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Assassin's Creed Valhalla: L'Assedio di Parigi tra sangue e preghiera

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Con L'Assedio di Parigi, Assassin's Creed Valhalla ci porta in una terra di fuoco e santità distorta in favore della guerra.

Ogni volta che un nuovo capitolo di Assassin's Creed comincia il suo percorso, sappiamo già fin dall'inizio che quel percorso sarà costellato di contenuti aggiuntivi, anzi ora ancora di più considerando quanto negli ultimi anni Ubisoft abbia addirittura preso la rotta del live service con eventi in-game e roadmap strutturare neanche fossimo ai tempi d'oro di Destiny.

Ed è una bella cosa tutto sommato se siete dei giocatori che amano spendere centinaia di ore in un singolo mondo aperto, come appunto si può fare nel più che ottimo Assassin's Creed Valhalla. Una ventata di aria fresca mancata dal precedente esperimento, Odyssey,  il quale era più giocoso e del resto veniva fin troppo trascinato da quell'idea che se non ci sono una marea di parametri da inseguire e attività per salire di livello, un RPG moderno non può essere di qualità.

Per fortuna l'avventura vichinga si è scordata questo concetto e si è focalizzata sull'esplorazione, sul vivere la conquista del regno britannico e sentirsi un vichingo a tutti gli effetti. Intento, a mio giudizio, riuscito abbastanza bene tra la campagna e tutti gli scenari accessori che si possono vivere tra mitologia e storiografia, perciò perché non continuare a costruire su delle ottime fondamenta? Ecco, è come e cosa si costruisce che è importante.

Assassin's Creed Valhalla al momento ha optato per due espansioni dalla filosofia diversa: l'Ira dei Druidi è esattamente il punto in cui chiunque voglia un'altra grande zona da esplorare potrà trovarsi a casa, mentre Assedio di Parigi - oggetto del nostro pezzo - segue più l'impronta della narrazione che il mare di indicatori da risolvere.

Per accedere al contenuto non serve aver completato la storia di base e anzi se siete nuovi giocatori vi consiglio di non aspettare la fine del viaggio del vichingo per andarci, in modo così da gustarvi il posto per la difficoltà e l'atmosfera che ha: quella difficile, di una campagna militare minacciosa da parte di Carlo il Grosso che richiede nuovi approcci oltre che alleati da conquistare. Assedio di Parigi, leviamoci subito il dente, non è certo il Blood & Wine di Assassin's Creed Valhalla.

Però ha il suo perché, riesce ad attirare il giocatore quanto basta per farsi sentire in un contesto diverso da quello del gioco base e calcare la mano su quel feeling medievale che la direzione artistica ha voluto ricostruire con dovizia.

L'arrivo a Parigi è infatti lugubre, l'atmosfera del regno franco è densa di cenere e Carlo il Grosso sta bruciando i suoi nemici ovunque sia possibile, dalle foreste alle città. Non è certo uno scenario da Demon Souls, ma la presentazione così cruda è solo un antipasto di quella che è una costante tendenza al sanguinolento, contrastata però da un approccio diplomatico che francamente mi ha lasciato dubbioso per almeno metà delle missioni della storia principale.

Barbarie diplomatica

Eivor infatti può partire subito e cercare un confronto civile, cosa idealmente in linea con quanto avviene nella storia principale, però è il contesto di assoluta crudeltà nella campagna parigina a rendere il tutto ben diverso dalla conquista dell'Inghilterra a nome di Ravenstorpe, tanto è vero che a un certo punto la svolta sanguinosa prende proprio il via e si mischia al simbolismo cristiano per rendere il tutto ancora più grottesco.

Ecco, in un certo senso Assedio di Parigi cerca di equilibrarsi tra una e l'altra ispirazione tematica da raccontare al giocatore: la parte più storica e la parte in cui invece si vuole dar vita e morte a un panorama civile/urbano/folkloristico dove tutto è soggetto alle fiamme e al sacrificio, con colate di sangue sulle armature di metallo consunto.

Non sempre riesce a trovare la quadra per quello che vuole dire, anche perché perfino i comprimari si alternano su questa linea. Ma bene o male, questa supposta libertà d'approccio che alla fine non c'è in termini di conseguenze rilevanti, si può vivere da giocatori con il ritorno delle Missioni a Scatola Nera o Black Box per gli anglosassoni che abbiamo invaso.

