Anche noi abbiamo visto lo Snyder's Cut della Justice League
Tre pareri sullo Snyder's Cut della Justice League, durano meno di quattro ore e non sono stati scritti a rallentatore, ma potrebbero piacervi comunque!
Zack Snyder ha fatto anche cose buone – Francesco Tanzillo
Se c’è una cosa che in questi anni non ho mai sopportato è il vituperare Zack Snyder.
Okay, può tranquillamente non essere il regista più talentoso del mondo ma non è nemmeno scarso come vorrebbero i meme che girano su di lui.
Che lo sappiamo tutti che chi lo commenta ha tirato su una riga di pennarello nero sulla sua opera ripetendo a macchinetta frasi sentite da altri in maniera acritica.
Questa totale mancanza di Giustizia nei suoi confronti, questo averlo relegato a figura sfigata, quasi la parodia di un regista di cinecomics, mi ha portato a spingere dove possibile lo sloga “Zack Snyder ha fatto anche cose buone”.
La roba di Snyder e il suo lavoro sull’universo DC non sono da buttare del tutto.
Il DCEU (l’universo cinematografico della DC) è nato sul presupposto sbagliato di voler inseguire a tutti i costi l’MCU, che aveva svariati anni di vantaggio avanti, ambizioni prima limitate che poi si sono gonfiate per scherzo fino a convergere in quel piccolo film enorme che è Avengers, riuscendo nel suo intento perché, sostanzialmente, il sogno bagnato dell’adolescente interiore che vive in ogni lettore di fumetti compulsivo.
Contemporaneamente lo blandisce e lo mette alla berlina in uno strano cocktail di omaggi, post-modernismo (preso in prestito dalla stratificazione delle opere nel corso degli anni, per la quale, ad esempio, lo Spider-man di Tom Holland non è lo stesso pensato da Lee e Ditko) e ironia contemporanea.
Collocandosi così nel mezzo riesce in maniera sbalorditiva a piazzarsi ad ogni livello estendendo al massimo il bacino di utenza captando anche i gusti di chi la roba dei supereroi magari non l’hai mai toccata nemmeno con un bastone.
Dall’altra parte, la DC, con il suo tono esasperatamente aulico, con una complessità psicologica suggerita ma mai veramente palesata, con trame che cadono molto spesso pretenzioso, il focus non lo raggiunge mai, il colpo sempre deflesso distratto da una serie di circostanze spaventosamente sfavorevoli.
Un Cavill prima che diventasse estremamente popolare, la svolta grim di Superman che, lo sappiamo, non si può fare un Superman Oscuro Credibile, Ben Affleck demolito ancora prima di vederlo in azione perchè appare triste nelle immagini promozionali… Tutti elementi che predispongono male l’osservatore anche prima di aver visto le pellicole, anche quelle purtroppo non esenti da difetti o ingenuità, come una CGI datata (mannaggia Doomsday) e alcuni nodi del plot che definire barocchi è poco.
Per raccontare la Materia DC, Snyder era l’uomo giusto, nonostante Watchmen, che per quanto affascinante ricalco perde completamente il punto dell’opera originale: i supereroi della DC sono, a grandi linee, un continuo contrasto tra persone Incredibilmente Potenti e personaggi che il potere non ce l’hanno che si impegnano ad ogni modo per contrastarli.
Su entrambi gli schieramenti del binomio eroi-villain.
È impossibile non provare empatia per un Captain Cold che caparbiamente si ostina a commettere crimini nella città di Flash, l’uomo più veloce del mondo. In alcuni momenti empatizziamo anche con Lex Luthor e la sua umana ambizione.
Lo stesso Batman che si batte alla pari con esseri infinitamente più potenti di lui, ha uno status semi divino per i suoi avversari, freak e disadattati, compromessi da turbe psichiche.
Quindi, non ritengo scontato o banale la scelta dell’approccio di Snyder alla materia, quanto più potrei contestargli una messa in pratica non brillante, in tutti i sensi.
Non so se chiamare quella di Snyder ambizione, sfrontatezza, incoscienza, ma non posso non volergli bene almeno un po’, se non altro per la volontà dell’autore di dare all’immaginario più scontato possibile la scintilla di una visione, la volontà di far credere al pubblico che un uomo possa volare ancora una volta.
In questo contesto di prodotti senza’anima, artisticamente piatti come frisbee, calibrati col bilancino del farmacista per scatenare emozioni preselezionate, non posso che preferire questa Justice League (un film, difettoso ma pur sempre un film) a prodotti come l’asettico Endgame, nonostante le sue lungaggini il ritmo che pare dettato da un motore diesel e l’esasperante enfasi che Zack riversa nell’inquadratura più banale dilatandola all’eccesso.
Non importa se la Snydercut vi è piaciuta o meno – Davide Costa
Non importa se la Snydercut vi è piaciuta o meno. Non importa nemmeno se la Whedoncut, (la Josstice League? La Whedon League? La Ray Fisher C'aveva Ragione?) vi è piaciuta o meno.
Basta che le abbiate viste entrambe. Anzi, basta che abbiate visto i primi 10 minuti di tutt'e due.
Questo perché così potete osservare in pochi minuti in che modo si può impostare il tono di un film con poche scelte sia di sceneggiatura che di messa in scena: una manciata di battute in compagnia di bambini da una parte, una scena di morte (quasi) muta dall'altra.
Pochi minuti che vi introducono alla visione dei rispettivi registi (e facciamo finta che la produzione non sia stato un casino talmente grosso che dovrebbe dimostrare una volta per tutte come parlare di "visione del regista" in un franchise da miGliardi di dollari ha smesso di aver senso da Spider-Man 3 di Raimi in poi, se mai lo ha avuto) e vi fanno capire subito che tipo di storia vi vogliono raccontare.
