posto ad un esperienza modulare espandibile secondo le necessità del giocatore e degli sviluppatori. È quello che succede in Destiny 2 da anni. Se questo mi porta a conservare le mie skin dei personaggi conquistate faticosamente pass stagionale dopo pass stagionale, ma soprattutto mi permette di migrare la mia armeria e la cura sartoriale che riservo ai miei strumenti, ma ben venga la piattaforma unica per tutti i CoD prossimi venturi.
Operazione nostalgia
Il fatto che Sladgehammer abbia fatto di tutto per rendere il suo Modern Warfare con un look&feel così ruvido e arcade è chiaramente pensato per riportare l'esperienza di gioco ad un momento specifico cristallizzato nella mente dei giocatori di vecchia data. Replicare l'esperienza dei vecchi Modern Warfare anche ma con una selezione di mappe vintage rifatte per l'occasione, che secondo me aggiungono al gioco una discreta varietà di scala alle partite, abbastanza equamente distribuite tra campi aperti, scale urbane e ambienti più circostcritti.
Forse l'offerta in termini di tipologie di partite multiplayer è un po' risicata, considerando soprattutto il fatto che nel capitolo precedente, pur con risultati altalenanti, si era fatto lo sforzo di ampliare un po' il ventaglio (che io tenevo fisso su 18 tipi differenti di partite in una playlist) e scendere drasticamente di numero non è proprio il massimo, specialmente se avete poco tempo da dedicare al gioco e vi incartate in quelle interminabili partite di controllo con un team che proprio non sa gestire quella situazione.
Simile discorso sul numero risicato di armi in dotazione a gioco appena iniziato, solo parzialmente compensato dall'aver ereditato l'armeria da Modern Warfare II. Armeria che mai come nel capitolo precedente, a causa di una felice scelta di design, ho letteralmente spolpato, lasciandomi con pochissime cose da portare al livello massimo. Ci sono poche cose che fanno la mia felicità come sperimentare come il mio stile di gioco cambia al cambiare delle armi e come passo il tempo a sbloccare componenti, poterne limare le performance, modellandole sul mio stile di gioco.
La Season 1 aggiunge ben 3 nuove armi sbloccabili e mi sembra un ritmo adeguato affinché l'offerta in termini di bocche da fuoco diventi considerevolmente interessante col volvere delle stagioni. Certo, c'è da capire sempre l'incognita del bilanciamento. L'M4, l'arma base di Modern Warfare II è rimasta fissa in meta per tutto l'anno scorso e ancora adesso pare essersi ricavata uno spazio di tutto rispetto tra i giocatori più sgamati, forse anche complice il fatto che le nuove offerte non hanno un grandissimo appeal e sembrano fare di tutto per non sembrare iconiche, problema inevitabile, dal momento che non ci sono doppioni e che le armi veramente famigerate erano già tutte nel catalogo di MWII.
Qualcosa si sta muovendo nel meta, ovviamente, fortemente polarizzato tra fucili da cecchino e mitragliette che raccontano di un gioco dove a vincere è ancora chi colpisce prima e più velocemente.
A proposito di armi, l'esperienza vintage è rafforzata dal ritorno di tutta quella tipologia di giocatori che pensavamo l'evoluzione videoludica avesse spazzato via: i camper, esattamente come in Modern Warfare 3, adesso potete ricominciare a giocare con quell'amico che si nasconde dietro al muretto aspettando che qualcuno passi per poi brasarlo con una sventagliata di mitragliatrice leggera.
È un "problema" anche legato al level design delle mappe, ricche di corsie preferenziali, troppo leggibili, giocatori che si piazzano con un fucile da cecchino e iniziano a rushare sulla squadra avversaria che, poveraccia, è solo sfavorita nei punti di respawn, troppo fissi, troppo identificabili, che costringono a giocate kamikaze. E quindi via di assalto alla baionetta correndo come pazzi pistola alla mano per sfuggire ai franchi tiratori dell'altra squadra, evitare le ronde e cogliere i cecchini alle spalle senza che se ne accorgano, in un vero e proprio gioco dentro il gioco. Non è spiacevole, ma vi servirà una squadra molto forte o molto unita per evitare di farvi macellare o di ragequittare quando vedete che siete l'unico ad aver annusato la stanza e a fare punti nel team (se vi sembra un esempio molto specifico è perché mi capita una partita su tre).
Story mode
La cosa che invece di anno in anno mi risulta sempre più inedibile è la campagna single player con l'aggravante che in questo specifico periodo storico preferisco concentrarmi sulla parte "sportiva" dell'esperienza Call of Duty, piuttosto che cercare il bandolo della matassa di questioni belligeranti pseudopropagandistiche che, poste in questi termini, mi lasciano del tutto indifferente, quando non irritato. Non c'è nessun eroismo nella guerra e nella dissonanza geopolitica portata avanti da modelli socioeconomici solo apparentemente divergenti che mandano al macello il futuro del proprio popolo.
Dopo un primo periodo di cauto avvicinamento posso serenamente dire che anche per questo anno Call of Duty resterà fisso nella schermata home della mia PS5 per molto tempo, con la concreta possibilità di bissare le 160 e rotte ore che ci ho speso l'anno scorso. Modern Warfare III è un titolo che gioca sul sicuro, ma che non sbaglia niente, non si prende rischi inutili, non si lancia in imprese impossibili, non esce dal seminato, non sbava e non sporca in casa. Non è chiaramente il migliore dei Modern Warfare possibili, ma non è nemmeno un disastro, considerando il passaggio di mano del brand e considerando come sarebbe potuto essere se invece fosse andato in mano a Treyarch, autori del tremendo Cold War.
Sledgehammer, da traghettatori di mazzarriana memoria (FNS), si accollano la chiusura della nuova trilogia di Modern Warfare con la speranza che quando tornerà Infinity Ward avrà trovato una nuova via per reinventare la ruota, ancora una volta.