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Premio Coco: intervista ad Alessandro Di Nocera

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Alessandro Di Nocera, presidente del Premio Coco legato a Etna Comics, discute con noi le ragioni del premio - cui anche Nerdcore ha contribuito. E propone una riflessione: la critica del fumetto italiana sa davvero valorizzare il fumetto, soprattutto quello femminile?

Nonostante questo drammatica prima metà del 2020 abbia portato finora, con la pandemia legata al Covid-19, alla soppressione di tutte le fiere del fumetto, si è però comunque tenuta, in forma virtuale, la seconda edizione del Premio Giuseppe Coco legato alla kermesse catanese di Etna Comics. Un segnale forse piccolo ma importante per una ripresa dopo le incertezze del lockdown. Ci fa dunque piacere avere collaborato, come Nerdcore, all'assegnazione del premio (all'interno di una ampia e qualificata giuria).

Giuseppe Coco, cui il premio è intitolato, era originario di Biancavilla, vicino Catania, anche se la sua carriera si sarebbe poi sviluppata a Milano, dove si trasferì. Come ci aveva spiegato Alessandro Di Nocera, Presidente del Premio, nel corso di un’intervista che gli avevamo rivolto lo scorso anno:

Si tratta di uno dei vignettisti italiani più pubblicati, in Italia e all’estero, purtroppo non valorizzato ancora come meriterebbe. I premi vogliono servire anche per favorire questa doverosa riscoperta, come è avvenuto quest’anno a Etna Comics, anche con una mostra che ha permesso di apprezzarne l’incredibile, vulcanico colorismo e la genialità dell’invenzione grafica. Le statuette del premio sono del resto ricavate da una sua opera degli anni Ottanta, “Ragazzi in blue jeans”, che è stata tridimensionalizzata da Daniele Trovato, un sensibile scultore che le ha realizzate a mano.”

La serata di questa seconda edizione del premio si è svolta lunedì 15 giugno, alle 21, in diretta streaming sulle pagine Facebook di Etna Comics e di MegaNerd.it, sito specializzato in narrativa disegnata e cultura pop, per il secondo anno consecutivo media partner del festival siciliano.

L’evento connesso al Premio è stato condotto dallo stesso Di Nocera, giornalista e critico fumettistico che scrive da tempo sulle pagine di Repubblica – Napoli, ed è, fra le altre cose, l’autore di “Supereroi e superpoteri. Storia e mito fantastico nell’America inquieta della Guerra fredda” (Castelvecchi, 2006). È stato ancora una volta lui a guidare la Giuria di Qualità che ha determinato i vincitori del riconoscimento.

Al suo fianco, come Senior Consultant, Riccardo Corbò (Giornalista RAI, responsabile delle rubriche Tg3 Comics e Tg3 Ludus), e una ampia giuria di qualità, dove oltre alla nostra N3rdcore.it ci sono testate come Meganerd.it e Comicus.it e ai centri culturali WoW Spazio Fumetto – Museo del Fumetto di Milano, Centro Fumetto “Andrea Pazienza” e Fumettomania Factory.

Hanno partecipato inoltre Elisabetta Sedda (curatrice editoriale di Planeta DeAgostini); Nadia Terranova (giornalista, saggista e scrittrice); Cristina Zagaria (giornalista e redattrice de “la Repubblica”); Diego Del Pozzo (giornalista de “Il Mattino”, vicedirettore de “Il Crivello” e docente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli); Vittorio Eboli (redattore e anchorman di Sky TG24); Rosario Pellecchia (speaker storico di Radio 105, musicista e scrittore); Gianmaria Tammaro (giornalista de “La Stampa”, “Wired”, “Dagospia” e “The Guardian”).

Questo il palmarès di questo secondo anno:

Miglior Sceneggiatore: Simona Mogavino per Le Chevalier d'Eon (Glenat).

