Chi è Jack Reacher?
Jack Reacher, prima di essere una serie tv Amazon, è stato un personaggio letterario creato da Lee Child. Oggi ne ripercorriamo le origini.
Immaginiamo di aver dedicato tutta la nostra vita all’interno di un’istituzione tentacolare come può essere l’esercito degli stati uniti d’america. Immaginiamo anche che, dopo una vita in servizio, questa istituzione venga ridimensionata, snellita, sfoltita dei propri rami secchi. Questa istituzione che fino ad allora rappresentava la nostra vita adesso ci rappresenta ancora?
Sono questi i pensieri che animano Jack Reacher nel momento in cui lascia l’esercito, quell’esercito che per lui è stato più di un padre o di una madre, che gli ha dato una casa, una famiglia, gli amici e il lavoro.
Una scelta dolorosa, probabilmente, ma perfettamente rientrante nel suo schema di pensiero, stesso schema di pensiero che appunto l’esercito ha formato.
Non che fosse lui effettivamente non necessario, ma semplicemente percependo questo affaticamento a trovare un posto nella nuova conformazione dell’esercito, si è sentito di troppo e ha deciso di abbandonarlo. Ma nessuno lascia davvero l’esercito, o qualcuno potrebbe dire che l’uomo ha abbandonato l’esercito ma l’esercito non ha abbandonato l’uomo.
Come si traduce questo nella vita successiva di Jack? In una serie di scelte azzardate, apparentemente casuali che lo trasformano in un senza tetto, uno spiantato, un vagabondo che si aggira per l’America, quella grande nazione che ha difeso una vita intera senza mai conoscere davvero, inseguendo e per certi versi esasperando questa ritrovata e inaspettata libertà.
Nessuna casa, nessuna radice, nessun posto dove tornare, nessun indirizzo, niente previdenza sociale, Jack Reacher diventa un’anomalia nel grande schema di stampo capitalistico dell’america della fine degli anni ’90, dove si è ancora definiti dalla professione che si svolge e da un compulsivo accumulo seriale di beni che definiscono la posizione di un individuo.
Ma una persone cresciuta nell’esercito è abituata alla funzione più che alla forma.
L’esercito fornisce tutto, alloggi, vestiti e uno scopo, e quando tutto viene meno quello che rimane è quella volatilità del bene materiale che, non è mai veramente proprio, ma condiviso con l’organizzazione di appartenenza.
Questo è Jack Reacher, un’anomalia anche dentro l’esercito, essendo un ex membro della polizia militare, e pertanto a lavoro su indagini che coinvolgono membri dell’esercito, disprezzato spesso dai suoi stessi commilitoni.
Una figura particolare, affascinante per certi versi, non uno Sherlock Holmes ma comunque dotato di una spiccata intelligenza pratica, anche questa regalo dello Zio Sam.
Le sue avventure iniziano, o sarebbe più facile dire, incontrano il lettore per la prima volta in Killing floor, il primo romanzo di Lee Child con protagonista Jack Reacher.
Questo non solo servirà da presentazione per il personaggio e per i suoi metodi, ma indicherà la via che Child seguirà grossomodo per tutta la sua carriera letteraria.
La prima cosa che salta all’occhio ad un lettore smaliziato è la coincidenza. Non c’è mai un motivo per il quale Reacher debba essere coinvolto, se non che narrativamente deve trovarsi lì. L’innesco dell’azione è spesso una banale coincidenza che porta Reacher ad invischiarsi in situazioni più grandi di lui. L’avversario contro cui si muove Reacher è spesso occulto e quanto più possibile cerca di non sporcarsi le mani, demandando compiti ai suoi subordinati tramite un “avatar” fisico col quale questi si interfacciano.
Altro carattere distintivo che muove le azioni di Reacher è il suo innato senso di giustizia per il quale lo porta a compiere azioni borderline spesso inaccettabili per le istituzioni o la società civile, a causa di ciò è spesso bersaglio oltre che della Organizzazione Malvagia di turno anche delle autorità locali (di solito incompetenti, corrotte o bloccate dalle pastoie della legge).
Muovendosi tra questi parametri Child ha sfornato fino ad oggi 26 romanzi e con questa mole è facile perdonargli una prosa che preferisce l’efficacia alla raffinatezza e una serie di espedienti narrativi un po’ grossolani che comunque non intaccano il godimento di uno dei più divertenti eroi letterari che la fine degli anni ’90 ci ha regalato.
Perché nonostante tutto, a Jack Reacher si vuole bene per i suoi modi schietti, per la sua sincerità e per la sua lealtà.
La fortuna di Child è di aver creato un personaggio che è troppo più grande ed efficace delle singole avventure che vive, per certi versi è ascrivibile a personaggi del calibro di James Bond per la sua capacità di trascendere l’effettiva qualità degli singoli romanzi.
Nel 2012, Jack Reacher ha ricevuto il suo primo adattamento per il cinema, tratto dal romanzo La prova decisiva.
Fortemente voluto da Tom Cruise in veste sia di interprete che di produttore, diretto e sceneggiato da un allora misconosciuto Christopher McQuarrie, che da quel momento in poi inizierà il suo sodalizio artistico con Cruise, rivelandosi il proverbiale “manico” alla regia.
L’adattamento de La prova decisiva è oggettivamente un buon film che rispetta tutti i tratti distintivi della narrativa di Child nonostante un particolare che i fan duri e puri non sono riusciti a mandar giù: la statura di Tom Cruise.
Reacher è un colosso. Nel senso che Child modella il suo eroe sulla sua fisicità. Il nome Reacher deriva dal fatto che si scherzava sul suo metro e 98 cm di altezza e la moglie prima che intraprendesse la carriera di scrittore, gli aveva consigliato di lavorare come “reacher”, appunto l’addetto nei negozi a prendere le cose sullo scaffale più in alto.
Tom Cruise con il suo metro e settanta non poteva andare bene per i fan più hardcore, eppure ad onore del vero, se questo dettaglio della fisicità è ignorato dallo spettatore, l’interpretazione di Tom Cruise è molto efficace e fa un ottimo servizio al personaggio, aggiungendo un paio di layer in più che la rendono comunque caratteristica.
Tom Cruise era forse un po’ troppo vecchio e un po’ troppo stronzo ma la caratterizzazione non ne risentiva in maniera negativa, se non all’apparenza a rendere il personaggio ancora più spigoloso.
Sarebbe andato tutto bene se a La prova decisiva non avesse seguito Punto di non ritorno, un film assolutamente meno ispirato, diretto molto peggio, che è stato capace di scontentare tutti e annullare futuri progetti.
Se non che è arrivata Amazon.
[E della serie Amazon parliamo domani, con una recensione approfondita...]