Le Mirabolanti Avventure di Lovelace & Babbage, ossia: tradurre tutto, anche gli ingranaggi
Le Mirabolanti Avventure di Lovelace & Babbage è uscito per Mondadori e abbiamo chiesto alla traduttrice di raccontarci l'adattamento
La Storia con la S maiuscola
È il 1840. Charles Babbage è uno degli ingegneri e intellettuali più brillanti della Londra vittoriana, inventa una Macchina per fare calcoli. Non l’ha ancora costruita, ma ne parla a un convegno; un ingegnere italiano pubblica quelle che sono fondamentalmente le dispense del talk.
È il 1840, e Charles Babbage ha un’amica con cui parla di scienza e filosofia: Ada Lovelace, al secolo Augusta Ada King, contessa di Lovelace, figlia della matematica dilettante Anne Isabella Millbank e di Lord “mad, bad, and dangerous to know” Byron. Lovelace capisce che la Macchina di Babbage può “fare calcoli” su qualunque concetto a cui si può associare un valore di “vero” o “falso”. Sì, insomma, Ada Lovelace inventa l’Informatica.
È il 1843, e una donna perbene non scrive un articolo scientifico. Ma può tradurre un articolo scientifico e aggiungere sette note in cui chiosa con le sue idee originali. Intanto Babbage non ha ancora costruito la sua Macchina: ha un carattere di merda e litiga con tutti i potenziali finanziatori, è un perfezionista e non riesce a finire nulla.
È il 1852, e Ada Lovelace muore. Ha 36 anni. Charles Babbage non ha ancora costruito la sua Macchina.
È il 1871, e Charles Babbage muore. Ha 79 anni. Non ha mai costruito la sua Macchina.
Una storia di fumetti
È il 2009, e la fumettista Sydney Padua scrive un webcomic in cui immagina un universo migliore del nostro: Ada Lovelace sopravvive, Charles Babbage costruisce la Macchina, insieme combattono il crimine (ovviamente). Dovrebbe essere un one-shot online.
È il 2015, e Sydney Padua pubblica trecento e qualcosa pagine di graphic novel: The Thrilling Adventures of Lovelace & Babbage.
Di solito quando qualcuno dice “non è solo un fumetto” intende: “è Una Cosa Seria, mica roba leggera e pop” La frase “non è solo un fumetto”, di solito, mi fa venire l’orticaria.
Ok. Lovelace & Babbage di Sydney Padua non è solo un fumetto, letteralmente. Ci sono delle tavole di fumetto in cui Ada Lovelace e Charles Babbage hanno le loro mirabolanti avventure. Accanto al fumetto ci sono note in calce: alcune sono note storiche e di divulgazione, altre sono usate per fini comici. Alcune note in calce rimandano alle note a fine capitolo, in larga parte approfondimenti della parte divulgativa.
Le mirabolanti avventure vanno dal sabotaggio di Kubla Khan di Coleridge a un viaggio lisergico ispirato all’Alice di Carroll. La divulgazione va dalla vita di Lovelace e Babbage alla satira dei feuilleton vittoriani (fa ridere ancora oggi, giuro) passando per le geometrie non euclidee, e culmina in due appendici: la prima raccoglie un florilegio di documenti originali, la seconda spiega la Macchina Analitica di Babbage in termini comprensibili.
Un’ossessione personale (sorry)
Quando ero bambina, ero ossessionata da un libro: la traduzione della Annotated Alice a opera di Masolino d’Amico. L’Annotated Alice è quello che succede quando Martin Gardner, probabilmente il più grande divulgatore di matematica ricreativa del XX secolo, decide di chiosare Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo Specchio partendo dall’idea che Lewis Carroll era un logico matematico. La traduzione di Masolino d’Amico aggiunge alle note “matematiche” di Gardner altre note: di traduzione, storiche, di costume.
Fast forward di trent’anni e qualcosa: vivo a Londra, ho 39 anni e una tesi di master al limite della computer science; mi interessano i fumetti, ho scritto un paio di cose e tradotto un paio di altre, mi piace smontare il linguaggio delle parole e delle immagini. Vivo tra due lingue e due Paesi.