Miglior Disegnatore: Angelo Stano per Dylan Dog 400 (Bonelli) e Kentucky River (Bonelli).

Miglior Colorista: Luca Saponti per Zagor Le Origini (Bonelli) e La Voie Du Sabre (Glenat).

Miglior Autore Unico: Manuele Fior per Celestia (Oblomov).

Miglior Libro: Libia di Francesca Mannocchi e Gianluca Costantini (Mondadori Ink).

Miglior Serie/Miniserie o Collana: Il Confine di Mauro Uzzeo, Giovanni Masi, Giuseppe Palumbo, Bruno Cannucciari, Carlo Ambrosini, LRNZ, Emiliano Mammucari (Bonelli).

WOW - Eccellenza Italiana nel Mondo: Mirka Andolfo per Mercy (Panini/Glenat/Image Comics).

Premio Meganerd – Rivelazione dell’anno al serial Samuel Stern

Premio della Giuria al merito artistico: Igort.

 

Come l’anno scorso, abbiamo voluto sentire Di Nocera per discutere insieme sui ragionamenti sottesi all’attribuzione dei vari premi. Come si può notare già dal palmarès, le scelte del premiano alternano nomi universalmente noti del fumetto italiano a figure meno celebri, che il premio si propone di valorizzare. Di Nocera, nell'intervista, ha argomentato accuratamente - e anche con una certa verve polemica! - le sue scelte, con considerazioni che ci paiono interessanti anche per una valutazione generale dello stato del fumetto in questo 2020. In particolare, Di Nocera rivendica l'importanza della rivalutazione della componente femminile, a suo avviso in parte sottovalutata dalla critica e dai premi del fumetto.

Premio Coco

Il premio per il miglior sceneggiatore va a Simona Mogavino per Le Chevalier d'Eon (Glenat). Al di là dell’indiscutibile alta qualità del lavoro, noto che in questo premio ritorna l’attenzione, già vista l’anno scorso, per il fumetto “al femminile”, talvolta meno considerato...

Già l’anno scorso, premiando l’antologia “Post Pink” come Miglior Libro, abbiamo voluto dare una connotazione forte al Premio Coco, dimostrando la nostra attenzione alle artiste e alle professionalità femminili della narrativa disegnata. Quest’anno ho voluto un maggior numero di donne in Giuria e, inserendovi Maganerd.it, ho voluto dar valore a una redazione composta da molte ragazze. La magnifica riuscita della serata di premiazione deriva in gran parte dalla loro abilità tecnica, dalla loro sensibilità e dal coraggio con cui si sono proiettate in un’esperienza mai tentata prima: una live con decine di ospiti su una piattaforma che non è Zoom o Google Meet. Durante la discussione in seno alla Giuria, anche per merito di Nadia Terranova, ci siamo resi conto che, nell’ambito dei vari festival nostrani, nella categoria di Miglior Sceneggiatore, Paola Barbato a parte (che gode ormai di una carriera pluridecennale), non si premiano praticamente mai le donne. Non è una questione di quote rosa: il problema è semmai perché, a parità di valore, l’ago della bilancia penda sempre dalla parte degli uomini. Mi si potrebbe obiettare che in questo momento la componente maschile tra gli sceneggiatori italiani di fumetti è in netta maggioranza. Ma a questo punto prendi la vincitrice, Simona Mogavino: lavora in Francia di più di dieci anni; è diventata la scrittrice di riferimento di Carlos Gomez, uno dei massimi disegnatori realistici del mondo occidentale; è un’esperta di saghe storiche, ma ha deciso recentemente di dedicarsi anche a cicli fantascientifici; lavora coi più importanti editori transalpini; la Glénat sta investendo imponenti risorse editoriali ed economiche su di lei, eppure in Italia… il nulla! Nemmeno i migliori siti specializzati si erano accorti della sua esistenza. Simona in Francia, da donna e da italiana, ha lavorato sodo per raggiungere quei livelli, con quella verve, con quell’attenzione certosina ai dettagli, ai comportamenti dei personaggi, ai dialoghi. Il Premio Coco non ha fatto altro che indicare un’eccellenza, invitando, al contempo, a guardare oltre l’orticello di casa.

