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Da Nero a Bandanera: un nuovo medioevo a fumetti?

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In alcune delle ultime proposte del fumetto popolare in libreria, Bonelli e non solo, pare di vedere un interesse per temi medioevali.

Una rondine non fa primavera, ma alcune recenti pubblicazioni bonelliane da libreria, che portano avanti una trasformazione da lungo tempo in corso in via Buonarroti, sono accomunate da un elemento teoricamente inconsueto: le ambientazioni si situano spesso in un "medioevo a fumetti" largamente inteso (con puntate anche al rinascimento), nella tradizione nobile del cappa e spada che nei comics risale fino allo storico Prince Valiant.

 

 

Da un lato, abbiamo “La Divina Congrega”, di cui abbiamo parlato, che nasce certo cogliendo la palla al balzo del settecentenario dantesco (come fa anche il bel corto di animazione “Dolente Bellezza”, ad opera di Roberto Recchioni, all'interno del progetto di celebrazioni) ma sicuramente lo sviluppa in un intento più ampio, data la natura seriale – anche se di una serialità diversa, quella su base annuale della libreria, non mensile dell'edicola.

 

 

Oltre a quest'opera, che come avevamo detto richiama la Lega dei Gentiluomini Straordinari di Moore (ma proiettandola, appunto, più indietro dell'otto-novecento che fa da sfondo alle vicende principali di quest'altra serie) c'è una ulteriore serie bonelliana da libreria che ha di recente esordito e che mantiene questo carattere medioevaleggiante in modo ancor più accentuato: “Nero”, di Matteo ed Emiliano Mammuccari, con una ricca squadra dei più bei nomi bonelliani (e non solo) come Luca Saponti ai colori, Giovanni Masi come editor, Marina Sanfelice al lettering, Luca Barbieri supervisore editoriale.

 

medioevo a fumetti

 

Il duo dei fratelli Mammuccari ritorna in azione dopo “Orfani: Terra”, miniserie che similmente li aveva visti affiancati su una serie, la prima, nel 2013, a colori della Bonelli, in cui il disegnatore Emiliano era co-creatore a fianco di Roberto Recchioni sceneggiatore.

 

Per certi versi, ci sono elementi di continuità con “Orfani”: azione adrenalinica, battaglie corpo a corpo spettacolari, backstories enfaticamente drammatiche dei personaggi, gusto per le frasi ad effetto e riflessioni filosofiche spicciole sul senso della vita, della guerra e tutto quanto. Se vogliamo, in "Orfani - Terra", come in altri cicli interni dell'universo degli Orfani, appariva quella declinazione particolare del medioevo che è il "medioevo prossimo venturo", il mondo post-apocalittico caro a molta fantascienza, qui in una declinazione particolarmente dura e spietata.

 

 

L'elemento accomunante più forte, forse (oltre all'impronta del segno di Mammuccari, chiaramente), è la colorazione “emozionale”, accuratamente scelta allora come ora: non un colore realistico e nemmeno cartoonistico, ma fortemente volto a drammatizzare le scene accompagnandone l'effetto emotivo. In questo, del resto, Luca Saponti è un indiscusso maestro.

 

medioevo a fumetti

 

In questo primo “Così in terra” assistiamo al set up dell'universo narrativo. Nero, che porta impresso in fronte il sigillo esoterico che fa da logo alla serie (e la cui origine è spiegata nella prima, drammatica scena che fa da introduzione all'opera), è un combattente islamico alle Crociate. Il punto di vista scelto è quindi interessante, perché va a rovesciare la consueta prospettiva occidentale (come sottolineato, chiaramente, dal rimando religioso cristiano del titolo, che qui ha forza di antifrasi) senza però schematismi ideologici opposti, e concentrandosi piuttosto sulla spettacolarità del conflitto, la guerra medioevale come “grande festa crudele”, per riprendere la fondata definizione dello storico Franco Cardini (basata, del resto, sulla concezione del periodo: basti vedere le liriche in lode della guerra di Bertrand De Born e altri trovatori).

