Deadpool — La Recensione
A vederla da fuori l’idea di Deadpool è semplicissima: prendi tutto ciò che passa nella testa di un nerd, di ogni nerd del mondo, dall’otaku al geek, dall’amante di videogiochi al fan di Guerre Stellari e lo infili dentro un personaggio che non può morire. Deadpool è di fatto la personificazione del suo pubblico, quel ... Deadpool — La Recensione
A vederla da fuori l’idea di Deadpool è semplicissima: prendi tutto ciò che passa nella testa di un nerd, di ogni nerd del mondo, dall’otaku al geek, dall’amante di videogiochi al fan di Guerre Stellari e lo infili dentro un personaggio che non può morire. Deadpool è di fatto la personificazione del suo pubblico, quel geek postmoderno che frulla tutta la cultura pop inframezzando citazioni, battute, giochetti metafumettistici, metalinguistici e ultraviolenza. Deadpool sa di essere un fumetto, sa di essere uno scemo e funziona benissimo quando lo inserisci come una scheggia impazzita nelle storie dei supereroi “seri”, anche se li fa sentire spesso tremendamente datati.
Detta così è facile, ma come tutte le cose semplici, Deadpool è un personaggio difficilissimo da gestire, perché come ogni cosa con cui puoi fare tutto, quel tutto prevede anche schifezze terrificanti che cercano di essere divertenti a tutti i costi e non c’è niente di peggio della battuta forzata.
Immaginate poi di dover prendere tutto questo e infilarlo dentro una pellicola dai tempi strettissimi e col budget limitato, le suddette probabilità aumentano in maniera esponenziale! Le sue sono storie assurde, spesso ridicole, piene di situazioni che funzionano sulla carta, ma che potrebbero essere una boiata sul grande schermo. Col fumetti succede abbastanza spesso. Deadpool è un clown con un pubblico molto fidelizzato, è il tizio che a scuola deve sempre fare il buffone, quello che non solo va contro gli schemi, deve continuamente dirtelo altrimenti non è felice. Se lo togli dal suo personale circo rischia di essere solo un coglione.
Insomma le paure erano le stesse de I Guardiani della Galassia, moltiplicate per la violenza e la mancanza di politically correct che il personaggio si porta dietro.
Eppure porca puttana, il film funziona, funziona alla grande e rappresenta per l’universo dei mutanti Fox lo stesso folle esperimento riuscito sull’altro versante da James Gunn.
Dal primo all’ultimo minuto Deadpool prende per il culo i film di supereroi, il pubblico, Liam Neeson, sé stesso (soprattutto la versione nel film di Wolverine), il concetto di eroe macho, gli X-Men, la produzione, le donne, gli uomini, gli indiani, le ragazzine, le vecchie cieche, l’Ikea, la masturbazione, Hugh Jackman, le Crocs e ovviamente Lanterna Verde.
Un vero e proprio torrente di puttanate che spesso stordisce lo spettatore ma che ogni tanto centra una scena particolarmente ben riuscita, allora sì che si ride di brutto. La forza più grande di Deadpool sta nel fatto che non prendendosi mai sul serio scardina tutta la logica machista dei supereroi fighi, dell’uomo tutto d’un pezzo che deve sempre dimostrare di essere l’Alpha, di quella noiosa retorica da veri maschi per cui se fai una battuta a sfondo omosessuale sei automaticamente gay. Deadpool dice che se hai fiducia in te stesso nessun insulto ti può ferire e che puoi tranquillamente non prenderti sul serio e spaccare comunque i culi.
Il merito è anche del Rated R che ha permesso agli autori di levare il freno a mano e darci dentro con splatter, parolacce e doppi sensi sessuali e che speriamo inauguri una nuova era di cinecomics “adulti”, ma che speriamo non inauguri la moda dei supereroi cazzoni a tutti i costi.
Perché la più grande debolezza di Deadpool sono invece sono i suoi fan: ragazzini, nerd ipercritici, geek postmoderni disillusi che vivono di citazioni e rimandi, in una continua ricerca a chi ce l’ha più lunga (la cultura pop) e che di fatto hanno destrutturato un certo tipo di fumetto, di cinema, di tutto. Un pubblico complicatissimo, spesso ipercritico, che non vede l’ora di twittarti contro. Come scrive Cajelli “Sono come i fan di Vasco Rossi”.
E quindi per certi versi il film è una trasposizione perfetta, ma anche l’unica lettura possibile e meno male che Rhett Rees e Paul Wernik, avevano già dimostrato ampiamente il loro talento comico e iconoclasta in Benvenuti a Zombieland, pellicola dal sapore postmoderno che prende tutti i cliché del genere zombi e li mescola in una storia che si prende decisamente poco sul serio. Per l’occasione hanno confezionato una sceneggiatura a prova di bomba, soprattutto nella parte iniziale, che rimbalza continuamente fra presente e flashback.
Deadpool è probabilmente uno dei più divertenti film di cinecomic degli ultimi anni, persino più divertente di Ant Man, a patto che tu rientri nel tipo di spettatore per cui il personaggio è stato creato e che apprezzi la comicità demenziale, altrimenti il rischio di alzarsi prima del tempo e fuggire dalla sala è reale. Magari senza arrivare ai ridicoli eccessi di chi lo ha definito un film per l’orgoglio gay per compiacere i suoi lettori più catto-ridicoli. Ma di questo ho scritto altrove.
Gli unici momenti in cui la situazione zoppica sono quelli in cui il film si ricorda di essere anche una storia di supereroi e ci mostra le origini dell’eroe e il suo momento di “caduta”, guai a uscire dal classico schema “momento bello/crisi/momento bello”. D’altronde Deadpool ci risponderebbe che tenerlo duro per un’ora e 48 minuti non è facile per nessuno.
In effetti il mercenario che per amore accetta di diventare un super soldato non regge parecchio (e infatti se la sono inventata di sana pianta solo per darci qualche scorcio della Baccarin nuda), ma per il resto si viaggia su ritmi altissimi e i combattimenti sono coreografati sorprendentemente bene. Considerando anche che parliamo di un film di supereroi a basso budget (e si vede), in cui 20 dei 50 milioni dei fondi stanziati sono di Ryan Reynolds, che ha fortemente voluto questo film, il risultato è assolutamente fantastico.
Ovviamente nei 108 minuti del film c’è poco spazio per chiunque non sia Deadpool e va bene così, tutto il cast di contorno fa il suo degno lavoro per fornirgli il supporto necessario per brillare, prendendosi pochissime libertà, come nel combattimento Colosso vs Carano. Incredibilmente, anche l’adattamento non è poi così malvagio, se escludiamo l’inascoltabile voce del cattivo e il ridicolo accento russo di Colosso, che però potrebbe essere voluto.
Insomma, scaldate i chimichanga, lucidate la catana e mettete le vostre mutande migliori perché Deadpool sarà esattamente ciò speravate che fosse. Adesso però dateci anche Cable.