STAI LEGGENDO : L'Isola delle Rose - Il Ritorno di Sydney Sibilia

L'Isola delle Rose - Il Ritorno di Sydney Sibilia

Condividi su:

Dopo la Trilogia di Smetto Quando Voglio, Sydney Sibilia torna a dirigere un film, questa volta confrontandosi con la vera storia di Giulio Rosa e della sua Isola dichiarata micronazione indipendente.

L’isola delle Rose è un posto (e una storia) che sembra fatto appositamente per essere narrato in un romanzo fantastico.
Basta alterarne, poi nemmeno tanto, i tratti distintivi.

Situata al largo della costa romagnola, oltre il limite delle acque territoriali nazionali, al di fuori di ogni giurisdizione statale, frutto dell’ambizione e dell’ingegno umano che mai riposa e che cerca di dare forma al mondo, di esserne produttore e non solo prodotto omologato.
Come nelle storie il suo tempo è sospeso, perché l’isola ha vissuto e poi è scomparsa nel giro di una primavera, quella particolarmente calda e vibrante del 1968 che ha indissolubilmente turbato la vita politica mondiale.
Come tutte le storie fantasy anche questa si conclude con una guerra, l’unica guerra di aggressione dell’Italia repubblicana.

Per quanto possa sembrare una storia fantastica questi sono fatti, del resto la storia dal dopoguerra ai giorni nostri è poco battuta dai programmi scolastici già quando io ero al liceo, figuriamoci adesso.
Per non parlare di quanto alcune vicende siano estremamente complesse da raccontare, come gli Anni di Piombo, tanto che la storia facilmente sfuma nella cronaca, magari non nell’attualità di primo piano, ma come un’onda che ancora agita temi del dibattito quotidiano.

Quindi, mentre gli studenti del 1968 rovesciavano la piramide alla Triennale di Milano, che passerà alla storia come la Triennale durata un giorno solo a causa dei danni agli allestimenti che riflettevano sul tema del grande numero, un ingegnere, Giorgio Rosa, dichiara la sua piattaforma Stato indipendente.
L'associazione temporale cade curiosa, dato che fa coincidere l'"impresa" di Rosa con un movimento politico e sociale che lui non sposava direttamente, il '68 lui non lo ha mai sposato, prendendone anche le distanze.

L’isola artificiale è costruita su pilotis (pilastri in francese, alla moda di Le Corbusier), ha una superficie quadrata di lato 20 metri e, da un punto di vista squisitamente semantico, è il prodotto estremo della modernità che piega la natura alla proprie necessità per permettere all’uomo di vivere in qualsiasi circostanza e che sfocerà di lì a poco nell’immaginario sovreccitato degli architetti radicali.
Le tematiche sono quelle della machina da abitare assemblata con un sistema di regole sempre valido che queste vengano applicate sulla terra o sull'acqua. Le piattaforme petrolifere non sono una novità nel 1968, la realizzazione di una Maison Dom-Ino sull'acqua invece lo è abbastanza.

Separati dalla nascita.

La micronazione non fu vista di buon occhio dalle autorità, né come esperimento ingegneristico, né politico.
Con una disposizione di fondi limitati e la tecnologia brevettata da Rosa, l’uomo può liberarsi dai vincoli statali, diventando padrone di un territorio che prima non esisteva.
Una tecnologia talmente democratica da essere anarchica, nel suo cercare di sfuggire alle imposizioni del diritto nazionale o sovranazionale. L’idea romantica di essere padroni di qualcosa di assolutamente nuovo e libero dalle imposizioni.
L'isola delle rose affonda i suoi pilastri non solo nell'Adriatico ma su un sottotesto culturale che richiama la filosofia oggettivista teorizzate da Ayn Rand: razionalismo, empirismo, l'uomo come padrone-ordinatore della realtà che lo circonda, individualismo (il discorso è chiaramente più lungo e complesso e vi rimando all'altro grande artefice oggettivista della cultura pop: l'Andrew Ryan di Bioshock).

Sono temi che traspaiono dall'opera di Rosa ed è legittimo pensare che La Fonte Meravigliosa, il testo simbolo dell'oggettivismo, sia stato ad un certo punto tra le sue letture, del resto è la storia di un architetto espulso dal dipartimento di architettura dalla sua università a causa delle sue idee in controtendenza con quelle adottate dalla scuola sulla progettazione degli edifici.
L’Italia non la prese bene, del resto, nonostante la dichiarazione di indipendenza, il presidente era ancora cittadino italiano e quindi la piattaforma fu prima sequestrata e poi fatta affondare.

Le motivazioni di Giorgio Rosa non le sappiamo, ma sul delicato rapporto tra poteri forti e deboli, su cosa significa effettivamente costruire uno stato, Sidney Sibilia ha costruito il suo ultimo film, da poco disponibile su Netflix in barba alla chiusura delle sale a causa della pandemia.

Sidney è uno di quei bravi ragazzi che ha riavviato il cinema italiano a calci infondendo nuova linfa vitale alla monotona assenza di genere che ci ha afflitto per anni.
Definire memorabile la sua Trilogia dei ricercatori è poco, e proprio con questo film, che in superficie sembra così diverso dalle atmosfere crime della Roma acida e ultrasatura di Smetto quando voglio, che viene alla luce la vera essenza della sua poetica.
Sidney Sibilia racconta dei vinti, degli eterni perdenti, schiacciati dal Potere, entità amorfa che di volta in volta assume sembianze di un ostacolo diverso alla realizzazione della felicità, che in Smetto Quando voglio passa per una lavastoviglie mentre ne L’incredibile storia dell’Isola delle Rose per un auto costruita per la tesi di ingegneria che circola per Bologna senza targa e senza libretto, problema minimo considerando che il suo conducente è senza patente.

Naturalmente, la produzione di un’isola artificiale e la sua conseguente dichiarazione di indipendenza sembrano azioni meno eclatanti del diventare Re delle Smart Drugs nella capitale, eppure l’ingegnere Giulio Rosa e la banda dei ricercatori bazzicano nello stesso mondo, il mondo del margine tra legalità e illegalità. Underdog. Disadattati. Perdenti ultraqualificati costretti a costruirsi il proprio posto nella società facendo quello che sanno fare meglio, che sia sintetizzare molecole o progettare strutture.

Underdog. Disadattati. Perdenti ultraqualificati

I Ricercatori di Pietro Zinni partono da un desiderio più prosaico ma non meno simbolico, quello del fare il lavoro per i quali sono hanno studiato osteggiati da un sistema accademico anti-meritocratico, caricaturale ma realisticamente tratteggiato.
In posizione perfettamente speculare, Giulio Rosa, parte da un desiderio utopistico di totale libertà che invece, concretizzandosi, sembra quasi scadere nel banale, un bar dove servono Cynar, discoteca alternativa, stabilimento balneare esotico. Parte del film si basa proprio sul ribadire a Gabriella (Matilda De Angelis), al Governo Italiano e, implicitamente, allo spettatore che quello che Giulio sta cercando di realizzare è qualcosa di più alto e meno limitato dell'estensione fisica della sua piccola isola, ma il nocciolo della questione resta quanto mai astratto.

Proprio sulla rappresentazione del personaggio di Giorgio Rosa ci sono alcune perplessità.
Sembra che nella riscrittura del personaggio ai fini della fiction si sia voluto stemperare quelli che sono gli aspetti più controversi della sua personalità e delle sue idee.
In fase di sceneggiatura Sydney Sibilia e Francesca Manieri ammorbidiscono il personaggio di Giorgio Rosa per inquadrarlo in un ambito che conoscono meglio, portando alla luce l'aspetto più genuinamente umano e trasformando la vicenda in una parabola edibile anche nel 2020.

Utopia allo stato pratico.

L’Italia raccontata da Sibilia è un paese che non conosce eroismo. I suoi protagonisti escono sconfitti, sempre. Non basta l’ingegno o la forza di volontà, nessun meccanismo cinematografico permette loro una rivalsa.
La Banda torna in carcere, Giulio vede il suo esperimento esplodere, anche la richiesta fatta a Strasburgo declinata con eleganza, ma pur sempre declinata.

Non si gioca tra le pieghe della legge e se ne esce puliti, semplicemente perché dall’altra parte c’è chi le leggi le fa. Un cavillo, uno dei famosi spazi bianchi tra le parole stampate dei Codici non resta tale a lungo.
Le smart drugs vengono indicizzate, i confini delle acque territoriali estesi.
E quel famoso Diritto Naturale, comune a tutti gli esseri umani che la brava Matilda De Angelis spiega alla sua classe, soccombe impotente contro il Diritto Positivo, ribaltando le considerazioni dell’avvocatessa in quello che forse è uno dei passaggi più didascalici del film.

Sono tutti bravi in questo film, ogni attore, nelle parti grandi o piccole.
Elio Germano è molto a suo agio nel ruolo di un neo laureato di ingegneria, (del resto, non è specificato se Giulio Rosa si è laureato in corso o meno) nonostante i suoi 40 anni.
Sempre molto piacevole seguire la crescita professionale di Matilda De Angelis avendo finalmente salutato le fiction Rai e dopo l’esperienza all’estero con The Undoing (prodotta da HBO).
Il cast di comprimari è ben caratterizzato sul quale spiccano Leonardo Lidi nel ruolo del figlio di papà che sottrae fondi all'azienda patera e Tom Wlaschiha, nel ruolo dell'apolide tedesco.

Il momento in cui la storia si confronta con la Storia e prevale smaccatamente la drammatizzazione degli eventi sulla cronaca è nella trattazione caricaturale dei Ministri del Governo Italiano.
Sono momenti che ho trovato estremamente divertenti, kafkiani da un certo punto di vista, per quella incarnazione del Potere di cui sopra e della critica allo stesso, implicitamente anche ad una classe politica che già nel '68 era stantia.
Sicuramente ricorderemo il Ministro dell'Interno Franco Restivo di Fabrizio Bentivoglio e il Giovanni Leone di un irriconoscibile Luca Zingaretti.

Il film è su Netflix, è molto buono nonostante scelga delle scorciatoie e faccia un po' troppo leva sul fattore emotivo per colmare alcuni punti di sceneggiatura più deboli con la sospensione dell'incredulità dello spettatore.
Ovviamente le cose non sono andate così, ma a scopo puramente narrativo poco importa se i protagonisti di questa storia non si sono tenuti per mano mentre fischiano i colpi dell’artiglieria della nave italiana nella tragica parodia di una Baia dei Porci adriatica.

 

related posts

Come to the dark side, we have cookies. Li usiamo per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi