The Expendables 3 — buona la terza
Credo sia giusto iniziare queste righe con una ammissione: ho mentito. Dopo aver visto il primo Expendables ero perfettamente conscio che molte cose non andavano e non era ciò che volevo, ma ho detto che era comunque bellissimo. Dopo il secondo Expendables ho detto che era stato bello, perché c’era Van Damme e perché alcune ... The Expendables 3 — buona la terza
Credo sia giusto iniziare queste righe con una ammissione: ho mentito.
Dopo aver visto il primo Expendables ero perfettamente conscio che molte cose non andavano e non era ciò che volevo, ma ho detto che era comunque bellissimo.
Dopo il secondo Expendables ho detto che era stato bello, perché c’era Van Damme e perché alcune scene meritavano la lode, ma alcuni momenti erano patetici come il “Ti è piaciuto” dopo aver scopato.
In entrambi i casi mi son turato il naso per una questione di principio, rispetto, fede e genetica impossibilità di poter dire qualcosa di male della generazione che mi ha cresciuto, educato e fatto capire che devi voler bene ai tuo fratelli d’arme, che il cattivo prima o poi si frega da solo, e che ci si può scazzottare per circa un’ora e mezza senza grossi problemi.
Ma three is the magic number e con Expendables 3 non c’è sinceramente niente che si possa dire, giuro, legatemi a una sedia, torturatemi per due ore coi cavi elettrici, iniettatemi il siero della verità e continuerò a dirlo.
Stallone non si è del tutto liberato da quella sua idea di fare “il megafilm d’azione con tutte le stelle degli anni ‘80” che arriva spesso troppo vicino al limite che lo separa da una reunion di vecchi metallari con la voce fioca, ma stavolta ha scelto decisamente molto bene come utilizzare chi, partendo da Gibson, psico cattivo perfetto, fino a Banderas, che come Action Hero è sempre stato un po’ deboluccio, ma qua ha un ruolo sensato, tragicomico, quasi tenero.
Harrison Ford ha addosso tutti gli anni di un tempio greco, ma anche la stessa magnificenza, guardandolo non puoi fare a meno di pensare che il suo Han Solo sarà più o meno così, ma col Millenium Falcon al posto dell’elicottero.
E poi Snipes, mamma mia quanto ci sei mancano Wesley, fategli fare altri film! Anche se nella foto che ho messo come copertina sembra una lesbica anziana di colore.
Per quanto riguarda le nuove leve, ottima Ronda Rousey, che se non si monta la testa nel settore potrebbe farsi un nome, passabili gli altri. Il loro scopo alla fine è dare un motivo alle vecchie glorie di splendere, non molto di più, e lo fanno bene.
Tutti hanno il loro momento di gloria, tutto funziona alla perfezione, fin dalla prima inevitabile e incredibile scena iniziale (che ormai è un marchio di fabbrica della serie) fina allo scontro finale, totalmente fuori scala come persone coinvolte, mezzi, esplosioni, coltelli in gola e leve articolari (anche questo è un marchio di fabbrica, sì).
Ogni telecamera è al suo posto esattamente dove deve stare, nessun morto è trattato con superficialità, ogni cazzotto è documentato e mostrato per il vostro diletto senza inquadrature mosse e ravvicinate, buone solo per chi non sa girare film d’azione ed è costretto a farlo.
Il buon Sly ha lavorato tantissimo sui tempi morti, così bene che è più facile trovarne in un porno che in The Expendables 3. Anche i momenti in cui non si spara sono gestiti perfettamente, e ruotano comunque intorno ai grandi temi centrali del film (sì, ci sono, non fate quelle facce): il confronto tra vecchia e nuova guardia, tra la voglia di vivere sulla breccia e scegliere il momento giusto per cedere il passo, il cameratismo, uomini che si battono il pugno e Stallone che è un mito (e dagli torto, dopo ‘sto film).
Ma se stavolta vogliamo essere onesti fino in fondo, sarà il caso di trovare qualche difetto? Con un inizio così bello e un finale con scene che hanno dell’incredibile (vi dico solo MOTO DA ENDURO, la capirete poi), la parte centrale ci rimette come classico tizio che cerca di separare due che fanno a cazzotti. Delle tre grandi scene d’azione è la meno convinta e la peggio organizzata.
Nel gran casino generale forse c’è poco spazio per Statham e pochissimo per Crews, mentre Arnie, al netto di un paio di strizzate d’occhio perfette, è ormai al limite per questo genere di film, o forse il limite è già superato.
Chi invece rimane nei miei cuori è Lundgren, pochissime battute, faccia triste di chi si porta sulle spalle il peso del mondo senza chiederti di dargli una mano, lo adoro.
The Expendables 3 non è un film come quelli degli anni ’80 e la loro evoluzione. È spaccone, e citazionista, strizza più occhi di un cocainomane col tick ma per stavolta ci si crogiola il meno possibile nell’imitare, nel forzare la mano con la nostalgia, e si cerca di migliorare. È come prendere una vecchia auto da corsa dell’epoca e rimetterle a posto motore, cambio e tutto il resto, lasciandole il rombo e l’ignoranza della trasmissione.
Finalmente l’Expendables che volevamo, bravo stronzo Willis a essersi chiamato fuori.