Project L è un gioco elegantissimo
Project L è uno di quei classici gioco "belli" nel senso che a guardarli si spalanca la bocca, ma sarà anche divertente da giocare?
Non so voi ma una delle primissime cose che mi cattura nell’acquisto di un gioco da tavolo è la sua confezione. Quanto più questa è semplice, minimalista ed elegante più sono propenso ad un acquisto “cieco”, senza sapere, quindi, cosa si nasconde all’interno della scatola.
Spesso, spessissimo, mi sono trovato davanti a bellissime sorprese come con Concept, il meraviglioso So Long My World o il particolarissimo Michael. Altrettanto spesso mi è capitato di prendere un abbaglio, come è successo qualche mese fa con Papillon ma, fortunatamente, oggi siamo qui a parlare di un titolo che fa parte del primo gruppo, Project L, sviluppato da Jan Soukal, Michal Mikeš, Adam Spanel ed edito da Asmodee.
Visto quante parole ho speso nell’introduzione iniziamo proprio dalla scatola, uno fra gli oggetti di design più belli che popolano la mia libreria: nera, opaca, scritta “project” in bianco con una L blu creata da un tetramino, protagonista assoluto del suo gameplay. Perfetta.
Solo a guardarla vien voglia di possederla, aprirla e scoprire cosa si cela al suo interno e questo, strano ma vero, è già un grande punto a favore per il titolo. Se pensiamo, poi, che Project L è anche bellissimo da vedere sul tavolo riuscendo a mantenere la stessa semplicità ed eleganza della scatola anche una volta intavolato il gioco è fatto: siamo di fronte ad uno di quei classici giochi da tavolo “belli”.
Non sempre, però, quanto un gioco è “bello” poi si rivela essere anche un bel gioco da giocare e con Project L ci troviamo un po’ a metà strada fra il piacevole e il divertente: parliamo di un titolo che senza alcun dubbio regala le sue piccole soddisfazioni tenendo impegnati i giocatori per ben più di un paio di partite, ma allo stesso tempo ha quel difetto tipico del suo genere di essere un solitario a più giocatori.
Project L si presenta come un puzzle astratto che si basa interamente sul completare alcuni puzzle, per l’appunto, mediante l’utilizzo dei tetramini (i pezzi del Tetris per i meno sofisticati).
Durante il setup si utilizzano tutti i puzzle bianchi, che rappresentano la maggior fonte di pezzi come vedremo fra poco, e un certo numero di puzzle neri determinato in base al numero dei giocatori.
Si creano due file da 4 pezzi scoperti e il resto si lascia in dei mazzetti, mescolati, a cui attingere ogni qualvolta che viene preso un puzzle da uno dei giocatori.
Tutto attorno si dispongono i tetramini, divisi per livello, per rappresentare la pool totale di pezzi disponibili per tutti e si consegna un pezzo di livello 1 (il quadratino piccolo) e uno di livello 2 (il pezzo lungo da due spazi) ad ogni persona attorno al tavolo. Poi si è pronti ad iniziare.
In ogni turno ci sono concesse tre azioni da scegliere fra cinque disponibili da poter anche, eventualmente, ripetere ad eccezion fatta per l’Azione Maestra.
Le azioni disponibili sono piuttosto semplici: prendere un puzzle da una delle due file e metterlo davanti a sé (è possibile avere fino a 4 puzzle non completati), prendere un pezzo di livello 1, livellare un pezzo restituendone uno dalla propria riserva e prendendone uno di un livello pari o superiore, posizionare uno dei propri tetramini su uno dei puzzle o effettuare l’Azione Maestra.
Questa, eseguibile una sola volta per turno, consente al giocatore di poter inserire un tetramino in ogni puzzle che ha davanti senza consumare un’azione per ognuno di essi.
Una volta che un puzzle è completato, i pezzi tornano nella nostra riserva, guadagniamo un numero di punti pari al numero scritto sul puzzle e guadagniamo il pezzo che vi è disegnato sopra.
Al termine della pila nera si effettua un ultimo round e poi il gioco ha termine: chi ha guadagnato più punti è il vincitore. Semplice ed adatto ad ogni tipo di giocatore.
Come già detto, però, il titolo si pone come un rompicapo in “solitaria” con altre tre persone (in caso di tavolo completo) a impoverire le nostre scelte: non esiste interazione diretta e, in ogni turno, quello che stanno facendo gli avversari non è di vostro interesse che non penserete ad altro che a fare il vostro gioco ignorando tutto e tutti.
Al netto di un gameplay piuttosto piacevole e di interessanti strategie di vittoria, Project L non è uno di quei titoli che sarete sempre felici di tirare fuori all’interno di una serata fra amici, preferendo di gran lunga la sua modalità in solitario o una delle varianti proposte per due giocatori.
Nel primo caso giochiamo contro un bot piuttosto agguerrito che al livello di difficoltà più tosto rasenta quasi l’impossibile, nel secondo invece ogni punto effettuato è un “colpo” che spariamo al nostro avversario che dovrà pararlo con dei punti pari o superiori al valore del nostro attacco.
Quando l’avversario non può più parare perde.
Questa modalità è forse la più interessante da mettere in piedi: le partite durano una manciata di minuti, il livello strategico è piuttosto alto e il gioco mostra un lato di sé decisamente molto particolare e senza alcun subbio preferibile in una partita multigiocatore.
Il livello di difficoltà nel padroneggiare le meccaniche di gioco è piuttosto basso e basteranno giusto un paio di partite prima di entrare pienamente nel cuore pulsante del suo gameplay ed essere pronti, magari, a provare qualche livello del bot più avanzato.
In conclusione, Project L è un gioco piuttosto valido con interessantissime soluzioni di gameplay che vanno, purtroppo, a scontrarsi con la sua natura puzzle: giocato in più giocatori non riesce a coinvolgere direttamente tutto il gruppo lasciando, spesso e volentieri, troppi tempi morti con giocatori particolarmente riflessivi la tavolo.
Resta, comunque, un buon gioco da avere nella propria libreria soprattutto in virtù delle sue varianti (disponibili sul sito ufficiale raggiungibile attraverso un QR Code sul manuale) e della sua incredibile bellezza una volta intavolato.