Stellar Blade: fede o macchina, dove trovare la salvezza per l'umanità?
Stellar Blade presenta un mondo piagato da una forza aliena e dal dubbio esistenziale. Riuscirà un Angelo a salvare il futuro?
Se siete qui è probabile che Stellar Blade sia per voi ciò che credo voglia essere davvero: un caso particolare, un unicum di casa Sony che può diventare un trend o chiudersi a riccio fino a rimanere un episodio significativo ma non ripetuto.
E a ben vederlo, Stellar Blade è strano da accomunare ai titoli recenti targati PlayStation, tanto che anche chi lo promuove fa spesso fatica a capire come approcciarlo e su cosa focalizzarsi. A mio giudizio, per capire l'essenza di Stellar Blade e le sue scelte basta solamente interessarsi davvero a ciò che offre oltre la sua protagonista, e magari andare a indagare tra i lavori dello di sviluppo che c’è dietro: Shift Up.
Togliamoci quindi l’elefante nella stanza prima di procedere oltre: il design ""oltraggioso"" di EVE, tanto criticato e tanto oggetto (in uno o nell’altro senso) di attenzioni mediatiche utili solo a generare le classiche reazioni negative da social che ai siti piacciono tanto. Quindi ripercorriamo un attimo i passi che portano a farci capire da dove arriva, scavando tra il curriculum di Shift Up.
Lo studio è stato fondato da Kim Hyung Tae, il quale è un artista e sviluppatore coreano che è in giro da parecchio tempo, in particolare potreste ricordarlo per Magna Carta Tears of Blood.
Ora, il design dei personaggi di Magna Carta è esattamente quello che uno si aspetterebbe da una produzione orientale e per certi versi è perfino più caricato di Stellar Blade, specie in periodi dove abbiamo avuto robe come Senran Kagura e altre tantissime produzioni del genere.
Facciamo un salto avanti e andiamo a Blade & Soul, sempre di Kim Hyung Tae, il quale ripropone le sue idee per un MMO in cui l’azione e la “bellezza” orientale possano fondersi insieme, paradossalmente direi anche che sia la produzione più vicina a Stellar Blade in termini di approccio all'action adventure.
La genesi dell'Angelo (al neon)
Ed ecco che parte invece l’ispirazione moderna e focus di Shift Up: Destiny Child e poi NIKKE, due gacha di successo (più il secondo che il primo) le cui immagini e fama sono sufficienti per farci capire che si tratta di prodotti destinati a un intrattenimento ammiccante per adulti. Che questo vada bene o meno è, a mio giudizio, una decisione che spetta al consumatore.
Esistono prodotti, specie orientali, che vedono il loro cuore in un certo erotismo poco esplicito e le cui figure sono caricate sessualmente all’infinito? Certo che sì, guardando l’excursus di Shift Up e Kim Hyung Tae direi che Stellar Blade è senza dubbio tra i titoli più innocenti.
Probabilmente continueranno a esistere e, ricordo, essere frutto di un team che di certo non è composto unicamente da persone di sesso maschile, Shift Up è pieno di donne che fanno parte dei ranghi dello sviluppo e, del resto, non mi sentirei di accomunare Stellar Blade a un qualcosa come Senran Kagura dove ogni personaggio è di sesso femminile e votato alla sensualità, anzi è un po' come guardare Ghost in the Shell con Mokoto considerando anche le numerose similitudini.
Alla fine della fiera, si tratta di scelte di design che hanno radici culturali e d’intrattenimento difficili da sradicare, la Corea in particolare ha poi tutto un discorso che Mara Sanvitale ha espresso perfettamente nella sua newsletter.
Tuttavia Stellar Blade è l’estensione delle idee di Kim Hyung Tae in un setting moderno che si accomunerebbe di più a NIKKE a livello di tono e contrasti, ma sono solo EVE e pochi altri NPC ad avere delle caratteristiche estetiche “evidenti”, il resto di Stellar Blade è descritto in un mondo post apocalittico di stampo cyberpunk tra i più esteticamente appaganti presenti per ora su PlayStation, con personaggi diversificati e ambientazioni curate.
Se, come NIKKE, Shift Up avesse puntato tutto sulla sensualità di EVE e il resto avesse fatto da puro contorno, come fa Senran Kagura per intenderci, lo avrei definito come un gioco interamente fanservice che fa quello per cui viene segnalato.
Non ci sarebbe stato nulla di male, in fondo, ma è importante sapere di che cosa si tratta per chi acquista il gioco e si trova a contatto con una campagna promozionale che per la prima volta mette in prima pagina una tipologia che finora avrei definito di nicchia.
Invece Stellar Blade è un gioco fatto e finito con obiettivi che vanno oltre il sollazzo solitario, la cui protagonista è una bellezza impossibile, certo, ma se non si ha problemi con quel design (come non lo si ha per tante altre produzioni occidentali con la stessa filosofia) allora Stellar Blade è un’esperienza che non ha nulla in meno rispetto a tanti altri titolo action. Anzi, il mondo che ha costruito ha molto di più dell’apparenza da offrire.
