Alien3 - La sceneggiatura perduta di William Gibson
William Gibson ha scritto una sceneggiatura di Alien 3 che è rimasta a prendere polvere per trent'anni, fino a quando la Horse Comics l'ha riportata alla luce.
La saga cinematografica di Alien è stata tra le più seminali del cinema hollywoodiano: i quattro film del canone – rispettivamente di Ridley Scott, James Cameron, David Fincher e Jean-Pierre Jeunet – hanno creato un universo complesso fatto di personaggi, trame, luoghi e visioni difficilmente replicabile.
Pausa. Diciamo la verità, questo mondo l’hanno creato principalmente i primi due film, grandissime opere di due registi al meglio delle loro possibilità, tremendamente ispirati e che potevano contare su un cast di solidissimi professionisti e una crew di tecnici coinvolti e amanti del progetto. Ricominciamo.
Alien e Aliens – Scontro finale hanno lasciato dietro di sé una scia di amore e tentativi di imitazione che li ha elevati – giustamente – al titolo di cult: i suoi personaggi sono diventati protagonisti di videogiochi, libri, fanfiction, audio drammi e di un universo espanso che ancora produce materiale.
La sceneggiatura apocrifa
Nel 1986, il meritato successo anche del secondo film fece mettere in moto la potente macchina di Hollywood, che cominciò a cercare gli autori di un terzo film del franchise.
Come spesso accade in casi come questi, la gestazione e la nascita di questo progetto furono piuttosto travagliati: sceneggiatura rimaneggiata da più autori, abbandoni e riprese, capricci delle major e tutto quanto fa tremare i polsi anche al più calmo e sicuro tra i registi. Il risultato, ossia Alien3, fu molto deludente, nonostante dietro la macchina da presa ci fosse un regista del calibro di David Fincher (che poi ha fatto altri grandi film, come sappiamo).
Questa storia, però, non ci interessa. Oggi parliamo di cosa sarebbe successo se… Il se in questione riguarda la sceneggiatura scritta da William Gibson, il padre dell’estetica cyberpunk come la conosciamo oggi.
Non un film ma…
Nella fase di pre-produzione del film, come ci viene chiarito nell’introduzione al volume, venne richiesto di scrivere un copione a svariate eminenze del settore fantascientifico: quelle scartate, ovviamente, sono finite in un cassetto dove hanno preso polvere per trent’anni. La fortuna (nostra) ha voluto che la stesura di William Gibson venisse praticamente adottata dall’autore Johnnie Christmas e vedesse finalmente la luce grazie alla Dark Horse Comics.
Maneggiare del materiale proveniente dalla testa di Gibson deve essere stata un’esperienza ai limiti del lisergico, per il giovane Johnnie, che ha curato il volume dalla A alla Z, occupandosi dell’adattamento della storia, della sceneggiatura e dei disegni, lasciando i colori, invece, nelle mani di Tamra Bonvillain.
Johnnie ha saputo pregevolmente adattare la storia al fumetto, dividendola in 3 volumi – editi in Italia dalla Saldapress – dandole uno smalto e un fascino tutto particolare: per chi, come me, ha adorato tutto quanto è nato intorno all’idea di Scott, esaltandosi col seguito di Cameron, riprendere i fili della storia esattamente dal punto in cui tutto si è interrotto, ossia con la Sulaco contenente i corpi di Ripley, Newt, Hicks e mezzo Bishop, è stata un’esperienza elettrizzante.
… Una miniserie a fumetti
Il primo volume, protagonista di questa recensione, contiene le prime due parti (su cinque) di cui è composta l’intera storia e quindi funge da overture, in cui si presentano i personaggi, le trame, le ambientazioni. Da questo punto di vista, la sceneggiatura di Christmas fa il suo dovere fino in fondo con una narrazione che appare quasi frammentata: i continui stacchi da una scena all’altra contribuiscono a dare, inoltre, un ritmo sostenuto e ansiogeno.
Così come un piano inclinato ci condurrebbe sempre più velocemente verso l’inevitabile caduta, il primo volume di questa trilogia accelera in tutta la seconda parte, diventando sempre più frenetico man mano che gli eventi precipitano.
Come la saga di Alien ci ha insegnato, per quanti sforzi vengano fatti per imbrigliare i poteri dello xenomorfo, alla fine noi poveri uomini veniamo sempre travolti dal fato e dilaniati dalle fauci della bestia di Giger.
Ed è esattamente ciò che accade in questo volume: tutte le forze in campo schierano i loro più potenti mezzi per capire e gestire la forza aliena antagonista di Ripley. La Weyland Yutani fa il gioco sporco ingrassando il meccanismo con montagne di soldi, l'esercito mette in campo le sue pedine più o meno grandi, la politica si destreggia su più tavoli, provando a portare a casa il risultato.
Per quanto tutto questo non vi dica nulla di nuovo (ricordiamo che a Gibson è stato chiesto di proseguire una storia e un canone, non di tracciare una nuova rotta), vi assicuro che la familiarità della trama e delle dinamiche oggetto del volume non hanno fatto altro che rinsaldare il mio affetto per il franchise.
Che poi è esattamente quello che ci si aspetta da un terzo capitolo.
I classici e le novità
I fan affezionati, quindi, troveranno le solite, piacevoli conferme. Come non godersi la stupenda tavola in cui un piccolo xenomorfo fa la sua sanguinolenta comparsa? Pensavate forse di perdervi le solite ossa rotte e interiora spiattellate ovunque?
Allo stesso modo, pur non apparendo che in qualche scena, la nostra amatissima Ripley - nei pochi minuti in cui ci viene mostrata cosciente - dimostra tutta la sua caparbietà, il suo attaccamento alla vita e la premura materna che ha scoperto in Aliens. Aggredendo un marine e stendendolo con due colpi, ovviamente.
Sia Gibson che Christmas hanno mostrato un grande attaccamento alla causa, facendosi carico di questo materiale e non tirandosi indietro quando si è trattato sia di guidare il canone (come scritto sopra) sia di apportare significative novità. E proprio per questo, la storia ci riserverà qualche piacevole intermezzo sui retroscena della Weyland Yutani ma anche sulla biologia e sul comportamento dello xenomorfo.
Infine, un inevitabile appunto sui disegni e i colori.
Christmas e Bonvillain sono un duo molto affiatato, forti delle reciproche esperienze nelle maggiori case fumettistiche statunitensi: per questo volume hanno adottato un approccio realistico al disegno e al colore, privilegiando l'immersione dello spettatore anche attraverso la composizione della tavola e l'uso dei colori per trasmettere la tensione. Il risultato è un volume estremamente cinematografico per struttura, stile e linguaggio che strizza l'occhio al fan della saga di Alien e appaga anche l'appassionato di fumetti.