 

medioevo a fumetti

 

Una scelta efficace nella sua spettacolarità, ma che non è priva di possibili critiche di spettacolarizzazione, come la prefazione stessa del volume pare mirare a prevenire:

 

neanche i mille anni di distanza rendono semplice parlare delle Crociate. Gli echi di quelle guerre si possono tuttora rintracciare nei telegiornali e, ancora oggi, per avere giorni di pace sembra più ragionevole confidare in un aldilà. Se la Storia con la S maiuscola si racconta attraverso le grandi masse e le battaglie campali, gli scontri tra civiltà e fazioni contrapposte, la storia che vi offriamo noi passa invece attraverso gli occhi di un singolo uomo, e neanche uno dei più virtuosi o affabili. La nostra s minuscola, in compenso, ci consente di prenderci qualche piccola libertà nell’affrontare gli eventi attraverso i quali si dipana l’avventura, senza la pretesa di spiegare come andarono davvero le cose. Raccontiamo i fatti per come li sappiamo noi o per come ci piace pensarli. Quel che è certo, però, è che in un mondo in cui – oggi come allora – sembra semplice e doveroso dividersi in schiere, ognuna delle quali con una diversa inconfutabile verità da sbandierare, noi continuiamo a lasciarci affascinare da chi invece resta tagliato fuori dal coro, troppo inquieto per mescolarsi agli uomini del proprio tempo. NERO non parla di religione, non parla di guerre e non parla di culture contrapposte. NERO parla di demoni. Quelli che ci portiamo dentro. Quelli contro cui ogni giorno combattiamo, che sia per venirci a patti o magari, una volta almeno, sconfiggerli.”

 

 

Mi è parso giusto riportare integralmente la prefazione degli autori perché evidenzia bene questo tema: da un lato, la consapevolezza che il medioevo, le crociate, “the clash of the civilizations” sono “un passato che non passa”, ritornato anzi di particolare attualità (magari in letture falsanti) nei primi anni duemila, dopo uno spartiacque storico del calibro dell'11 settembre 2001 (che, forse, dopo la crisi del 2008 e la pandemia del 2020 ci sembra un po' meno giganteggiare, al di là del suo rilievo e della suggestione simbolica dell'anno kubrickiano).

 

 

Tuttavia gli autori paiono più voler disinnescare tale lettura, per ritenere il medioevo (sarà possibile?) uno sfondo neutro per una introspezione psicologica. Condotta ovviamente anche e soprattutto con lo strumento dell'azione e del fantastico, sebbene un fantastico che in questa prima puntata della serie pare non strabordare particolarmente.

 

 

Non c'è nessun particolare riferimento diretto, ma pare la modalità del primo “Game of Thrones” di Martin, in cui l'elemento fantastico resta più nelle suggestioni e sullo sfondo. O, se vogliamo un altro rimando, siamo più dalle parti del fantastico “cristianizzato” di Tasso che dalla libertà fantastica assoluta dell'Ariosto.

 

La prospettiva psicologica non è, ad essere onesti, solo evocata “per prudenza”, ma reale: Nero è infatti un combattente atipico, la cui eccezionalità non dipende dal valore guerresco (benché notevole: ma è sconfitto nel primo scontro in cui appare, e nonostante si riprenda rapidamente – è pur sempre l'eroe di un fumetto avventuroso – ci appare come umano e potenzialmente battibile) ma dall'oscuro rituale cui il padre lo ha sottoposto. Tema che torna nella citazione iniziale con cui si apre l'opera: “Gli uomini assomigliano più al proprio tempo che ai loro padri”.

 

 

Un proverbio arabo che riprende il concetto di “parlare d'altro” rispetto allo scenario storico evocato (le crociate come pretesto, non come tema) e il tema della guerra nella chiave, interessante, di un conflitto voluto dai padri, che vi sacrificano i figli fino a perderli irrecuperabilmente (viene in mente Evangelion, e per molti versi lo stesso “Orfani”, fin dal titolo, anche qui). Anche Evangelion del resto, pur essendo fantascienza "mecha" a un primissimo livello, in tutti i suoi livelli successivi simbolici richiama anche l'immaginario cristiano-medioevale (l'Apocalisse) pur in un mash up più complesso.

 

Come detto, colpisce questo ritorno del cappa e spada, che pure ha una sua nobile tradizione, ma in Italia a lungo minoritaria. La Bonelli, difatti, basa la sua tradizione su “Il genere attraverso i generi”: una struttura “giallistico-avventurosa” declinata in un genere prevalente delle varie serie, che possono poi accogliere al loro interno un genere diverso. Ad esempio, Tex ha – rare – storie fantascientifiche e Dylan Dog torna sovente, nell'Oldboy di Halloween, in un mondo spaghetti-western horrorifico. Per certi versi, tutto il "nuovo Bonelli fantastico" dagli anni '80 (oltre a Dylan, Martin Mystere, Dampyr...) in poi prevede la possibilità del tema medioevale (che già appare talvolta in Zagor, per il suo eclettismo assoluto nelle possibilità narrative), ma è un'occasione relativamente sporadica, meno di altri sotto-generi (horror, giallo, thriller, noir, SF).

 

medioevo a fumetti

 

Ora, tra questi generi, l'ultimo ad essere accolto è stato il fantasy, con Dragonero (anche qui nel 2013, anno di svolta per molti aspetti della Bonelli), che lo sviluppa nella più classica versione medioevaleggiante. La diffidenza verso un genere giunto a grande successo già negli anni '80 (quando invece si sfruttò lo spunto del misterioso alla Indiana Jones e del trionfo dello splatter) si legava probabilmente a una diffusa percezione – in verità superata - del fantasy come indigesto in Europa dove vi è un vasto studio di storia medioevale, percepita quindi scolasticamente come noiosa (e quindi l'epopea cavalleresca filmica e a fumetti doveva da noi passare tramite il western, sia quello di Bonelli o quello di Leone). In tempi recenti, è stato il filone più adulto di "Senzanima", all'interno del cosmo narrativo di Dragonero, a portare queste tematiche anche nella sempre più corposa "Bonelli da libreria".

 

medioevo a fumetti

 

E dire che vi era stata una profonda eccezione di successo di un cappa e spada rinascimentale di altissimo livello: Dago, lo spadaccino creato nel 1980 da Robin Wood e Alberto Salinas, portato in Italia nel 1983 su Lanciostory e, dal 1995 con una sua durevole serie autonoma, di formato bonellide, in edicola.

 

 

La ripresa di un certo gusto medioevale non riguarda solamente Bonelli, ma troviamo esempi anche nel fumetto popolare più “indipendente”, che ultimamente non mira più alla creazione di un bonellide, data l'impervia difficoltà delle edicole (con l'eccezione del successo di Samuel Stern, di cui abbiamo trattato), ma pensa anch'esso, proprio come la Bonelli – e anzi, prima di questa – al mercato di libreria e fumetteria. In questo ambito però si tratta più di singole presenze isolati in un mare magnum di proposte inevitabilmente varie e disparate.

 

medioevo a fumetti

 

Tra i casi più interessanti di richiamo a un'ambientazione “cappa e spada” nel fumetto ci può essere ad esempio il recente “Bandanera”, scritto da Mirco Delle Cese ed Emiliano Ventura e illustrato da Mario Torrisi e Ennio Maltese. Il fumetto, pubblicato da Tora Edizioni, gioca ancora in altro modo sul rimando all'era storica. La protagonista infatti è la predestinata alla “spada del gran Diavolo”, posseduta da Giovanni Dalle Bande Nere, che diviene una sorta di moderna eroina mascherata.

 

medioevo a fumetti

 

La struttura del fumetto si viene così a basare su continui salti tra il passato e il presente, dove un ampia parte rinascimentale, romanzata ma con i dovuti riferimenti storici, si alterna al nostro oggi dove si sviluppano le vicende della protagonista. I disegni utilizzano un efficace montaggio all'americana, con tavole di composizione molto libera, con vignette anche non ortogonali, e un segno minuzioso e preciso che rende con particolare efficacia le frequenti scene d'azione, ma è anche in grado di ricostruire con cura lo scenario storico evocato, specie nelle sequenze del passato.

 

medioevo a fumetti

 

Non mancano riprese del fumetto storico anche nel tumultuoso universo del webcomic italiano: ad esempio, su Jundo possiamo trovare un interessante fumetto storico come “Longobardae” di Storie Brute, che indaga vicende ispirate alle leggende appunto longobarde.

 

medioevo a fumetti

 

Insomma, per quanto non sia ancora sufficiente a indicare un trend, sicuramente diverse nuove uscite bonelliane nel mercato di libreria di varia – ovviamente, parlando di nuovi prodotti ideati e non di riproposizioni di materiali preesistenti – paiono riguardare un certo gusto medioevale, con l'inevitabile cotè fantastico. Vedremo se la tendenza troverà conferma anche in futuro.

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