

Quella volta che Silver Surfer dovette cercarsi un lavoro
Quando Jim Starlin confenzionò una storia di Silver Surfer mettendolo in ginocchio contro un nemico più grande di Thanos: la Burocrazia
Le immense distese dello spazio punteggiate da stelle lontane più di quanto il pensiero umano possa immaginare.
Le correnti cosmiche di energie sconosciute alle misere menti mortali che solcano l'universo.
Questa era la Marvel Cosmica: uno spazio mentale di sfrenata sperimentazione grafica e concettuale che la coppia Lee e Kirby aveva iniziato a tratteggiare sulla testata Fantastic Four nel lontano 1961.
L'origine di Silver Surfer
È dal profondo di questo universo sconosciuto che nel 1966 arriva Silver Surfer, araldo di Galactus, il divoratore di mondi.
Silver Surfer è un personaggio particolare dalle alterne vicende editoriali.
La sua prima testata autonoma risale al 1968 e chiuderà 18 numeri dopo, tutta scritta da Stan Lee e disegnata da John Bushema, lascerà la situazione del Pellegrino dell'infinito irrisolta, con il Nostro bloccato a causa della barriera imposta da Galactus attorno alla Terra come punizione per l'atto di disobbedienza del suo Araldo.
"Fenomenali poteri cosmici in un minuscolo spazio vitale"
dirà qualcuno molti anni dopo, ma questa era la situazione, che potremmo anche definire sprecata, di prigionia e limitazione di un essere che per origini profonde e meditabonde diventa ancora più malinconico e nostalgico non solo della sua patria perduta quando ha ottenuto i suoi poteri cosmici con il ruolo di Araldo di Galactus, ma anche dell'infinito in cui perdersi girovagando senza meta sulla sua tavola in contemplazione della meraviglia universo.
Silver Surfer è sempre stato così, uno degli eroi più Hippy della Marvel, che non ha bisogno di niente per vivere, distaccato dalle cose materiali, uno spirito contemplativo e che nella contemplazione della natura equilibrata trova la pace.
Libero
A liberare Surfer dalla sua prigionia arriva Steve Englehart e una nuova testata solo nel 1987 per mettere il Surfista d'argento al centro dell'ennesimo scontro cosmico tra Kree e Skrull.
La sua non è una run particolarmente brillante ma ha il merito di riportare sulla scena cosmica uno dei suoi attori principali, cartacei e reali.
Dopo 33 numeri di qualità opinabile, con il numero 34 la testata cambia faccia, letteralmente: arriva Jim Starlin.
Per chi non lo conoscesse,
Jim Starlin è un nome grosso senza il quale non avremmo metà del Marvel Cinematic Universe.
Jim Starlin inventa Thanos manipolando alcuni concetti fondamentali lasciati in eredità da Jack Kirby (e da chi se no?), ma questa è un'altra storia.
Jim Starlin inventa Thanos per contrapporlo all'eroe cosmico Capitan Marvel (il Mar-Vel originale, non Carol Danvers che prenderà il titolo di Capitan solo moltissimi anni dopo) ma è solo su Silver Surfer che il Titano Folle raggiungerà vette di popolarità e una nuova generazione di lettori.
È sempre su Silver Surfer che Thanos metterà a punto il piano per sterminare metà della popolazione dell'universo per ingraziarsi i favori della Morte.
È il 1990 e il Silver Surfer di Jim Starlin cambia completamente.
Cambia il logo, diventando più moderno. Cambia il disegnatore: Marshal Rogers cede la matita a Ron Lim che all'epoca era praticamente esordiente. Lim ripulisce da tante leziosità la testate fino a dargli una maggiore forza plastica e potenza visiva. A risentirne positivamente anche la rappresentazione dell'azione.
Ma il merito più grande ce l'ha Starlin alla scrittura che prende elementi dell'ultimo periodo di Capitan Marvel, quelli da guerriero permeato di consapevolezza cosmica e li riversa nel surfista spaziale, trasformandolo in un personaggio più interessante e meno ieratico.
I testi subiscono un cambiamento drastico, la prosa migliora diventando più incisiva e meno prolissa, perde di melodramma, diventa più scorrevole. Le tavole di Lim così sono più libere di raccontare per immagini, ma cosa ancora più importante Silver Surfer diventa una testata divertente da leggere.
Thanos viene quasi raccontato da zero per adattarsi al gusto di lettori nuovi che non lo vedevano in giro dagli anni 70, con le matite di Lim acquisisce un nuova espressività, un megalomaniaco autocompiacimento nel compiere efferatezze leggibile fin dalla copertina.
Il primo confronto tra Thanos e Silver Surfer è ancora oggi bellissimo, seppur nella sua scala ridotta.
Quindi epica, scontri mortali, titani folli e distese spaziali...
ma come è finito Silver Surfer a cercarsi un lavoro?
