Guida per conoscere i tuoi kaiju: Mothra
Fra tutti i kaiju, Mothra è probabilmente quello più gentile e compassionevole, ma non fatela incazzare se non volete che rada al suolo la vostra città
Tra tutti i kaiju che compongono il pantheon della Toho, Mothra è senza dubbio la figura più positiva, compassionevole e benevola. Probabilmente per questo motivo tra tutti i titani è uno dei pochi, forse l’unico, a essere dichiaratamente di sesso femminile e forse per lo stesso motivo ha le sembianze di una gigantesca farfalla. Anzi, di una gigantesca falena, anzi, di qualcosa del tutto singolare, perché non ha la proboscide tipica dei lepidotteri, ma un paio di mandibole simili a quelle di un calabrone o di un tricottero.
Facciamo però che la chiamiamo falena, visto il suffisso moth del nome, seguito dal -ra tipico di molti kaiju del post Godzilla.
I poteri di Mothra variano in base ai film e al suo attuale stadio di metamorfosi. Di solito la larva può solo sparare una sorta di filamento appiccicoso simile a quello dei ragni, mentre in versione falena può volare a mach 3, lanciare una polvere velenosa dalle ali, riflettere gli attacchi avversari e persino scagliare raggi cosmici, dipende cosa serviva in quel momento agli sceneggiatori.
Mothra è stata inizialmente ideata nel gennaio del 1961 da Shinichiro Nakamura, Takehiko Fukunaga e Yoshie Hotta nel romanzo a puntate Hakkō yōsei to Mosura ovvero “Le fate luminose e Mothra”, opera commissionata dalla Toho per aprire la strada al primo film dedicato al falenone in un primo vagito di transmedialità. Già dal titolo si può intuire come Mothra sia stata fin da subito affiancata dalle Shobijin, che potremmo tradurre come “piccole bellezze”, due fate gemelle che sono un po’ le ambasciatrici di Mothra e le sole in grado di comunicare con i Kaiju.
Inizialmente dovevano essere quattro ragazze ma Shinichi Sekizawa, storico sceneggiatore Toho, pensò che usare due gemelle, occorrenza abbastanza rara in Giappone, aggiungesse un tocco di misticismo. Questo inoltre gli permise di mettere sotto contratto le Peanuts, un famosissimo duo canoro di gemelle giapponesi che avevano un seguito anche all’estero. L’esperienza di Sekizawa nelle sperdute isole del pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale lo portò anche immaginare come luogo di origine di Mothra una isoletta sperduta e misteriosa.
Nel film di debutto del 1961 la forma adulta di Mothra consisteva in un pupazzo meccanico mosso con dei fili dal sempre presente Eiji Tsuburaya, mente illuminata degli effetti speciali Toho, mentre la larva prendeva vita grazie a sei stuntmen dentro un pupazzo di gomma che strisciavano in fila . Chissà che atmosfera piacevole ci doveva essere dentro quel tubone di gomma sotto il caldo dei riflettori. Tre anni dopo in Mothra vs. Godzillla alla falena furono aggiunte zampe controllate via radio mentre per la larva fu usata una soluzione mista di marionette e pupazzi motorizzati.
Nella sua prima apparizione, durante il periodo Showa, Mothra è un atto d’accusa al capitalismo sfrenato e agli Stati Uniti, un po’ come lo era King Kong. Inizialmente viene dipinta come una sorta di divinità oggetto di culto nella cosiddetta Infant Island, più simbolo che creatura reale. Si rivelerà al mondo solo quando uno spietato capitalista di Rosilica (nazione immaginaria che ricorda gli U.S.A.) rapirà le sue sacerdotesse per trasformarle in celebrità. Saranno loro a risvegliarla col loro canto e attirarla a Tokyo, dove si racchiuderà in un bozzolo per poi volare verso la capitale di Rosilica e spaccare tutto finché gli umani non si rendono conto che è il caso di liberare le shobijin.
Nel film successivo, Mothra vs. Godzilla, un uovo di Mothra appare a largo delle coste del Giappone e diventa subito un’attrazione turistica. Le sue sacerdotesse cercano di riportarlo a Infant Island, ma ovviamente vengono ignorate finché non arriva Godzilla a spaccare tutto. A quel punto l’umanità invoca l’aiuto di Mothra che interviene e muore combattendo col lucertolone, ma poco dopo dall’uovo emergono due larve di Mothra che imprigionano Godzilla in un bozzolo, salvando la situazione.
Ma è nel terzo film Ghidorah, the Three-Headed Monster, che Mothra dà il meglio di sé, cercando di portare la pace tra Rodan e Godzilla per sconfiggere il drago a tre teste. Dopo il rifiuto dei due la larva si scaglierà da sola contro il nemico in un eroico e inutile tentativo che la porterà sull’orlo della morte. A quel punto Godzilla e Rodan si sentiranno un po’ degli stronzi e andranno in suo soccorso (mi sa che la trama del nuovo film sarà qualcosa di simile).
Con l’avvicinarsi del periodo Heisei, quello che va dal 1992 al 1998, furono fatti molti tentativi per rendere Mothra un personaggio in grado di funzionare anche da solo, mantenendo la sua aura di entità benevola, amato soprattutto dal pubblico femminile. Tuttavia le sue origini passarono dall’essere terrestre a celesti, scelta poi criticata dal pubblico perché toglieva forza al suo impulso di proteggere l’umanità.
Akira Murao scrisse una sceneggiatura nel 1980 chiamata Mothra vs Bagan in cui avrebbe dovuto difendere l’umanità da un drago mutaforma chiamato Bagan, intenzionato a distruggere l’umanità per punirla del suo abuso delle risorse naturali. Il progetto non vide mai la luce perché Mothra era ritenuto un personaggio forte soprattutto in Giappone e troppo lontano dalla cultura occidentale, troppo diverso da Godzilla, per aver successo internazionale . Nel 1991 fu scritta un’altra sceneggiatura, Godzilla vs Gigamoth, in cui sarebbe stato introdotto un’altra falena, ma dopo varie riscritture si trasformò in Godzilla vs Mothra, in cui viene mostrata Battra, una sorta di sorella punk rock di Mothra che inizialmente è antagonista e poi alleata contro Godzilla. Il film andò benissimo e spinse la Toho a girare Rebirth of Mothra nel 1996, nonostante le pesanti critiche agli effetti speciali che risultarono persino inferiori agli standard dei film degli anni ’60.
Escluso Godzilla II: King of Monsters, Mothra ha partecipato a 13 film e, tolti quelli in cui viene posseduta da forse malvage, ha sempre stato un simbolo di spiritualità, benevolenza, carità e pace. Fra tutti i kaiju è senza dubbio quello che porta dentro di sé i messaggi religiosi più potenti come il sacrificio, la rinascita e il bisogno di unità di fronte alle forze del male . Non ha caso ha due figure che possono essere considerate come apostoli e profeti, “muore” e “rinasce” nel suo passaggio da larva a forma adulta e nei film iniziale ci sono dei riferimenti palesi a simboli religiosi, come la croce e ne mescola altri di varie religioni. Tuttavia, è anche un personaggio che si sporca le mani e che quando c’è da sfoderare grinta non si tira indietro.
Mothra è l’esempio perfetto della profondità che si cela dietro questi pupazzoni che si picchiano sullo schermo e l’ennesima dimostrazione che l’elemento fondamentale di un buon kaiju non sono tanto i suoi poteri, ma i suoi significati.
Questo articolo fa parte della Core Story dedicata a Godzilla.