Dietro le vignette di Caput Mundi - I Mostri di Roma: Nero #1 con Michele Monteleone e Dario Sicchio
Dietro le quinte della sceneggiatura di Caput Mundi - I mostri di Roma: Nero di Michele Monteleone e Dario Sicchio per Editoriale Cosmo
Dietro le vignette è una rubrica in cui facciamo due chiacchiere con sceneggiatori di fumetti per sapere come e perché hanno scritto alcune pagine delle loro storie. Un dietro le quinte per parlare di teoria e tecnica della sceneggiatura per fumetti analizzando sceneggiatura e tavole finite.
Oggi parliamo del primo numero di Caput Mundi - i mostri di Roma: Nero, edito da Editoriale Cosmo, scritto da Michele Monteleone e Dario Sicchio per i disegni di Francesco Mobili e Pierluigi Minotti, di cui trovate in questi giorni in edicola il secondo capitolo intitola Come una bestia feroce. Tirate fuori dalla libreria la vostra copia del primo numero perché facciamo due chiacchiere con Michele e Dario sulla sceneggiatura e su come si fa a scrivere una storia a quattro mani.
Caput Mundi - i mostri di Roma: Nero è la seconda stagione di Caput Mundi, l'universo narrativo ideato da Roberto Recchioni che prende e mischia icone tipiche del racconto horror/pulp innestandole con il folklore italiano e romano in particolare, il tutto con una robusta dose di attitudine crime. La seconda stagione è fruibile anche per chi non ha letto la prima, parte col botto e non si perde in spiegazioni. Proprio l'incipit della storia è anche l'inizio di questa chiacchierata. Chiacchierata in cui ci sono chiaramente SPOILER dell'albo in esame.
SPOILER SPOILER SPOILER
Per Michele - L'inizio di una storia ha diversi compiti: acchiappare il lettore, fargli capire subito il tono della storia, incuriosirlo. Mi pare che le prime tre tavole funzionino molto bene in questo senso, evitando quello che fanno alcune "seconde stagioni" che cadono nella trappola dell'inizio più classico, una sorta di "Negli episodi precedenti di Caput Mundi...". Questo secondo approccio lo avete mai ipotizzato in fase di scrittura?
M: No, in realtà l'inizio della storia è la prima cosa che ho scritto e, ancora prima, che avevo raccontato a Dario a voce mentre stendevamo il soggetto della serie. Volevo che, come nel primo albo della prima stagione, si iniziasse in medias res e che il lettore fosse subito calato nell'azione e nell'atmosfera dell'albo.
Per Michele - Riallacciandomi alla domanda precedente, mi ha colpito anche l'assenza di una classica didascalia che introducesse dove siamo e quando ci siamo. Di nuovo una scelta decisamente poco classica, specialmente per il fumetto da edicola italiano. Una scelta ponderata per svecchiare il fumetto popolare o è solo il modo in cui sei (o siete) abituato ad affrontare il racconto?
M: Come dicevo prima, cercavamo di gettare subito il lettore al centro dell'azione, di fargli comprendere la corruzione della città senza dovergli spiegare nulla, ma mostrandogli come un crimine portava a un altro fino al vertice della piramide, fino al nuovo faraone. O meglio alla nuova Mummia.
Per Michele - Quando si tratta di violenza mi pare che non lasciate nulla all'immaginazione ma riusciate a non cadere nell'exploitation fine a se stessa. Nello sceneggiare quanto sei stato preciso nel descrivere l'effetto dei colpi delle armi e in generale della violenza? Hai dato qualche tipo di riferimento al disegnatore, limiti da non oltrepassare o cose che per te era assolutamente necessario si vedessero?
M: La risposta è molto semplice: sono molto grafico nelle descrizioni e non do nessun tipo di limite al disegnatore. Nella vita reale se qualcuno ti spara con un canne mozze alla testa, quella esplode. È molto coreografica come cosa, non vedo perché edulcorare una cosa del genere.
Per Dario - La scena del massacro al ristorante parte con calma, costruendo una bella tensione che poi esplode quando iniziano a volare le pallottole. Quando leggo scene così concitate mi chiedo sempre se lo sceneggiatore ha buttato su carta un minimo di layout per chiarirsi le idee, o se ha scritto la sceneggiatura usando solo la sua testa. Tu che tipo di sceneggiatore sei?
D: Non so ancora bene che tipo di sceneggiatore sono, ma do sicuramente un'immensa importanza al ritmo delle scene, sopra ogni altra cosa. Detto questo non ho mai disegnato i layout di una scena prima di sceneggiarla, se non in casi rarissimi. Questa sequenza in particolare l'avevo in testa da tempo, sin da quando l'ho raccontata a Michele in fase di concept (anche se all'inizio era più lunga e articolata; per come l'avevo pensata inizialmente avrebbe occupato un terzo dell'albo). Quindi, quando sono arrivato a scriverla, ho agito con chiarezza, prendendomi il tempo di perfezionare alcune cose in base a come, nel frattempo, si era evoluto l'albo. Ho anche aggiunto qualche dettaglio caratterizzante in più, come quello di cui ti parlo nella risposta successiva.
