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Dinosauri d'invenzione: Picosauri da un Mondo Perduto

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Dinosauri di fantasia: Pino Pace e Giorgio Sommacal tornano con un nuovo libro illustrato del loro ciclo "Bestiacce": Picosauri.

Pino Pace e Giorgio Sommacal tornano in libreria con un nuovo libro illustrato del loro ciclo di "Bestiacce": Picosauri, dedicato a questi dinosauri d'invenzione.

Di Giorgio Sommacal e dei suoi animali fantastici – che anticipano il fortunato secondo ciclo dell’universo di Harry Potter... – ho già avuto modo di parlare quando, nel progetto CuNeoGotico, ho censito i “Quattro Fantastici”, quattro fumettisti del cuneese – ma con rilievo perlomeno nazionale – che hanno interpretato in vario modo i temi del gotico intesi in senso lato.

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Qui su Nerdcore ho parlato ampiamente della sua fantascienza a fianco dello sceneggiatore Piero Lusso, ma un maestro dell’umorismo come Sommacal ha indagato più volte i temi del grottesco: in forma più corrusca nel suo intervento sullo spettacolare Cattivik, e appunto in forma più gentile, paradossale e bizzarra in questo suo ciclo in collaborazione con Pino Pace, che è iniziato con "Bestiacce!" e proseguito con "UniverZoo", a tema “spaziale”. Questo terzo capitolo della – per ora – trilogia va a indagare, ovviamente, i dinosauri, come lascia intendere il titolo. O, in particolare, quelli davvero curiosi coperti dal professor Pico Pane, anagramma e alter ego dell’autore dei testi, il cui aiutante Sam Colam anagramma e richiama lo stesso Sommacal (i due protagonisti ne sono, nell’aspetto, le rispettive caricature).

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Questa volta il carnet de voyage è introdotto e presentato da un testo fumettistico, che offre la cornice del viaggio immaginario. Se il primo volume era una esplorazione intorno al globo, e il secondo nello spazio, in questo terzo capitolo viaggiamo a ritroso nella linea spazio-temporale con il razzo riadattato a cronomacchina alla Wells. I dinosauri che incontriamo non sono, naturalmente, quelli reali, ma gli ircocervi fantasiosi partoriti dall’inventiva dei due autori. Uno schema descrittivo elaborato da Pace/Pane accompagna gli schizzi naturalistici realizzati da Sommacal/Sam Colam. Il tema dinosaurico è ovviamente perfetto per questo tipo di gioco letterario (e disegnato), perché offre variazioni sul tema sempre estremamente spettacolari. Lo spunto di partenza sono spesso veri dinosauri, come il Tirannosauro che diventa il Millantosauro, che solo nella testa sproporzionata richiama il ferocissimo Rex dell’età preistorica, mentre il corpo non mantiene le promesse (un antenato, forse, dei moderni “Tirannosauri da tastiera”).

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Non mancano divertite citazioni letterarie e cinematografiche che rendono il volume – ideale per un pubblico di ragazzini – divertente anche per il lettore adulto, come lo Squartosauro che richiama decisamente un Alien preistoricizzato. Impossibile e anche fuorviante cercare di rendere conto qui delle spettacolari creature immaginarie che ci si fanno incontro: un elenco con qualche caratteristica non renderebbe ragione di un’esperienza che va invece assaporata tavola dopo tavola, scheda dopo scheda. L’accuratezza della realizzazione ci guida nella sospensione dell’incredulità: le schede non sono un semplice affiancamento di testo e disegno, ma si riproduce nei minimi dettagli un ipotetico libro di appunti dei due eccezionali naturalisti dell’impossibile. L’unico modo di fruirlo è accettare di dar voce al fanciullino interiore, e illudersi che possa esistere davvero, da qualche parte nel tempo e nello spazio, il meraviglioso Farfallodonte, che non conosce il proprio volo impossibile e quindi vola lo stesso, o i fricchettoni Tricosauri in attesa del meteorite che li cancellerà dalla realtà.

E proprio con le prime avvisaglie della fine dei dinosauri, tra una citazione di Blade Runner e una di Jerome K. Jerome, i nostri tre uomini e un razzo (per non parlar del cane) ritornano al presente dove le loro affascinanti scoperte sono ahimé ignorate dai barbosi colleghi dell’accademia scientifica, in alcune ultime tavole di fumetto che chiudono il volume. Ma chi ha letto il libro lo sa, in fondo, che quei fantasmagorici esseri esistono davvero: forse non nella nostra linea temporale, ma magari, come ci dice da sempre la fantascienza pop, in una linea del tempo alternativa, oppure, come ci direbbe Lucrezio nel De Rerum Natura, in uno degli infiniti mondi di cui si compone il cosmo. Oppure, tra le righe, ci lascia intendere il fumetto stesso, i nostri eroi hanno fatto davvero un salto nel futuro, e quello che vediamo è un remoto domani, non dissimile da quello che ci narrò la “Macchina del tempo” wellsiana, ma senza più Eloi e Morlocks e, magari, solo più gli ultimi resti della più sfrenata fantasia dell’ingegneria genetica. In ogni caso poco importa: quello che conta, come “Picosauri” potrebbe insegnare ai suoi giovani lettori, è che la macchina fantastica più potente di tutte – un libro – può riportarci ogni volta ad incontrarli, facendoci sognare ancora una volta i mirabolanti inseguimenti tra Martellodonte e Chiodosauro, e tutti i loro spassosissimi compari.

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