Vivo tra quelle che si dice siano due culture e so benissimo quanto non lo siano: la matematica è ovunque, le immagini sono ovunque, il linguaggio è ovunque; la matematica e le immagini sono linguaggi, nel comunicare cerco la precisione e la bellezza delle visioni matematiche.
Le note a margine mi danno sempre reazioni pavloviane di pura delizia. Ciascuno ha le sue perversioni, ok?
Marco Rana, editor della collana Oscar Ink, mi propone di tradurre Lovelace & Babbage.
KA-BOOM.
Quindi
È il 2020, e Le mirabolanti avventure di Lovelace & Babbage è uscito in Italia, con una prefazione di Chiara Valerio; l’editor è Fabio Gadducci, informatico e teorico del fumetto; la grafica è stata curata dallo studio RAM.
E sì, l’ho tradotto io.
Vi ricordate quella faccenda che Lovelace & Babbage non è “solo un fumetto”? Ecco, non dico che la traduzione non sia stata “solo una traduzione”; ma sicuramente è stata una traduzione con sfide e soddisfazioni uniche.
Credo che valga la pena di raccontarla.
Tradurre un fumetto
La traduzione di un fumetto pone una serie di problemi particolari. È uno dei motivi per cui è un lavoro bellissimo, è uno dei motivi per cui tiri accidenti, è uno dei motivi per cui ti fa capire quanto nessuno crea qualcosa “da solo”.
Il primo problema è (per metterla in termini informatici) di hardware: lo spazio. Per dire qualcosa in italiano ci metti circa un terzo di più di quel che ci metti a dirlo in inglese. Se lavori in prosa te la cavi ancora. Se devi stare dentro un balloon è più complicato. Se devi ricalcare un’onomatopea è ancora peggio. Aggiungete il problema di riprodurre il lettering. Non c’è mai abbastanza amore per i buoni grafici, anche perché più sono bravi più il loro lavoro è invisibile.
Nel caso di Lovelace & Babbage il problema si è presentato tre volte volte: i balloon e le didascalie, sia nel fumetto che nelle note a fine capitolo (il classico), le note in calce (una variazione più facile del classico, perché spesso c’era più spazio libero), e i ritagli di giornale (ne parlerò più sotto; una variazione più difficile del classico, perché i margini di manovra erano quasi inesistenti).
Il secondo problema sono le onomatopee, i rumori di fondo. BANG CRASH CLACK CLANG. A volte le soluzioni sono standard (“chuff” diventa “ciuff”), a volte no. Ovviamente in Lovelace & Babbage le seconde abbondano, dentro e fuori dal baccano della Macchina.
Per i rumori di fondo ho cercato di riprodurre i suoni usando la pronuncia italiana: “tok” diventa “toc”, ma lascio la “k” se mi serve un suono più staccato. (Qui potete immaginarvi la mia gatta che mi fissa malissimo mentre passo il pomeriggio a dire ciak-clack-tac-tak-vrrrr-fiuuu.) Ma Padua usa anche dei “verbi onomatopeizzati”. Forse perché ho passato l’adolescenza a divorare Bonvi, ho deciso di copiare la sua classica soluzione: tolgo l’ultima vocale. È anche una soluzione simile a quella che aveva creato Erika Fuchs, la traduttrice tedesca dei Paperi Disney. (Sì, punto sempre a modelli alti.)
Ovviamente tutto questo lavoro non avrebbe avuto alcun senso senza il lavoro certosino, le doti e il feedback del team dei grafici.
Tradurre tutto?
Si potrebbe argomentare che in Lovelace & Babbage convivano più libri: le Mirabolanti Avventure a fumetti, un testo di divulgazione, una chiacchierata al pub con un’amica che ti racconta la sua piccola ossessione... Forse è vero che in Lovelace & Babbage convivono diversi generi; addirittura diversi media. Ma Lovelace & Babbage resta un testo unico (in molti sensi): i generi e i media sono intrecciati tra di loro, tenuti insieme da un gioco di metanarrativa su tre livelli e da una prova magistrale di grafica.
È in questo contesto che si mi sono posta il problema di cosa tradurre in italiano, cosa lasciare in inglese, e come legare le due lingue.
