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Xena è la wonder woman che tutti avremmo voluto vedere

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Partendo dall'amore per la principessa Xena, ci avventuriamo in un'analisi delle donne badass protagoniste di serie tv e film sword and sorcery.

 

L'amore.

Inizia tutto da lì, c'è sempre qualcuno che getta un seme in un terreno fertile, e la vita inizia a germogliare. E oggi, visto che mi è permesso, sarò un poco più autoreferenziale del solito, vi racconterò di come è nata la persona che sono oggi; ovviamente non scenderò nei particolari affettivi dei miei genitori ma mi soffermerò su qualcosa che catturò la mia attenzione per sempre.
Il fantasy e la storia.  Tant'è che mi sono laureato in storia con una tesi sul fantasy.  Ma se dovessi ripercorrere a ritroso la mia vita, dimenticando milioni di film, giochi e altrettanti libri arriverei all'osso e solo allora vedrei un bambino incollato a uno schermo. Difronte a quel colossale, almeno per i tempi, 32 pollici forgiai la mia anima ascoltando queste parole:

Al tempo degli dèi dell'Olimpo, dei signori della guerra e dei re che spadroneggiavano su una terra in tumulto, il genere umano invocava il soccorso di un eroe per riconquistare la libertà. Finalmente arrivò Xena, l'invincibile principessa guerriera forgiata dal fuoco di mille battaglie. La lotta per il potere, le sfrenate passioni, gli intrighi, i tradimenti furono affrontati con indomito coraggio da colei che, sola, poteva cambiare il mondo.

E se l'avete letta immaginando la voce originale della nostra Rita Savagnone siete ufficialmente anche i miei migliori amici. “Xena principessa guerriera” (1995-2001) fu un dannato successo, al pari (se non di più) dell'Hercules (1995-1999) interpretato da Kevin Sorbo. Sam Raimi fece un regalo bellissimo a quel bambino di 5 anni che nel 1998 faceva tappa fissa su Italia Uno. Col senno del poi potrei anche intessere un'analisi “seria” del perché la serie riscosse quel clamoroso successo, ma se dovessi tornare al passato cosa saprei dire? Un bambino cosa penserebbe?

Xena è figa, non solo esteticamente, è brutalmente selvaggia, indomita come una puledra che attraversa le pianure della Tessaglia; sanguigna come qualsiasi barbaro delle montagne, impulsiva come uno dei tanti mostri mitologici che le vengono scagliati contro. Semplicemente è colei che ha dato inizio a tutta quella caterva (che amo) di film e serie TV con protagoniste delle pazzesche badass woman (cazzute insomma, alla faccia dei maschietti).  Facciamo un salto in quello splendido passato no? 

Buffy l'ammazza vampiri, la Max di Dark Angel, le sorelle della serie Streghe per non parlare di Lela di Futurama. La cosa bella di quegli anni è che non esistevano polemiche su queste donne meravigliose che oscuravano, con leggerezza e ironia, i ruoli maschili (sarà che mancava la presenza ingombrante dei social). Niente politically correct, erano prodotti patinati da fan service certamente, ma conservavano un verace e genuino cuore di esuberanza femminile e volontà di abbattere alcuni cliché. Tant'è che anche Tarantino si ispirò a Xena per plasmare una delle sue creature più amate, ovvero La Sposa di Kill Bill.
Sotto vi lascio il link per il video con l'intervista, intanto vi traduco alcune parti della sua opinione su “Xena principessa guerriera”.

Tarantino: “Xena è quello che ho sempre voluto fosse Wonder Woman. Lo show di Xena è sempre quello che voluto fosse Charlie Angels. È come se, dai lo sai, Xena non ha scuse, è veramente uno show figo. Ha davvero dei personaggi straordinari, Lucy Lawless è eccezionale, e ho adorato la ragazza che interpreta Callisto  (Hudson Leick, ndr) nella serie. E allora, l'azione è veramente ricca di divertimento. I copioni sono buoni. C'è veramente uno storytelling figo.
L'intera struttura della storia, incluso il retroscena del personaggio di Xena, è a dir poco magnifica. Il fatto è che lei era una specie di Attila l'Unno, assassina e razziatrice. Gli anni passano, Xena volta una nuova pagina della sua vita, ma è ricercata, come Clint Eastwood in “The Unforgiven”, lei era perseguitata dalle sue azioni malvagie. E io voglio dire, che era davvero malvagia, totalmente cattiva.

Un'assassina.
Ora sta combattendo per la redenzione, ma sa anche che non la merita e che non l'avrà mai. L'unica cosa che può provare a fare è compiere qualcosa di buono adesso, un giorno alla volta. Ma lei non merita pietà. Lei sta pagando un debito che non potrà mai essere saldato.

Intervistatore: “Ed è raro per un personaggio femminile”

Tarantino: “ Questo è raro per un personaggio maschile. E allora Callisto ritorna, come un'immagine riflessa di Xena, facendo le medesime cose come assassinare e uccidere con intenzioni malvagie...ma lei esiste solo perché Xena lo ha reso possibile. È la sua vendetta per Xena, il fatto è che lei nacque dall'odio di Xena. Callisto ha ogni diritto di uccidere Xena, e Xena ha ogni ragione di morire per la spada di Callisto. Ma ugualmente Callisto non ha nessun diritto di massacrare gli innocenti come già sta facendo. Ci sono bugie, contraddizioni, voglio dire, davvero un grande conflitto interiore. E questo è fantastico.

(Callisto quando era solo una bambina assiste alle scorribande di Xena, la quale distrusse il villaggio di Callisto; la piccola rimase così traumatizzata che divenne folle e assetata di vendetta. Diventò anch'essa una guerriera straordinaria e diabolica, ma al contrario di Xena giustifica le sue azioni perché sono state le gesta brutali di Xena a trasformarla così. Ndr)

Ma poi vogliamo parlare del substrato (mica tanto) queer di Xena ? La serie si fa portavoce di quel tacito lesbismo tra Xena e Olimpia che tanto ha fatto fantasticare gli spettatori uomini quanto le fruitrici femminili che disseminarono il web di fanfiction saffiche tra i personaggi principali e minori; un fandom così attivo e stimolato da far impallidire quello di twilight.

Inoltre non possiamo ignorare il contributo della serie al mondo della letteratura e della cinematografia fantasy; finalmente dopo un ventennio d'oblio il “fantastico mediterraneo” o il genere peplum tornava sul piccolo schermo conquistando una nuova generazione di spettatori.

Andiamo a conoscere nel dettaglio il connubio sorto tra cinema, mitologia classica e i mondi fantastici.

Tra il 1950 e il 1965 l’attenzione dei registi e del pubblico  si rivolse a riassaporare il passato mitico e storico delle proprie tradizioni o rivivere un’appannata ed esotica religiosità biblica, edulcorata da una pimpante caratura action per avocare un primordiale epos eroico. Cinecittà e Hollywood evocano tramite la storia greco-romana un other world fantastico che profuma di Mare Nostrum. Per compensare una povertà di mezzi e fondi si ricorre a una sfavillante immaginazione e a una fruttuosa fantasia,  grazie l’inventiva e a un repertorio formidabile di effetti speciali, economici ma di effetto, i risultati sono equiparabili alle produzioni miliardarie.   Un altro elemento caratteristico è la presenza titanica dei culturisti e bodybuilder travestiti da eroi della mitologia come il Mister Universo del 1948 Steve Reeves. Il ritmo calzante è supportato da questi super-uomini dalle corporature massicce e edulcorate cinematograficamente, con trucchi e riprese ad hoc, i quali gettano i prodromi di un gusto estetico  che contempla una bellezza maschile iperbolica e machista; del resto è tutto coerente con l’ambientazione fantastica e mitologica che prevede la presenza di esseri umani semi-divini o eroi soggetti a maledizioni o benedizioni ultraterrene, effetti che si riscontravano nella fisicità dell'eroe. Così nacque definitivamente lo Sword and Sandal, “Spada e sandalo”, ovvero il peplum, termine per indicare la corta veste greco-romana indossata tipicamente dagli eroi delle pellicole.

Il successo e la conseguente portata commerciale di questi film tramutarono Cinecittà nella Hollywood sul Tevere, una prestigiosa alternativa “mediterranea”  agli studios d’oltre oceano.

