STAI LEGGENDO : Pokémon Verso la Cima: una serie giovane che parla ai vecchi

Pokémon Verso la Cima: una serie giovane che parla ai vecchi

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Verso la Cima è una nuova serie Pokémon che, come spesso accade, parla ad un pubblico di giovanissimi finendo per convincere i più anziani.

La prima volta che mi scontrai con il gioco di carte collezionabili Pokémon, lo confesso, non capii assolutamente niente di quello che il gioco offriva: era il mio primo gioco di carte, era troppo difficile per me e, soprattutto, non conoscevo molte persone che ci giocavano. Lo abbandonai istantaneamente e incurante delle prese in giro del mio compagno di classe che mi aveva mostrato le carte.<

Non credo nemmeno di essere sicuro che lui sapesse giocare bene, al tempo qualsiasi gioco di carte lo giocavamo a caso e ogni occasione era buona per barare, ma questa è un’altra storia.

Imparai, se così si può dire, ad affrontare il gioco con la pubblicazione della sua versione digitale su Game Boy Color, titolo pubblicato da poco anche sul servizio di Nintendo Switch Online, che mi fece letteralmente innamorare del mondo delle carte collezionabili nonostante, se i miei ricordi non mi tradiscono, la versione digitale non rispettasse fedelmente le regole del gioco fisico.

Da lì a poco il passo fu molto breve: un po’ di capricci con papà che alla fine, capitolando, mi regalò le prime bustine di un’espansione di cui francamente ricordo molto poco. Però le carte costavano e i miei non erano molto inclini a questa nuova “passione con cui perdevo tempo”, quindi come per molti altri miei coetanei dell’epoca giocavo con “carte false”.

Tanto chi lo capiva il valore del collezionismo, noi giocavamo per evocare Charizard e urlare che eravamo i più forti del mondo.

Le bustine, quando potevo comprarne una, le compravo da un tabaccaio del mio paesello vicino ad un bar in cui si riunivano poi i ragazzetti a giocare. Quel bar, Celestino (che ancora oggi è in attività fra l’altro), ha fatto da sfondo a quasi tutta la mia crescita da ragazzino “che perde tempo a giocare”.

Lì ho giocato per la prima volta di ruolo, ho giocato per la prima volta a Magic, mi sono scontrato con le mie prime leggende metropolitane del mondo Pokémon e ho imparato a giocare, per davvero stavolta, con le carte Pokémon.

Ovviamente sono nate le mie migliori amicizie del tempo, delle quali oggi ne conservo ancora pochissime purtroppo, ma che porto nel cuore per tutti quei pomeriggi passati a divertirci assieme senza curarci troppo del mondo che ci passava intorno.

Fra i combattimenti sul tavolo e i combattimenti con i miei genitori per le paghette “buttate” in bustine il ricordo di quegli anni è andato via via scemando fino a diventare un piccolo rumore di fondo ogni volta che, tornando a casa dei miei, ripasso dal bar Celestino.

Questo, almeno, fino a qualche giorno fa quando The Pokémon Company decide di iniziare a pubblicare una serie animata molto particolare sul suo canale YouTube: Verso la Cima.

La serie, palesemente confezionata per un pubblico di bambini, narra le vicende di una ragazzina costretta a trasferirsi per via dei suoi genitori.

Come spesso accade in storie di questo tipo c’è la fatica nel farsi dei nuovi amici e nell’ambientarsi all’interno di una nuova città e di una nuova scuola. Fortunatamente il trasloco avviene proprio durante la “settimana dei club” a scuola così da poter facilitare l’inserimento della protagonista, Ava, dentro nuovi gruppi di persone.

Fra un disastro e l’altro, a tenderle la mano ci sono proprio le carte Pokémon e un club scolastico dedicato proprio alle sfide con i mostriciattoli tascabili. Ava non conosce assolutamente nulla del gioco se non per una scatola di mazzi vintage presente negli scatoloni del trasloco posseduta dal padre.

Proprio con quella e con qualche consiglio da parte del papà, Ava inizia la sua carriera come giocatrice di carte Pokémon presenziando al suo primo regionale e puntando alla vetta, o alla cima come dice il titolo, del mondo competitivo.

Tralasciando la storia banalotta e lo stile d’animazione tipico di un prodotto per bambini, come spesso accade per il mondo Pokémon, la serie, o almeno le prime puntate, parlano ad un altro pubblico. Quello della mia generazione, che di collezionismo non sapeva assolutamente niente e che ha scoperto che quelle passioni tanto “strane” per tutti quelli che si occupavano solo di cose serie come il calcio erano condivise da tantissimi altri ragazzini con cui poter stringere amicizie.

In Ava ci si può rivedere ognuno di noi, classe ‘90, che ha scoperto in Pokémon, o chi per lui, qualcosa di unico, di magico e di particolare con la gioia di poterlo condividere con altre persone, con degli amici.

Vedete, oggi il mondo delle carte Pokémon è terribilmente legato a logiche di mercato e di collezionismo da aver perso un po’ quell’aura di magia di cui era pregno molto tempo fa al punto da far disinteressare i più al valore del gioco in sé e più alla valutazione della singola carta.

Certo, è complice anche un sistema di gioco che negli anni è cambiato tantissimo con cui, quelli come me, si trovano completamente spaesati senza capirci molto di tutte quelle combo fantasiose con cui si fanno turni lunghissimi e apparentemente senza senso.

“Ai miei tempi” era già fortissimo mettere in campo un Pokémon base riuscendo a fare quegli attacchi da 70, 80 danni un po’ come Ava che vince il suo primo campionato regionale con un Oddish con cui fa il culo a tutti.

Ed è strano, molto strano, vedere un prodotto del genere, pensato e confezionato appositamente per le nuove generazioni, parlare una lingua tanto lontana da loro quanto vicina a noi.

Magari, però, guardando le puntate con un fratellino, una sorellina, con un nipote o un figlio sarà possibile trasmettergli quella passione e quella potenza con cui si animava il bar di Celestino 20 anni fa, magari dando loro i nostri vecchi mazzi. Quelli gelosamente custoditi in un cassetto che, approfittando del fatto che si vive fuori casa, i nostri genitori hanno buttato via senza sapere che avevano per la mani un frammento importantissimo della nostra vita.

Tanto, sono solo carte Pokémon e non tutti, purtroppo, siamo Ava.

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