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Immortals: Fenyx Rising è quello che ti ci vuole se vuoi ritrovare l’amore per i miti

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Immortals: Fenyx Rising è un titolo Ubisoft con ispirazioni evidenti ma un profondo amore per l'epica classica

Da bambino uno dei libri che mi piacevano di più si chiamava “Storia delle storie del mondo” ed era una sorta di epica classica per bambini scritta da Laura Orvieto in cui una madre raccontava ai figli le storie di Ulisse, Achille, la Guerra di Troia e così via. Ho scoperto poco tempo fa che il libro ha superato i cento anni, fu infatti pubblicato nel 1911, ma evidentemente, pur con inevitabili rimaneggiamenti del testo, pare non aver perso la sua forza nel corso degli anni, almeno fino alla fine degli anni ’80.

Storie della storia del mondo è la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho iniziato a giocare a Immortals: Fenyx Rising, titolo Ubisoft che tradisce fin da subito un forte debito con Zelda: Breath of the Wild e ovviamente col modo di fare open world degli sviluppatori francesi, eppure, pad alla mano, ho trovato al suo interno alcune cose che me lo hanno fatto amare più di quanto avrei immaginato.

Meccaniche

Parliamo dunque subito dell’elefante nella stanza: sì, Fenyx Rising è un titolo derivativo, nel senso che si vede chiaramente la sua voglia di prendere temi, meccaniche e anche un certo gusto visivo di Zelda per portarle fuori dalla piattaforma Nintendo. Ci si arrampica sfruttando la stamina del giocatore, ci sono un sacco di rompicapi con sfere rotolanti, piattaforme di pressione e oggetti da spostare, il sistema di combattimento si basa sul tempismo delle parate, la minaccia è una rocca piena di bagliori rossi al centro della mappa e così via.

Immortals: Fenyx Rising è un open world abbastanza classico con un sistema di combattimento semplice incentrato su attacchi leggeri e pesanti (spada e ascia). parate col giusto tempismo, un arco per i colpi a distanza e alcuni attacchi speciali che stordiscono, danneggiano più nemici e così via. Il danno non è legato alle armi, ma è fisso e può essere aumentato spendendo le “Monete di Caronte”. I vari drop  cambiano dunque solo alcune abilità speciali, ad esempio la capacità di fare più male ai mostri grossi o stordire più velocemente.

Ad esempio, un’arma può fare più male se siamo con la vita al massimo, oppure avere dei bonus contro i nemici più grandi. Volendo è possibile slegare le caratteristiche di armi ed equipaggiamento dall’aspetto. Quindi posso indossare l’elmo fighissimo che mi piace tanto ma con i bonus di quello bruttino ma efficace. Volendo è possibile acquistare altre modifiche estetiche spendendo valuta reale.

La progressione del personaggio è basta su una serie di fattori legati agli oggetti che troviamo in alcune casse, risolvendo prove di abilità o proseguendo nell’avventura. Potremmo ad esempio potenziare la salute con l’ambrosia o la stamina, ovvero la capacità di Fenyx di scalare, planare, schivare, correre o sfruttare attacchi speciali, con i fulmini di Zeus, ottenibili risolvendo piccoli dungeon pieni di puzzle chiamati “Bocche del tartaro”. In giro troveremo anche fiori, funghi e melograni con cui creare pozioni negli appositi calderoni

Tutta la mappa è liberamente esplorabile da dopo il prologo, senza alcuna restrizione ed è, cosa importante, bella, colorata, divertente da esplorare, ma anche sfidante, perché non tutto sarà a portata di mano con facilità, a volte bisognerà trovare la strada giusta per arrivare in cima. Forse avrei gradito un po’ più di varietà visiva, ma l’unico vero cambiamento tra le varie zone riguarda soprattutto la palette cromatica e poco altro.

Non ho conferma visiva ma l’impressione è che gli avversari si livellino più o meno da soli al grado di abilità del giocatore, salvo forse alcuni nemici particolarmente grossi. Lo spostamento avviene a piedi, planando da zone elevate o sfruttando un cavallo. È possibile spostarsi velocemente verso alcuni punti della mappa già scoperti. 

Come detto, gran parte dell’avanzamento nella storia, così come l’ottenimento di materiali per potenziare Fenyx, è subordinato al superamento di alcuni puzzle che si basano su meccaniche di gioco via via sempre più complesse e racchiuse in dungeon più o meno grandi all’interno del Tartaro. L’idea è buona (e anche qua gli echi di Zelda sono forti) ma col tempo questa struttura si appesantisce sempre di più passando da “oh che bello godiamoci un puzzle” a “che due coglioni un altro puzzle”. Se devo mettere un solo grande NO su gioco, è questo.

Narrazione e temi

Le vicende sono quelle di Fenyx, ragazza (ma volendo potere anche impersonare un giovane avventuriero) che vive la Storia dalla terza fila, non viene coinvolta in epiche battaglie, non supera imprese titaniche, non dà del tu agli Dei, però sa tutto di loro. Insomma, Fenyx è una sorta di nerd dell’antichità che conosce l’Olimpo come noi conosciamo Avengers Endgame e non faccio questo paragone a caso: pur nella sua ingenuità il gioco ci ricorda che l’epica una volta era sì qualcosa di sacro, ma anche un mondo fatto di storie affascinanti con personaggi che sono a tutti gli effetti dei supereroi o dei supercattivi con poteri, vizi, virtù e intrighi.

