STAI LEGGENDO : Pink Mirror. Il nuovo teen movie di Ashley O.

Pink Mirror. Il nuovo teen movie di Ashley O.

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L'episodio dedicato a Miley Cyrus è stato il più criticato dell'ultima stagione di Black Mirror, ma se Brooker ci avesse preso in giro un'altra volta?

La quinta stagione di Black Mirror è stata accolta in linea di massima da un generale disappunto dei fan. Se già le stagioni prodotte per Netflix erano ritenute dagli estimatori della prima ora troppo edulcorate, la considerazione si è molto accentuata per questo nuovo, breve appuntamento con tre nuovi episodi. La puntata Striking Vipers è forse quella tutto sommato più fedele allo spirito originario della serie. Smithereens, invece, è in fin dei conti una variazione sul tema della "crisi dell'ostaggio", esplorata da innumerevoli film e serie tv, con una componente tecnologica in fondo non così dirompente.

Il terzo episodio, Rachel, Jack e Ashley Too, è quello che ha più colpito - in negativo - il pubblico abituale, in quanto adotta (su una serie cupa come Black Mirror) modalità tipiche della commedia per adolescenti. Eppure, sotto la patina straniante della scelta estetica effettuata, ci sono alcuni elementi d'interesse.

La puntata vede una guest star d’eccezione: la popstar Miley Cyrus, che interpreta sostanzialmente una versione di sé stessa leggermente futuribile: la teen star Ashley O, di cui nell’episodio vengono ricavate le bambole Ashley Too. La puntata è inserita nel “canone” di Black Mirror: appaiono infatti citazioni ad altri episodi: la serie Sea Of Tranquillity (che appare in Nosedive), il rapper Tusk (di Hated in the nation), e naturalmente il San Junipero, l’ospedale che, in Black Museum, si rivela come il fulcro centrale delle ricerche sulla mind-machine interface.

Proprio Black Museum vedeva un primo accenno dell’evoluzione stilistica al centro di questo episodio: là infatti si abbandonavano le solite atmosfere serie e tragiche in favore di un black humor ricalcato su quello dei Tales from the crypt della EC Comics, approdati poi anche in tv e infine al cinema (Charlie Brooker ha iniziato del resto coi fumetti di Oink! Negli anni ’80). La connessione è sottolineata anche dal tema dell’intelligenza umana duplicata e intrappolata in un robot-giocattolo, che appariva già in uno dei tre sottoepisodi.

Qui però andiamo decisamente verso una comicità del tutto scanzonata, che riprende in modo preciso le movenze e i topoi del teen movie. In questo, Miley Cyrus è perfetta per il ruolo: comincia con un esordio come Disney Star nel ruolo di Hannah Montana (2006-2011), immagine che decostruisce potentemente con Bangerz, soprattutto tramite il video Wrecking Ball (2013). La Cyrus è quasi l’archetipo di questa parabola della giovane popstar, a sua volta un luogo comune, che ritorna nella Sarah Lynn di BoJack Horseman (e nel personaggio minore di Sextina Aquafina), o nelle speculazioni del basso complottismo delle popstar Illuminati-controlled, forzate a messaggi di inquietante ottimismo che lasciano intravvedere le crepe una personalità in disfacimento.

L’episodio, è ovvio, ha deluso i fan. Le movenze iniziali potevano essere promettenti, perché – nello sviluppo iperrealistico di Black Mirror – tutto pareva deporre per una evoluzione drammatica della vicenda della protagonista Rachel (in questo caso, probabilmente, la sua corsa verso un’illusorio successo sociale guidata dalla tecnobambola avrebbe condotto al disastro finale del saggio scolastico, in una sorta di duplicato giovanilistico di Nosedive: qui invece è solo un mezzo fallimento che apre al vero sviluppo della storia).

Oppure, avrebbe potuto essere un fallimento l’incontro con la popstar, la cui vicenda (pur nei toni del teen movie, che divengono evidenti nella seconda parte) è piuttosto atroce nei contenuti, dissimulati dai toni zuccherosi. Qui però si abbandona definitivamente Black Mirror: Brooke aveva parlato in modo ingannevole di “un po’ più di ottimismo”: e all'inizio ci si era limitati a quello.