L’Italia e il suo principale interlocutore economico-culturale, l’America, riuscirono a contaminare le tendenze estetiche e tematiche di altri paesi del globo,  tant’è che anche i protagonisti delle Mille e una Notte o del folclore orientale entrarono nella schiera degli eroi del peplum, permettendo così la facile penetrazione in diverse zone geografiche (Maciste alla corte dello Zar,  Golia alla conquista di Bagdad, Ercole contro i tiranni di Babilonia).

Un altro topos  del cinema peplum è la presenza dei “malvagi” o dei villain interpretati esclusivamente da finissimi attori di livello che provenivano dalle grandi scuole di recitazione teatrale italiana.  Infatti se l’eroe-culturista “recitava” con la sua presenza scultorea e con dialoghi essenziali, il sadico  antagonista, invece,  sciorinava monologhi  paradossali e densi di ironia e divertimento.


Le trame ricalcavano i grandi poemi epici dell’antichità, tra cui l'antico testamento, o venivano inventate ex novo pur ambientando le vicende in zone esotiche o storicamente famose. Il fantastico entrava in scena grazie agli effetti speciali, per esempio  negli Argonauti del 1963  (il mio primo film peplum visto da ragazzino) come nel poema ispiratore di Apollonio Rodio (Argonautiche), Giasone deve affrontare gli Sparti, ovvero soldati scheletrici nati dal suolo della terra.

Il fantastico subentra ulteriormente nel leitmotiv della magia e della stregoneria, dove l’eroe  vacilla fisicamente ma viene tratto in salvo da intrugli misteriosi  o incantesimi portentosi (come fece Medea per aiutare Giasone), per questo la narrativa sword and sorcery ispirò fortemente queste pellicole, travestite malamente in film “storici”, infatti abbiamo gli stessi stilemi ricorrenti sia nel prodotto letterario che audiovisivo, ovvero duelli e colpi di spada con creature bizzarre o uomini malvagi, ambientazioni mitiche e lussureggianti, interventi divini o magici, la conquista di un oggetto prezioso  o salvare un personaggio (spesso le formose e avvenenti donzelle in pericolo) dalle grinfie di un tiranno, un sacerdote- stregone invasato o dalle fauci di un abominio mitologico.

Xena quindi non è così lontana da questa tradizione cinematografica, ne conserva l'ironia, la leggerezza e il divertimento grazie a personaggi come Corilo e alle scenette “hot” con Marte, il quale sprizza cinismo e ironia da tutti i pori.

 

 

Ma al contempo ribalta i ruoli e la posta in gioco, la donna non è più un orpello per ornare un racconto mitico ma diventa il fulcro della vicenda e gli uomini cadono ai suoi piedi non grazie alle curve ma sotto i colpi della sua spada o del famigerato... chakram, il disco di metallo che stendeva al tappetto chiunque nel raggio di parecchi metri e soprattutto grazie ai pazzeschi colpi di sponda di pareti, scudi, elmi, tronchi d'albero, gatti, auto, fogli di giornale... insomma colpiva sempre quel coso. Coso che in realtà appartiene alla tradizione guerriera indiana ma va beh...Xena d'altronde significa straniera, chissà che viaggi ha fatto.
Comunque se devo parlare d'amore è così che ho imparato ad amare la storia, con una serie colma di errori, buffonaggini, cosce seminude (ma tanto ero un bambino), personaggi bislacchi e tanta epicità, per non parlare di quanto cazzo urlassi per emulare l'urlo da battaglia della mia principessa preferita.

Comunque Olimpia era davvero pallosa a volte, che noia...

Il fantasy scorre potente nella serie, interventi divini, mostri, profezie, maledizioni e tutto il resto ammantano di continua meraviglia una serie apparentemente nata per far vedere una bellissima donna tirare calci e pugni. In realtà la serie per me fu una fonte inesauribile di ispirazione, mi ha anche plasmato a livello sociale perché non ho mai visto le donne come esponenti deboli o secondari all'interno della mia vita o dello storytelling. Fu un prodotto fresco, elettrizzante, magnetico e nonostante tutto iniziai a comprare i libri di storia greca per trovare Xena! E se oggi amo scrivere, leggere e fantasticare lo devo soltanto a una donna che mandava al tappetto gli uomini di tutta la Grecia. Hercules compreso.

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