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Immortalis di Mary Alberio: un nuovo Young Adult italiano

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Scoprire un romanzo fantasy italiano, davvero valido, è sempre un poco difficile. Parliamo di Immortalis, un sorprendente Young Adult.

Che cos'è lo Young Adult?

Non è un genere come molti pensano bensì una targhettizzazione del romanzo,

in questo caso il lavoro dell'autore è principalmente rivolto a un pubblico più giovane, di fascia adolescenziale. In questi romanzi spesso si trovano alcuni tropi ricorrenti, come il romance (storia sentimentale), spirito di maturazione e formazione, la mancanza di scene sessuali espliciti e fin troppo violente, e un linguaggio adatto ai più giovani. Spesso alcuni romanzi del genere sono delle brutte copie di titoli più famosi e di successo, per fortuna in altre occasioni si scovano delle perle interessanti. È quello che mi è successo con l'esordiente Mary Alberio e il suo “Immortalis” edito da G.M. Libri, e mi fa molto piacere parlarvi di questo romanzo perché l'autrice è italiana ed è stata anche intervistata per l'occasione.

 


Come dicevo è un romanzo che mi ha piacevolmente colpito perché per essere un esordio si nota un'estrema cura della scrittura, una prosa ariosa e mai sormontata da una cappa di retorica proietta il lettore nel Regno dell'Alba e nel mondo dell'autrice.
Seguiamo le vicende della principessa Elbereth che oltre ad essere la figlia minore di un sovrano disperso nelle terre selvagge e remote del Tramonto, fa parte della casta degli Immortali. Ovviamente andiamo incontro ai primi stereotipi del fantasy ma che si sviluppano in pregi e non in difetti; se il ruolo della principessa è evidentemente quello della sposa-trofeo-mossa politica Elbereth si evolve rapidamente in un personaggio che si scrolla di dosso tutti quegli scomodi cliché. Infatti Elbereth non accetta il suo ruolo di sposa imposto dalla fragile vita di corte e dalla realtà politica di stampo medievale, ella cerca di evadere e di autodeterminare il suo destino, un destino che sembra concretizzarsi nel ritrovare il padre.Molto più vicino è l'archetipo Arya Stark che noi tutti conosciamo per Game of Thrones o rimanendo nella novellsitica fantasy più recente con la Mia Corvere di Jay Kristoff. Comunque ho apprezzato che Elbereth abbia le palle quadrate e che abbia un linguaggio molto colorito, il che rende la sua caratterizzazione realistica. Quale donna in pericolo e costretta ad una vita umiliante direbbe “Perbacco” al posto di “Merda!”.

Nessuna. Infatti è un altro pregio dell'autrice, i dialoghi sono frizzanti e ben orchestrati e non annoiano mai, e pur non amando gli Young Adult mi sono sentito a casa. Si amo le parolacce, e allora?

Mentre la principessa architetta il piano per raggiungere le Terre Senzanome trova un scrigno che custodisce due reliquie di un passato leggendario e avvolto nel mito. All'interno, due maledetti pugnali che trasudano energie antiche. Con un upgrade dell'equipaggiamento e con il proprio regno messo in pericolo dalla politica demagogica e manipolatoria di Lord Blez che vuole diventare reggente la nostra principessa ribelle finalmente manda a fanculo tutto quello che conosceva. Ed era ora. Boom, arriva il secondo stereotipo fantasy ma perfettamente gestito, il giovane rampollo stronzetto di nome Aidan si unisce a lei nella ricerca del padre, anche per cambiare aria, visto che essere uno dei leccapiedi di Blez non è per niente semplice. Aidan è certamente uno dei personaggi che ho apprezzato di più e che si evolve più di tutti con coerenza e carisma e vale la pena leggere il romanzo anche solo per lasciarsi catturare da questo sordido personaggio che ti inganna alla prima pagina e ti sorprende nel corso della storia.
Il romanzo inoltre ha un buon ritmo, merito dei multipli punti di vista interni (pov) che donano alla storia una complessità maggiore fino al raggiungimento del plot twist finale che manco per sogno vi svelerò.
Vi invito a conoscere Mary grazie alla seguente intervista !

 

 

1) Revisioni, editing, tagli, cesure, aggiunte, e chissà cos'altro! Quanto è stato difficile lavorare a questo tuo romanzo d'esordio?

È stato un vero e proprio parto, te lo dice una mamma! Diciamo che scrivere è una passeggiata, rispetto a quello che ne segue. Ti può capitare di dover rinunciare a passaggi ben scritti ma che non hanno coerenza con il resto della storia, punti che è meglio variare rispetto all’idea iniziale, frasi da contestualizzare meglio. Insomma, se vuoi che la storia fili, va scritta, sviscerata, distrutta e ricostruita pezzo dopo pezzo. Ed è davvero da folli.