Premio Coco

Il premio come Miglior Disegnatore è stato invece assegnato ad Angelo Stano per Dylan Dog 400. Se in altri casi si è scelto di mettere in evidenza autori di alto livello ma meno considerati dalla critica fumettistica, qui invece si premia il primo interprete grafico di una testata centrale del fumetto italiano, che però di recente ha visto un notevole rinnovamento…

Stano però non ama i riflettori, preferisce restare ai margini e, per questo motivo, era ormai dato quasi per scontato, un mostro sacro che non aveva bisogno di ulteriori attenzioni. Cioè, tu ti ricordi di un riconoscimento di particolare rilievo attribuito a Stano nel corso dell’ultimo quarto di secolo? Nel 2019 se ne esce con “Kentucky River”, in cui dimostra di essere anche un colorista sopraffino, e con “E ora, l’Apocalisse!”, dove di fatto afferma di essere ancora un faro artistico, uno sperimentatore nell’ambito del fumetto popolare, e tutto sembra rientrare nella normalità: “Ah, già, Stano… bravissimo… ma tanto si sapeva già…”. No, grazie, ma anche no, grazie [Ride, N.d.R.]. La normalità è sinonimo di imborghesimento. E Stano è tutto tranne che normale. Ti dirò una cosa in più: il Premio Coco punta a essere anche profondamente emozionale. Tra i membri della Giuria ho voluto Rosario “Ross” Pellecchia, speaker di Radio 105, deejay, musicista e, ultimamente romanziere. Ebbene, Rosario nel suo primo romanzo, “Solo per vederti Felice”, edito da Mondadori, parla per vie indirette della sua adolescenza, ricordando l’importanza che per lui aveva la lettura di “Dylan Dog”. Quando nel gruppo di lavoro si è fatta avanti l’ipotesi di premiare Stano, per Rosario si è trattata di una specie di epifania, di una sorta di chiusura del cerchio, di un consuntivo che apriva a ulteriori possibilità. È stato uno dei momenti più belli nel processo di attribuzione dei premi.

Premio Coco

Il Miglior Libro è "Libia" di Francesca Mannocchi e Gianluca Costantini (Mondadori Ink). In questo caso, invece, mi pare si sia voluta evidenziare un’opera di grande interesse anche sotto il profilo dell’impegno sociale, ma magari passata un po’ sotto il radar dell’attenzione critica…

In realtà il volume ha avuto molto successo, forte della presenza sul campo delle giornalista Francesca Mannocchi, di un Gianluca Costantini la cui arte non intende fungere da supporto pleonastico e didascalico e dell’editing di ferro di Daniele Brolli. “Libia” consente di lanciare uno sguardo intenso e avvolgente su una realtà oggi infilmabile e infotografabile. Il fumetto quindi acquisisce un’importanza comunicativa viva e rinnovata, permettendo al lettore di lanciare il suo sguardo oltre i muri e i cavalli di Frisia, acquisendo conoscenze e avendo l’opportunità di farsi un’opinione. Il dibattito sulla Libia in Italia è poverissimo, ostacolato da una politica miope e da un’opinione pubblica obnubliata dalle parole dei sovranisti e dei razzisti. Invece è un luogo geografico d’importanza cruciale, sul quale hanno messo gli occhi diverse grandi potenze. È il più grande produttore di gas e petrolio di tutto il continente africano, un serbatoio di ricchezze, un obiettivo per ottenere un potere concreto e planetario. E invece per noi italiani è come se non esistesse o, al massimo, una rottura di scatole. “Libia” ti costringe a guardare la realtà utilizzando il fumetto come medium. Lo fa attraverso tavole che portano avanti un’idea estetica potente, realizzate da un artista che col Premio Coco si è visto consegnare il suo primo riconoscimento dopo un quarto di secolo di carriera professionale. Che ti devo dire di più?

