Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli è atipico e va benissimo così
Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli è un ottimo film che riformula l'equazione Marvel in prospettive orientali.
L'inizio della nuova fase dell'Universo Cinematografico Marvel non è di certo stata una facile passeggiata nel parco, considerando tutto il caos che il COVID ha lasciato nel globo e in special modo nel cinema. Ancora oggi Disney stessa fa fatica a capire come distribuire i prodotti, tra Pass Vip su Disney + e cause legali intentate dagli attori stessi come quella di Vedova Nera. Detto questo però, con una lenta ripresa delle attività normali come andare in sala, finalmente la macchina dei cine-comics sta tornando a girare e il primo prodotto della trinità di fuoco autunnale invernale è Shang-Chi, a cui seguiranno a ruota l'atteso Eternals e l'ancora più atteso Spider-Man No Way Home (e i suoi segreti ancora nascosti).
Nel giorno in cui ci chiedevamo se quel Ciao Peter fosse rivolto a Tom Holland o a un Tobey Meguire che faceva capolino da dietro le quinte, abbiamo vissuto la orientale storia di Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli, basata sul personaggio Marvel che probabilmente non tantissimi di voi conoscono e con la regia affidata a Destin Daniel Cretton, insieme alla sceneggiatura scritta con David Callaham. Un duo un po' particolare fin da subito, di certo non proprio veterani del cinema orientale (e tra poco scoprirete perché sottolineo questa cosa) e poco inclini all'azione eccetto per Callaham che ha lavorato di recente all'ultimo Wonder Woman e a Mortal Kombat, giusto per non ricordare che ha sceneggiato anche Doom con The Rock. Invece Cretton ci ha deliziato con Il Diritto di Opporsi, ma non si può dire che abbia quella base d'azione che può avere Callaham. In definitiva siamo di fronte a un qualcosa di inedito sia per la Marvel che per i pezzi grossi dietro l'ideazione, per quanto ci siano stati consulti creativi in merito.
Il cammino del parcheggiatore
Fin dalla premessa di trama è chiaro che siamo di fronte a una pellicola che dichiaratamente vuole appellarsi a un genere ben preciso e con ispirazioni chiare, quasi prepotenti nel proporsi allo spettatore. Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli è un film che omaggia il personaggio e la mitologia asiatica senza per forza doverci ficcare l'elemento occidentale come successe con Matt Damon e The Great Wall (e il risultato lo conosciamo tutti). Allo stesso tempo non è tanto il personaggio a essere il fulcro di ciò che vedrete, bensì il ruolo e la storia dei Dieci Anelli mistici che hanno permesso a un singolo individuo, il padre di Shang-Chi, di controllare il mondo da dietro le quinte. Il vero Mandarino, quello che Ben Kingsley interpretava in Iron Man 3 e le cui sorti saranno parte dello show di Shang-Chi. Questo artefatto diviso in dieci parti interconnesse da un'energia mistica è tanto antico quanto il suo possessore, vissuto per mille anni grazie ai poteri ottenuti. L'amore però ha cambiato il corso della vita di questo tiranno, trasformandolo in un padre di famiglia per poi costringerlo a tornare al suo ruolo dopo un evento drammatico.
Quel periodo felice con una donna capace di tenergli testa ha generato due pargoli: Shang-Chi stesso e la sua sorellina, lasciata nell'ombra da un padre conservatore il cui animo patriarcale è fin da subito messo in primo piano esattamente come la società di Mulan, ormai classicone per Disney. Sorpresa delle sorprese, il padre non è poi così buono come può sembrare e i due finiscono per separarsi da lui per motivi che la pellicola spiega abbondantemente bene. Anzi aspettatevi parecchi flashback della loro infanzia, anche ripetuti, perché questa storia è tutto sommato una sorta di vendetta/redenzione all'interno della cerchia familiare del detentore dei Dieci Anelli e compagna.
Shang-Chi però ha deciso di lasciarsi alle spalle tutto quel casino e l'allenamento da assassino che il padre gli ha costretto a fare. È andato a San Francisco, ha conosciuto la cara amica casinista Katy (Awkwafina che di recente ha preso parte anche a Raya giusto per rimanere in tema) e si è dato alla nuova vita da parcheggiatore di un hotel di lusso dopo aver bighellonato un po'. Il tipico americano asiatico, con tanto di scena dove la famiglia di Katy dimostra la tradizione conservata tra gli appartamenti delle metropoli e il distacco della figlia ormai fin troppo occidentalizzata per inseguire il successo attraverso il duro lavoro. Ben presto questo idillio fatto di karaoke e mezzi pubblici viene interrotto proprio sull'autobus della mattina, dove i protagonisti finiscono in uno scontro con una rappresentanza dei Dieci Anelli venuti a riprendersi ciò che gli appartiene. Ed è tra le quattro lamiere del lungo mezzo che Shang-Chi inizia la sua storia da film d'azione orientale, regalandoci il primo tra tanti, tantissimi scontri eccellenti.
Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli è fatto di botte, tante botte fatte bene fino ad arrivare all'esagerazione totale nell'atto finale della pellicola, non senza interrompere il tutto con una serie di momenti tristi, seri e comici: insomma il corredo Disney per ogni film d'azione. La scena del bus, a mio giudizio, si accaparra il titolo di pezzo migliore di tutto il film e quello che sicuramente rimane più impresso per tipo di inquadrature, scelta di coreografie e personaggi coinvolti. Non mi sarebbe dispiaciuto vedere uno Shang-Chi che rimanesse urban come nella prima ora di film, ma tutto sommato abbiamo già premesso che questo è un film molto orientale e alla fine non può mancare un lungo, lunghissimo scontro aperto a cavallo tra la mitologia più espressiva e meraviglie esotiche di ogni tipo.
La via della coreografia
L'interprete del nuovo eroe Marvel, Simu Liu, si comporta estremamente bene nonostante non abbia un curriculum lungo quanto un'antica pergamena ricca di leggende come quella di Tony Leung, Il Mandarino per l'appunto, anzi azzarderei a dire che stupisce per il talento che ha nel dare spessore alle scene d'azione in cui è coinvolto. Nei gesti, nelle espressioni, nel modo in cui comunica con il corpo: il valore aggiunto di questo attore è papabile e anzi c'è un'ottima chimica con lo stesso Leung che il film tira fuori grazie a delle trovate coreografiche più che azzeccate sia con lo stile del film che con gli anelli stelli. Parlando di quest'ultimi, mi preme sottolineare quanto ancora una volta l'importanza degli effetti speciali per gli oggetti "magici" sia ormai un elemento essenziale per ogni show sui supereroi.
Di recente ne abbiamo parlato riguardo le funzioni del costume di Bloodsport per Suicide Squad, e anche in Shang-Chi i Dieci Anelli hanno un trattamento di riguardo notevole, con un sacco di belle mosse che ci piacerebbe utilizzare in un videogioco. Il modo in cui si connettono gli anelli, si trasformano tramite le pulsazioni della loro energia e il controllo dato dalle movenze del corpo sono aspetti che vi lasceranno un segno durante la visione, tanto che forse è stato un peccato non vederli più spesso nel mezzo del film, quasi dimenticati totalmente perché in possesso del Mandarino.
Al film, più che sul manufatto, interessa focalizzarsi sul racconto della mitica città di Ta Lo e delle sue meraviglie dal sapore cinese, seppur in qualche modo ricondotte ad alcune tematiche del Marvel Cinematic Universe. Ci sono collegamenti con altri elementi noti agli appassionati, partendo da Wong e dalla presenza di Abominio interpretato da Tim Roth (non aspettatevi chissà quale interazione e di certo non rivedremo Edward Norton in una sorta di No Way Home per Hulk), ma a Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli quasi non interessa nulla di tutto ciò che c'è fuori Ta Lo se non proprio alla fine di tutto, quando vi aspetteranno le solite due scene post crediti che aprono a tutta una serie di considerazioni che non faremo, tanto siamo sicuri che dal primo settembre ci saranno altri 400 video reaction pronti a farlo.
A livello di ricorrenze però, i Dieci Anelli sono una certezza finalmente spiegata per bene e con un preciso ruolo nel world building di casa Marvel, inquadrati anche attraverso la storia della sorella di Shang-Chi interpretata da Meng'er Zhang in un bel tripudio di mosse dalla grazia letale. Insomma, c'è una bella fetta di azione femminile ben inclusa e con un senso definito, per buona pace dei terrorizzati del politically correct inclusivo. Spoiler: da qui in avanti l'America non sarà più il fulcro di tutto, e anzi io sono il primo a essere d'accordo a espandere il roster di attori se la loro qualità è eccellente come quella in Shang-Chi, ma posso già dire che ho tante aspettative per Park Seo-joon – stella della tv sud-coreana – in Capitan Marvel 2.
Al netto di ogni aspettativa che potreste avere su Shang-Chi, quello che vi dovrebbe essere detto prima di varcare le soglie della sala è che è un film atipico per lo scenario Marvel. Magari vi sarà familiare nei primi due incredibili atti fatti di grandi coreografie, ma quando Ta Lo aprirà la sua narrazione avrete a che fare con un prodotto che si allontana dalle schermaglie dentro gli aeroporti per calare sul banco creature mistiche e poteri in grado di far volare le persone tra pose karmiche ed eserciti usciti fuori dalla Cina medievale. Potrebbe straniarvi, a un certo punto sicuramente accuserete una certa confusione nel vedere un sacco di roba sullo schermo senza poi capirci molto, i combattimenti potrebbero anche diventare meno chiari rispetto alla scena del bus, ma vi divertirete lo stesso se amate l'azione e non disdegnate il cinema dell'oriente più esagerato.
Passerete da Jackie Chan ringiovanito a The Yin-Yang Master in men che non si dica, e a quel punto non vi resterà che accettare il tutto – compresa qualche forzatura di trama fin troppo palese – o rinnegarlo fino alla morte. Tuttavia, se deciderete di percorrere la prima strada e andrete al cinema con una mente aperta a una nuova esperienza, ne uscirete fuori con una delle pellicole più oneste e originali dell'MCU, una ventata d'aria fresca in un periodo in cui finalmente la macchina Disney a tema supereroi sta iniziando a sperimentare sempre di più. Non tutte le sue prove vanno bene, ma Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli è un risultato che grandi e piccini possono apprezzare nella sua genuinità.