John Wick 3: Parabellum - Se vuoi la pace, preparati a John Wick
Il terzo capitolo della saga ritorna ai fasti iniziali con coreografie spettacolari e una estetica kitsch che lo proiettano nell'olimpo degli action movie
Nel 2014 la carriera di Keanu Reeves sembrava finita, altro che John Wick.
Aveva avuto una bella serie di ruoli, di cui almeno uno iconico per la cultura di massa degli anni 2000, ma proprio a causa della sua pesante eredità gli si crea un po’ di vuoto intorno e si allontana dalle luci della ribalta e dal plauso della critica.
Il suo epitaffio sembrava essere 47 Ronin, un film talmente brutto e sbagliato che avete visto, odiato e rimosso. Lui ci credette tantissimo: un macello.
Carriera finita per un attore ormai cinquantenne?
Come ci insegna Liam Neeson non è mai troppo tardi per essere un action hero, sarà per quell’aria stanca e dolente che si porta dietro la maturità, ma fa gioco perfetto per un certo genere di film dove scriteriati malviventi svegliano il can che dorme e ne subiscono l’ira per la successiva ora e mezza.
John Wick è un piccolo revenge movie tirato su da due registi ex-stuntmen, un lavoro artigianale ma con cuore ed idee, tutte bellissime, che riscuote un successo assurdo di critica e di pubblico.
Come fece Matrix nel ’99 che tradusse per il pubblico occidentale le coreografie che gente come John Woo girava ad Hong Kong, John Wick trasporta in occidente il gusto dell’action indonesiano che ha fatto la fortuna di Iko Uwais e Gareth Evans.
È un caso che ci sia Keanu dietro la riuscita di entrambe le operazioni?
Io non credo.
Keanu imprime ai personaggi una fisicità ben precisa diversa dagli action hero classici, era un nerd confuso e anoressico perfetto in Matrix e il suo John Wick per tutto Parabellum si trascina dietro una leggera e curiosa zoppia che ti fa chiedere come sia possibile che sia lo stesso tipo che ha ucciso Boban Marjanovic con un libro, la barba gli nasconde un mento pendulo e quando si toglie la camicia sembra un impiegato delle poste.
Il primo John Wick è bellissimo, asciutto, nitido, cristallino, un action movie di design, come lo spremiagrumi di Starck.
I registi, consapevoli che gli action movie sono solo un becero pretesto per far menare gente con altra gente, articolano tutto intorno alla morte di un cane ed è subito meme.
Non esiste un guadagno successivo ad un investimento minimo che non comporti un sequel, è il mercato che lo vuole, così arriva John Wick 2, ma qualcosa è diverso.
I due registi si scindono e qualcosa si spezza anche in John Wick.
Il primo, perla minimalista, acciaio che risplendeva alla luce dei neon super saturi subisce un cambiamento stilistico quasi inaspettato: inizia a focalizzarsi sulla trama.
Che più che trama in sé è un’ambiziosa lore che collega organizzazioni criminali, assassini, tecnologia vintage e alberghi di lusso sparsi per tutto il mondo, un mondo occulto fatto di equilibri e leggi. (ed è forse il gancio più interessante a Matrix: un mondo sotterraneo tecnoarcaico in cui si muovono iniziati dotati quasi di superpoteri ndLorenzo).
È su questa impalcatura narrativa che viene costruito il terzo capitolo della migliore serie action degli anni ’10.
Ritroviamo John esattamente dove lo avevamo lasciato alla fine del Capitolo 2, in fuga per la vita, braccato da un intero mondo di assassini.
Bellissimo.
Parabellum non è un film che può essere fluito singolarmente, è a tutti gli effetti il secondo tempo di Capitolo 2 e dà finalmente l’appagamento che l’anticlimax del precedente ci aveva solo fatto annusare.
Non mi era piaciuto molto, Capitolo 2.
Sviluppare una trama non capii quanto giovasse, nutrivo un risentimento per la scelta estetica di sostituire il minimalismo a echi baroccheggianti non appagati del tutto, lo sentivo a metà, incompleto.
E col senno di poi l’intuizione era giusta, era in atto una trasformazione. Capitolo di passaggio, una crisalide.
Il ritmo è talmente intenso che non si ha il tempo di sbattere gli occhi per non perdere alcun movimento della complessa coreografia di corpi, come una danza tra uomini armati, poca importanza se sono colpi portati con a mani nude, con armi bianche o da fuoco, le “discipline” non hanno sconnessioni e risultano perfettamente amalgamate in una sequenza fluida di azioni e reazioni, forse perdono solo nel momento in cui viene aumentata la portata dell’attacco e alle pistole vengono favoriti fucili d’assalto a gittata maggiore. (C'è un momento spettacolare in cui i suoi nemici sono troppo corazzati per essere trapassati dalle pallottole, che diventano quindi estensioni del suo corpo, pugni a distanza ndLorenzo)
Ricordate Equilibrium con Christian Bale? Il protagonista era esperto di Gun Kata, una complessa ed oscura arte marziale che univa kung fu e pistole. Ecco: la sensazione che si ha è che nessuno sia più letale di John Wick con una pistola in mano.
Movimento ipnotici e contemplazione estetica anche a causa di una fotografia particolarmente felice che amplia la gamma dello spettro per accogliere anche colori caldi.
Ritmo forsennato, i colpi battono come un metronomo e il film ha una scansione temporale tutta sua.
Un film sarebbe normalmente articolato in atti, John Wick 3 è articolato a livelli, ogni livello è intervallato da una sequenza più “parlata” che porta avanti la trama e fa da tessuto connettivo tra un “livello” e l’altro.
Sembra uno stylish action dove lo scopo è buttare giù nemici nel modo più creativo ed eclatante possibile.
La storia del cane diventa un po’ un meme ricorrente e ogni personaggio che incontra sembra tenerci a ricordarlo, ma il punto forte non è nei dialoghi, ma nel sottobosco umano che popola il mondo di John e che ne alimenta la lore.
Essendo un eroe action parco di parole, tutti i personaggi con i quali interagisce contribuiscono ad approfondire il background , sono le relazioni che John intrattiene, il modo in cui tutti si pongono nei suoi confronti ad ampliarne la caratterizzazione. Così i buoni come i cattivi, merito anche di un Mark Dacascos in stato di grazie che avrebbe meritato ancora più spazio.Se avete visto il Capitolo 2 (ma penso che arrivati a questo punto la materia trattata vi interessa) ricorderete il boss fight con Ruby Rose conclusosi nella stanza degli specchi… ebbene, il boss fight di Parabellum prende lo stesso concetto e lo amplia su più livelli in un ambiente che, ancora una volta, salta dal barocco al minimalista in un contrasto meraviglioso e stridente che conferma la profonda vocazione di ricerca estetica naif per nulla banale di questa serie che sfocia in un Sacro Kitsch al neon.
Per alcuni motivi puramente formali, sono più legato ad Atomica Bionda, il film con Charlize Theron diretto da David Leitch: è più nitido, più pulito e ha una maggiore consapevolezza che lo eleva dalla media degli action movie occidentali.
Questo John Wick 3 - Parabellum è una baracconata rumorosa e colorata estremamente amabile che, nonostante non si avvicini alla purezza formale di Atomica Bionda, risolleva la serie dopo un secondo capitolo sottotono per la sua ordinarietà. Sia lode a John Wick, l'uomo che mandi a uccidere l'uomo nero.