Per Dario - Nelle due pagine in cui Mummia cena con gli uomini di Polifemo mi pare tu abbia voluto sottolineare le differenze tra i personaggi, usando in maniera efficace il loro modo di mangiare. La costruzione delle tavole giustapposte con le tre vignette in alto è stata una tua indicazione precisa?
D: Sì. Mi piace molto usare dettagli collaterali per caratterizzare i personaggi e creare un'opposizione grafica, oltre che narrativa, fra di loro. Adoro il mood surreale di questa scena, nella quale vediamo una situazione assolutamente mondana, come una cena in un ristorante di Ostia, con una tavolata che, da un lato, ha una pletora di camorristi ben vestiti, e dall'altro, un uomo solo, come fosse un esame universitario... solo che quest'uomo ha il volto completamente bendato. Mi piacciono tantissimo scene del genere, in cui un'ambientazione comune viene popolata di elementi anomali. In più, l'espediente del dialogo a tavola, mi ha permesso di richiamare la prima scena in cui abbiamo visto la Mummia in questo albo, quella in cui, con un coltellino, mangiava il pezzo di frutta contenuto nel suo cocktail. Una scena scritta da Michele. In questo modo volevo avvertire subliminalmente il lettore che stava per fare la conoscenza della “vera Mummia”, in tutta la sua cattiveria. Volevo dirgli: ancora non hai visto niente.
Per Dario - Mi piace come questa esplosione di violenza così efferata e a tratti spettacolare comunque risulti un momento con un suo peso emotivo. La reazione di Angelo nel vedere i corpi straziati dice tutto e lo fa in una singola vignetta. Questo brevissimo momento riflessivo era ipotizzato già prima di scrivere la scena o è nato nel mentre?
D: Questo risvolto è nato nel mentre. Durante la stesura del soggetto, Angelo era stato concepito come un personaggio secondario, di supporto. Poi, scrivendo le storie, abbiamo iniziato a caratterizzarlo un pochino di più. Abbiamo usato la sua paura, per sottolineare la follia della Mummia. Ho ideato il close-up sul suo volto spaventato solo nel momento in cui ho scritto quella tavola. Paradossalmente, tutta questa serie di dettagli non previsti, hanno finito con il condensarsi in caratterizzazione e una storyline per questo personaggio, che non avevamo preventivato, ma che abbiamo assecondato.
Un paio di domande alla coppia - Scrivere a più mani non credo sia proprio una passeggiata. In che modo pensate i vostri stili e le vostre influenze personali si incontrano? Come organizzate il lavoro di scrittura? Vi dividete le tavole che ciascuno sceneggia e poi fate una revisione insieme?
D: In realtà per noi è un processo piuttosto organico, vista la frequenza con cui collaboriamo. La parte più caotica è quella iniziale, in cui creiamo la storia sparandoci addosso suggestioni e spunti di ogni tipo. Nel concepire Caput Mundi – Nero abbiamo elaborato abbastanza materiale da coprire altre due stagioni! Poi si lavora di lima, anche calcolando lo spazio che si ha a disposizione, e si decide quale dev'essere il nocciolo della serie. Lì molte cose vengono tagliate e sfrondate e si discute di tutto fino alla nausea (o alla violenza fisica). Finito questo processo divertentissimo, ma estenuante, stendiamo il trattamento e ci dividiamo le scene da scrivere. Abbiamo la fortuna di essere due sceneggiatori molto diversi, ma ben assortiti, per cui di solito io penso a scene di tipo diverso rispetto a quelle che concepisce Michele, e viceversa. Non ci è mai capitato di litigare su chi dovesse scrivere una determinata sequenza. Poi si scrive e lì lavoriamo indipendentemente, ma con alle spalle un lavoro preparatorio solido e discusso, leggendoci a vicenda. Alla fine ci riuniamo assieme a Giulio per le revisioni.
M: Lavorare con Dario è un'agonia senza fine.
D: Appunto.
Un grandissimo grazie a Michele e Dario per aver collaborato con noi a Dietro le vignette, rubrica che nasce con l'intento di dare spazio agli sceneggiatori per poter parlare nel dettaglio del lavoro che sta a monte di una storia a fumetti. Molti definiscono la sceneggiatura una "scrittura invisibile" perché di solito viene letta solo dagli addetti ai lavori, ma su N3rdcore ci piace rendere visibile anche al pubblico tutto quanto può aiutarlo a capire meglio il fumetto, o anche solo stimolarne la curiosità.
Se volete leggere altre storie di Michele e Dario potete andare su Wilder. Nello specifico qua trovate Kersos scritto da Michele e disegnato da Simone Pace, e qua Black Rock scritto da Dario e disegnato da Jacopo Vanni con i colori di Francesco Segala.
Vi ricordo inoltre che in questi giorni trovate in edicola il secondo volume di Caput Mundi I mostri di Roma: Nero intitolato Come una bestia feroce.
Qui invece il primo episodio di Dietro le vignette in cui abbiamo chiacchierato con Adriano Barone a proposito di Ride Level 0.