Perle di regia: La scena della rianimazione in The Abyss
L'analisi dell'incredibile sequenza con Ed Harris e Mary Elizabeth Mastrantonio che eleva Abyss tra i migliori film di James Cameron
The Abyss, il film di James Cameron del 1989, è un film portentoso. Con alcuni difetti, certo, e un finale da "Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo" che ha fatto storcere il naso ai più. È considerato un Cameron minore. Lo indica anche il fatto che di questo film non esiste una riedizione Blu-Ray e che la versione DVD, praticamente fuori catalogo, è uno dei pochi trasferimenti che non sfrutti il 16:9 anamorfico.
Minore? Si sbagliano.
C’è una scena precisa che si sgancia da tutto il resto e diventa cinema immortale, arrivando lassù insieme a Bergman, Chaplin e Kubrick. Si, lo so, sono parole grosse e me ne assumo la piena responsabilità, ma seguitemi ...
È importante sottolineare che prima della sequenza di cui vi parlerò ha luogo una lunga scena di azione: un inseguimento tra due mini sottomarini che finisce con l’affondamento di quello pilotato dal cattivo, cioè il comandante dell’unità Navy SEAL, Coffey interpretato da Michael Bien, al tempo attore feticcio del regista.
Bud Brigman (un fotonico Ed Harris) e Lindsey (Mary Elizabeth Mastrantonio) sopravvivono allo scontro, ma il sottomarino in cui si trovano è seriamente danneggiato e sta imbarcando acqua. C’è solo una tuta da sub e i due arrivano alla drammatica conclusione che esiste solo una via di salvezza.
Prima di procedere vi avviso: se non avete mai visto questa scena, vuol dire che non avete mai visto questo film. Non continuate oltre e non rovinatevi una delle più belle sequenze che il cinema ci abbia mai regalato. Trovatevi una copia di “The Abyss” e godetevelo. Sul serio. Per tutti gli altri …
Su YouTube la scena completa non c’è, quindi la trovate suddivisa in due video qua sotto.
La prima parte di questa scena si svolge all’interno del sottomarino danneggiato. Arriviamo da una situazione action molto intensa, ed estremamente carica a livello sonoro. Gli effetti audio e l’orchestra di Alan Silvestri hanno appena saturato la colonna sonora. Adesso, invece, c’è quiete. Udiamo solo l’ambiente. Le voci riverberano fredde all’interno del cilindro di metallo. Bud tenta di sistemare la falla, mentre Lindsay cerca di contattare qualcuno. La scena è un campo/controcampo brutale. Banale. Macchina a spalla e luci non perfette (il volto di Harris è spesso in ombra). I due si scambiano battute. La coppia arriva da un brutto periodo e sta cercando, goffamente, di ritrovarsi.
Cameron, che prima di essere un regista di film d’azione è uno sceneggiatore incredibile, ci ha portato a questa scena, passo dopo passo, avvicinando i due testardi. Qui c’è quasi spazio per un sorriso. Le cose, per la coppia, stanno migliorando, quando … BAM! … il sistema elettrico scoppia e il sommergibile resta senza energia. I due, per la prima volta, smettono di parlare. Due tagli di montaggio sui loro volti. Si guardano: sanno che è la fine.
Bud osserva fuori dall’oblò e vede che la stazione subacquea si trova a poca distanza. Lui la vede, ma Cameron sceglie di non mostrarcela. La sua è una scelta forte e lo fa perché vuole che il pubblico rimanga con loro. Il vero dramma è dentro questa lattina non fuori.
Bud tenta di nuovo di riparare la falla, i due sono fianco a fianco. Così vicini non li abbiamo mai visti. Raramente, nei tre quarti d'ora precedenti, hanno condiviso una singola inquadratura. Lui tenta di strappare il pannello che gli impedisce di raggiungere lo squarcio, ma le sue mani scivolano e l’acciaio se ne frega del suo impegno.
Da questo momento in poi la scena diventa un campo e controcampo molto rigido. Girato tutto con un'ottica 50mm. Nell'inquadratura solo i loro volti bagnati dalla luce riflessa. Negli sporadici totali Cameron tiene sempre in campo l'acqua. Ci ricorda che sta salendo! Mastrantonio è bravissima a tenere in piedi la scena facendoci sentire quanto sia gelido quel mare, tanto che rabbrividiamo anche noi al di qua dello schermo.
