Come Cloverfield ci ha incantato oltre lo schermo
Ricordi di quanto l'universo di Cloverfield abbia superato lo schermo, portando lo stesso spettatore a investigare sui suoi misteri.
Quando parlo di Cloverfield a qualcuno che non l’ha mai conosciuto è davvero difficile spiegargli perché sono così attaccato a quel film. Certo, possono semplicemente andare su Netflix e guardarselo come qualsiasi altro film, esplorando i suoi seguiti e chiedendosi “Ma come diavolo è collegato tutto questo?”. La risposta alla domanda è che alla fin fine è pur sempre J.J. Abrams, ma ciò non risolve davvero il mio intento di voler fargli capire che Cloverfield è stato ben altro oltre che la pellicola.
La Core Story di questo mese è intitolata Dietro le Quinte e, generalmente, quando si parla di cinema tale frase porta alla mente storie su registi e attori, scoprendo retroscena del girato e ciò che accadeva tra i vari camerini. Quando però si tratta di Cloverfield, il Dietro le Quinte è in realtà la campagna pubblicitaria/promozionale più famosa e significativa di tutti i tempi, la stessa che incantò milioni di futuri spettatori anche senza sapere quale fosse il titolo del progetto. Per spiegare come ciò sia potuto avvenire, facciamo qualche passo indietro fino al 2007.
Durante l’estate di quell’anno Abrams, Paramount Pictures e Bad Robot presentarono al pubblico un nuovo film di cui nessuno sapeva assolutamente nulla, rimasto segreto fino al reveal. Al tempo era una cosa fattibile considerando che le funzioni della rete arrivavano fino a limiti ben minori di quelli di oggi, ma soprassediamo. Il filmato era una clip del genere found footage tanto caro a Blair Witch Project, la quale mostrava la registrazione di una festa a New York. Alcol, risate e convenevoli venivano scambiati per i primi momenti del video, lasciando confusi i spettatori su che diavolo stavano guardando.
Essendo però il papà di Lost, non poteva di certo essere American Pie e all’improvviso la terra ha iniziato a tremare. Notiziari davano l’allarme e il panico serpeggiava nella stanza, fino a quando tutti non decidono di salire sul tetto e cercare di capire che diavolo stava succedendo. Da qui l’escalation: esplosioni, gente per strada, forze armate e per finire la testa della statua della libertà decapitata, ultimo frame prima che il video chiuda la sua trasmissione e venga rivelata solamente una data: 1-18-08.
Nessun titolo, era un film senza nome a cui bastò essere fatto da J.J. Abrams per salire al successo, facendo impazzire tutti nel cercare di capire cosa diavolo avevano appena visto.
Quello fu l’esatto momento in cui scoppiò la Cloverfield-mania in tanta gente, me compreso. Ero piccolo, certo, ma da adolescente amante della fantascienza non potevo di certo farmi sfuggire una cosa del genere e perciò utilizzai internet per vedere se qualche americano illuminato riuscisse a darmi le risposte che cercavo. Inutile dirvi che fin da subito su YouTube e vari spazi social iniziò una caccia al frame spaventosa, dove le analisi del video si sprecavano e i riferimenti in quei pochi minuti venivano scovati come faine. Si cercò invano di capire la forma del mostro, mentre i più attenti osservavano i dettagli della festa. Perché Abrams ci aveva mostrato quell’inutile spaccato di vita mondana? Perché non rilasciare un trailer normale?
La risposta venne dall’apertura del sito 1-18-08.com, il quale dava poche informazioni sul film ma permise il collegamento con alcune pagine MySpace (pensate quanto è vecchio) legate a quelli che sarebbero stati i protagonisti. Ognuno aveva le sue informazioni, come età, altezza ed eventuali post legati alle relazioni tra il gruppo visto nel film. Grazie a questi post, la gente venne a conoscenza del fatto che il festeggiato era tale poiché aveva ottenuto una promozione presso la compagnia Tagruato (qualcuno potrebbe ricordarsela dai primi minuti dello Star Trek di Abrams), un’azienda petrolifera giapponese che scavava nel suolo marino.
La scoperta di Tagruato fu il primo passo verso il vero ARG di Cloverfield, quello a cui tutti stavamo partecipando senza neanche saperlo. Il sito di Tagruato era quello che vi aspettereste da un’azienda reale, dove numerose notizie esaltavano le glorie delle loro piattaforme marine e parlavano in linguaggio corporativista. Eccetto per un piccolo dettaglio: un incidente, di cui presto fu diffuso un finto filmato notiziario in cui una delle loro piattaforme veniva fatta sprofondare da esplosioni. Stando un po’ attenti, era possibile scorgere una figura tra le acque impervie, mentre un verso anomalo riecheggiava nell’aria e i detriti venivano sbalzati dal fondo del mare fino al cielo.
L’incidente uccise molte persone e divenne così tanto eclatante che per dimostrare la sua portata Paramount Pictures fece girare finti notiziari in diverse lingue tra cui Giapponese, Spagnolo e Francese. La stazione che affondò fu quella di Chuai, nell’oceano Atlantico e poco distante da New York, il che oggi ci conferma che quella fu l’origine del mostro di Cloverfield arrivato in America.
