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Samuel Stern arriva al #6: il punto sulla serie.

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"Samuel Stern" giunge al sesto appuntamento in edicola. Facciamo il punto sulla nuova serie di Bugs Comics, interessante esperimento di horror esorcistico.

Cinque mesi fa, in una condizione totalmente diversa dall’attuale, è uscito nelle edicole italiane Samuel Stern, il primo tentativo dopo un lungo periodo di tempo di affrontare le edicole con un bonellide, ovvero un fumetto in formato Bonelli esterno, ma di altra casa editrice. In questo caso, si è trattato della Bugs Comics, che ha puntato su Samuel Stern, un esorcista molto sui generis creato da  Gianmarco Fumasoli e Massimiliano Filadoro, con un nutrito team di disegnatori. Anche su Nerdcore avevamo accolto con interesse la novità, qui .

Ora, giunti al sesto numero, a metà della prima annata del personaggio, proviamo a fare il punto della situazione. Innanzitutto, possiamo dire che il fumetto ha dimostrato la rivendicata differenza da Dylan Dog, la principale testata orrorifica in Bonelli, tramite la scelta di una specializzazione orrorifica più precisa, quella appunto dell’orrore esorcistico, poco affrontato dalla testata bonelliana per la sua particolare delicatezza. “L'incubo ha un nuovo avversario”, quindi, ma non è un mero remake del celebre indagatore dell’incubo.

La serie appare distanziarsi anche dal modello, più significativo, di “Outcast” di Kirkman, che parte da presupposti simili – un esorcista irregolare che affianca un prete cattolico grazie ai suoi poteri – ma ha poi una evoluzione molto specifica (che ovviamnte non sveliamo). Qua, invece, la linea sembra diversa, ovvero quella di vedere i possibili demoni come creazioni della mente delle singole vittime, senza però precludere del tutto la possibilità di un piano di esistenza infernale dei demoni. Gli sviluppi sono ovviamente ancora del tutto aperti.

Dopo la prima storia introduttiva, la seconda, “Il mausoleo nero” si è legata molto a un elemento specifico e preciso del folklore di Edinburgo, il Greyfriars Kirkyard, con il segno di Luca Lamberti, più minuzioso e dettagliato del segno di Formisano, nel primo numero, che presentava un segno più “di sintesi”: una scelta che appare confermata anche nei numeri successivi, rispettivamente di Marco Perugini, di Ludovica Ceregatti e di Luca Colandrea (ovviamente nella personalità individuale dei sngoli segni). Il montaggio della tavola, in generale, sfrutta ovviamente la gabbia italiana 2X3 come base di riferimento, ma si dimostra aperto a variazioni sul modello della tavola americana, con una composizione più libera, soprattutto nelle scene dinamiche e di azione.

Un particolare punto di forza è poi l’efficacia delle copertine, particolarmente d’impatto grazie alla scelta di scene piuttosto forti comunicativamente e una “impostazione di camera” fortemente angolata, ad opera di Valerio Piccioni, Maurizio Di Vincenzo, Emiliano Tanzillo.

Samuel Stern

“Legione”, il terzo numero evoca nel titolo il riferimento evangelico alla possessione già presente nell’opera seminale di questo genere di fiction, l’Esorcista di William Blatty (1973), sia pure poi sviluppato in modo chiaramente autonomo. Si introduce anche il personaggio del libraio Derryleng, datore di lavoro del protagonista, cui sono attribuite le pagine di testo iniziali che contestualizzano la storia del mese con notazioni filosofiche ed esoteriche.

Il quarto numero, “L’isola dei perduti”, introduce una prima trasferta del personaggio fuori da Edinburgo (), mentre il quinto numero, “La fine della coscienza”, introduce un tema classico dell’orrore, quello del mad doc volto a folli esperimenti, in questo caso intrecciato all’indagine sulle possessioni diaboliche.

Insomma, i due creatori di Samuel Stern hanno iniziato a esplorare cinque possibili direzioni in questi primi numeri del personaggio, introducendo anche una blanda continuity orizzontale, ma dando anche peso, secondo la tradizione del fumetto italiano, allo sviluppo “verticale” del singolo numero.

Samuel Stern

Questo sesto numero vede per la prima volta un nuovo sceneggiatore occuparsi del personaggio. Si tratta di Luca Blengino, che con quest'albo per la prima volta realizza un suo bonellide. Con questa "Valery", per i disegni di Riccardo Randazzo, l'autore introduce una variazione sul tema davvero originale e brillante.

Fino a qui infatti le storie si erano incentrate, logicamente, sul tema dell’esorcismo in quanto tale, sia pure variando molto i tipi di demoni sviluppatisi dalla psiche delle vittime. Pur mantenendo l’elemento demonico, Blengino sposta l’attenzione su “cosa succede dopo”: la fine della possessione è inizialmente interpretata come l’inizio di una nuova vita felice, ma la cancellazione dell’orrore sovrannaturale non corrisponde alla fine dell’orrore della vita quotidiana, che si infiltra nella vita della sventurata protagonista prendendo sempre più il sopravvento. Blengino trova il modo di mantenere anche il tema diabolico che i lettori si aspettano nell’albo, ma nella sua variazione acquista maggiore centralità l’indagine psicologica delle miserie della vita della protagonista e la sua progressiva caduta nella follia, con un percorso che qui si intreccia alla narrazione fantastica dell’horror, ma che è in sé perfettamente credibile.

Samuel Stern

I disegni di Randazzo si sposano bene al tema del progressivo declino psichico della protagonista, accentuandone l’espressività sempre più delirante col prosieguo della storia. Il segno è in continuità coi numeri precedenti, nitido e preciso, e ovviamente nei canoni del realismo italiano: ma il montaggio di tavola appare invece più vicino alla griglia bonelliana, in modo consono a una storia che non dà tanto la centralità all’azione, quanto all’introspezione psicologica. L'accuratezza dell'espressione psicologica di Randazzo si accompagna alla bravura dimostrata anche alle scene di azione orrorifica, concentrate all'inizio e sul finale, che sono rese con efficace contrasto chiaroscurale, quasi espressionistico. Nella conclusione ritorna inoltre l’uso della splash page alternato a un montaggio “verticale” della tavola, che rende bene lo sviluppo delle scene action (come con una significativa splash page si apriva l’intero albo).

Samuel Stern

Una interpretazione molto interessante, quindi, che mostra come il vero orrore, più che le inquietanti possessioni, possa essere insito nella normalità quotidiana. E in effetti oggi gli orrori diabolici di Samuel Stern, nel loro insieme, ci sembrano quasi rassicuranti al cospetto del Coronavirus che ci assedia, imprigionati nelle nostre abitazioni.

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