La striscia web dedicata ai bambini che rischia di piacere agli adulti
Nel panorama fumettistico italiano Bonelli è percepita come una presenza ormai secolarizzata, una sorta di grande vecchio che dispensa fumetti a persone che sono cresciute con lui e che sanno cosa aspettarsi. Una sorta di versione cartacea della Rai, fatta di valori immutabili, rigidità, tradizione e un formato, “il bonellide” appunto, che ha fatto la storia del fumetto.
Questa immagine però non ha mai trovato un vero fondamento, se non in quelli che ogni tanto si svegliano e sentono l’impulso irrefrenabile di analizzare il mondo in base agli anni che si portano addosso.
Da che ho memoria Bonelli ha sempre danzato sul confine tra tradizione e innovazione, proponendo colonne portanti come Tex e Dylan Dog , esperimenti più o meno riusciti, personaggi nuovi e anticipando di molto la voglia di inclusione del fumetto moderno. Pensiamo a Legs (che all’epoca seguivo perché era un misto tra Ellen Ripley e Occhi di gatto, ma questa è un’altra storia), Julia, le varie miniserie che si sono avvicendate nel corso degli anni, fino ad arrivare a Orfani o Monolith che tutto sembra tranne che il classico fumetto Bonelli.
Ci saranno certamente stati momenti in cui la tendenza innovatrice è stata meno forte, ma due cose non possiamo dire della Bonelli attuale: che sia in crisi e che non abbia capito come gira il vento.
In questo contesto Bonelli Kids rappresenta una delle iniziative più interessanti per la SBE degli ultimi anni, pur essendo “solo” una cosa pensata per i più piccoli. Dico “solo” perché chiunque abbia mai provato a scrivere qualcosa sa che scrivere un buon prodotto per ragazzi è molto più difficile che farlo per gli adulti. Per non parlare della sintesi di un segno che deve contenere elementi familiari ma rielaborarli in un contesto cartoonesco, insomma, è un lavoraccio.
Fondamentalmente Bonelli Kids non è altro che una serie di strisce autoconclusive pensate per il web che hanno come protagonisti versioni “bambinizzate” dei principali eroi Bonelli. Per adesso sono stati svelati solo Zagor, Cico, Martin Mystere, Java, Diana, e Mr.No, ma in totale dovrebbero essere undici.
La serie sarà scritta da Alfredo Castelli, Tino Adamo e Sergio Masperi. I disegni saranno di Luca Bertelè, supportato per i colori da Manuela Nerolini.
Dunque, per quanto sia una cosa “per bambini” la potenza di fuoco è degna di un prodotto pensato per gli adulti, ed è giusto così. Se in una società di calcio ho un buon allenatore lo metto al servizio dei più piccoli, così che formi atleti migliori. In questo senso la scelta di un peso massimo come Castelli è assolutamente sensata.
L’operazione vista così mi pare geniale. Si innesta nella crescente moda del webcomic, del meme e della viralità (un nome su tutti: SIO), cercando fin da subito di fornire ai bambini figure di riferimento con cui identificarsi nel bene nel male, nella timidezza e nella voglia di avventura, nelle inclinazioni e nelle aspirazioni, permettendogli di crescere insieme a personaggi che poi magari verranno approfonditi quando si diventerà adulti.
Si crea insomma un rapporto simile ai compagni di giochi che da piccoli frequentano lo stesso parco giochi e da grandi lo stesso pub.
Dal punto di vista grafico è una interessante rielaborazione di figure classiche in chiave super deformed, un principio che se fossimo in Giappone non farebbe scalpore, ma che in Italia è abbastanza particolare.
Inoltre così facendo si genera anche l’occasione per Bonelli di giocare un po’ con i personaggi del proprio pantheon e far sorridere anche gli adulti. Perché tanto lo sappiamo che alla fine quelle strisce piaceranno anche ai più grandi.
Per “adulti” mi riferisco a quelle persone che amano i fumetti ma non vivono di dogmi, che percepiscono il cambiamento come idea per provare qualcosa di nuovo. Non quelli che dopo aver visto queste vignette si sono lanciati in improbabili dichiarazioni, scandalizzati perché questa operazione tradiva lo spirito storico di Bonelli e così via.
Sicuramente loro ne sanno più di Castelli, come no.