Tori Black: una storia d'emancipazione attraverso il porno
La vicenda di Tori Black è fatta di cadute, umiliazioni, difficoltà e riscatto. Una donna forte, protagonista di una storia importante.
Questo articolo fa parte della rubrica 3xtra, ovvero tutto ciò che non è strettamente nerd o geek ma di cui vogliamo comunque parlare a modo nostro.
"La libertà è quello che fai con quello che ti è stato fatto." - Jean-Paul Sartre
Tori Black ha le lentiggini. Non molti se ne accorgono. E' una delle attrici hard più celebri al mondo. E' stata la prima a vincere due AVN Awards consecutivi come miglior performer dell'anno. E' uno dei rari anelli di congiunzione tra l'industria del porno e i media mainstream. Eppure molti dei suoi fan di vecchia data, obnubilati dalla sua patina glamour, ipnotizzati dalle sue evoluzioni davanti alla macchina da presa, non si sono mai accorti che ha le lentiggini. Non si sono mai sforzati di guardare oltre il personaggio.
Nella vita reale, Tori è tutto l'opposto dell'icona sessuale sicura di sé, divoratrice di uomini e donne, anche un po' altera e fatalona, che siamo abituati a vedere sullo schermo. E' una ragazza romantica, simpatica, affettuosa e un po' goffa, con delle punte di timidezza che nasconde sotto un atteggiamento allegro. E' estremamente intelligente, razionale, intuitiva. Danzare è l'attività che la rende più felice, è un'ottima cuoca vegana, non si perde una partita dei Seattle Seahawks, scrive poesie, le piace cantare ma si vergogna a farlo in pubblico. E' incapace di provare paura, anche quella più salutare, e vorrebbe cimentarsi in qualche sport estremo. Legge di tutto, da Yuval Noah Harari a Margaret Atwood, da Domonique Bertolucci a Ernest Cline, da Leigh Bardugo a Michelle Obama e, naturalmente, detesta Donald Trump. Ed ha un lato nerd. Adora Deadpool ed ha un cabinato di Pac-Man in salotto. Le piace stare in pigiama e pensa che la lingerie vada bene solo per i porno.
Ogni volta che qualcuno le chiede com'è entrata nel mondo dell'hard, Tori tira fuori una storiella piuttosto banale e rassicurante. Aveva 18 anni e studiava giornalismo alla Western Washington University. Durante le vacanze estive, i genitori le rompevano l'anima perché si trovasse un lavoro. Avrebbe voluto fare la go-go dancer in qualche locale ma non aveva l'età giusta. Allora rispose ad un annuncio su Craigslist che offriva 20.000 dollari per un mese di lavoro nel porno. Si recò a Miami per iniziare la sua carriera e non ha mai ripreso gli studi. Quando la madre lo scoprì, la chiamò infuriata: "Cos'hai fatto alla mia bambina?!" "Non sono una bambina, sono una donna adulta!" Tutto sommato sembrerebbe un dramedy più divertente che traumatico. Solo che questa è la parte più digeribile di tutta la vicenda.
LE ORIGINI
Tori, al secolo Michelle Shellie Chapman, nasce nel 1988 a Kingston, una cittadina portuale di duemila abitanti vicino a Seattle.
Uno di quei posti sperduti nella provincia americana che sembrano usciti da un racconto di Stephen King, popolato da una comunità perlopiù conservatrice e redneck.
Cresciuta da una famiglia facoltosa nel silenzio dei boschi, Tori è una ragazzina vivace e socievole con le ginocchia sbucciate come tutte le sue coetanee.
Tra l'infanzia e l'adolescenza è vittima di abusi sessuali da individui al di fuori della sua famiglia. Quando il padre si ubriaca, parla di lei ai suoi amici, di quanto sia carina, single e disponibile e li incoraggia a farsi avanti. Nel tentativo di sfuggire al suo corpo, divenuto un ricettacolo del piacere altrui, a dodici anni inizia a far uso di droghe polverizzando e sniffando gli antidolorifici della nonna. Gli abusi stimolano in lei un'ipersessualità che, dalle prime precoci esperienze, diverrà sempre più autodistruttiva. Sempre a dodici anni, durante un pigiama party, una partita a obbligo o verità sfocia nella sua prima esperienza lesbica con le compagne. L'anno successivo arriva il primo rapporto sessuale con un ragazzo.