Caccia al lavoro
Il primo scontro tra Silver Surfer e Thanos si conclude con il Nostro che riporta su Titano un cadavere semi carbonizzato al cospetto di Mentore ed Eros, i parenti più prossimi del Titano Folle. Sono tutti convinti della prematura dipartita del villain tranne Drax il Distruttore che percepisce ancora forte il suo legame con l'acerrimo nemico.
In realtà, Thanos non è morto ma ha ritenuto comodo questo stratagemma per scomparire dai radar per un po' e iniziare in tutta tranquillità la sua caccia alle Gemme dell'Infinito. Nonostante ciò, la sua presunta morte fa scattare una trappola intorno a Silver Surfer che viene raggiunto da un robot ufficiale giudiziario di Dynamo City con la richiesta di presenziare al processo per la morte di Thanos e all'apertura del suo testamento che lo vede come unico beneficiario.
Dynamo City è una città sconfinata, autonoma, in un remoto settore dello spazio alla quale Thanos ha insistito parecchio per ottenere la cittadinanza e per essere tutelato dalle sue leggi.
Una città che si alimenta assorbendo tutte le forme di energia di chiunque arrivi, così che Surfer viene privato della sua energia cosmica appena atterrato.
L'accusa per omicidio viene svincolata agilmente e in piena conformità alle legge ma la stessa legge che lo assolve si dimostra essere la trappola: per lasciare Dynamo City c'è una tassa da pagare.
Proprio a lui, l'hippy, il vagabondo che non ha bisogno di nessun bene materiale e vive solo della gioia che gli provoca il suo vagabondare, viene colpito alla base del suo essere. La sua natura eterea, lontana dalle volgari cose mondane gli si ritorce contro, schiacciato da quella che è una delle ritorsioni più sottili e crudeli di Thanos: trasformare Silver Surfer in una persona normale.
Di più, meno che una persona normale, incapacitato a vivere come una persona normale a causa della sua storia personale, così assuefatto e abituato alla sua condizione semi divina da non ricordare nemmeno più come è comportarsi e operare da persona normale:
Silver Surfer privato dei suoi poteri diventa un disadattato.
Considerato come inutile dalla polizia robotica di Dynamo City, Silver Surfer finisce a vivere in una tendopoli insieme agli altri scarti della società, letteralmente ai margini, lontano dalle sue mura splendenti e dalle sue promesse di ricchezza dove fa la conoscenza di una cultura suburbana di reietti che arbitrariamente decidono di sottostare alle regole di Dynamo City in attesa di uno scatto sociale che aprirà loro le porte di un mondo migliore.
L'ultima risorsa: vendere i proprio sogni ad una società che ha continuo bisogno di intrattenimento, una situazione che ricorda per certi versi un film della Bigelow.
Quella che su un'altra testata e in mano ad un alto autore sarebbe un filler diventa l'occasione per Jim Starlin di spezzare l'incanto dell'uomo delle stelle e trascinarlo in una per niente sottile satira dello stile di vita americano, del liberismo, del capitalismo, della burocrazia che erge barriere tra gli individui, della legge che raramente risponde ad un principio di eguaglianza sociale.
È l'ennesima iterazione del dictat che fece grande la Marvel negli anni '60, "Supereroi con Superproblemi",
È l'ennesima iterazione del dictat che fece grande la Marvel negli anni '60, "Supereroi con Superproblemi", ma non lo fa solo per umanizzare uno dei personaggi più difficili da umanizzare del roster di eroi della Casa delle Idee, Jim Starlin lo fa con una chiara motivazione politica.
Non usa allegorie sottili ma lo fa urlando per mezzo di una città aliena perduta nello spazio che imprigiona un hippy palestrato e rilucente con le sue leggi insensibili, con le sue meschinità classista.
Ci intrattiene con una risata amara, è una storia strana e dolente per il disarmante senso di impotenza del suo protagonista bloccato in una situazione dichiaratamente kafkiana.
Italia, oggi
Trovandosi di fronte ad uno così lampante critica al sistema è impossibile non vedere il parallelo con la situazione che stiamo vivendo. Siamo ancora una società affetta dal burocratismo che da un lato è garanzia ma dall'altro è un peso stringente con legacci e catene, una macchina difficile da avviare e priva di servosterzo. Mentre la quarantena è agli sgoccioli è impossibile non intravedere all'orizzonte il Vecchio Mondo che imprime la sua lunga ombra su quello Nuovo che dovrebbe iniziare il 4 Maggio.
Siamo pronti a ripetere gli stessi errori?
Rimettere tutte le uova nello stesso paniere nel nome della produzione. Una sola regione che da sola si erge come produttiva ed efficiente e una città che diventa il simbolo del tempo presente (nel bene e nel male) dove accadono gli eventi ed il baricentro dell'Italia si sposta verso l'alto. Dove è vantaggioso investire perché le rendite degli immobili sono altissime.
Abbiamo visto deragliare un modello di sviluppo che ha accentrato troppo tutto in un unico punto, questo ci è stato di lezione?
Da piccoli volevate essere dei supereroi? Eccovi accontentati. Siamo tutti lì insieme al Surfer, in fila al centro di collocamento di Dynamo City.