2) Immortalis è un bello young adult, quali sono gli stereotipi che apprezzi in questi romanzi a target? o i cliché che hai cercato di abbattere o ribaltare?
Da uno young adult di solito ti aspetti qualcosa di fresco e leggero. Qualcosa che puoi leggere tutto d’un fiato e che ti lasci, a fine libro, con la voglia di averne ancora. Non perché dietro ci sia chissà quale ingegnosa macchinazione di concetto ma per il semplice fatto che ti fanno battere il cuore per il fine con cui sono stati concepiti. Ed è quello che ho cercato di dare a questo romanzo: il modo di perdersi in un mondo fantastico che può estraniarti dall’ordinario.  Detto questo, invito chi ritiene questo target “per ragazzini delle medie” a leggerne almeno uno, anche non il mio, per capire che è la definizione stessa di young adult a essere un cliché

3)In molti tratti il romanzo mi ha ricordato il famoso Nevernight di Kristoff, anche se il tuo romanzo aveva meno buchi di trama, lo hai letto e ti sei lasciata influenzare? O semplice casualità?

Confesso di non aver ancora nemmeno sfogliato Nevernight, anche se è nella mia lista dei libri da leggere prima della fine dell’anno. Sono quindi onorata che il mio Immortalis si avvicini anche solo lontanamente a qualcosa di più famoso e che sta spopolando al momento. Mi piace pensare invece che siano stati Harry Potter e le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco a svolgere un ruolo decisivo nell’ispirazione di questo libro. Con questo, lungi da me paragonarmi alla Rowling o a Martin, ma sono stati loro a cambiare il mio modo di rivolgermi alla scrittura.

4) Immortali e comuni mortali, mitologie perse nel passato e tanti altri riferimenti. Ci vuoi parlare del wordlbuilding del tuo romanzo?

L’ambientazione non è stata il punto di partenza del romanzo, se devo essere sincera. Cercavo un’idea sui nomi da dare ai luoghi, avevo un libro di astrologia sulla scrivania e voilà, l’associazione è arrivata da sola. Man mano che la storia cresceva però, si è evoluta anche la concezione di quel mondo che non poteva essere descritto così a casaccio. I nomi delle stelle sono stati solo lo spunto per creare il regno di Zeniath che è tanto simile ma diverso da altri. Per il prossimo libro invece, mi sono lasciata ispirare dai paesaggi selvaggi del mio viaggio in Nuova Zelanda, che credo si associno bene alle Terre Senzanome.

5) I tuoi personaggi sono molto ben caratterizzati, il mio preferito (esclusa la protagonista) è Aidan, perché all'inizio è un po' stronzo e poi nel corso del tempo migliora ed evolve. Questa è la vera anima degli YA novels, ovvero la formazione. In quali personaggi ti identifichi di più e quali sono il tuo esatto opposto?

Fino a poco tempo fa ti avrei risposto che non c’è niente di me in nessuno di loro. Non ho l’indomito coraggio di Ygerna o di Elbereth, né la sfrontatezza di Aidan. Non concepisco complotti come Camylle e non so nemmeno tenere bene in mano le bacchette del giapponese, figuriamoci un’arma medievale.
Poi pensandoci bene ho capito che non solo sono tutti parte di me, ma che anche io sono parte di loro. Ho seminato Mary qua e là tra i personaggi, ma non ho ancora compreso se sono le parti migliori o peggiori.

6) Una cosa che ho molto apprezzato è l'uso di un linguaggio a volte "scurrile" e non edulcorato e "moscio" come quello di altri romanzi. Immortalis ha una patina più matura ed è già subito evidente dai suoi registri linguistici. Andando avanti nella saga pensi anche di far evolvere il tuo stile in parallelo alla crescita dei personaggi? O preferisci rimanere uniforme? Lo dico perché ho visto del potenziale che può prendere il volo senza alcuni paletti della targhetizzazione.

Avrei voluto essere più scurrile in certi punti, ma sono stata censurata. Vuoi che il target “adolescenziale” a cui è rivolto il libro non lo permette, vuoi che alla fine del primo romanzo Elbereth è ancora confinata nel suo modello da educanda reale. Non so come evolverà il mio stile, stiamo in fondo parlando solo del secondo romanzo di una trentottenne che è diventata scrittrice per inseguire un sogno e che lascia i canali della sua ispirazione aperti a ciò che arriva. Di sicuro ho imparato molto dal primo libro della saga, sia su di me, sia su come diventare una scrittrice e spero che questo si rifletterà sulle prossime pagine di Immortalis (che sta già prendendo forma!).

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