Ricordi a cui credere, o forse è meglio dimenticare?
Uno dei pregi di Stellar Blade è che ti invita a leggere, a scoprire e a esplorare. Andando dritti per la trama principale senza interessarsi agli oggetti che sono sparsi per la mappa potrebber farvi incorrere nel rischio di non capire assolutamente nulla del mondo che circonda EVE e questo sarebbe il peccato più grande che si potrebbe fare all’opera di Shift Up, funestata da un conflitto che abbraccia il misticismo e si distorce nel transumanesimo post apocalittico.
In questa cornice vedo il design di EVE, trattata dalle altre forme di vita simil umane come “Angelo”, una scelta precisa traslata come “bellezza intoccata” in un contesto sociale fatto di innesti, acciaio e deformazioni di ogni tipo. Ciò che la circonda è corrotto o rottamato e di una bruttura incredibile, aggiustato alla buona o lasciato a rovinarsi tra le onde inclementi del tempo.
Perciò le caratteristiche estetiche della nostra protagonista tutta curve diventano dissonanticon l'ambiente esterno, un segno che genera diffidenza quanto nel giocatore che negli abitanti che la contattano, vedendola come fuori posto esattamente come lo era Alita nella sua storia.
Lei ricorda costantemente al mondo ciò che era e ciò per cui in teoria dovrebbe anelare la salvezza, invece la narrativa del sottosuolo di audio-log e voci di corridoio la tramuta da speranza ad onta, spiegandovela in una lenta discesa che ha che fare con la fede e un inganno di cui forse, anche voi giocatori, siete inconsapevolmente parte.
Questa è per me la parte migliore di Stellar Blade: l’universo costruito è tra i più invitanti che mi sia ritrovato a giocare e mi ha ricordato molto la mia sete di conoscenza provata su Returnal.
Il combattimento e l’esplorazione sono un copione veramente scritto da tanto tempo, riprendendo elementi che chi ha provato anche un minimo Blade & Soul ritroverà come familiari.
Per quanto ci siano animazioni esaltanti e abilità di ogni tipo, ho trovato difficile appassionarmi all’arte della guerra quanto a quella di volerne sapere di più, di fare ancora una missione per sapere come continua quell’incarico affidatomi da una persona sconosciuta o trovare lo sblocco per quel forziere che non sono riuscito ad aprire e che è legato a una forza di dissidenti o eretici.
Gli stessi log lasciano indizi che portano ben oltre i collezionabili per sbloccare l’outfit di pizzo nero trasparente, c’è voglia di andare oltre la superficie e strutturare il racconto ambientale in modo che, a un certo punto, diventi perfino più dominante della trama.
In questo un po’ mi ritrovo a casa se lo si accosta a operazioni come NIKKE, Arknights o Blue Archive. Sulla superficie possono sembrare showcase di bellezze anime da inseguire o criticare, ma nel profondo celano una scrittura seria, ben realizzata e che sebbene debba passare attraverso le classiche “skimpy outfit” racconta veramente tanto, anzi forse lo fa meglio di tante altre operazioni di mercato.
Credo che a un occhio attento e curioso, Stellar Blade sia proprio questo e dalla demo si fatica a capirlo, onestamente. Arrivati al deserto o ai livelli di mezzo, via via che la posta di fa più alta, ci sono più scorci interessanti, fantasmi di una civiltà perduta e rivelazioni capaci di rivoltare completamente quello che il gioco sembrava comunicare.
Ecco, un po’ Nier Automata passate le prime due run, ma anche qui non voglio spoilerarvi: cercateveli da soli i segreti.
Paradossalmente non sono dunque le botte che dovreste cercare in Stellar Blade, non siete davanti a un Devil May Cry che incontra Bayonetta a Seoul.
Vi deve piacere l’atmosfera, non farvi prendere dal pregiudizio e vivere con le storture di scelte estetiche che, almeno in questo caso, possono anche godere di una spiegazione razionale o si appellano a un pubblico specifico.
Operazioni del genere credo se la giochino molto nel modo in cui vengono comunicate, non credo che Stellar Blade benefici da una massiva diffusione in stile PlayStation per numerose ragioni ma capisco che arrivi da un avvicinamento alle produzioni orientali ben preciso, considerando l’alleanza con Hoyoverse e ulteriori exploit in questo senso.
Stellar Blade però può difendersi, ha le armi per farlo e non è solo mero fanservice, per quanto EVE abbia degli outfit particolarmente zozzi che ricordano i filmati cinematici con Tifa comparsi al Parlamento. A ognuno il suo guilty pleasure, immagino, ma non è niente di diverso dall’eroina di Final Fantasy VII presentata con il costume praticamente osé in promozione.