Se Lovelace & Babbage fosse solo un libro di divulgazione, avrei lasciato i termini tecnici in inglese. Anche in Italia i programmatori parlano spesso di “if/then” e non di “se/allora”; in una lezione sulle parti della Macchina Analitica, è raro che il “Mill” diventi “il Mulino”. Al più avrei dato la traduzione dei termini in italiano tra parentesi.
Ma Lovelace & Babbage è un saggio solo “a margine”, come una nota. Le Mirabolanti Avventure di Lovelace & Babbage è prima di tutto una graphic novel che racconta le mirabolanti avventure dell’Ada Lovelace e del Charles Babbage che vivono in un universo migliore del nostro e combattono il crimine. E credo che la strada migliore per tradurre questa storia fosse trasportare i lettori tra gli acri di crinoline (citazione dal primo pezzo di satira sul crash di un computer; è stato scritto nel 1862 e lo trovate a pagina 270) di un ricevimento fantastico, far sentire la voce del banditore di un circo ottocentesco.
Restava un problema aperto: le riproduzioni dei documenti d’epoca. Tra le tavole e le pagine di Lovelace & Babbage Padua inserisce stralci di giornale, moduli, litografie... Ma, a riprova di quanto in Lovelace & Babbage il saggio sia al servizio dell’avventura, Padua non chiude i ritagli di giornale sotto una teca polverosa: racconta l’emozione della ricerca (su Google Books e Archive.org) e invita i lettori a leggerli direttamente, come un quasi-fumetto.
Volevo tradurre tutto. Ma era possibile ricreare non solo il testo ma anche l’effetto del tempo che aveva corroso le pagine, il fuori fuoco delle scansioni affrettate...?
Ho chiesto ai grafici. I grafici hanno risposto.
Ho tradotto tutto.
Per connettere le lingue abbiamo aggiunto 23 pagine di note del traduttore, in cui si trovano anche tutti i testi originali dei documenti. Sì, anche il dentifricio al chinino di Ada.
Quella volta in cui ho scelto di rompere la quarta (sedicesima?) parete invece di tradurre
C’era un punto così intricato che ne parlavo già nella prima mail che ho scambiato con Fabio, Marco e il team dei grafici. Questa pagina.
In ordine:
- un balloon troppo piccolo per una traduzione precisa di una battuta basata sulla teoria degli insiemi (prima vignetta)
- un gioco di parole basato su un’assonanza che viene risolta con la creazione di una parola (prima vignetta)
- la spiegazione in nota del gioco di parole della prima vignetta
- un triplo gioco di parole basato completamente su un’assonanza che non esiste in italiano ed è contenuto in uno schema precisissimo.
I primi tre punti erano aggirabili facilmente: ho scelto di tagliare qualcosa mantenendo lo spirito della situazione (spero); ho usato il fatto che l’assonanza era presente anche in italiano per creare una parola simile e ho spiegato quel che ho fatto nelle note.
Restava il triplo gioco di parole intraducibile con schema rigido e salto carpiato e...
E la mia testa aveva una nuvoletta in cui spiccava un enorme checcazzofaccio.
Un giorno una conoscente ha postato su Facebook un dettaglio dell’edizione francese di Good Omens, romanzo di Terry Pratchett e Neil Gaiman in cui le note in calce sono usate molto spesso a fini umoristici (vi ricorda qualcosa?). Davanti a un gioco di parole, il traduttore aveva aggiunto una sua nota in cui attraversava la quarta parete già rotta dagli autori del libro e dichiarava (più o meno) “mi rassegno e vi spiego che succede”. Ho riso molto (come capita spesso con Pratchett), e ho deciso di cooptare la soluzione, tanto più che le note di Lovelace & Babbage erano già al quadrato. Già che c’ero, ho aggiunto un esempio italiano di “triplo gioco di parole” basato sui tre significati di una parola (vi lascio indovinare quale).
Ed ecco la tavola italiana:
Paradossalmente, questa scelta ha portato alla libertà di tradurre (quasi) tutto, perché ha aperto la strada alle note del traduttore.
Sì, ma qual è la tua tavola preferita?
Questa. Descrive perfettamente i mesi passati a trasportare questo libro dall’inglese all’italiano, e ditemi se è poco.