Tremate, tremate! Le streghe sono tornate (e fanno davvero paura)
Il 26 ottobre su Netflix torna Le terrificanti avventure di Sabrina reboot della serie degli anni ‘90 sulla strega teenager, ma questa volta non si scherza e come nel fumetto di Roberto Aguirre-Sacasa, qui show runner, gli emarginati ne sono protagonisti.
Il pilot della nuova produzione Netflix si apre con un’interessante disquisizione sul film che Sabrina e i suoi amici hanno appena visto al cinema: la versione originale de La notte dei morti viventi di George A. Romero, del 1968. Come in uno di quei prologhi recitati nei film horror degli anni ’50, magari dall’indimenticabile Vincent Price, la serie TV fornisce già la sua chiave di lettura: è tutto una metafora, della società consumistica, della mancanza di valori culturali, della Guerra Fredda, delle relazioni familiari e di tante altre cose.
Questo è quello che c’è da sapere su Le terrificanti avventure di Sabrina: questa serie è una metafora sul passaggio, sulla crescita, sul diventare, ma soprattutto dello stare nel mezzo, nel fermarsi a metà e trovarcisi bene, con buona pace degli altri, di quelli che ti vogliono di qua o di là -anzi- con buona pace di quelli a cui la metà, l’ambiguo e il non definito, fa paura.
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La serie degli anni ’90 con la simpatica Melissa Joan Hart sviluppava superficialmente lo stile di vita strambo di una teenager orfana e con due eccentriche zie, incarnando in realtà il quello status caucasico-biondo-sexy-brillante alla Britney Spears che andava imponendosi nella cultura pop e che avrebbe avuto il suo parossismo nella Regina George di Mean Girls.
Sabrina e la Spears diventeranno addirittura complementari, scambiandosi rispettivamente ospitate in episodi e video musicali: la prima, barista nel video di “Stronger” e l’altra, bloccata nel salotto di casa Spellman in un vortice coercitivo di una maledizione-regalo.
La serie rimaneva comunque godibile per la sua impronta fortemente pop, a volte camp e con un pizzico di gay culture tra ospitate di RuPaul, Paula Abdul e soprattutto il sarcasmo del gatto Salem, con battute degne della più navigata e cinica drag queen di Drag Race.
In questa nuova versione, il nucleo familiare di Sabrina, interpretato da Kiernan Shipka (aka "la figlia di Don Draper), è formato, oltre dalle due zie Zelda e Hilda, dal cugino pansessuale Ambrose e dalle sue amiche di liceo: l’afroamericana e politicamente impegnata Rosalind, e la bullizzata Susie, perché “sembra un ragazzo” (interpretata dall’attore non-binario, Lachlan Watson).
Sabrina stessa è per sua natura metà strega e metà umana e alla vigilia del suo battesimo oscuro, dovrà scegliere se restare nel mondo degli umani o entrare in quello della magia nera. Un gruppo di “outcast” nella provincia americana, sospeso nel tempo (che anno è?), dove tutto è a metà, non convenzionale, da conquistare, come il “Club per i diritti delle donne” del liceo, ultimo lascito che la giovane strega vuole fare ai suoi amici e al suo mondo di mortali.
L’elemento horror torna prepotente, come fosse anche questo una conquista, come se l’immaginario di Sabrina gli fosse sempre appartenuto. Un manifesto genuinamente terrificante, viatico per una cultura della stregoneria ammorbidita e afflosciata in questi anni da Harry Potter e i suoi amici.
Ma le streghe appartengono a Satana, ai sabba nel bosco, ai serpenti e ai ragni; questa Sabrina vuole fare proprio questo, vuole il suo posto, anche se non è stato ancora contemplato, lo pretende col suo sguardo obliquo e inquietante, uno sguardo da "mò ce ripigliamm' tutt' chell che è o nuost!".
Perché non dimentichiamoci chi erano le streghe: donne ai margini, donne che fuggivano le convenzioni, che volevano ribaltare i ruoli, ridefinire i confini della propria identità, donne illuminate e sagge, coraggiose, donne che per questo facevano paura, tanto da essere bruciate vive. Non è un caso o una magia che la serie TV esca in un periodo in cui i diritti delle donne sono nuovamente dibattito acceso, in cui hashtag come #MeToo o #Quellavoltache infiammano i social network e le nostre conversazioni.
E questa nuova Sabrina spaventa (finalmente!), adora Satana, lancia maledizioni e gioca con ragni, pentacoli e zampe caprine, ma sta anche scomoda nello stereotipo della strega perché innamorata, affettuosa, diligente e serenamente vergine; insomma, c’è qualcosa che le sta ancora più a cuore, la sua autodeterminazione, la libertà di scegliere chi essere, e per farlo è disposta a qualsiasi cosa. Paura, eh?