STAI LEGGENDO : Lafebre, un romantico a fumetti: "Nonostante tutto"

Lafebre, un romantico a fumetti: "Nonostante tutto"

Condividi su:

Jordi Lafebre ritorna con un nuovo fumetto che coniuga un estenuato romanticismo con una interessante sperimentazione formale.

L’ultimo romanzo a fumetti di Jordi Lafebre, "Nonostante tutto" (Lafebre vinse lo Yellow Kid a Lucca 2020 con la sua opera precedente, “Un’estate fa”), pubblicato in Italia da Bao, parte da un presupposto narrativo piuttosto interessante. Si tratta, infatti, di una storia – e, nella fattispecie, di una storia d’amore – narrata “a rebours”: partendo cioè dalla fine della vita dei due protagonisti e dall’avvio della storia d’amore propriamente detta. A rimarcare il singolare espediente – non è così frequente, a mia memoria, nel fumetto: Alan Moore, nelle sue “Shock Stories” su 2000 AD con cui inizia la sua carriera di (formidabile) narratore a fumetti, raccontò la vita di “Norman Normal” come si svolgesse al contrario sulla linea del tempo. Ma in quel caso, a parte il fatto di trovarsi nell’ambito differente del racconto breve, l’inversione era proprio sul piano spazio-temporale, il tempo scorreva davvero a rovescio. Un esperimento quindi differente. Qui siamo, come detto, nella forma lunga, e a scorrere a rovescio è solo la narrazione.

lafebre

 

La trama è perfetta a tale scopo: proseguendo (ovviamente a ritroso) scopriamo come la vicenda da amore tra Ana e Zeno sia un rapporto tra A. e Z, punti opposti e all’apparenza inconciliabili, ovviamente: e viene da chiedersi se l’autore abbia almeno avuto una vaga reminescenza dell’analogo simbolismo di Ada Malfenti e Zeno Cosini ne “La coscienza di Zeno”, nota in parte anche all’estero almeno in un pubblico specialistico.

A sottolineare la caratteristica, anche la numerazione dei capitoli è inversa: e l’ultimo capitolo della narrazione, questo sì, avviene totalmente “controcorrente” (per citare di nuovo l’opera celebre di Huysmans, questa volta nel suo titolo tradotto). Ciò crea un curioso “effetto elastico”: il lettore, arrivato in fondo al racconto, è spinto quasi naturalmente a rimbalzare nella lettura e ricostruire la storia d’amore nel suo senso naturale di sviluppo, cogliendo così meglio alcuni dettagli che in prima battuta erano risultati enigmatici, e apprezzando tutta una sottile rete di “corrispondances” che percorre tutta l’opera di Lafebre, particolarmente evidente nel raffronto tra fine e inizio, capitolo 20 e capitolo 1 (o viceversa...), anche e soprattutto con eleganti “fearful symmethryes” tra tavole di diversi punti della narrazione, in situazioni analoghe, giochi di sguardo, luoghi ricorrenti che acquisiscono spessore nel ritornarvi con frequenza, dei personaggi e del lettore.

 

lafebre

 

L’esperimento è indubbiamente interessante e ben condotto, nonostante l’indubbia difficoltà narrativa di tale struttura.

Lafebre dimostra la sua bravura a mantenere la necessaria levità del racconto, anche grazie a un segno di notevole grazia, con personaggi mobilissimi ed espressivi – sia nei volti, sia nelle pose dei corpi - che evocano, nella sintesi aggraziata ed elegante, un certo gusto del cartoon anni ’60, sia in dialoghi leggeri, garbati, con un velo di ironia e uno di malinconia (specie nel finale), che risultano fluidi e piacevoli nella traduzione di Francesco Savino.

La protagonista femminile ricorda – in modo non piattamente derivativo – la Audrey Hepburn delle sue migliori commedie; in un certo gusto poetico da realismo magico si suggeriscono toni non lontani da quelli di certe opere, ad esempio, della Allende. Al tono sognante e fiabesco che evoca una certa immaginaria Francia (e soprattutto Parigi) da sogno rimandano i colori pastello, sapientemente orchestrati anche grazie all’ausilio di Clémence Sapin che affianca l’autore.