Direttamente da Assassin's Creed Unity che tanti non vogliono ricordare ma in questo caso facciamo un'eccezione, le missioni Black Box sono sostanzialmente delle cacce all'uomo in uno scenario libero dove l'obiettivo è uccidere il bersaglio senza particolari vincoli di percorso. Esplorando la zona e parlando con gli abitanti, o scoprendo segreti in giro, insomma il manuale per chiunque voglia uccidere una persona. La presentazione della primissima Black Box è uguale spiccicata alla famosissima missione di Unity che promosse tale libertà, suggerendovi di uccidere qualcuno tra le mura di una chiesa molto grande.

Devo dire che, a discapito di quanto mi aspettassi, questa particolare scelta per Assedio di Parigi l'ho trovata davvero azzeccata e mi sarebbe piaciuto vederla più presente anche nel gioco base, soprattutto perché Ubisoft da tempo ormai spinge sul concetto di libertà d'azione e le possibilità della nuova generazione di console penso possa permettere tale espansività nelle meccaniche. Ci accontentiamo però, e senza dubbio le Black Box sono uno dei motivi per cui dovreste passare del tempo nel regno franco.

Altra ragione per cui il viaggio può essere valevole di essere vissuto è il panorama che vi aspetta nei territori francesi, punto su cui però ho da ridire. Sebbene alcuni scorci siano fantasticamente decadenti, specie quelli urbani, hanno decisamente esagerato con la cenere e la nebbia, a un certo punto credevo di aver fatto partire Assassin's Creed Odyssey per sbaglio in un salvataggio sulle isole vulcaniche.

Peccato perché il verde francese fa da ottimo contrasto con i dintorni di Parigi ridotti a fogne a cielo più o meno aperto, anzi la dimensione sotterranea acquisisce uno spessore che mi ha sorpreso per quanto avere dei branchi di ratti che scappano con spadate posticce non siano il massimo dell'immersione. Assedio a Parigi, esteticamente, vive proprio di luci e ombre che difficilmente lo esaltano o lo affossano.

Non c'è più religione

Il contorno è molto classico, in aggiunta, con le solite missioni che ci fanno scoprire le aree a suon di segnalini colorati. Rispetto all'Ira dei Druidi siamo a un livello contenuto ed è un bene, onestamente. Ho apprezzato che si concentrassero sulla narrazione, per quanto non proprio stellare, e il risultato si vede nel tipo di esperienza proposta, quantomeno più caratteristica rispetto a un banale pretesto per darci una mappa più grande.

Un particolare tematico di spicco che mi sento di sottolineare, come evidente dai paragrafi precedenti, è il trattamento della dimensione religiosa sia narrativa che fisica nelle scene del DLC, inquadrata in un contesto molto più zelota e fanatico, ma quel fanatico che può inquietare per davvero chi vive l'avventura di Eivor. Scoprendo dettagli e rituali di missione in missione, penso che il percorso creato dal team di sviluppo/artistico in tal senso sia un fattore non da poco e che anzi forse si sarebbe meritato di essere ancora di più esaltato, sebbene avrebbe potuto essere visto come ripetizione di quel misticismo dell'Ira dei Druidi.

La dimensione cristiana però, al contrario di quella pagana, è sempre un buon terreno di gioco per sottolineare i gesti più nefasti con il contrasto di un culto apparentemente pio e semplice (ricordandoci l'ambientazione fatta di capanne e città intorno a chiese), un po' come The Witch e il burro ci hanno insegnato.

In definitiva, Assedio di Parigi non è una di quelle espansioni che consiglierei di acquistare come contenuto singolo - sebbene possiate farlo dalla pagina dedicata se incuriositi dalla nostra analisi - ma nell'ottica dell'ormai onnipresente Season Pass direi "diavolo sì", anzi spero che sia continuativa questa diversificazione nella tipologia dei contenuti che verranno proposti nel futuro di Assassin's Creed Valhalla.

La visita a Parigi è comunque testimonianza di una fetta storica importante per il contesto del gioco, ha la giusta dose di simbolismo trattato con il sangue e propone una serie di contenuti estetici, tra cui i panorami o le armature stile medievale, di ottima fattura quando al loro meglio. Il come ci arrivate ha un'influenza non da poco, da qui il mio consiglio di andare prima della fine del gioco, in modo da non falciare ogni singola forma di vita con le armi divine. Carlo il Grosso sarà anche cattivo, ma non merita un trattamento simile.

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