Premio Coco(Luca Saponti su "Zardo", con Tiziano Sclavi ed Emiliano Mammuccari)

Il premio Coco al Miglior Colorista è andato a Luca Saponti per "La Voie Du Sabre" (Glenat). Qui ritorna l’attenzione, più che a un autore, a una categoria generalmente ancora forse non sufficientemente considerata come quella dei coloristi, nonostante l’importanza centrale nel fumetto...

Gli editori semplicemente se li dimenticano, spesso è come se non esistessero. Il loro lavoro viene troppo spesso percepito come un semplice abbellimento accessorio. Luca Saponti è un genio. Da Presidente del Premio ti confesso che già l’anno scorso, dopo la decisione comune di dare il riconoscimento a Giovanna Niro, una delle più grandi coloriste del mondo, avevo in mente che nell’edizione successiva il Coco sarebbe dovuto andare assolutamente a lui. Ricordo che mi ritrovai a parlarne a Etna Comics con Emiliano Mammucari, un grande disegnatore che è anche un eccellente colorista e che con Saponti ha appena realizzato il graphic novel “Zardo”, e lui mi confermò le mie impressioni. Quando mi accosto al lavoro di Saponti ricevo le stesse emozioni di quando vedevo le tavole di Hermann colorate da Fraymond. Sul secondo e il terzo volume de “La Voie du Sabre” ha dato ai disegni incredibili, densi di tratteggi e di plasticismo, di Federico Ferniani – talmente fuori scala che in Francia è uscita anche un’edizione speciale in bianco e nero del terzo capitolo – una profondità e delle atmosfere degne di fotografi come Ubaldo Terzani, Antonio Rinaldi o Dante Spinotti. Ma non è un colorista statico, riesce a mutare l’ingrediente cromatico in base agli artisti che si trova di fronte. Leggi il numero di “Zagor: Le origini” che Saponti ha colorato, quello disegnato da Giovanni Freghieri e ti ritrovi davvero davanti a Fraymond 2.0. È una categoria artistica che l’industria italiana del fumetto dovrebbe tutelare assai di più.

Premio Coco

Il premio Coco al miglior autore unico va a Manuele Fior per Celestia (Oblomov), opera di alto valore. Mi pare di cogliere, nel premio di quest’anno, un equilibrio tra autori relativamente meno noti, che vengono così proposti all’attenzione del grande pubblico, e autori di primo livello, come ormai possiamo sicuramente da tempo considerare anche Fior...

Ho proposto alla Giuria “Celestia” dopo averlo letto durante le primissime settimane di lockdown. Me ne aveva parlato con entusiasmo Gianmaria Tammaro ed ero curioso di valutare se Fior fossa stato davvero in grado di toccare un nuovo gradino più alto con la sua peculiare arte. Ne sono rimasto folgorato: una storia che conteneva in forma visionaria tutte le tensioni e le angosce del presente, addirittura anticipandole: Venezia come allegoria del disastro e della solitudine, un evento apocalittico che ha desertificato il mondo, l’intolleranza, le barriere e le roccaforti, l’esigenza di un’umanità diversa, più aperta ed empatica. Mi ha commosso, mi sono fatto mandare i PDF dall’ufficio stampa di Oblomov e li ho immediatamente proposti alla Giuria, spiegando i motivi nella chat privata di Messenger attraverso la quale abbiamo portato avanti le nostre conversazioni. Ne sono stati tutti quanti entusiasti. Sai, per Manuele Fior vale un discorso che potrebbe essere fatto anche con Gipi: sono colpiti dalla Sindrome della Gioconda. Li si guarda, li si apprezza, li si loda e si finisce per darli talmente per scontati da non guardarli nemmeno più. “Bravissimi!” e poi basta. Invece in “Celestia” c’è perfino un lavoro sui balloon e sul lettering da mozzare il fiato, col quale Fior riesce a trasmettere visivamente gli accenti e i toni dei personaggi come se li stessi sentendo davvero dialogare. Una curiosità: nella stessa categoria, l’anno scorso è stato premiato “Il Dio Vagabondo” di Fabrizio Dori, sempre edito da Oblomov.

