La Rovina dei Re, un fantasy atipico. Intervista a Jenn Lyons
La Rovina dei Re di Jenn Lyons, edito da Fanucci Editore, è un romanzo fantasy atipico e che metterà alla dura prova l'attenzione del lettore, tra numerose faide familiari, colpi di scena e antiche profezie .
La Rovina dei Re
Come spesso mi accade da qualche mese ritorno ad affermare che la narrativa nata da mano femminile si sta affermando con grande forza e originalità, debellando qualsiasi ipotesi di probabile quota rosa immeritata. Non è una polemica bensì un tributo degno a tutte quelle autrici che in questi anni si stanno distinguendo per i loro lavori. Per questo è un piacere per me far conoscere il libro di Jenn Lyons, che viene qui intervistata per la prima volta in Italia in esclusiva per N3rdcore. La Rovina dei Re, edito da Fanucci, è il primo volume della pentalogia fantasy Il Coro dei Draghi dell'americana Jenn Lyons. Un libro d'esordio e tuttavia già un testo da tene re d'occhio per gli appassionati del fantastico.
Uno storytelling infedele
La scrittura di Jenn Lyons è asciutta, essenziale, con aggettivi ben calibrati e che non scadono in una litania semi-poetica che ammorba il lettore, ma il vero tocco di classe deriva da come è imbastita la narrazione. Il libro si dirama in due POV (Point of view, punto di vista del personaggio) entrambi dedicati, bizzarramente, a Kihrin.
Ma uno è un POV interno, narrato in prima persona da Kihrin ed è ambientato in un passato più recente, mentre l'altro POV è affidato all'aguzzino di Kihrin che lo tiene in prigionia e racconta, tramite i ricordi del protagonista, un passato meno recente.
I due POV si susseguono per almeno 500 pagine e fanno conoscere le peripezie di Kihirin e tutti gli eventi che lo hanno portato alla prigionia. degli eventi del passato.
Affidare la “vita narrativa” del protagonista al suo potenziale assassino è una scelta vincente ed elegante che ci permette di conoscere Kihrin anche da un punto di vista esterno ma anche infedele. L'autrice gioca con le nostre aspettative, tradisce la nostra fiducia e nasconde un miliardo di chiavi di lettura. Jenn Lyons ci sfida a un duello mentale, è una narratrice inattendibile perché vuole colpire alle spalle il lettore. E ci riesce.
Kihrin è un ragazzo della Città di Velluto, un quartiere della capitale dell'impero di Quur, dove prostitute e brutti ceffi popolano i vicoli di questo sottobosco di perversione. Cresciuto tra musicanti e ragazze dai facili costumi Kihrin è diventato un adolescente già ben maturo e che conosce gli aspetti più belli e bassi della vita, e per fortuna utilizza anche il doveroso linguaggio sboccato da teppista di strada quando serve. Che noia i fantasy con "corbezzoli!"
Nel bel mezzo della sua vita godereccia Kihrin si imbatte in un demone, seppur sventata una fatale minaccia l'essere sovrannaturale riesce a possedere Kihrin e a plasmare la sua interiorità. Come se non bastasse sulle tracce di Kihrin c'è un'assassina spietata e dai poteri sorprendenti. Ma la conosciamo già tutti, è Talon ovvero colei che racconta i POV di Kihrin in terza persona. Assassina e vittima si affrontano sia sul campo di battaglia che su quello del patibolo portando gli scontri sanguinosi su uno scenario retorico.
Mentre procede la narrazione Kihrin scopre di essere l'erede dei D'Mon, una delle grandi casate nobiliari di Quur, che come nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George Martin sono caratterizzate da araldiche, simboli e specializzazioni commerciali-artistiche e sociali.
In altri POV invece Kihrin è venduto come schiavo a una confraternita oscura composta dai Vanè, esseri immortali dotati di una bellezza senza eguali. Da quel che ho potuto intendere possiamo codificare questi esseri come gli Elfi chiari e gli Elfi scuri degli altri fantasy classici, seppur siano dotati di una cosmogonia teologica molto interessante e di un profondo cinismo che non guasta mai. I Vanè che comprano Kihrin sono degli adepti a una delle divinità principali del mondo di Jenn Lyons ma lascio al lettore il compito di addentrarsi in questi dettagli.
Ma scopriamo che Kihrin n0n è l'erede di nessuna casata nobiliare...
Jenn Lyons ci regala delle rivelazioni sorprendenti che poi vengono smentite in una carrellata di plot-twist facendo impazzire il lettore che deve barcamenarsi con gli appunti e le appendici inserite a fine volume.
Molto apprezzate le sagaci e interessanti note a piè di pagina arricchiscono l'ambientazione, i retroscena storico-culturali e a cogliere le sfaccettature di altri personaggi, in pieno stile Jay Kristoff.
Un fantasy che uccide i cliché
la vera forza del romanzo di Jenn Lyons è quella di abbattere alcune costruzioni stereotipate molto ricorrenti nella letteratura fantastica. In primis tutte le profezie che sembrano aleggiare nel mondo de La Rovina dei Re sono discutibili, false, imbevute di errori o completamente dimenticate nel tempo; i protagonisti che sembrano eroi forse appaiono come dei villains e poi alla fine possiamo concepire di inquadrarli in una grigia zona d'ombra dove la moralità zoppica tra il bene e il male. I “prescelti” non sono mai tali, tutto è un gioco del fato, il libero arbitrio spesso trionfa sulla predeterminazione degli eventi; forse perché nel mondo di Jenn Lyons le divinità sono esseri potenti ma devono obbedire alle leggi della natura, del cosmo e di un loro sconosciuto creatore. Il romanzo perciò sarà una continua sorpresa per i lettori che non sapranno mai come il tutto andrà a finire. I Draghi? Beh forse un drago vi interesserà molto.