Ed ecco che entra in campo una singola nota di violoncello! Tiratissima per indicare la disperazione. Entrambi sanno ormai che non c’è nulla da fare. Ma Bud prende una decisione. Si sfila il colletto di gomma del casco e lo passa a Lindsay. Lei si oppone.
BUD
Don't argue with me.
Fantastico! I due sono marito e moglie e questa è la frase di una qualsiasi litigata in salotto. Solo che qui ci troviamo a migliaia di metri sott’acqua. Ed è Lindsay, la donna-forte dell’immaginario cameroniano che, pur assiderandosi, resta logica e indica al marito l'unica strada possibile: lei affoga, lui la trascina alla stazione subacquea e, una volta arrivati, la faranno resuscitare con gli strumenti. È una follia, ma non ci sono altre opzioni. La macchina da presa di Cameron è strettissima sui loro volti. Adesso li tiene confinati in un 85mm. Quando lei gli infila di nuovo il colletto di gomma torniamo su un totale che li incornicia entrambi. È proprio in questo momento che scocca il contrabbasso. La decisione è presa.
L’orchestra se ne va per un attimo, 6 secondi dopo, quando i due, finalmente, si baciano. Il primo bacio del film. Poi Bud si immerge, l’orchestra ritorna in pieno. Timpani come pietre tombali. Noi restiamo sott’acqua con Bud, siamo al sicuro, Lindsay, invece, resta fuori. Vulnerabile. Sentiamo le sue grida ovattate attraverso l’acqua. Le ascoltiamo attraverso il casco di Bud.
Quando riemergiamo l'oceano ha ormai invaso completamente lo spazio disponibile. Lindsay respira quel poco di aria rimasta. Il casco di Bud è troppo grande per vederla, quindi lei … si immerge! Via tutti i suoni ambientali! I due si guardano, lui + lei + lui + lei per approdare ad un un totale laterale: Lindsay bacia il marito sul vetro del casco e poi, disperata, lo abbraccia. Cameron, a questo punto, sta dalla parte del pubblico, e quindi mostra solo la reazione di Ed Harris. Mary Elizabeth Mastrantonio affoga fuori campo, vediamo solo la sua mano che si tende e poi si rilassa.
BUD
NOOOO!
… e l'eco di quell’urlo si perde in un’inquadratura completamente buia. Solo un lumicino ondeggia al centro esatto dell'inquadratura. È Bud che sta nuotando. Minuscolo in mezzo all’enormità indifferente dell’oceano. L’orchestra sostiene un ritmo fatto esclusivamente di rintocchi di timpano. Quando i suoi colleghi lo vedono attraverso la telecamera esterna inizia un montaggio alternato tra i frenetici preparativi all’interno della stazione subacquea e il procedere disperato ma leeeentissimo di Bud all’esterno.
La seconda metà di questa scena è divisa in tre tempi nettamente distinti.
La prima parte mostra il tentativo medico e razionale di ripristinare il polso per resuscitare Lindsay. Le inquadrature sono spesso larghe e Harris è in mezzo ad una selva di braccia che intubano, infilano aghi ed impugnano defibrillatori. Le voci si accavallano. Tutti si danno da fare, ma il corpo della Mastrantonio resta li, sul pavimento. È solo una bambola senza vita, mentre tutto intorno i suoi compagni si danno da fare. Deborah Everton, la costumista, veste tutti di scuro qui. Tute tecniche e mute di polipropilene a contrasto con la pelle di Lindsay, pallida come il latte.
Questa convergenza di intenti di tutti i reparti (fotografia, suono e costumi) ci dicono che lei è ormai di un mondo diverso dal nostro. Da questo momento lo scoramento, la disfatta contagia prima Hippy (il barbuto tecnico interpretato da Todd Graff) per raggiungere One Night, fino a rabbuiare sui volti di tutti. Solo Harris resta li a praticare il massaggio cardiaco. È solo. Gli altri hanno già deciso: Lindsay è morta.
Dicevamo che la scena è divisa in “tre tempi”, no? Quali sono? Secondo me, qui sta il genio nella scrittura di Cameron. Chiunque avrebbe scelto di descrivere solo due tempi:
- ci provano tutti e non ce la fanno, poi
- Bud si ribella al destino, torna al massaggio cardiaco e, finalmente, ci riesce.
Chiunque l’avrebbe scritta così. Invece Cameron ha la fantastica trovata di aggiungere un ulteriore tempo, depistando lo spettatore. Nel racconto di Cameron anche Bud cede! Anche Bud smette di praticare il suo massaggio cardiaco. Anche Bud diventa silenzioso come gli altri. Ci viene addirittura mostrato il momento in cui tolgono il respiratore a Lindsay: e finita.
Cameron, a questo punto, fa una cosa stranissima e sorprendente: ci mostra la soggettiva di Lindsay. Com’è possibile? Cosa sto vedendo? Beh, per quanto incredibile, stiamo osservando gli altri attraverso gli occhi di Lindsay. Quasi la sentiamo strillare: “Ehi! Mentre voi state piangendo la mia morte io, in qualche modo, vi sto osservando! Ci sono ancora! Sono qui!”
Adesso noi sappiamo "appena un po" di più’ di Bud. Questo viene sottolineato anche da un inquadratura a piombo sul volto della Mastrantonio. I suoi occhi guardano in macchina. Guardano noi. Come se ci implorassero di aiutarla. Segue uno stacco in asse, sempre verticale, ad inglobare tutta la scena. Tutti i vivi che vegliano quello che ritengono un morto. Cameron qui ritarda lo stacco successivo. L’inquadratura resta appesa, un braccio cinge le spalle di qualcuno.
Poi arriva lo stacco.
Harris. I suoi occhi fissano quelli della moglie. Hippy, gli appoggia una mano fraterna sul volto, a mo’ di “Ehi, amico. È andata.”
BUD
NOOOO!
Bud si divincola e riprende il massaggio cardiaco! Questa volta lo fa a ritmi forsennati. La macchina di presa lo tiene stretto con un 35mm, appena deformato dal grandangolo. Il cambio di ottica sottolinea che siamo nel mondo della rabbia, ma anche della passione.Gli altri lo guardano con compassione. Stiamo assistendo alla testardaggine di un amore.
E da qui in avanti, per il prossimo minuto e mezzo, Harris ci regala una delle migliori interpretazioni di tutta la sua carriera. Il lavoro fatto da Cameron era portare Harris fin qui. Un lavoro metodico e pieno di dettagli. Un lavoro di scrittura e di messa in scena. Ma adesso gli lascia tutto lo spazio possibile. Adesso è il suo momento. La regia fa un passo indietro e diventa testimone di questa scena. La colonna sonora scompare. Il montaggio si fa umile, limitandosi ad assistere.
Ora, io non so voi … ma credo sia fisiologicamente impossibile evitare le lacrime qui. Harris va oltre ogni ragionevole tentativo, entra con tutto se stesso nel territorio della convizione cieca e disperata, non si arrende neanche di fronte all’evidenza. Cameron ci mostra il volto di Lindsay che non reagisce, non reagisce, non reagisce finché Harris non le grida:
BUD Goddamn it, you bitch, you never backed down from anything in life... now fight! He slaps her face, hard. Her head lolls. He smacks her the other way. BUD Fight! Right now! Do it! He stops. Crying. Angry. BUD Fight! Fight! FIGHT!!
Poi Lindsay, miracolosamente, inizia a muoversi. La gola si contrae e l’espressione di Bud si riempie di speranza. Le lacrime gli gocciolano ancora sul naso, mentre lui, con il suono della sua voce, la conduce fuori dal buio e dentro la vita.
BUD
Come on, Lins. You can do it... fight your way back, baby...
Mentre Lindsay torna alla vita, Cameron lascia che sia Harris, il suo volto sorridente mentre piange di felicità a chiudere la scena.
Poi torna in campo l’orchestra e il film continua a raccontare la sua storia di alieni e sommozzatori.
Uao.
Nota: come se non fosse già fantastico così, Ed Harris fu costretto a recitare l’intera scena senza controparte. Le riprese del film turno incredibilmente stancanti ed impegnative e tutta la troupe era allo stremo. Dopo l’ennesimo schiaffo Mary Elizabeth Mastrantonio perse le staffe e abbandonò il set. Cameron provò a convincere l'attrice a tornare sul set, ma Harris lo raggiunse e gli disse che la capiva. "Penso di riuscire a farlo anche senza di lei". Cameron accettò. Tutta la reazione che vediamo, tutta quanta, Ed Harris la recitò fissando nient’altro che il pavimento.