Venom - Non adatto a un impressionabile pubblico nerd
La casa delle idee ci ha abituato a un ritmo serratissimo di film in uscita: nel corso degli ultimi dieci anni di esistenza dei Marvel Studios, abbiamo assistito alla proiezione di ben venti titoli e posso affermare con buona certezza di non essere smentito che quando ormai si cita la fase uno e la fase ... Venom - Non adatto a un impressionabile pubblico nerd
La casa delle idee ci ha abituato a un ritmo serratissimo di film in uscita: nel corso degli ultimi dieci anni di esistenza dei Marvel Studios, abbiamo assistito alla proiezione di ben venti titoli e posso affermare con buona certezza di non essere smentito che quando ormai si cita la fase uno e la fase due della strategia commerciale Marvel la percentuale di chi capisce di cosa stiamo parlando è ben oltre il 50%.
I venti film usciti sotto l’egida Marvel – vi ricordo che il ventunesimo sarà Captain Marvel e il ventiduesimo Avengers 4, per adesso ancora senza titolo – hanno creato LO standard per i cinecomic: produzioni sempre più grosse, rimaneggiamenti dei personaggi, stiracchiamenti delle loro origini, strizzatine d’occhio ai fan, toni tendenzialmente positivi e la costante delle comparsate di Stan Lee. Ci tengo a sottolineare, per completezza d’informazione, che il giudizio sui singoli film può essere positivo o negativo, indipendentemente dalle caratteristiche sopracitate, che ritroviamo quasi sempre.
Questa situazione ha portato ad allargare enormemente il bacino d’utenza del genere supereroistico, facendo scoprire a fasce pressoché impensabili della popolazione mondiale dei personaggi destinati fino a poco prima a una nicchia di appassionati. È anche grazie a questa operazione che il termine nerd è stato sdoganato e che abbiamo assistito al proliferare del magico mondo della nerd culture.
Cosa c’entra tutto questo con Venom? Ci sto arrivando.
Il film mette un altro tassello nell'enorme universo dei film di supereroi, portando sullo schermo la storia di Eddie Brock, un giornalista d’assalto giovane, bello e di successo a cui capita di pestare i piedi alla persona sbagliata. È così che Eddie si ritrova con una serie di porte sbattute in faccia e la vita stravolta: nonostante questo – ci tengo a sottolinearlo – il protagonista non perde mai né la sua verve né il suo ottimismo nei confronti della vita, non si arrende alla disperazione.
L’occasione per riprendere il suo lavoro lì dove era stato interrotto gli farà invece incontrare il simbionte (una razza aliena che ha bisogno di un ospite autoctono per sopravvivere) da cui prende il titolo il film, Venom.
È possibile dividere il film in tre parti: la noiosa vita di Brock, una serie di buddy moments tra il simbionte e il suo ospite umano e lo scontro finale. Possiamo aggiungere il gancio per il prossimo capitolo, come ogni buona storia del genere deve fare.
Venom, mi dispiace dirlo, è stata un’occasione mancata.
La produzione ha preferito evitare i toni cupi della storia di Brock (un’infanzia dura e solitaria, il riscatto personale, il bisogno di attenzioni, il pubblico ludibrio, il tentativo di suicidio) per lasciare spazio a un personaggio allegro e solare, praticamente senza alcuna back story di riferimento. Il personaggio a cui più si avvicina, per darvi un’idea, è il dottor Bruce Banner, l’alter ego di Hulk. E questo non è il solo punto di contatto tra i due.
Tutta la prima parte, in cui in scena vediamo solo il giornalista, scorre lenta e piatta.
I primi guizzi li troviamo nel momento in cui Eddie entra in contatto con Venom: è un piacere per gli occhi vedere il protagonista nella sua forma aliena guizzare tra i palazzi, spiaccicare macchine in corsa e scaraventare i nemici da un lato all’altro dello schermo. La cgi, sia essa riferita al simbionte da solo o alla sua forma fusa con Brock, è ai massimi livelli. Il volto di Venom, con gli occhi inquietanti e liquidi, la bocca enorme e piena di bava e la lingua guizzate hanno fatto gioire più di un nerd in sala (non per niente il volto di Venom è stato il protagonista di tutti i trailer!).