Ovviamente come vuole la tradizione del mito, un evento sconvolgente fungerà da “chiamata” per la nostra eroina che si troverà a impugnare la spada del fratello, quello che la riteneva da sempre poco adatta alla guerra e più sicura nelle retrovie, per combattere un Titano e risvegliare dal loro torpore alcune divinità, superando enigmi e sconfiggendo mostri di ogni tipo.

Ho giocato Fenyx Rising su PlayStation 5 e la prima cosa che mi ha impressionato dal punto di vista tecnico è la capacità di mostrarti un mondo di gioco che fino ad oggi avevamo intuito, ma non del tutto afferrato. Intendiamoci, non è il primo open world in cui puoi ammirare un panorama incredibile, ma le capacità della console permette di spaziare con lo sguardo per distanze incredibili, tanto che anche nelle fasi più avanzate del gioco è possibile scorgere in lontananza l’isoletta dove si svolge il prologo.

Questo genera inevitabilmente uno degli effetti più importanti per un gioco open world, qualcosa che va oltre indicatori, segnaposto e cose da raccogliere: il senso dell’avventura, dell’arrivare oltre quel monte, di capire come scalare la parete verticale di una scogliera per arrivare a quel tempio là. Era il vero cuore di Zelda e ciò che gli ha permesso di essere, tra le altre cose, il titolo che finalmente faceva in qualche modo evolvere il genere oltre gli schemi su cui si era adagiato.

Lo stesso concetto funziona bene anche qua, soprattutto se si decide di non guardare troppo la mappa, basta fissare un po’ all’orizzonte per sentire la voglia di avventura che sale. Che c’è oltre quel crinale? Che segreti nasconde quel tempio? Ma è un mostro enorme quello là? Vediamo se riesco a batterlo. Per certi versi il mondo di Fenyx Rising è un open world falsato, perché è un mondo sostanzialmente vuoto, cosparso di sfide piccole e grandi, senza troppe interazioni col mondo, ma questo lo rende anche una sorta di grande tappeto cosparso di giocattoli da sperimentare.

Tutto questo è sottolineato da una narrazione dal tono leggero, ma che sa anche fare presa su alcuni temi importanti, che sfrutta la meccanica del racconto postumo. Tutta la nostra storia sarà una sorta di scambio di battute tra Zeus e Prometeo, che commenteranno le nostre avventure e le nostre scelte, fornendo qua e là alcune schegge di conoscenze sui miti come il Pomo della Discordia, il Minotauro e altri racconti mitologici. Ogni tanto Prometeo non ha problemi neppure ad alludere al fatto che Zeus sia sostanzialmente un mezzo maniaco che andrebbe a letto con tutte, ci sta, ma forse il tono devia troppo dai toni medi del racconto.

Attraverso questo dialogo scopriremo che gli dei sono infatti specchio non solo virtù degli esseri umani, ma soprattutto dei loro vizi. E quindi ecco Afrodite che si trasforma in albero per spogliarsi dei suoi lati peggiori, salvo poi rendersi conto che erano parte della sua personalità e della sua natura, il dio della guerra che deve recuperare il proprio onore, Zeus che lentamente si rende conto di essere uno stronzo manipolatore e così via.

Ed ecco perché la progressione del racconto di Immortals: Fenyx Rising mi ha ricordato quella dei libri di mitologia che leggevo da ragazzo. Storie leggere ma universali, racconti emozionanti di trasformazioni, inganni e passioni dell’antichità che possono parlarci ancora oggi. Che poi è proprio questa la forza autoalimentante del mito: la sua capacità di mutare forma senza mutare contenuto, passando attraverso la tradizione orale, il teatro, il fumetto, il film e il videogioco. Trasformando i suoi personaggi, tradendoli e reinventandoli per appagare la nostra voglia di storie. Forse per questo motivo preferisco il titolo che aveva prima: Gods and Monsters.

E se ci pensiamo questo è esattamente il punto non solo dei miti, ma anche di questo gioco, che prende storie note e meccaniche e idee viste altrove, mescolandole però a modo suo. Non sempre c’è bisogno di reinventare la ruota e, onestamente, i videogiochi guardano le cose già uscite fin dalla loro origine.

Immortals: Fenyx Rising mi pare il gioco perfetto per varie categorie di giocatori: i più giovani, alla ricerca di qualche stimolo narrativo che vada oltre Fortnite, ma in qualche modo lo ricordi. Se poi stanno studiando la mitologia e gli piace o potrebbe piacergli, siete a cavallo.

Gli amanti del genere open world, quelli che vogliono raccogliere, trovare, lambiccarsi il cervello sui puzzle, far crescere le abilità del personaggio e trasformare una mappa sconosciuta in casa propria.

Infine, chi cerca un gioco divertente, ma che sappia modularsi al livello di sfida di cui abbiamo bisogno in quel momento. A volte tutto ciò che ci serve è una bella boss fight impegnativa, fatta di parate, schivate e counter, a volte vogliamo solo vagare in pieno stile Assassin’s Creed e fare qualche sotto quest, macinando avversari e godendoci gli scambi tra Zeus e Prometeo.

Il risultato finale, al netto di alcune sezioni puzzle che ho trovato fin troppo lunghe, come quelle storie che tardano a presentarti la loro morale, è che il gioco sta filando via come acqua fresca tra combattimenti divertenti, sfide e qualche rinfrescata alle storie che mi appassionavano da ragazzo. Potrà non essere il titolo più adatto se siete hardcore gamer, ma se cercate ore e ore di contenuti adatti a tutti dovreste proprio dargli un’occhiata.

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