STAI LEGGENDO : Secret Level e la difficoltà di raccontare i videogiochi

Secret Level e la difficoltà di raccontare i videogiochi

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14 episodi dedicati ad altrettanti videogiochi in una operazione che ricorda un po' le compilation di titoli in cassetta per Commodore 64, con alcuni ottimi corti e altri... no

Secret Level arriva sui nostri schermi come un’operazione strana, ma non inusuale, 14 episodi dedicati a 14 videogiochi differenti, definizione un po’ larga perché ci sono almeno due marchi che sono nella lista perché sono stati tratti dei videogiochi, ovvero Warhammer 40.000 che riprende il personaggio di Titus visto in Space Marine 2, e Dungeons & Dragons, che invece racconta una storia di salvataggio e vecchie pericolose conoscenze.

Al timone dell’operazione c’è Tim Miller, che alle spalle, tra le mille cose fatte, ha anche Love, Death & Robots su Netflix e i relativi alti e bassi. All’interno di questo articolo trovate anche un po’ di cose che ci siamo detti tempo fa a Lucca.

Ovviamente aspetto di sentire cosa ne pensate voi ma mi sono avvicinato all’operazione con estrema curiosità (c’era Warhammer, quindi ok a prescindere) ma anche un po’ di scetticismo. Vero che i videogiochi vengono adattati da anni ma il formato del cortometraggio non mi pareva congeniale, avevo paura dell’effetto “intro del gioco” e, soprattutto, la lista mi pareva decisamente variegata, per tacere del povero Concord, di cui questo corto resterà probabilmente l’unica prova dell’esistenza.

Secret Level

“Molti videogiochi hanno una storia, implicita o esplicita, il nostro processo è iniziato parlando con gli sviluppatori e creando un grande documento con le parti interessanti del mondo di gioco, del gameplay o dei personaggi. Quali personaggi piacciono di più ai fan? Quali aree del mondo potrebbero essere interessanti da esplorare e che non sono state già approfondite nel gioco? Una volta capito questo lavoriamo con gli autori e ascoltiamo le loro proposte.  A questo punto scegliamo quella che riteniamo più interessante. La writing room è composta da un gruppo di persone molto variegato, il che ci dà molti punti di vista che altrimenti non avremmo. È un processo piuttosto interessante, in effetti, che porta a una grande varietà di idee. Secondo me, nessuna storia assomiglia alle altre".

Il risultato onestamente è un po’ quello che mi aspettavo: alcuni dei corti mi hanno emozionato e mi hanno raccontato una storia interessante anche se non ero perfettamente a conoscenza della IP, in altri casi forse il mondo di gioco era un po’ troppo debole per dirmi qualcosa che valesse veramente la pena raccontare, in altri casi ancora l’effetto “è solo l’intro del gioco” è stata fortissima. Mi riferisco soprattutto all’episodio dedicato a Sifu. E poi c’è uno spot PlayStation mascherato da episodio che francamente potevamo serenamente risparmiarci e non offre niente di più rispetto ad altre pubblicità che abbiamo già visto (anzi, forse ha meno idee). Quello di Mega Man poi mi è sembrato quel momento in cui finalmente la persona che ami sta per darti un bel bacio e arriva qualcuno a disturbare.

Secret Level

Dal punto di vista tecnico ci sono molti stili differenti che in alcuni casi ricalcano quelli dei videogiochi mentre in altri vanno per la loro direzione ma in generale, al di là che quanto visto mi sia piaciuto o meno, forse è mancato quel guizzo o quella visione artistica che poteva arrivare in alcuni episodi di Love, Death & Robots. Ma considerando la complessità di accordare più stili e più uffici differenti che sicuramente ha caratterizzato questo progetto direi che tutto sommato si può essere contenti.

