I Marvel Zombie di Robert Kirkman
Se di Robert Kirkman conoscete solo The Walking Dead è il momento di recuperare questa serie in cui gli zombi sono i supereroi dell'universo Marvel!
Robert Kirkman è uno dei fumettisti più talentuosi della nostra generazione: nel corso della sua carriera ha saputo sfornare una serie di storie fantastiche, tutte salite sull’Olimpo del fumetto sia per gradimento della critica che per apprezzamento del pubblico.
Se gli zombie sono diventati un fenomeno di massa – con tanto di serie tv milionaria, spin off a fumetti, merchandising e folle adoranti ai vari panel delle fiere di settore –, buona parte del merito lo dobbiamo a Kirkman. Se i supereroi stanno tornando a essere dei supertizi con superproblemi, come nelle prime storie sfornate dalla Marvel, lo dobbiamo anche al buon Robert. Se l’horror a fumetti ha avuto un’impennata qualitativa, chi dobbiamo ringraziare? Indovinato, ancora il caro fumettista di Richmond.
Come avrete facilmente immaginato se frequentate il mondo del fumetto da più di due giorni, mi riferisco rispettivamente alle serie The Walking Dead, Invicible e Outcast.
Oggi però non vorrei concentrarmi sui grandi successi ma sull’opera che lo ha fatto conoscere al grande pubblico e contemporaneamente diventare – almeno per me – un autore di culto: il primo volume di quella che è poi diventata la saga Marvel Zombie.
Con il termine Marvel Zombie, storicamente, venivano indentificati i fan sfegatati della Casa delle idee, i collezionisti più accaniti, i lettori più attenti, quelli che – insomma – andavano a caccia dell’ultimo albo in fumetteria o della chicca da esibire sulla mensola come uno zombie insegue un cervello umano. La precisione maniacale della casa editrice statunitense è tale che l’espressione è loro un marchio registrato dal 1996, anno in cui l’azienda ha deciso di modificare il copyright della parola Zombie, che deteneva dal 1972, a causa del crescente interesse verso questo archetipo e la conseguente impossibilità di controllarne l’utilizzo, trasformandolo appunto in Marvel Zombie.
Ci sono voluti quasi dieci anni per ricavarne una storia interessante, grazie al coinvolgimento dello zombie guy del fumetto americano: Robert Kirkman è partito da questa espressione per sviluppare una delle sue prime storie di grande successo, diventata nel tempo – grazie alla sempre crescente notorietà dell’artista statunitense – un piccolo oggetto del desiderio.
Marvel Zombie racconta – come comprensibile fin dal titolo – di un’apocalisse zombie nel mondo dei supereroi nati dalla mente di Stan Lee & soci e risponde alla domanda: cosa accadrebbe se a trasformarsi in non morti assetati di carne umana fossero non solo gli uomini normali ma anche quelli dotati di superpoteri?
La risposta è molto semplice: noi uomini comuni avremmo vita breve e il mondo sarebbe in mano ai superzombie nel giro di pochi minuti. Fin qui tutto chiaro, tutto semplice. L’interessante punto di vista, tipico dell’approccio di Kirkman anche quando scrive The walking dead, è raccontare anche ciò che accade immediatamente dopo. In questo caso, si concentra sull’Uomo Ragno, Iron Man, Reed Richards, Ant-man, Hulk e compagnia bella che – finito il loro lauto pasto a base di uomini e donne normali – si trovano in preda ai crampi della fame.
E come ogni storia di supereroi ci ha insegnato, i protagonisti, di fronte a un problema, cercano e trovano un’adeguata soluzione. In questo caso, gustosa sia per il loro vorace appetito che per gli occhi dei lettori.
I fanatici della continuity a tutti i costi troveranno pane per i loro denti: l’universo di riferimento per l’opera è quella di Terra 2149, casualmente scoperto dalla versione Ultimate di Reed Richards nel numero 21 della serie regolare.
Uno dei lati più affascinanti di questa storia, al di là dell’idea di partenza e della divertente variazione sul tema dell’apocalisse zombie, è la fedeltà dei personaggi a loro stessi. Mi spiego: la bravura di uno sceneggiatore, quando approccia del materiale creato e maneggiato più volte nel tempo da parte di altri autori, sta anche nel non tradire la base di partenza (a meno che non siano proprio questo il mandato… ma questa è un’altra storia). Robert Kirkman, con Marvel Zombie, riesce perfettamente nell’intento, dimostrando grandi doti già in tempi non sospetti. Quindi, leggendo il volume, vi ritroverete a ridere per le battute imbarazzanti dell’uomo Ragno, a far da spettatori alle geniali invenzioni di Tony Stark o a tifare affinché l’integrità di Pantera Nera rimanga tale. Il livello di aderenza ai personaggi è talmente tanto dettagliato che l’unico che riesce a resistere alla fame – anche solo temporaneamente – è Victor Von Doom, da sempre dotato di una forza di volontà senza eguali.
Non ci sono sorprese in Marvel Zombie, se escludete il fatto che tutto sia finalizzato all’assunzione di carne umana, chiaro.
I disegni e i colori, a opera di Sean Phillips – uno degli autori della cosiddetta British Invasion del fumetto americano degli anni 80 e 90 – fanno da perfetto contraltare alla storia: cupi sia negli scuri che nei chiari, rendono perfettamente l’idea che i corpi dei nostri supereroi preferiti stiano lentamente marcendo. In particolare, le campiture nere che la fanno da padrone in alcune scene, rendono ancora più opprimente il tema trattato, donando un’atmosfera horror sottilmente inquietante.
I dettagli, infine, come i denti sempre scoperti di chi è stato sottoposto al contagio, aiutano ulteriormente a dare l’ideadell’aspetto bestiale e affamato dei protagonisti, rendendo le loro versioni zombie ancora più terrificanti.Questo particolare, unito alla rappresentazione classica delle divise dei supereroi – Captain America con le alette sul casco blu, Wolverine in tutina aderente gialla e così via – fornisce al lettore l’ulteriore chiave di lettura di questa storia, ossia la destrutturazione completa del mito del supereroe.
In Marvel Zombie, i superumani non hanno nemmeno più il fine ultimo a nobilitare le loro scelte (come in Watchmen di Alan Moore, ad esempio) ma rispondono esclusivamente a un istinto primordiale, la fame.
A completare il volume – in Italia si trova solo l’edizione 100% Marvel – ci sono le copertine di Arthur Suydam che omaggiano alcune iconiche cover di grandi albi Marvel, rivisitate in chiave non morti (tranne per l’edizione dedicata al crossover con L’armata delle Tenebre, in cui le copertine dei volumi che compongono l’opera omaggiano grandi film horror come 28 giorni dopo, La casa e Shaun of the dead).
L’opera ha avuto almeno 6 sequel, di cui uno sempre firmato da Kirkman, e ha dato, da un lato al pubblico l’ulteriore conferma del talento narrativo dello sceneggiatore del Kentucky e dall’altro proprio a Robert la possibilità di raggiungere la vasta platea offerta dalla Marvel.
Il resto, ossia la serie televisiva tratta da The Walking Dead, la nascita delle serie a fumetti Invincible, Outcaste per ultima Oblivion Song – in uscita a marzo 2018 per la SkyBound – e tutto il successo planetario che è seguito, è storia recente.