Ai miei tempi si fraggava meglio
Seconda parte del diario di viaggio sul COD XP, tra orrori gastronomici e senilità videoludica Dopo un viaggio privo di bambini urlanti e l’arrivo in una stanza enorme, il primo giorno del COD XP è filato abbastanza liscio. La manifestazione non è ancora aperta al pubblico, quindi c’è tutto il tempo per provare i giochi, ... Ai miei tempi si fraggava meglio
Seconda parte del diario di viaggio sul COD XP, tra orrori gastronomici e senilità videoludica
Dopo un viaggio privo di bambini urlanti e l’arrivo in una stanza enorme, il primo giorno del COD XP è filato abbastanza liscio. La manifestazione non è ancora aperta al pubblico, quindi c’è tutto il tempo per provare i giochi, passeggiare tra gli stand e farsi una partita a paintball senza sorbirsi code chilometriche.
Tuttavia, la giornata inizia proprio con una coda, quella per la colazione. Invece che in hotel ci è stato chiesto di farla in sala stampa, insieme a circa un centinaio di colleghi, così da riempirci bene bene il piatto di bacon, uova strapazzate e salsicce. L’alternativa più sana è un muffin dal contenuto calorico paragonabile a quello dell’intero Burkina Faso.
Una volta riempita la pancia di grassi saturi c’è tutto il tempo per bloccarsi la digestione con una partita a Call of Duty: Infinite Warfare. Ora, io non so quale sia la vostra esperienza nel settore degli FPS, personalmente nel corso degli anni qualche partitina l’ho fatta. Non sono un macchina da guerra, ma un onesto soldato da metà classifica.
O almeno questo era ciò che credevo prima di aver giocato con gente che ha probabilmente 10 anni meno di me e che mi ha riportato alla realtà delle cose: sono esattamente nella stessa condizione in cui era mio padre quando a un certo punto ha smesso di giocare contro di me e si è messo a giocare con me. Sono vecchio, lento, prevedibile, non capisco un cazzo delle armi e delle personalizzazioni, sono sono un soldato, sono punti facili.
E non è colpa del gioco, colpa delle mappe o di chissà cos’altro, sono un critico cinematografico dell’epoca dei fratelli Lumière che si trova di fronte a Mad Max: Fury Road. Il mio unico conforto è il già citato tizio che si rifà il trucco e si pettina dopo ogni round per venire meglio nelle riprese: potrò fare schifo, ma non sarò mai come lui.
https://n3rdcore.it/il-mio-viaggio-tra-i-giocatori-seri-a534ec15b0c1
Carico di bile e risentimento verso i giovani d’oggi vado provare la versione Remastered di Call of Duty Modern Warfare, un gioco del 2007, ovvero di quando avevo ancora tempo e riflessi per divertimi con questo genere. Qu è tutta un’altra storia. Il ritmo di gioco ha un senso e non sembra di comandare Usain Bolt sotto anfetamine armato di mitra laser. Non ci sono 30 gadget differenti, ma solo tu, il tuo fucile e bene o male sai da che parte arriverà il nemico. Gioco, mi diverto, faccio qualche bel colpo, ne ricevo altrettanti, un vecchio pugile che fa sparring per vedere se ha ancora il destro buono. Felice e rinfrancato come un pensionato che guarda Giletti su Raiuno decido di fare un salto a ritirare i gadget della manifestazione.
All’interno di uno zainetto marchiato COD XP trovo: un cappellino a tesa dritta da perfetto YouTuber, un paio di bellissimi calzini di Call of Duty che sfoggerò con classe, dei cosi di plastica che i veri pro mettono sugli analogici, un soldatino del gioco in stile Lego e una custodia in metallo per collezionare le toppe che vengono distribuite dopo aver partecipato a ogni evento della fiera.
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Qualcosa però mi dice sa che quella della zipline che passa a 50 metri da terra non la prenderò.
Affamato mi dirigo in sala stampa, fondamentalmente uno scantinato pieno di tavoli bianchi in cui decine di persone stanno sedute gomito a gomito litigando per le prese di corrente e parlando ad alta voce come se nessuno attorno a loro dovesse scrivere.
Per pura fortuna arrivo nel momento in cui stanno distribuendo le lunch box. “Pollo o Roastbeef?” mi chiede un inserviente, rispondo pollo e mi trovo di fronte a un pacchetto di patatine, un panino tutto sommato passabile e questo.
Praticamente è il risultato di una blasfema unione tra un piatto di pasta scotta, un’insalata di riso e un incidente diplomatico USA-Italia, la più grande offesa ai cuochi di tutto il mondo inserita in un contenitore da macedonia. Anche impegnandomi non riuscirei a creare un piatto così molle, schifoso e indigeribile. Apro, annuso e richiudo.
Il tedesco accanto a me lo divora di gusto.
Va beh, facciamo che andiamo a fare il Paintball.