Peccato che la gioia sia durata poco, perché a un certo punto il film doveva pur arrivare al suo punto più alto: il combattimento tra i due alieni palestrati.
Tralascio le motivazioni senza fondamento del cattivo di turno o le ragioni inesistenti che spingono Venom a parteggiare per gli umani e non per i suoi simili, dirò solo che anche la terza e ultima parte del film scorre senza infamia e senza lode. I due alieni, Venom/Eddie Brock e Riot/Carlton Drake, nonostante un'ottima computer grafica, non fanno altro che lanciarsi in giro per una piattaforma di lancio con un razzo in partenza per tutto lo scontro finale: divertente per i primi trenta secondi, ripetitivo per i successivi cinque minuti.
Il film, per quanto mi riguarda, si salva solo per tre aspetti: l’interpretazione di Tom Hardy (nonostante l’aspetto marcatamente macchiettistico che hanno voluto imprimere a Eddie Brock), il simbionte, praticamente l’unica cosa del film che sia rimasta fedele ai fumetti da cui è tratto, e la scena dell’inseguimento in moto, abbondantemente spoilerata nel trailer.
Ah, e la solita, maledetta, hype che sono riusciti a creare con quindici secondi di scena post credits.
I problemi di Venom, invece, sono ben più numerosi: potrei dirvi che la Marvel ha avuto il pregio, nel corso di questi dieci anni, di abituare il pubblico a uno standard visivo molto alto (pensate a Guardiani della Galassia 2), deludendo chi ha visto quest'ultimo prodotto. Oppure che le motivazioni dei cattivi hanno una profondità e uno spessore perlomeno credibile (Thanos è solo l'ultimo esempio), mentre Riot fa sorridere più di una volta per le sue ingenuità. O ancora, che i protagonisti dei film della Casa delle idee seguono – in linea di massima – la regola del supereroi con superproblemi mentre il povero Tom Hardy si è trovato a dover interpretare un Eddie Brock scialbo e insopportabilmente sempre allegro (e dire che le potenzialità c’erano tutte!).
La realtà, forse, è che Venom è un film rimasto fermo a svariati anni fa, quando i supertizi in costume si affacciavano sulla scena del cinema per la prima volta e bisognava indorare la pillola per non urtare la sensibilità di un pubblico nuovo.
Oggi avrebbero potuto almeno mettere un po’ di sangue, in mezzo a tutte quelle teste mozzate.
Torniamo all’inizio, quindi. La nerd culture è stata sdoganata, le magliette coi supereroi si vendono anche nelle grandi catene di abbigliamento e tutti siamo contenti di vedere i nostri eroi preferiti al cinema.
Una di queste affermazioni è vera a metà e potete facilmente immaginare quale.
La realtà è che i commenti su Venom sono divisi in due grandi filoni: da un lato chi non mastica la materia, non ha mai letto un fumetto e vede i film tratti dai fumetti della Marvel in maniera casuale, perché magari appassionato a questa mega serie che è diventato il MCU e universi correlati e che quando vede Brock nei siparietti comici con Venom ride di gusto.
Dall’altro, chi conosce le origini di Venom e vorrebbe vedere la giusta dose di sangue e tormento sullo schermo e invece si ritrova davanti a un cinepanettone in cui c’è pure la battuta sull’alieno che è nel culetto di Brock (citazione letterale).
In sostanza, la nicchia di appassionati per cui sono nati i cinecomic non sono più il target dei cinecomic. Non è una novità né una notizia dell’ultim’ora, ma con Venom è diventato talmente grosso da non poterlo non additare.
Un po’ come se fosse Hulk.