A voler scavare, si coglie anche una certa facilità un po’ mid-cult, che rimanda un po’ a certe atmosfere zuccherose – per quanto piacevoli – stile “Il favoloso mondo di Amélie”. A una seconda rilettura, se da un lato si coglie la scorrevolezza con cui anche minimi dettagli si incastrano al posto giusto, si percepisce anche l’assenza di particolari ostacoli alla storia d’amore, che avrebbero forse vivacizzato ulteriormente la narrazione (e certo complicato ulteriormente questa narrazione a “canone inverso”).

L’esperimento è indubbiamente interessante e ben condotto, nonostante l’indubbia difficoltà narrativa di tale struttura.

Si tratta, chiaramente, di una legittima scelta di Lafebre, che ha così mantenuto la stessa lievità nei disegni, nella colorazione, nella leggerezza della trama. Ma, per dire, la protagonista ricopre il ruolo di Sindaca, si intuisce come questo contribuisca anche ad affaticarla e sottrarle parte delle energie negli anni migliori della sua vita: ma l’unico avversario serio che ha è un innocuo ometto bizzoso che diviene sindaco quando alla fine lei si ritira (anziana: evidentemente non c’è il limite dei due mandati in questo universo narrativo).

Il progetto centrale, il ponte che vuole realizzare tra le due parti della città – dall’evidente valore simbolico di un ponte tra le due vite di A e Z, apertamente dichiarato nel finale – non incontra veri ostacoli, vere resistenze. Se Zeno ha una vita avventurosa, varia e svagata, sarebbe stato interessante rendere più solida e motivante, forse, la devozione di Ada alla sua città (per cui di fatto a lungo rinuncia al suo amore). Ma siamo ovviamente nell’ambito di legittime scelte narrative.

lafebre

Risulta invece piuttosto interessante il fatto di narrare di un amore adulterino che non diviene mai sesso adulterino.

In questo, maliziosamente appropriata la citazione dantesca, “Amor, ch’a nullo amato amar perdona”, che non è solo generico inno alla potenza dell’amore, ma a quello dei celeberrimi Paolo e Francesca da Rimini, con la cui passione si apre l’inferno. Passione in cui Dante, che sviene, vede echeggiare la sua per Beatrice (che nel canone narrativo non ricambia mai i sentimenti, donna-angelo e donna-algida per eccellenza), tipico esempio dell’Amour de Lohn su cui si fonda, tramite i provenzali da cui gli stilnovisti riprendono, tutta la tradizione letteraria occidentale (specie in fatto amoroso).

L’altra citazione, degli ormai disciolti Daft Punk, sottolinea l’essere questi due innamorati proibiti meno idealizzati e più persone concrete: “We are human after all” (anche se di nuovo il registro della levità lima a pure umoristiche baruffe le asperità dei caratteri).

Narrare di una tensione erotica sostanzialmente senza scioglimento concreto (se non nei due estremi, fine-inizio e inizio-fine, ma appunto solo accennati e di fatto fuori del racconto) è quindi un esercizio stilistico piuttosto raffinato. Anche qui, la comprensività estrema del coniuge toglie complicazioni narrative all’autore. Ma, alla fine, il tutto come detto risulta coerente nella scelta di una insistita leggerezza calviniana, in un romanzo a fumetti a suo modo sperimentale, da esplorare immersi in una ideale melanconica rêverie. E chiudiamo con i versi di Browning, che potrebbero essere una chiusa perfetta per questo fumetto di Jordi Lafebre e il suo estenuato ed amabile romanticismo:

“Invecchia con me! Il meglio deve ancora venire,
Il tramonto della vita, per cui l'alba fu creata.”

 

related posts

Come to the dark side, we have cookies. Li usiamo per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi