Agatha All Along: Ding Dong! La strega è morta!
Agatha All Along porta in scena l'iconica villain di WandaVision e lo fa in maniera spettacolare, ma deve fare i conti con il vizio della redenzione che la Marvel impone a molti suoi personaggi.
Abbiamo visto una strega assassina centenaria limonare la Morte in uno show della Disney, non vi pare il migliore dei mondi possibili?
E il costume per il prossimo Halloween è pressoché deciso, basterà scegliere tra le numerose versioni di Agatha Harkness che hanno popolato Agatha All Along, serie spin-off di WandaVision che ci ha accompagnato attraverso la spooky season per culminare in un discutibile finale il giorno di Halloween. Togliamoci subito di mezzo l'introduzione, così possiamo passare agli spoiler.
A tre anni di distanza da WandaVision, torniamo in quel di Westview, dove Wanda Maximoff aveva creato una bolla spaziotemporale in cui l'amato Vision era ancora vivo. I due avevano messo su famiglia, tenendo in trappola l'intera cittadina grazie ai poteri di lei, fin quando dall'esterno erano arrivati i militari e dall'interno era arrivata una strega impicciona a caccia di incantesimi proibiti.
Finisce che Wanda si insedia ufficialmente nei panni della Scarlet Witch, libera Westview e intrappola al suo interno Agatha Harkness con l'identità fittizia di Agnes, per poi impossessarsi del Darkhold e avviarsi sulla via della malvagità, come mostrato in maniera totalmente superficiale e deludente in Doctor Strange and the Multiverse of Madness. Ma ne riparleremo.
Citando il delizioso numero musicale in cui viene rivelata la vera natura di Agnes, arriviamo ad Agatha All Along. A risvegliare la fattucchiera dal suo torpore ci pensa un giovanotto misterioso, che le chiederà in cambio di portarlo sulla Witches' Road, la Strada delle Streghe, un leggendario viaggio magico alla fine del quale è possibile realizzare i propri più grandi desideri. Agatha non si tira indietro, anche perché dopo lo scontro con Wanda si ritrova totalmente priva di poteri, e quindi si imbarca nell'impresa, dopo aver messo insieme una coven di improbabili sorelle. Tutto ciò che viene dopo è spoiler e ne parleremo in maniera esplicita.
Se anche non aveste visto WandaVision (shame on you), potreste comunque godere della piacevolezza di Agatha All Along, grazie a un tono comedy di pregevole umorismo e a una storia dal rilievo rappresentativo senza precedenti per un prodotto Disney o Marvel. La nuova coven di Agatha è infatti formata da donne ben assestate nell'età adulta (il cast oscilla tra i 38 e i 75 anni), a maggioranza queer e con tutte le carte in regola per essere mandate al rogo solo una manciata di secoli fa, per identità etnica, orientamento sessuale, professione o personalità.
E poi, naturalmente, c'è la stregoneria, sempre e ovunque, nelle sue forme più analogiche, rituali o sovrannaturali, tra incantesimi, pozioni, scope volanti e divinazione, tutto l'arsenale. Vi dico solo che la stesa di tarocchi utilizzata nel meraviglioso episodio 7 è entrata a far parte del mio personale Book of Shadows ed è utilizzata regolarmente, ecco quanto sono entusiasta della quantità e varietà di stregoneria presente in Agatha All Along. Quindi sì, la serie si può vedere anche senza essere prima passate da WandaVision, ma sarebbe un peccato, perché i due show non sono connessi soltanto dalla trama, ma si riflettono a vicenda in un gioco di specchi che è una goduria da individuare.
Esistono ovviamente dei punti di divergenza tra i due show, entrambi creati da Jac Schaeffer, e forse proprio in questi punti si trova la peculiarità di Agatha All Along, che aveva un precedente duro da battere. La caratteristica più evidente dello spin-off è probabilmente la sua quasi completa indifferenza al Marvel Cinematic Universe al di fuori dei suoi legami con Scarlet Witch. Mentre WandaVision si prendeva il tempo di introdurre personaggi noti, cameo, recasting e strizzate d'occhio al fandom, Agatha All Along non spreca energie per ammaliare i seguaci del franchise e punta dritta su territori inesplorati, dove non ci sono più eroi, superpoteri o multiversi, ma solo the craft, la magia e le pratiche stregonesche.
È un po' quello che succede anche ai due diversi Maximoff protagonisti, che si differenziano per intenzione e metodo. Da una parte abbiamo Wanda che crea la sua family fantasy grazie al controllo della mente altrui, e dall'altra abbiamo Billy, che si fa invece costruttore di mondi nei quali si può circolare liberamente col pieno controllo della propria volontà. Anzi, è proprio la volontà a dare accesso al mondo straordinario della Witches' Road, quella di Billy (il Bagatto dei tarocchi che ha il potere di plasmare la realtà) e quella delle streghe che accettano di intraprendere il viaggio, pronte ad affrontare le proprie paure più grandi per conquistare ciò che bramano.
Ciò che invece funge da filo conduttore attraverso entrambe le serie è la necessità umana di plasmare universi, intessere narrazioni e creare connessioni per combattere il vuoto lasciato dal lutto. Un atto generativo per colmare il senso di perdita e la solitudine che attanaglia tutte e tre le figure demiurgiche della storia, ma non solo loro.
Wanda si costruisce letteralmente una casa, un marito e due figli per poi circondarli di comparse perché non è capace di affrontare la propria agonia, Billy manifesta un mondo magico disseminato di indizi sulla propria identità perché deve ricomporla venendo a patti con la sua resurrezione, Agatha compone un canto di sirena che le permetta di accrescere a dismisura il proprio potere e che le conceda in sostanza di giocare con la Morte (wink wink) come non è riuscita a fare per il figlio Nicholas.
In Agatha All Along questa ricerca di significato personale si espande anche alle altre componenti della coven, alla veggente repressa Lilia che fugge dalle sue profezie mortifere, a Jen che sente il suo potere di guaritrice bloccato dall'oppressione, ad Alice intrappolata nel trauma generazionale delle sue antenate e in parte alla povera Sharon Davis che voleva solo essere invitata a una festa.
Tutte le protagoniste dell'universo Wanda/Agatha (compreso Billy) sono covenless witches, streghe senza una congrega, isolate nei loro tormenti e in cerca di quella che è essenzialmente una queer family, un gruppo di spiriti affini che sanno cosa significa vivere ai margini. E in un certo senso, nonostante Agatha, il gruppo eterogeneo che inizia la Witches' Road non è lo stesso che la conclude, un po' perché in poche ne escono vive, un po' perché nel frattempo si solo creati dei sinceri legami di sorellanza.
Ma veniamo alle note dolenti. Sappiamo che l'MCU ha un problema con le sue villain e ci è risultato molto chiaro dall'involuzione frettolosa di Scarlet Witch nel film di Doctor Strange, che parte da Westview con una certa consapevolezza e la manda al diavolo in un secondo perché, cito, "è stata corrotta dal Darkhold". Questo tipo di risoluzione istantanea purtroppo si ripropone nel finale di Agatha All Along, sebbene conceda alla strega almeno un minimo di complessità in più.
Come Wanda, anche Aghatha Harkness è una childless mother, una madre senza figli, cosa che funge più da sfumatura che da ossessione monomaniaca, quanto meno. Rimane il fatto che assistiamo a un certo percorso, durante il quale Agatha emerge costantemente come la stronza che è, una burattinaia opportunista che dirige mondi e personaggi non suoi, che usa la manipolazione e l'inganno per arraffare potere strappandolo con violenza alle altre. È una parassita, forte solo quanto sono deboli le sue compagne, ed è proprio questo che la rende speciale, la sua sfacciata malvagità, comparsa ben prima che mettesse al mondo il figlio, quando già flirtava con la Morte.
Neanche i flashback della sua lunga esistenza riescono a prepararci a come andrà a finire, perché se ci basiamo sull'adagio agathiano secondo cui "l'unico modo per andare avanti è tornare indietro", tutto ciò che vediamo è maggiore malvagità, mancanza di rimorso e spirito di sopraffazione. Eppure alla resa dei conti basta un secondo e Agatha viene magicamente persuasa che la cosa giusta da fare è sacrificare la sua vita per salvare quella di Billy, come se quasi trecento anni prima non avesse preferito far fuori cento diverse coven pur di salvarsi la pelle, come se le fosse mai interessata la cosa giusta.
L'arco della redenzione obbligatoria scende quindi come una scure a far fuori anche la leggendaria Agatha Harkenss, che muore avvelenata dalle labbra della sua ex-amante (e mi vengono in mente modi peggiori per andarsene visto che si tratta di Aubrey Plaza). Al fatto che torni sotto forma di fantasma per fare da aiutante a Billy non voglio neanche pensarci.
Agatha Harkness voglio ricordarla al massimo del suo splendore, marcia fino al midollo, sarcastica e traditrice, sorniona, egoista, implacabile e colpevole. Voglio che rimanga una villain, di quelle che ti tormentano per sempre coma la ballad della Witches' Road che non riesco più a farmi uscire dalla testa. Follow me, my friend. To glory at the end.