Deve inoltre tenere a bada la sua rabbia e la sua aggressività.
A scuola le dicono che è troppo alta per la ginnastica e lei si dà prima alla kick-boxe e poi alla boxe. Combatte ogni volta che ne ha l'opportunità rimediando un sopracciglio spaccato e un'ammaccatura al naso. Deve abbandonare perché i lividi non si prestano al lavoro di modella che svolge all'epoca e che alimenta la sua insicurezza. Alle superiori, quando una ragazza la aggredisce con un coltello, accusandola ingiustamente di aver fatto sesso col suo ragazzo, Tori si difende colpendola al volto con una mazza da baseball e le fa quasi saltare un occhio fuori dall'orbita. Non se lo perdonerà mai.
UN PERVERSO GIOCO TERAPEUTICO
Uscita dal riformatorio, Tori viene chiusa in casa e riceve istruzione privata ma non riesce a fare a meno di sgattaiolare fuori e mettersi nei guai. Rimbalza tra i nonni e i genitori divorziati, salta da un divano all'altro, fa sesso con le persone sbagliate e continua a farsi di acidi e pillole.
Frustrati, i genitori la spediscono in un collegio femminile chiamato Mission Mountain, nel Montana, per ragazze talentuose con problemi comportamentali.
Tori si trova bloccata nel mezzo del nulla, con venticinque ragazze psicopatiche che fanno del male a se stesse e alle compagne.
Vengono addestrate come soldati scelti in un perverso gioco terapeutico, costrette a sopravvivere 51 giorni nei boschi, come se dovessero vivere il resto della propria esistenza isolate dal resto del mondo. Nel 2008, in seguito alla testimonianza di una studentessa davanti al Congresso, la scuola viene chiusa con le accuse di abusi ai danni delle studentesse, sfruttamento, negligenza educativa, incompetenza nel trattamento di malattie mentali e terapie non ortodosse.
GLI ESORDI NEL MONDO DELL'HARD
Quando Tori entra al college, è completamente alienata e resiste un solo trimestre. Non frequenta le lezioni, non riesce a concentrarsi e soffre d'insonnia. Poi la ricerca di un lavoro, l'annuncio su Craigslist e la decisione di trasferirsi a Miami per cominciare la carriera nel porno. Durante una sbronza ad una festa universitaria, inventa il nome "Tori Black" con i suoi amici. La Tori che si presenta per la prima volta davanti alla macchina da presa è una diciottenne paffutella, con un piercing sulla lingua, qualche brufolo e il tatuaggio sull'inguine di un simbolo dell'infinito disegnato da lei. Alcune piccole esperienze teatrali le forniscono un bagaglio di buone doti attoriali.
La sua prima scena boy\girl è piuttosto sgangherata. Durante le riprese, il regista-operatore deve tirare dei colpetti con le dita ai testicoli del performer per impedirgli di eiaculare troppo presto. Tori si scontra subito a muso duro con la mentalità razzista all'interno dell'industria. Il suo agente le sconsiglia di lavorare troppo presto con performer neri perché "potrebbe gravare sulla sua carriera". Tori si ribella, gira la sua seconda scena con l'afroamericano Tyler Knight e intraprende una battaglia, ancora in corso, perché il sesso interrazziale non venga più considerato come un genere a parte.
Tori, però, non ha ancora il controllo su se stessa e su ciò che le accade intorno. E' sbandata, fa uso di cocaina, si sente invulnerabile, in cima al mondo, e questo la rende avventata. Alcune esperienze sul set si dimostrano negative e ci sono almeno un paio di scene risalenti a questo periodo di cui non parla volentieri.
