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Traumi infantili – La Collina dei Conigli

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Quando “un bel cartone animato” di coniglietti poteva trascinare una giovane mente verso baratri di paura, ansia e disperazione

La Collina dei Conigli è forse il più grande fraintendimento mai avvenuto nella storia dei sistemi di classificazione cinematografici. Il titolo d’altronde può trarre in inganno. Una collina, dei coniglietti che saltellano, che sarà mai, diamogli un bel bollino verde. Non a caso negli anni è stato al centro di furiose polemiche, perché è stato un po' come classificare "Per tutti" un documentario sulle torture dell'esercito americano in Vietnam.

Ma d’altronde in passato l’equazione cartone animato = roba per bambini era dura da scalfire, tanto che ancora oggi c’è chi ne cade vittima. Basta vedere le polemiche su Gli Incredibili 2, in cui addirittura il regista Brad Bird ha dovuto spiegare a una spettatrice delusa che no, il film non era adatto a un bambino di 4 anni, o di chi considerava South Park ideale per la fascia pomeridiana e magari oggi snobba Bojack Horseman. Se ancora oggi caschiamo nell’errore figuriamoci vent’anni fa.

Portavi tuo figlio al videonoleggio, scartavi tutti i classici Disney già visti e ti facevi ispirare dalla copertina o dal titolo per regalarti qualche ora di pace mentre il pargolo si guardava qualcosa alla tv. Peccato che quel "qualcosa" fosse una fucina di incubi.

Dai, c'è anche la colonna sonora eterea di Art Garfunkel! Cosa può andare storto.

È grazie a questo malinteso che opere pensate per un pubblico decisamente più adulto sono finite di fronte ai nostri occhi, insegnandoci forse un po’ troppo presto concetti come la morte, il lutto, il vuoto, la depressione, il suicidio, l’omicidio politico, la vivisezione e presentandoci un campionario di orrori che tutt’ora pascola nel retro dei nostri pensieri. Opere come Ritorno ad Oz, Taron e la Pentola Magica, Brisby e il segreto di Nimh, ma anche i traumi de La Storia Infinita. Non preoccupatevi, ci arriveremo.

Oggi però parliamo de La Collina dei Conigli, un cartone con cui pensavate di farci divertire, non sapendo di aver appena fatto partire una Cura Ludovico.

La Collina dei Conigli è un libro scritto Richard Adams e nato come racconto per intrattenere le figlie mentre erano in viaggio, probabilmente verso Mordor. Furono proprio loro a suggerirgli di trasformare la storia in un libro, forse perché non volevano essere le sole a soffrire così tanto. Una di esse dichiarò anni dopo di non essere riuscita a dormire la notte a causa della storia e di aver cercato di convincere il padre a renderlo meno truce, ma se vuoi traumatizzare intere generazioni tendi a non ascoltare certe critiche.

Il libro diventò un cartone animato di produzione inglese nel 1978. È bene notare che la principale differenza fra la scuola americana e quella inglese nella creazione di cartoni animati è che la prima vuole venderti giocattoli, la seconda psicofarmaci.

La storia narra di un gruppo di dolci coniglietti che fuggono dalla propria colonia di origine, dopo varie peripezie e disavventure finiscono in una comunità senza femmine, dunque destinata all’estinzione. Per risolvere il problema decidono di rapire o convincere quelle delle comunità vicine e di una fattoria sorvegliata da un cane feroce. La cosa ovviamente non va a genio a una colonia di conigli in odor di fascimo, seguono morti atroci a pioggia.

Ciao bambini! Questa è una garrota.

L'offerta prevede un ricco menù di dittature, violenza, sopraffazione, sangue e il temibile Coniglio Nero della Morte, che come l’omonima stella di Kenshiro brilla su tutta la storia. È un racconto che risente ovviamente della formazione militare del suo autore, visto che alcuni personaggi sono modellati su ufficiali della Seconda Guerra Mondiale, ma è anche intrisa di simbolismi sulla natura, sulla potenza del mito, sui governi totalitari e sulla caducità dell’uomo.

Insomma, potrebbe essere un bel racconto, il problema è quando lo incontri in un vicolo buio mentre sei solo un bambino.

La cosa buffa è che per Adams tutto il simbolismo è solo una cazzata, lui voleva solo raccontare una storia, tutte le sovraletture e le allegorie per lui non esistono. Come scoprire che il tizio che ti ha torturato per anni lo ha fatto solo per noia. Ha anche rigettato ogni accusa sul fatto di aver scritto una storia per bambini col puro intento di terrorizzarli, per lui il racconto è per tutti quelli che sono in grado di leggerlo e capirlo, anzi, secondo lui una buona storia deve anche far paura. Subito dopo queste dichiarazioni ha ripreso a gettare neonati non adatti dalla Monte Taigeto.

Dopo neanche sette minuti, il minimo necessario per far abbassare la guardia ai bambini, il film ti piazza il primo cazzotto nei reni con il protagonista, Quintilio, che ha la visione di una collina piena di sangue, tanto per farti capire che i tuoi genitori hanno fatto una cazzata.

A un certo punto una coniglietta del gruppo che ha deciso di seguire Moscardo viene portata via da un rapace in un secondo, così. Un attimo prima c’è, quello dopo è rimasto solo un ciuffo di peli.

Poi c’è la scena dei conigli uccisi e gassati che ancora me la sogno la notte e dopo la quale ogni film sull’Olocausto è tutta discesa.

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Rotto ogni argine e parvenza di bontà il film inizia a martellarti il subconscio con una distopia splatter in stile Mad Max in cui la comunità “buona” viene brutalmente attaccata da quella cattiva e piena di ubererconigli nazisti aggressivi, capitanati dal Generale Vulneraria, una specie di Immortan Joe ante litteram mezzo cieco che sbava ed è in grado strappare la gola ai suoi nemici.

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Seguono violenze, sbudellamenti, linciaggi, sangue, rapimenti e una generale sensazione di continua precarietà e pericolo che non ti abbandonano se non l’ultimo secondo, quando Moscardo finalmente muore e galoppa nel bosco come fantasma insieme al Coniglio Nero della Morte.

Tranquilli bambini, dopo una vita di patimenti all'improvviso arriva Dio a dirti che è il momento di morire, tu ti accasci e in un paio di respiri sei andato, senza troppe cerimonie, senza salutare nessuno, per poi galoppare via e tanti saluti. Figo eh?

Che poi volendo sono tutte tematiche che in teoria si possono inserire in un film per bambini, le novelle del passato sono racconti estremamente truculenti pieni di cannibalismo, avvelenamenti, omicidi su commissione e genitori orribili, il problema de La Collina dei Conigli è il gusto di scendere nel dettaglio.

La pelle che si piega sotto l’artiglio prima di cedere al graffio, la bocca sbavante, il fianco squarciato, le fauci piene di sangue del cane, l’occhio allucinato del coniglio che sta morendo soffocato.

So che dal film poi è stata tratta una serie, non so se il tono sia rimasto lo stesso o meno, nel caso sarebbe un ottimo prodotto per una tortua più lenta, lunga ed episodica.

Ma forse sono troppo duro con un uomo che voleva solo raccontare una storia ed è caduto vittima di una classificazione sbagliata, magari poi Adams ha scritto altro e hanno smesso di rendere le sue opere dei cartoni animati.

Poi però leggi di un suo altro racconto, Plague Dogs,  diventato a sua volta un cartone animato, in cui vediamo nell’ordine: cani torturati nei laboratori, cani che mangiano i resti di un morto per sfamarsi, cani che per sbaglio saltano su un fucile e fanno esplodere la faccia delle persone, cani che nel finale nuotano verso un’isola e non sappiamo se moriranno affogati o meno.

E allora dillo che è un vizio.

 

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