La finzione di The Wrestler rende giustizia alla realtà del wrestling
The Wrestler è il film perfetto per entrare nel mondo del wrestling tra realismo spinto e storytelling da gran spettacolo
Il 17 dicembre del 2008 usciva nelle sale The Wrestler, pellicola diretta da Darren Aronofsky che racconta in maniera molto realistica la vita di un lottatore di wrestling sopravvissuto a se stesso, interpretato da un Mickey Rourke con un fisico perfetto e un vissuto da ex-megastar ancora più perfetto per calarsi nella parte di Randy The Ram Robinson.
La sceneggiatura è di Robert Siegel, all'epoca noto soprattutto per essere tra le menti dietro la pubblicazione satirica The Onion e il film a esso dedicato, che propone inizialmente ad Aronofsky di scrivere un film ambientato nel wrestling mainstream americano. L'idea sarebbe quella di concentrarsi in particolare sul periodo degli anni '70, quando il wrestling americano era dominato da diversi promoter che si divisero gli USA in vari territori in cui organizzare ciascuno gli incontri della propria scuderia di lottatori.
L'idea affascina molto i due ma viene scartata per una questione economica: dato che il budget per la pellicola è risicatissimo diventa impossibile ricreare una versione convincente degli anni '70. Per lo stesso motivo viene scartata anche l'ipotesi di ambientare la storia ai tempi nostri ma nell'ambito della WWE, la più grande promozione di wrestling del mondo, perché non ci sono abbastanza soldi per pagare tutti i diritti di sfruttamento dell'immagine. Oltre al rischio di dover incappare in troppe discussioni con i veri wrestler e Vince McMahon, il padre-padrone della WWE.
Si decide quindi di inventarsi un personaggio, Randy The Ram Robinson, e di ambientare il tutto nel mondo del wrestling indipendente del 2008, periodo molto fecondo negli USA tra federazioni piccole ma molto agguerrite che accolgono i lottatori di belle speranze ai primi ingaggi, i rodati professionisti che stanno per passare alla serie A della WWE oppure le vecchie glorie che per bisogno economico cercano una seconda carriera. Randy appartiene a quest'ultima categoria: star che ha raggiunto il proprio apice negli anni '80 ma non ha saputo gestire successo, soldi o famiglia. Ora vive ai margini saltando di lavoro in lavoro, solo e con un rapporto inesistente con la figlia.
Per rendere al meglio il realismo dei match Aronofsky decide di girare durante veri eventi di wrestling, costringendo la sua crew e Rourke a tre mesi di fine settimane sulla strada viaggiando da uno spettacolo all'altro. Nel film si possono vedere le sigle della CZW (Combat Zone Wrestling) e della ROH (Ring Of Honor) due vere compagnie indipendenti di wrestling, tra le più combattive e innovative della scena indipendente americana. I match con protagonista Rourke sono stati girati durante serate organizzate dalle due compagnie, utilizzando come avversari alcuni veri lottatori di wrestling che si sono mostrati ben disposti nel coreografare insieme ad Aronofsky i vari incontri. Lo stesso Rourke si è prestato a buona parte dei match, dopo essersi sottoposto a otto settimane di allenamento con Afa Anoaʻi, che magari ricordate in coppia con Sika nel ta-team dei Wild Samoan, membro della dinastia di lottatori Anoaʻi di cui fa parte anche The Rock.
Uno degli aspetti del wrestling che meglio viene raccontato dal film, in particolare nelle sequenze tra gli spogliatoi prima e dopo i match, è proprio l'affiatamento, la collaborazione e la comunicazione che sono pietre fondanti del business: ogni volta che i wrestler salgono sul ring mettono la propria incolumità nelle mani dell'avversario e viceversa. Il fine del match non è quello di fare del male all'avversario ma di intrattenere il pubblico e l'unico modo per farlo è "danzando" insieme con i propri compagni di ventura, con cui si forma nel tempo un cameratismo molto difficile da comprendere fino in fondo all'esterno. Uno dei motivi per cui non è facile per i lottatori farsi una famiglia e tenerla in piedi.
L'altro punto narrato con cuore e ragione nel film è il livello di sacrificio necessario per raggiungere il successo che i lottatori sono disposti a raggiungere, che si tratti di sacrificare la salute o gli affetti. Questa rappresentazione un po' dannata del business ha fatto centro nel donare anima, cuore e sangue a Randy e al wrestling raccontato, portando il film a raccogliere ben più critiche positive che negative.
Tra le critiche positive ricevute dal film vanno sottolineate quelle arrivate proprio dal mondo del wrestling. Leggende della disciplina come Mick Foley o Roddy Rowdy Piper hanno dichiarato di essere rimasti colpiti e stregati dal film e in particolare dall'interpretazione fatta da Rourke, riconoscendosi in svariati aspetti di Randy e del suo vissuto. In particolare Roddy Piper dichiarò di essere grato alla pellicola per aver mostrato al mondo quanto il wrestling sia qualcosa di sceneggiato e predeterminato ma vero: i corpi subiscono davvero danni, il sangue che scorre è vero sangue, il rischio che si corre dentro e fuori dal ring è vero e ha conseguenze tangibili.
Sarà proprio il wrestling ad accogliere pochi mesi dopo l'uscita del film lo stesso Rourke, in uno dei momenti che definiscono e sottolineano il peculiare rapporto tra realtà e finzione tipico di questo spettacolo. Durante un discorso di ringraziamento agli Screen Actors Guild Award, Mickey Rourke ha dichiarato il suo rispetto nei confronti del wrestling e dei lottatori, attaccandone però uno: Chris Jericho.
Jericho e Rourke hanno poi partecipato a una doppia intervista (che potete vedere nel video qua sopra) durante il Larry King Show Live in cui i toni si sono accesi: a quanto pare Jericho è stato così bravo nell'interpretare il suo ruolo di cattivo da aver fatto davvero saltare i nervi a Rourke, gettando i semi per un confronto tra i due. Successivamente durante un episodio di RAW, lo show televisivo del lunedì della WWE, Jericho si è lanciato in una filippica contro The Wrestler e la sua glorificazione dei lottatori sulla via del declino che, ormai scoppiati, si ostinano a rubare il lavoro ai giovani lottatori anziché ritirarsi. Per tutta risposta una serie di vecchie guardie come Rick Flair, Ricky The Dragon Steamboat, Roddy Piper e altri hanno iniziato ad attaccare per diverse settimane Jericho per metterlo al suo posto. Una serie di incontri che culminò a Wrestlemania XXV in un match tra Jericho e le vecchie leggende. Proprio durante questo incontro Rourke, che fino a quel momento aveva dato il suo supporto alla vecchia guardia solo a parole, entra sul ring e stende Jericho con un destro.
Secondo alcuni Rourke avrebbe dovuto avere un ruolo molto più attivo sul ring durante questa faida con Jericho ma, a sentire lui, i produttori di Iron Man 2 (in cui interpretò il villain Whiplash) gli negarono il permesso per timore si infortunasse rallentando le riprese del film che si stavano svolgendo in quel periodo.
Se questo aneddoto extra filmico si incastra alla perfezione con la pellicola per mostrare il rapporto tra realtà e finzione tipico del wrestling, The Wrestler da solo riesce a calare gli spettatori dentro al wrestling dandogli tutte le coordinate necessarie per capirne i meccanismi e alcune trappole: il rischio di dedicare in maniera totalizzante se stessi a una disciplina che non promette nessuna garanzia di successo, tantomeno duraturo.