IL SEQUESTRO
La carriera di Tori prosegue a Los Angeles dove si sistema in una casa per modelle.
Ad una festa le presentano un trafficante di cocaina dai modi particolarmente gentili. Tori trascorre una serata da lui con un'amica. Alle quattro del mattino, l'amica se ne va ma Tori decide di restare. All'alba, anche lei è in procinto di andarsene quando l'uomo la invita a trattenersi ancora. Tori pensa che si tratti di uno scherzo ma la situazione precipita in fretta.
Il trafficante e i suoi complici la rinchiudono nello scantinato. Si batte come un'indemoniata ma la legano e la picchiano. Le tolgono le scarpe e il cellulare. La costringono a sniffare anfetamine per tenerla sveglia e stordita e impedirle di pensare a un modo per fuggire. Seguono cinque giorni di stupri e percosse. E' l'iniziazione ad un giro di prostituzione. Preoccupati per la sua scomparsa, il suo ragazzo e le sue amiche si presentano all'abitazione. Gli uomini armati del padrone di casa si nacondono in giardino pronti ad aprire il fuoco. Terrorizzata, Tori è costretta a dire ai suoi amici di stare bene e di trovarsi lì di sua volontà. Ma i lividi e le ferite sul volto raccontano tutt'altra storia. Viene allertata la polizia ma si ripete la stessa scena. Quando un agente chiede di una certa Michelle Chapman, lei risponde: "Non conosco nessuna Michelle. Io mi chiamo Tori Black."
I rapitori vogliono portarla a San Francisco ma prima Tori deve recuperare i suoi beni personali. Si recano all'ufficio del suo agente. Il tizio che la accompagna ha con sé un cane. L'agente di Tori non gradisce la presenza dell'animale e, al termine di una stupida lite, minaccia di chiamare la polizia mettendo in fuga il delinquente. Tori è libera per miracolo. Il narcotrafficante verrà arrestato tempo dopo ed è tuttora in carcere. Nelle condizioni psicofisiche in cui si trova, la polizia non crede alla storia di Tori e il suo agente la scarica. Lei si ritrova per strada, con i suoi indumenti in un sacco dell'immondizia e un cellulare rotto. Sembra la fine.
L'ASCESA
E, invece, Tori dimostra una resilienza fuori dal comune e si rialza, determinata a riprendere in mano la sua vita.
Si disintossica, affronta lo stress da disordine post-traumatico in terapia e scrive le sue esperienze come esercizio catartico. Si rimette in forma, perde peso e mette su un fisico da top model.
Anche il suo approccio al porno cambia. Tori non permette agli orrori del passato di distruggere la sua sfera sessuale e se ne riappropria. Come un supereroe Marvel che trasforma la sua maledizione in un superpotere, Tori usa il porno per incanalare e controllare la sua ipersessualità autodistruttiva rendendola un dono, un'arma di emancipazione e indipendenza. La usa, la dispiega per trasformarsi in un oggetto del desiderio, sublimare i nostri desideri e metterci ai suoi piedi. Tori non è più al servizio del porno. Il porno è al servizio di Tori.
Applica il suo codice etico e morale al lavoro.
Solleva una muraglia cinese tra la vera se stessa e il suo personaggio. Tori Black è un'estensione fantasiosa della sua sessualità ma non ha nulla a che vedere col mondo reale. Anzi, Tori ha un animo così romantico da vedere ancora una distinzione netta tra "fare sesso" e "fare l'amore".
Le sue performance, per quanto hard ed intense, restano su un terreno convenzionale, all'interno di un confine da non oltrepassare, il suo approccio è sempre rassicurante.
Rifugge ogni forma di degradazione e umiliazione, non vedrete mai il manhandler di turno calpestarle il volto o metterle la testa in un water. Si tiene lontana da fantasie troppo dark, non le piace nulla che sia strano o illegale e ritiene che gangbang, doppie e triple penetrazioni siano solo delle esagerazioni. Inoltre si pone come regola di non fare sesso coi fan, né dentro né fuori dal set. Un esempio di professionalità totale. Diviene una delle pornostar più amate e richieste del settore e, nel biennio 2010/2011, fa incetta di AVN Awards.
Il successo presenta il conto delle relative disfunzioni. Il padre non accetta il suo lavoro e non le parla più. Durante una lap dance privata al NY Sapphire, un sedicente membro della UFC (organizzazione di arti marziali miste) cerca di prenderla con la forza e la immobilizza prima di essere fermato dall'intervento della security. Le arrivano proposte indecenti da tutte le parti, anche da celebrità molto influenti. Un tizio le offre un milione di dollari per poterla ingravidare. E così via. Tori rifiuta tutto. Sempre. Perché se ti metti in vendita una volta diventi ottenibile sempre, diventi una proprietà. E lei non vuole esserlo.
LA MATERNITA', LA PAUSA E GLI ABUSI DOMESTICI
Tori intreccia una relazione sentimentale con Lyndell Anderson, noto nell'ambiente con il soprannome di MimeFreak, regista e proprietario della casa di produzione ArchAngel. Hanno due figli, un maschio nel 2011 e una femmina due anni dopo.
Tori decide di prendersi una pausa dal porno per dedicarsi alla famiglia ed affrancarsi dai riflettori che cominciano a stancarla. Tuttavia non resta completamente inattiva in campo professionale. Continua ad esibirsi in videochat per i suoi fan, usa il suo brand in sostegno di Planned Parenthood, esordisce come regista e dirige un paio di titoli prodotti dal compagno.
Ha anche alcune esperienze dai risvolti insoddisfacenti o tragicomici. Prende parte al talent show Sex Factor come giudice ma ne odierà ogni istante perché il programma è del tutto finto e privo di spontaneità. Recita nel thriller mainstream L.A. Slasher, accanto a Dave Bautista, Danny Trejo ed Eric Roberts, ed il produttore, strafatto di marijuana, s'improvvisa attore e quasi la affoga in piscina nella messinscena di un omicidio.
Intanto l'ostentata serenità domestica con MimeFreak si rivela meno solida di quanto appaia. Su Twitter, la performer Karmen Karma rende noto a Tori di essere stata molestata sul set dal produttore e regista. Salta fuori che MimeFreak avrebbe usato più volte la sua influenza per costringere le sue attrici ad avere rapporti sessuali con lui. Tori esplode di rabbia sui social dichiarando di aver vissuto in una prigione di bugie e di aver subito violenza dal compagno tra le mura di casa. Ancora oggi non si sente pronta a raccontare nei dettagli l'accaduto. Ad ogni modo, le conseguenze sono inevitabili. Da madre leonessa qual è, Tori lascia MimeFreak e tiene i figli con sé.
IL RITORNO
Sette anni dopo il suo ritiro, Tori torna sulle scene ed è una persona profondamente cambiata, matura, equilibrata, responsabile, forgiata dalla maternità e dalle mille vicissitudini personali.
Rilascia interviste con un piglio serio, professionale, lontanissimo dai toni leggerini che tendono spesso a screditare il porno e a rallentare l'investitura culturale che meriterebbe. Tori non ha paura di imporre la sua filosofia e di mettersi di traverso alle tendenze dell'hard. Dice no al trend del fauxcest (sottogenere di fantasie incestuose) che ritiene immorale e critica i performer europei che esagerano col rough sex e che pensano di dover tenere i ritmi sempre altissimi rendendo finte le scene.
Nel 2017, anno del me too, Tori fa il suo ritorno con uno showcase tutto al femminile. Poi firma per il Vixen Group di Greg Lansky che si prepone di alzare il livello e provare a conferire più dignità all'hard, non nei contenuti ma nella forma, avvicinandosi alla qualità del cinema mainstream.