Una puntata come Nosedive, ad esempio, nello spirito originale della serie si sarebbe conclusa probabilmente col suicidio della protagonista dopo il fallimento finale (o con un destino ancora peggiore, e ipertecnologico: magari l’ex amica cheerleader l’avrebbe potuta duplicare in un chip inserito in Mr. Rags per tenerla a suo detrimento come bambola da torturare sul comodino); nella terza stagione invece la povera Lacie apre finalmente gli occhi sulla realtà, anche se in modo doloroso.

Poteva essere molte cose, ma si è scelto invece il totale abbandono del realismo: le ragazzine si introducono nella villa della popstar imprigionata dai discografici diabolici, e come nel miglior clone di Scooby Doo capiscono come stanno davvero le cose e la liberano. Per un po’ uno aspetta che almeno la trama viri verso una conseguenza disastrosa, ma più il tono della narrazione si distacca dalla realtà, più si comprende che stiamo invece andando verso un happy ending zuccheroso anche per gli standard di Disney Channel.

Posto che Brooker ha dimostrato di essere uno sceneggiatore di alto livello, ci pare che abbia probabilmente voluto giocare al gatto col topo con le aspettative dello spettatore (che questo sia soddisfacente per il pubblico è tutto un altro discorso). Non è più Black Mirror, hanno detto tutti, ed è vero: è una sua parodia. Del resto, l’aspetto parodistico appare dichiarato fin da subito, con la rattomobile della famiglia di Jack e Rachel che appare fin dall’inizio, e che – date le conseguenze – pare una citazione di Scemo e più scemo (che di base riprende il teen movie: i due hanno la maturità e il Q.I. di ragazzi delle medie "che non siedono nei primi banchi", come diceva qualcuno).

L’elemento che può redimere l’episodio – facendo uno sforzo titanico di difesa d’ufficio di Brooker – è la sua metanarrativa interna. Ashley O (e Miley Cyrus) sono prodotti consolatori rivolti alle teenager, che possono essere anche dannosi nei confronti delle stesse (prima metà del film). E Brooker critica questo rischio... con un prodotto consolatorio per teenager. Delude il pubblico, ovvio: ma cosa volevate, ci dice Charlie. Un prodotto consolatorio per quarantenni medio-istruiti, che possano sogghignare compiaciuti “ah, questi giovani, dovrebbero avere le tecnologie nel sangue, ma non sanno usarle, se ne fanno dominare!”? Beh, no, niente caramella per voi, mi dispiace.

Ma qui, lo ammetto, sono nell’esercizio letterario di sovrainterpretazione (più divertente che unirmi al coro dei facili detrattori, comunque).

La cosa più interessante è invece la metanarrativa esterna. Miley Cyrus ha postato una sua foto dopo una “indigestione di gamberi” che richiama quanto avviene alla sua eroina Ashley O, fregando alcuni dei giornali più ingenui - o consapevoli, ma più cinicamente disposti a tutto per un click - tra cui anche delle testate italiane. E il suo recente videoclip musicale  si ricollega potentemente alla puntata (non lo si può capire davvero se non in riferimento alla stessa).

Però purtroppo tutto questo piano extradiegetico è divertente per speculazioni su quanto il confine tra realtà e Black Mirror sia crollato (un altro topos introdotto dalla serie) ma non risolve la delusione dei fan. A meno che a breve Charlie Brooker non ci regali un easter egg dove vediamo che Rachel, Jack e Ashley sono tutte e tre nei sotterranei cybernetici della villa, controllate dai soliti chip neurali: il secondo tempo è una illusione in cui sono tenute sospese per controllarle meglio, e magari sfruttarle agli scopi del turbocapitalismo musicale. Ma dubito fortemente che avverrà. Lo schermo non è più così nero: è bianco. O forse, rosa.

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