Trovate decine e decine di esempi in ciascun film da analizzare, guardando prima uno poi l'altro, sia scene che sono in entrambe le pellicole con piccole ma importanti differenze (Superman che ferma Steppenwolf per la prima volta), sia scene con la stessa funzione ma molto diverse nei due film (il confronto tra gli eroi quando decidono di usare la mother box, per esempio, cambia completamente le dinamiche tra di loro nelle due pellicole).
Se vi togliete di dosso la maglietta del fan e quella dell'hater, se uscite dalle logiche del "promosso o bocciato", se una volta ogni tanto tacitate quella necessità impellente di dare un giudizio su un film (anzi due) e vi limitate a studiarli come foste degli appassionati di cinema, di sceneggiatura, di montaggio, di regia, cioè quello che continuate a dire da sempre ma non dimostrate mai, ne uscireste con delle conoscenze in più su come i film si fanno.
Cioè quello che serve per poter capire perché un film vi è piaciuto o meno. Potrebbe essere l'ora di studiare più spesso e parlare di meno.
Zack, bravo, ma anche meno! - Lorenzo Fantoni
Confrontare un film rattoppato (male) di due ore con la stessa versione di quattro è di per sé mi pare un esercizio un po’ vuoto in partenza, perché palese che un prodotto più lungo avrà più tempo per raccontarci molte più cose e farci sembrare la roba incollata a forza nel primo come perfettamente legittima. Tuttavia, per quanto io sia felice che Snyder abbia mostrato ciò che voleva mostrare nel modo in cui voleva mostrarlo c’è una parte di me che storce la bocca.
Innanzitutto, perché mettere tutta quella parte finale post apocalittica in un prodotto che non avrà un seguito mi pare l’ennesima trollata di un regista che non vede l’ora di sollevare le sue falangi di appassionati per mettere pressione alla produzione. È tutta roba che in teoria si poteva togliere il film sarebbe comunque finito senza problemi. E poi perché, ma magari è una deformazione mia, ho sempre visto un grandissimo valore nella sintesi e nella capacità di gestire una storia in un tempo civile.
Ho sempre pensato che le cose migliori arrivano quando ci sono dei limiti, autoimposti o esterni
Ho sempre pensato che le cose migliori arrivano quando ci sono dei limiti, autoimposti o esterni, che in qualche modo incanalano la produzione. In parte è senza dubbio colpa della mia formazione da giornalista, quella che se scrivi sulla carta impone di stare in spazi precisi e che su internet ti chiede di non fare wall of text di 20.000 battute per dire qualcosa che potresti dire in molto meno spazio. Penso anche alla pixel art, che sintetizza la realtà ottenendo risultati spettacolari, a come artisti di ogni epoca sono riusciti a creare cose bellissime con ciò che avevano. I paletti della creazione per me sono boe attorno a cui navigare, non pastoie.
E quindi per quanto comprenda la voglia per l’eccesso di Snyder e per certi versi l’apprezzi pure nel suo dilatare ogni momento per renderlo unico, anche quelli in cui Flash si mette in tasca un hot dog, per quanto veda come assolutamente necessaria l’espansione di personaggio come Cyborg e apprezzi tantissimo la sua visione erculea ed epica dei supereroi come esseri che proteggono l’umanità pur considerandola una specie di cucciolo inutile e indifeso, per quanto io mi sia divertito e abbia tutto sommato gestito la visione in quattro ore senza troppi problemi (che poi, voglio dire, piace tanto parlare di binge watching in questi anni, che saranno mai quattro ore?) resto convinto che questo sbrodolarsi addosso compiaciuti sia più una sorta di ripicca che un bisogno vero e proprio. Cioè in fondp non mi pare che i concetti espressi nel film: battaglia epica+oggetti da recuperare+scontro finale non potessero essere riassunti in meno tempo. Altri ce la fanno.
Anche perché, diciamoci la verità, anche se Snyder non avesse avuto il terribile lutto che l’ha allontanato dalle riprese e anche se non fosse subentrato Whedon, che già aveva partecipato al progetto, non avremmo mai visto un film di quattro ore al cinema e forse neanche due film in stile Endgame. Ciò che abbiamo visto è un qualcosa nato sull’onda dell’entusiasmo, unico nel suo genere, reso possibile solo dal fatto che oggi le piattaforme di video on demand si sono trovate a sostituire le sale cinematografiche.
https://www.youtube.com/watch?v=EfYjqf2vAnk
E come se non bastasse, non è che questa Justice League sia il Santo Graal dei cinecomic, in alcune parti ne mantiene inalterati i difetti, riesce a lasciare alcuni punti oscuri e forse ci piace soprattutto perché da un certo punto di vista ci pare uno sberleffo ai centri commerciali della Marvel e dall’altra continuiamo a metterlo a paragone con quella povera roba zoppa che era il prodotto di Whedon.
Guarderei un eventuale seguito nato dal finale post apocalittico di questo Snyder’s Cut? Assolutamente sì. Sarei disposto a concedergli quattro ore al cinema? Assolutamente no. Credo che la bravura di un autore stia anche nel sapersi gestire, altrimenti diventi solo la personificazione del meme col tizio che spiega alla ragazza un sacco i roba mentre lei ascolta infastidita. Se poi questa è la sua visione autoriale che non può essere toccata né ridotta allora direi che ci saranno un sacco di piattaforme che magari in futuro potrebbero essere interessante a ospitarlo, ma non i cinema, se e quando torneranno.