Le scene e i film Vixen non contengono titoli o messaggi denigratori, in special modo per la figura femminile. Niente "filthy", "nasty", "bitch", "slut", "naughty" o quant'altro. Tori non interpreta più infermierine servizievoli, segretarie compiacenti o scolarette impertinenti. Il suo ruolo è quello della donna di potere, in controllo assoluto, e l'uomo è costantemente al suo servizio. Una parte del fandom ritiene noiosa la nuova Tori, più romantica e meno aggressiva, ma lei resta coerente. After Dark, film nel quale la regista e sceneggiatrice Kayden Kross le cuce addosso un'audace metafora cristologica, vince l'AVN come Miglior Dramma e attira l'attenzione della stampa mainstream. Nonostante le critiche, il ritorno di Tori è trionfale e il cambiamento nella comunicazione dà i suoi frutti. Continua infatti a essere richiesta per film mainstream e video musicali.
In questo periodo avviene un piccolo miracolo intimista.
Anche se non si direbbe, Tori ha da sempre qualche insicurezza sul suo corpo e la parte peggiore del suo fandom la incoraggia a sottoporsi a chirurgia estetica. Inoltre Tori si è sempre tenuta lontana dalle gangbang che ritiene eccessive ma i fan e l'industria spingono perché inizi a farne. Tori cede. Non solo dichiara di voler ricorrere al bisturi ma firma per una gangbang. Ne scaturisce una sorta di conflitto interiore tra Michelle Shellie Chapman e Tori Black che le causa un forte stress e perdita di peso. Tori torna sui suoi passi e resta salda ai suoi principi. Decide che il suo corpo va benissimo così com'è, nessuno ha il diritto di dirle il contrario, e, pur andando contro i suoi obblighi contrattuali, manda al diavolo la gangbang (senza conseguenze). La parte più genuina di Tori ha avuto la meglio sul personaggio e sulle sue insicurezze, si è opposta alle pressioni dell'industria e ha messo i fan al loro posto. Il percorso verso la maturità e l'emancipazione è completo.
IL PRESENTE
In cerca di pace e tranquillità, Tori si sta trasferendo da Los Angeles alle Hawaii con i figli e con la sua famigliola di cani e gatti. Punto di riferimento per le nuove generazioni di pornostar, Tori ha accusato le compagnie di produzione di trattare male le attrici ed è attualmente attiva solo su OnlyFans, piattaforma divenuta il rifugio per tutti i performer in cerca di indipendenza. Inoltre sostiene che gli standard estetici dell'industria l'hanno sempre voluta troppo magra e in questi giorni si sta irrobustendo come non l'avevamo mai vista prima. E' un'istruttrice di fitness, un'attivista PETA e vuole diventare una doula. Usa gli acchiappasogni come oggetti terapeutici contro l'insonnia ed è tornata a parlare col padre, anche se evitano l'argomento porno.
Quello che sorprende è che Tori non è arrabbiata. Certo, si porta dentro un miliardo di ferite, avrà pure i suoi momenti di rancore e flashback dolorosi, eppure non ha il grugno duro, gli occhi di fuoco e l'atteggiamento aggressivo di chi è infuriato col mondo. E' una persona positiva, felice, forse salvata dalla maternità.
Una spiegazione potrebbe darcela la stessa Tori che, in un'intervista rilasciata qualche anno fa alla blogger Slutever, racconta: "Quando mi trovavo in riformatorio, c'era un ragazzo di quindici anni che faceva parte di una gang. Come parte della sua iniziazione, ha dovuto stuprare una ragazza. In quel momento pensò che fosse ok ma, col passare delle settimane, la vedeva in giro per la scuola ed era divorato dai sensi di colpa. Riusciva a malapena a parlarne, tremava tutto e piangeva. Avevo tredici anni ed avevo appena subito violenza da qualcuno della mia scuola, qualcuno che conoscevo e che vedevo in continuazione. Mentre ero seduta con quel ragazzo in preda ai sensi di colpa ho avuto un'epifania. Oh, mio Dio, sei una persona anche tu. E un po' della mia rabbia è sparita."