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Nessun vietcong mi ha mai chiamato negro

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Arrogante, provocatorio, politicamente impegnato, fuori dagli schermi, sopraffino genio del marketing e ovviamente pugile spettacolare. La combinazione di questi fattori ha reso Muhammad Alì una delle persone più influenti del mondo, un’icona che va ben oltre i limiti del tempo. È l’unico a Hollywood con una stella su un muro anziché sul marciapiede, perché non ... Nessun vietcong mi ha mai chiamato negro


Arrogante, provocatorio, politicamente impegnato, fuori dagli schermi, sopraffino genio del marketing e ovviamente pugile spettacolare. La combinazione di questi fattori ha reso Muhammad Alì una delle persone più influenti del mondo, un’icona che va ben oltre i limiti del tempo. È l’unico a Hollywood con una stella su un muro anziché sul marciapiede, perché non voleva che qualcuno calpestasse il suo nome, nonché l’unico essere umano che ha menato Superman.

Alì come sportivo nasce nel ’60 con l’oro ai giochi olimpici di Roma, la sua personalità invece matura un anno dopo e deve molto al Wrestling. Il suo stile sopra le righe, il suo pavoneggiarsi, il suo prendersi gioco degli avversari e dominare le conferenze stampa si ispira infatti al wrestler Gorgeous George, il primo lottatore a salire sul ring con una musica e a crearsi un personaggio.

Il legame di Alì col wrestling è sempre stato forte, non a caso presentò il primo Wrestlemania e si prestò a uno storico e assurdo incontro con Antonio Inoki che a suo modo gettò le basi per le MMA.

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A sua volta, Alì influenzò pesantemente Stallone nel creare la figura di Apollo Creed per la saga di Rocky, che ne riprese tecnica e personalità, ignorando però le sua capacità di incassatore. Ma al cinema Alì ci è anche finito direttamente e non solo grazie al bellissimo film con Will Smith. È stato protagonista di un film autobiografico “Io sono il più grande” e di un documentario (uno dei tanti) stravisto e stracitato: “Quando eravamo re


”. Fu anche attore per “La strada della libertà”, in cui interpretava un ex schiavo del 1870 che diventa senatore e si batte per i diritti dei neri. Insomma, sé stesso più vecchio e con meno voglia di menare.

Benedetto dal DNA del pugile perfetto (o forse quello era il primo Tyson?), da un cervello in grado di sa

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per intercettare la massa e da una coscienza politica in linea con gli anni ’60, Muhammad Alì fece incazzare un sacco di gente, ma ne esaltò almeno il triplo. Diventò in poco tempo il simbolo dell’oppressione nera, del pacifismo e ovviamente il protagonista di tonnellate di libri,


merchandising e copertine. Una delle più importanti è senza dubbio quella di Esquire, fatta dopo il NO alla guerra del Vietnam e alla conseguente perdita dei titoli, che lo ritrae come il Martirio di San Sebastiano.

Probabilmente in questi giorni avete anche scoperto che la DC nel ’78 pubblicò un numero speciale in cui Alì e Superman si affrontano sul ring per decidere chi combatterà contro il campione alieno per la salvezza della Terra: Superman Vs. Muhammad Ali


. Quello che forse non sapete è che nella copertina di Neal Adams ci sono anche lo scrittore Kurt Vonnegut, oBatman, Lex Luthor, John Wayne, Sinatra, Hal Jordan, Jimmy Carter, Pelè, Don King e un sacco di altra gente.

Muhammad Alì

I due si sfidano perché Alì sostiene che Superman non è un terrestre e quindi non ha diritto di lottare per la Terra. Per rendere la cosa più equa i due combattono su un pianeta dove Kal-El non può contare sui suoi poteri. Il risultato è che Superman viene suonato come una zampogna alla vigilia di Natale.

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Alì, pur con qualche difficoltà, sconfigge poi anche il suo avversario spaziale, Hun’Ya, dopo averlo ovviamente riempito di offese e provocazioni.

Ma le sue apparizioni nei fumetti non finiscono qui, lo ritroviamo anche in Asterix e Obelix, quando Capo Abraracourcix usa le sue stesse tattiche per provocare il suo avversario, che curiosamente si chiama Cassius Ceramix , e nei manga, con New Grappler Baki, in cui vi viene raccontata la sua storia e quella di un fantomatico figlio, Muhammad Alì Jr.

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E poi Muhammad Alì era anche una formidabile macchina da soldi per gadget e merchandising, certo senza però arrivare agli eccessi di Foreman che ora vende barbecue e manuali di cucina. Una sua foto con autografo autentico vale ben 3.000 dollari. Ma la sua storia di “gadget men” inizia parecchi anni fa, guardate questo video.

Senza contare magliette, felpe, pantaloncini da box, poster motivazionali e ovviamente action figure


.

E poteva forse mancare il Monopoly? Ci mancherebbe. Al posto di cilindro e ferro da stiro ci sono guantoni e pantaloncini, mentre Rumbe in the Jungle e Thrilla in Manila sostituiscono Viale dei Giardini e Parco della Vittoria. Figata spaziale!

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Ovviamente Alì ha messo il suo marchio anche nel mondo dei videogiochi. Nel 1993 uscì Muhammad Alì Heavyweight Boxing, titolo per Sega Genesis abbastanza bruttino ma con un paio di trovate interessanti, come mostrare le ferite sui volti dei pugili nell’intervallo tra le varie riprese. Suo è anche il primo videogioco con combattimenti di boxe in tre dimensioni, parliamo di Foes of Alì, titolo per 3DO del 1995 a cura di Electronic Arts che poco dopo sviluppò ulteriormente il progetto con Knockout Kings, in seguito Fight Nights, in cui usare Alì era un po’ come prendere il Brasile di Ronaldo a ISS Pro Evolution nel 1999, ma in cui c’era anche Tyson che era come l’Inghilterra con Owen.

Ah e se per caso qualche ex vip in cerca di fama vi ha fatto credere che sia giusto non vaccinare vostro figlio, sappiate che vi state mettendo contro il pugile più grande di tutti i tempi.


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