Premio Coco

Migliore serie al premio Coco è risultata “Il Confine” di Mauro Uzzeo, Giovanni Masi, Giuseppe Palumbo, Bruno Cannucciari, Carlo Ambrosini, LRNZ, Emiliano Mammucari, Silvia Califano, Alessia Pastorello, Adele Matera (Bonelli). Quest’anno, a differenza dello scorso, si è tornati a premiare una serie bonelliana, anche se forse meno considerata rispetto a quello che avrebbe meritato per il suo carattere innovativo.

Guarda, la critica italiana è in gran parte talmente sclerotizzata da andare avanti col pilota automatico innestato senza porsi il problema di quale sia la direzione intrapresa. L’anno scorso “Mercurio Loi” – serie a fumetti splendida – ha fatto man bassa di premi in tutti i festival italiani. Quando però una cosa del genere accade, nel cervello mi si accende una sorta di spia rossa: possibile che non ci fossero alternative? Possibile che in ambito seriale ci fossero “Mercurio Loi” e la Bonelli o il nulla? Fu per questo che quando Riccardo Corbò e io ci trovammo a ragionare su un’alternativa radicale, puntammo tutto sul primo capitolo di “Cosma & Mito” di Zurlo e Filosa. Riccardo lo amo perché possiede uno sguardo obliquo, divergente, acido e sornione, aggressivo e pacato insieme. È un ossimoro critico vivente che ti fa aprire gli occhi su tante cose. Quella di “Cosma & Mito” fu di fatto un’intuizione per certi versi sbilenca, condivisa non senza qualche perplessità da una parte della Giuria. Ma avemmo ragione, ci vedemmo lungo, e non a caso Filosa, qualche mese dopo, è esploso col gioiello “Italo”. Con “Il Confine” è accaduto un fenomeno antitetico: in qualsiasi altro Paese, l’uscita di una serie realizzata da un parterre di autori e da un’etichetta come quelli che contraddistinguono questo mystery avrebbe generato fior di curiosità e fatto muovere dozzine di intervistatori e critici. In Italia, invece, zero. E la critica che vi si è accostata l’ha pure accolta con un filo di sospetto, considerandola quasi come un’operazione progettata freddamente, a tavolino. Sicuramente la periodicità di uscita, la pausa dovuta al lockdown e un format che in Italia è sempre stato in vari modo problematico non hanno contribuito a fornirgli la giusta visibilità. Ma questa è una storia forte, aperta a ogni trasposizione, immaginata con una visione imprenditoriale dinamica e transmediale. Rappresenta il manifesto di ciò che un colosso editoriale con tre quarti di secolo di vita alle spalle intende fare nel presente e nel futuro. Come avremmo potuto ignorare tutto ciò?

Mirka Andolfo

Il premio Coco all’eccellenza Italiana nel Mondo va a Mirka Andolfo per Mercy (Panini/Glenat/Image Comics). Un premio che resta al femminile, come quello per Sara Pichelli l’anno scorso…