“Possiamo già raggiungere un realismo tale che la distinzione tra live action e animazione potrebbe sparire presto. Potremmo avere animazioni fotorealistiche che sembrano film live action e in futuro potremo decidere quando avrà senso usare una tecnica o l’altra. Quando ho iniziato con la computer grafica, molto tempo fa, come artista, pensavo fosse lo strumento migliore mai inventato per il mio settore. Perché poteva essere qualsiasi cosa: un pennello, una matita, una scultura, o una fotografia, e permetteva di raccontare storie. È l’arte di tutte le arti, allo stesso tempo".

Secret Level è dunque un esperimento interessante e anomalo, ma ricorda un po’ certe vecchie compilation di videogiochi che ti compravi in edicola molti anni fa. Alcuni erano bellissimi e valevano il prezzo del biglietto, altri erano decisamente più di contorno e dimenticabili.

Dovendo dare delle preferenze direi quello di Pac Man, che prende l’idea originale e la trasforma in un crudele loop, Armored Core, ma ho paura che sia colpa dell’umanità che Keanu Reeves mette in tutto ciò che fa, o forse dei mecha. Unreal Tournament è un buon racconto cyberpunk. Dungeons & Dragons è interessante perché offre un bello show di un party coordinato e ha un bel colpo di scena finale. The Outer Worlds è crudele quanto mi aspettavo, forse il più crudele di tutti. E poi ovviamente c’è quello di Warhammer 40.000 che onestamente se la gioca serenamente con un bellissimo corto episodico amatoriale uscito anni fa chiamato Astartes e altri prodotti animati basati su questo franchise. E considerando che proprio l’autore di Astartes appare nei credit il paragone non suona poi così strano.

Secret Level

L’impressione è che o sei già personalmente coinvolto a livello emotivo con determinati nomi o archetipi oppure Secret Level offre morsi troppo brevi per farti veramente appassionare a qualcosa. O almeno, non è sempre in grado di trovare quell'idea forte e quella narrazione universale che basta per una ventina di minuti. Forse però non è solo colpa di questa serie, magari dovremmo rintracciare i suoi limiti all'interno del medium di partenza. Spesso i videogiochi richiedono del tempo per entrarti sotto pelle, sono mondi in cui spendiamo ore e ore, le intro e i filmati sono oggetti propedeutici all'acquisto poi del gioco completo dove quelle premesse, si spera, verranno poi confermate. Forse non sempre i videogiochi riescono a comunicare bene in così poco tempo, soprattutto a chi non li conosce molto bene. Secret Level è solo  il riflesso di quella barriera che molti giochi hanno e che di fatto li rende quella che chiamo "una grande nicchia". E non è un caso che alcuni capitoli vadano quindi per i fatti loro, cercando di raccontare qualcosa che potrebbe funzionare con il marchio di riferimento.

Secret Level

Forse per questo D&D e Warhammer funzionano meglio, sono archetipi più facili e rodati in cui inserire un elemento di mistero non ti fa sentire spaesato.  Però spero anche che l’operazione vada avanti, si migliori, parli di altri giochi, perché può essere un altro piccolo ma fondamentale modo per rendere il discorso sul medium un discorso globale.

"L’episodio di Warhammer 40.000 è sicuramente uno dei miei preferiti e l’ha diretto Dave Wilson, che ha supervisionato tutta la serie. Studio Blur aveva già fatto un corto di Dawn of War quasi 20 anni fa, ed è stato uno dei migliori progetti mai realizzati dallo studio. E penso che questo nuovo corto sia uno dei migliori lavori che Blur abbia mai fatto. È fantastico, bellissimo. Molto violento, ma una violenza elevata a livello artistico, come un dipinto. È potente, con una storia forte, ma non così complessa da non poter essere compresa o apprezzata da chi non è un fan hardcore di Warhammer. Ma per chi lo è, ci sono tanti dettagli che faranno valere il tempo investito nell’essere fan di Warhammer. È bellissimo. Decisamente uno dei nostri migliori lavori."

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