Ignari della pellicola futura, al tempo ciò che davvero catturò l’attenzione di noi tutti fu che Tagruato addossò la colpa a un gruppo eco-terrorista chiamato TidoWave, finto anch’esso e con un portale che tutto sommato dichiarava apertamente di essere contro Tagruato e che la compagnia stava facendo qualcosa di terribile al pianeta. In retrospettiva, avevano decisamente ragione.
La campagna da qui in avanti seguì un percorso fatto di piccoli indizi criptici, numeri e immagini da schiarire per trovare le risposte cercate. Fu un lavoro enorme e tutto sommato niente di quanto trovato rivelava qualcosa del film, ma anzi arricchiva di molto la storia e permetteva a chiunque di comprendere più o meno i motivi per cui gli eventi dello stesso prendevano piede.
Prima dell’uscita nelle sale, le informazioni che avevamo raccolto ci permettevano di arrivare sulle poltrone con alcuni assunti, che possiamo riassumere così: Tagruato era una compagnia che aveva mani in pasta in diversi settori alla ricerca di qualcosa di segreto, da sfruttare per fini economici come la creazione della famosissima Slusho! – la bevanda che compare nelle opere Bad Robot e che in Cloverfield ha un “ingrediente segreto” proveniente dal “fondo del mare”. Tasty! – o l’ottenimento di risorse.
Ad opporsi a questa compagnia, c’era Tidowave, un gruppo bollato come composto da terroristi ma che in realtà sembrava essere la parte buona del contenzioso, specialmente perché sapevamo di alcune persone scomparse ex-dipendenti di Tagruato e con alcuni collegamenti a Tidowave. Il protagonista del film era proprio un dipendente dell’azienda che se ne stava per andare in Giappone come vice-presidente della Slusho!, ma alla festa d’addio il mostro attaccò New York dopo essere stato risvegliato dal fondo dell’Atlantico come ci hanno mostrato le immagini sonar disponibili su 1-18-08.com, oltre che a confermare che Tagruato era in città grazie alla nave che si vede affondare nei primi minuti della pellicola.
Una volta visto il film ci si aspetterebbe che tutto fosse finito lì, easter egg a parte. E invece no, l’ARG di Cloverfield continuò, alimentato da tantissime nuove domande scaturite dagli eventi visti sullo schermo e culminanti con un criptico “è ancora vivo” scoperto riproducendo al contrario le parole alla fine dei crediti, oltre che un nuovo filmato dove “qualcosa” cade direttamente dal cielo nel mare.
Con le conoscenze attuali, adesso sappiamo che quello è stato l’evento che ha generato o risvegliato il mostro, se non si considera un possibile retcon fatto con The Cloverfield Paradox. Venimmo quindi a conoscenza di alcuni fatti importanti, come che la Slusho! faceva esplodere la pancia delle persone (confermato dallo stesso sito della Slusho! con pubblicità fittizie e messaggi criptici) o come il tizio mangiato a metà ricevette un aggiornamento su MySpace per mettere la sua altezza alla nuova condizione corporea. Ma rimanevano comunque diversi misteri precedenti: quale era l’origine esatta del mostro? Ha sempre dormito sul fondale o è caduto dallo spazio? Era ancora vivo? I protagonisti erano morti? Perché c’era il logo di Dharma sul filmato governativo? E che fine aveva fatto Teddy Hanssen, il misterioso uomo scomparso già prima della pellicola?
Il gioco andò avanti per molto tempo, tanto che nacque anche uno strano manga collegato direttamente all’universo di Cloverfield, e riuscì a tirare dentro perfino Howard di 10th Cloverfield Lane, che si scoprì, guarda un po’, lavorare al progetto spaziale associato a Tagruato: Bold Futura. Ed è per questa sua lunga durata, nonché per la qualità del progetto, che Cloverfield rimarrà per sempre un ricordo a me caro di pomeriggi spesi a decifrare foto e indizi, calcando le community online e confrontandomi con persone da tutto il mondo che ipotizzavano teorie su teorie. Ancora oggi, Cloverfield rimane un mistero in molti suoi aspetti, complicato enormemente quando Cloverfield Paradox vide la luce e Overlord divenne un progetto slegato dal franchise.
Riassumendo in termini semplici, e spoiler alert per l’ultimo film, l’attivazione dell’acceleratore di particelle in Paradox ha fottuto tre terre parallele in tre momenti nel tempo diversi, spiegando per tutte e tre la presenza di creature impossibili come mostri e alieni. Al netto di questa teoria non completamente confermata, il futuro potrebbe portarci un Cloverfield 4 o no, ma quel che è certo è che nel bene o nel male l’universo ideato da J.J. Abrams rimarrà nella storia come l’esperienza più meta-cinema degli ultimi 20 anni, capace di averci fatto vivere diverse pellicole ben oltre le ore al cinema, portando il mistero direttamente nelle nostre mani.