L’anno scorso Sara Pichelli ha ricevuto, col Premio Coco, il suo primo riconoscimento italiano. Sì, hai capito bene, non ridere. Mirka Andolfo, a trentuno anni, decine di migliaia di follower al suo seguito, un volume a fumetti, “Mercy”, che in America è andato immediatamente sold out già in pre-order dopo il successo straordinario di “Unnatural/Contronatura”, amatissima disegnatrice dei personaggi della DC Comics, accolta come una regina in ogni fiera internazionale, in Italia era considerata ancora come l’aspirante di belle speranze con ancora tutto da dimostrare. Francamente, sta incominciando a diventare un atteggiamento desolante, fuori dal mondo e dal tempo. Mirka meritava finalmente un premio che sancisse, in qualche modo, il suo status di artista completa, dotata di un’immaginazione pienamente riconoscibile, ormai affermata a livello mondiale. E non pensare che non ne avvertisse il bisogno. Non di rado, sui social, la vedi sclerare, a ragione, perché avverte che la critica non si accorge di lei e di essere in qualche modo sottovalutata. Il problema è che non è colpa sua: è colpa della critica. E di valutazioni lasciate ai commenti social dei primi che passano e degli scappati di casa, gente a cui dovrebbe essere precluso l’accesso a una tastiera di PC, in barba a qualsiasi affermazione democratica. Sulla questione femminile, si entra in un altro discorso: se la mia Giuria, nel corso delle prossime edizioni, accettasse di dare un premio Wow – Eccellenza italiana nel mondo ogni volta a una donna, ne avremmo per vent’anni. E andrebbe sempre ad artiste immense e mai premiate. Ti rendi conto della gravità della cosa?

Una potenziale categoria futura per il Premio Coco potrebbe essere quella dedicata al webcomic. Avete pensato alla possibilità di inserirla?

Il Premio Coco è in costante divenire e altre categorie potranno aggiungersi in futuro: Miglior Fumetto Autoprodotto, Miglior Autore Esordiente, ecc... Ci penso in continuazione. La serietà di un premio deve però essere assicurata dalle giuste conoscenze e competenze. Proporrò la nascita di ogni nuova categoria quando avrò la certezza che la Giuria potrà valutare con piena consapevolezza e ampiezza di vedute. Un premio al miglior webcomic sarebbe di certo auspicabile, ma la natura della Reta è cangiante, occorrerebbe un osservatorio specifico. Quando saprò di poterlo avviare, aumenterà il numero di statuette disponibili."

Linus

Chiuderei con un tuo commento sulle due novità di quest’anno, a livello di premi istituiti: il premio Meganerd – Rivelazione dell’anno, andato a Samuel Stern, e il premio della Giuria al merito artistico, attribuito a Igort.

Il Premio Speciale di Meganerd.it è gestito in esclusiva dalla redazione del sito specializzato e gli organizzatori di Etna Comics e io siamo stati molto felici di dargli spazio. Meganerd è dallo scorso anno media partner di Etna Comics e il suo contributo in questi tredici mesi è stato quantomai prezioso e concreto. Il riconoscimento a “Samuel Stern” intercetta una positiva sensazione popolare rivolta a un’operazione editoriale coraggiosa. Io personalmente posso solo aggiungere che la produzione della Bugs Comics non ha nulla a che fare con “Dylan Dog”, al quale non è raffrontabile, così come i membri di certe community pazze sui social network credono. Segue una sua strada narrativa originale, con un proprio linguaggio ancorato a degli stilemi ben precisi.

Igort è un fulcro della cultura italiana del fumetto, proiettato da sempre verso altri media, portando avanti in maniera autonoma il programma originario di Valvoline Motorcomics. Il suo spessore artistico e autoriale aumenta in maniera esponenziale col trascorrere degli anni, al punto che oggi, forse in risposta allo squallore critico imperante, lo percepisco come ancora più importante e rilevante di vent’anni fa. Sentirlo disquisire è un balsamo per la mente e per l’anima. Elisabetta Sedda lo chiama affettuosamente “sensei”. Ed è proprio così.

Ringraziamo davvero di cuore Alessandro Di Nocera per l'ampia e puntuale intervista che ci ha concesso. In attesa del prossimo Premio Coco, ci riproponiamo in futuro di approfondire maggiormente alcune delle opere e degli autori che il premio ha evidenziato.

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