Personaggi, razzismo e sessualità
Scritti con una capacità caratterizzante molto certosino, questi sono i personaggi di Jenn Lyons, che orbitano dalle semplici comparse ad attori comprimari. Ogni personaggio è ben strutturato con un profondo background che influenza la storia e che ha radici profonde nel worldbuilding.
I personaggi devono sopravvivere in un mondo rude e capitalista, dove il razzismo inter-specie scatena moltissime guerre e rappresaglie urbane, anche la sessualità ha un ruolo chiave che si divide in inclusività gender e omofobia dilagante.
Il tutto serve a delineare un impero modellato sui grandi schemi del passato classico e purtroppo arricchito di una certa patina bigotta di derivazione censoria; ciò rende le tematiche sessuali, trattate con arguzia da Jenn Lyons, molto attuali ed equiparabili alle tensioni socio-LGBTQA+ contemporanee.
Una trama molto complessa da gestire comporta una recensione molto propensa a “non perdersi” negli eventi, perché il romanzo La Rovina dei Re è davvero un intreccio di narrazioni, personaggi, e scenari di livello alto che può punire il lettore disattento. Sicuramente uno dei testi più originali pubblicati di recente nel catalogo Fanucci, che speriamo ancora di vedere costantemente attiva nell'importare opere dalla qualità indiscutibile.
Intervista
CS: Quando ho finito la Rovina dei Re rimasi così sorpreso, non potevo dire altro se non wow. Ma quanto è stato complesso scrivere una storia così intricata e piena di rimandi e misteri?
JL: Non è stato così difficile dopo tutto, ma forse è soltanto come funziona la mia testa. Originariamente scrissi la storia in ordine cronologico, dall'inizio alla fine, poi pensai che questo non era il modo migliore per raccontare la storia, così mi venne l'idea che il protagonista principale, Kihrin, avrebbe narrato le sue peripezie mentre attendeva di morire. Tutto ciò si è evoluto in un dialogo tra Kihrin e il suo aguzzino, questo ha portato a una narrazione dalla cornice frammentata.
CS: Il tuo mondo è davvero variegato, con così tante razze e popoli. Potresti spiegarci nel dettaglio come viene percepita la diversità etntico-razziale ? Tra razzismo e inclusività
JL: Sì il razzismo c'è: basta chiederlo a qualsiasi morgage (una delle tante razze presenti). Ma nella maggior parte dei casi ho voluto che la Capitale di Quur fosse un po' simile all'antica Roma, un fulcro dalle possibilità egualitarie dove le diverse razze potevano vivere e godere delle medesime opportunità. Ma come la storia insegna nessuno ha le stesse opportunità come membro di una delle casate aristocratiche, dove è il classismo a farla da padrone. Così è anche il mio mondo.
CS: Nel tuo romanzo la sessualità riveste un ruolo molto interessante, mi è davvero piaciuto come hai trattato questo argomento. Puoi spiegare ai lettori italiani come il tuo mondo sia inclusivo e come la gender sexuality sia percepita?
JL: Il tutto è simile al mondo reale, come i generi e la sessualità vengono percepiti dipende in maniera preponderante dalla cultura. Quur occidentale, dove la maggior parte del romanzo viene sviluppata, è un luogo che naviga nella mascolinità tossica, dove agli uomini non è permesso essere vulnerabili o avere inclinazioni che deviano dall'eterosessualità. Loro devono essere costantemente dei duri. I ruoli femmini-maschili sono codificati rigidamente. Ciò può causare qualche problema per quei abitanti di Quur che non seguono alla perfezione i dettami della “normalità” imposta, specialmente quando, come nel caso del protagonista, lasciano i confini dell'impero ed entrano in contatto con culture diverse. Al contrario, nell'impero, ci sono domini dove i ruoli sono invertiti, a volte con esiti drammatici, come nel caso di Jorat.
CS: La famiglia è una chiave di volta del tuo romanzo. Ogni cosa ruota intorno agli alberi genealogici, ho avuto bisogno di prendere appunti vista la complessità degli intrecci. Ti ho detestata... ma anche adorata per questo, sei stata in grado di sfidare il lettore a una partita di scacchi mentale.
JL: Mi spiace così tanto! È per questa ragione che ho i grafici. Ma grazie. Sono davvero soddisfatta del tuo amore-odio. Ho scoperto, attraverso un libro simile a questo, che chi sei veramente dipende da te e nessun altro. Oltre i vincoli di sangue. Certamente la famiglia è molto importante per me.
CS: Quali autori ti hanno ispirata?
JL: Così tanti! Sono cresciuta tra gli scaffali delle librerie e leggendo qualsiasi cosa possibile. Davvero grandi autori: Ursula K. Le Guind, Barbara Hambly, Roger Zelazny con il ciclo di Ambra, Octavia Butler, Raymond Chandler, Mary Stewart, Lloyd Alexnder, Susan Cooper...oh, non la smetto più. Loro c'erano per me, quando ne avevo davvero bisogno, sono elettrizzata dall'idea di poter essere un modello di scrittore per qualcun altro un giorno.
CS: Speriamo di leggere il seguito de La Rovina dei Re, invito la Fanucci a credere in questa serie fantasy! Come ti senti ad essere tradotta in italiano? E Con la pandemia come va?
JL: Mi rende così felice! Onestamente, ho pianto la prima volta che qualcuno mi ha contattata per farmi sapere che La Rovina dei Re lo stava aiutando a superare il periodo della quarantena. Ero così onorata di essere utile, anche per così poco. Spero soltanto che la pandemia venga presa seriamente qui negli States.