Tunué Pride, proposte a fumetto per il mese LGBTQI+
Tunué presenta una serie di eventi per il mese del Pride a partire dal suo ricco catalogo di fumetti a tema LGBTQ+. Vediamone alcuni...
Giugno è il mese del Gay Pride, in cui si manifesta per la lotta e la difesa dei diritti di tutta la comunità LGBTQ+, ricordando i moti di Stonewall (1969) che costituiscono uno spartiacque nella lotta per i diritti. Il fumetto italiano, negli ultimi anni, si è dimostrato particolarmente attento al tema, sia a livello di autori, sia a livello di case editrici, soprattutto per quanto riguarda la proposta sul mercato librario: e quest’anno la discussione sul DDL Zan ha aumentato ulteriormente l’attenzione al riguardo. Ci pare interessante segnalare quindi che Tunué ha organizzato una serie di eventi specifici dedicati al tema, con incontri con i propri autori di cui diamo il programma in conclusione di questo articolo. La casa editrice, infatti, ha all’interno del suo catalogo numerose opere che affrontano il tema, denotando una attenzione strutturata e non occasionale all’argomento che oggi viene evidenziata.
Come spiega la stessa Tunué: “Anche noi di Tunué siamo alleati e vogliamo celebrare il mese del Gay Pride, come abbiamo sempre fatto attraverso le storie che pubblichiamo. Per il 2021 abbiamo deciso di lanciare il Tunué Pride (#tunuepride), che accompagnerà una serie di titoli, ma soprattutto di eventi che organizzeremo dal 3 al 25 giugno – sia in presenza che online – atti a veicolare il messaggio e i valori che animano il Pride attraverso il mezzo che più ci compete: il fumetto.”
Consigliando vivamente ai lettori interessati di approfondire anche gli incontri proposti, che elenchiamo alla fine di questo pezzo, ci pare giusto quindi evidenziare alcuni di questi titoli, sia in forma preliminare agli incontri sia per la loro capacità autonoma di introdurre alla tematica il lettore. Un punto di forza di Tunué, a questo riguardo, ci pare il fatto di aver strutturato un’offerta in grado di parlare a pubblici di età diversa, con testi ideali per fasce d’età dall’infanzia al young adult (o al pubblico adulto tout court).
Una serie animata particolarmente adatta per introdurre queste tematiche è quella di Steven Universe, famosa serie di Cartoon Network creata da Rebecca Sugar, persona non binaria, che nei personaggi delle Gemme ha voluto creare, appunto, delle figure non-binarie. I fumetti possono costituire, in particolare, un avvicinamento alla lettura fumettistica – e, quindi, alla lettura dell’”oggetto-libro” tout court – da parte di chi segua con passione la serie animata, che oltre a introdurre questo tema è improntata in generale alla risoluzione pacifica dei conflitti e alla convivenza con l’altro, specialmente tramite il personaggio di Steven, un protagonista improntato al dialogo e al confronto. Il fumetto mantiene tali caratteristiche e le sa declinare bene all’interno del medium, con tavole di grande piacevolezza visiva e cromatica, dal colore rutilante e il segno morbido e cartoonesco in perfetta continuità con la serie animata. Come questa, anche il fumetto riesce a declinare i propri temi in modo spontaneo e non didascalico, mantenendo in primo piano l’intrattenimento del proprio pubblico.
A una fascia d’età adolescenziale (l’indicazione è “13+”) può rivolgersi un volume di Tunué come “Flamer” di Mike Curato, autore completo: una nuovissima uscita Tunué che affronta il percorso verso il coming out del protagonista Aiden Nararro, mostrandone i problemi relazionali con la famiglia, con il gruppo dei pari, col mondo adulto (più che la scuola, che resta sullo sfondo come fonte di paure e tensioni, qui è il mondo dello scoutismo).
Miglior libro dell’anno per la New York Public Library e Booklist, e accolto in USA in modo entusiastico, il punto di forza del volume è di nuovo la capacità di toccare temi delicati con un affettuoso sguardo umoristico che passa in primis tramite un segno morbido e dialoghi realistici e brillanti, ben resi anche dalla traduzione italiana di Diego Bertelli.
Il lettore è portato in modo naturale ad appassionarsi alle vicende di Aiden e simpatizzare per il personaggio: e sebbene il percorso di formazione che il protagonista affronta possa essere anche d’aiuto al lettore per un rispecchiamento e una riflessione, resta innanzitutto una lettura avvincente.
Un particolare punto di forza è l’uso espressivo del colore rosso, che si lega ovviamente al titolo (giustamente non tradotto) e all’evocazione del fuoco, della fiamma che brucia all’interno del protagonista – e, in modi diversi, in tutto il mondo adolescenziale che lo circonda. Il fumetto in sé è prevalentemente in bianco e nero, e il rosso è quindi utilizzato in modo simbolico per sottolineare elementi fisici o psicologici rilevanti, che vengono così fatti spiccare con forza. Un espediente ben noto nel fumetto, dove Frank Miller l’ha adottato nel suo – diversissimo – "Sin City", e anche nel cinema, dove Spielberg l’ha usato nel suo celebre “Schindler’s List” per rafforzare il leitmotiv del cappotto rosso della bambina, con grande forza emotiva. Il rosso, che spicca perfettamente sul bianco e nero, è il colore ideale per questa variazione sul monocromatico.
Ma Curato lo usa con particolare abilità (ed è l’elemento che a mio avviso può affascinare anche un lettore adulto e appassionato di linguaggio fumettistico): infatti, come Aiden non conosce e non controlla ancora perfettamente la fiamma emotiva che sente dentro di sé, così il rosso non è un simbolo univoco, rigido, ma polisemico. È il fuoco del campeggio in cui Aiden si riesce a sentire affratellato ai suoi compagni del campo, ma anche il fuoco con cui si bruciano gli eretici sullo sfondo. Ma, anche, la fiamma delle candele che illuminano la chiesa, luogo in cui Aiden medita a volte in modo proficuo, a volte disperante. Il rosso è il colore del sangue (anche indirettamente: il coltellino svizzero) e dell’impeto violento, ma non sempre è un male. Non, ad esempio, quando Aiden si infiamma e riesce finalmente a reagire ai bulli. Ma anche una minaccia esterna – l’orso – o una lettera importante. Tra l’altro, l’analisi di come questo simbolismo si sviluppi nell’opera sarebbe un lavoro molto interessante da assegnare come analisi scolastica, superando la mera scheda-libro di riassunto e costringendo a confrontarsi col linguaggio specifico del fumetto (partendo da un simbolismo chiaro e riconoscibile, che si può chiedere di indagare anche a un lettore non per forza smaliziato come un allievo dei primi anni delle superiori).
“Qui c’è tutto il mondo” di Cristiana Alicata e Filippo Paris è una graphic novel italiana che affronta un simile percorso di crescita partendo da una protagonista femminile, Anita, ragazzina delle elementari che si trova imprigionata in un mondo adulto particolarmente ostile (sebbene anche in Flamer ci sia il tema della violenza domestica, qui è più centrale e più angoscioso, tra i gravi problemi psichici della madre e un padre che diviene sempre più assente e distante). La volontà di fuggire con le amiche, Tina ed Elena, su una zattera richiama ovviamente Tom Sawyer e Huckleberry Finn di quel grande narratore per ragazzi che è Mark Twain (e magari ci potrebbe essere materia per un confronto).
L’ambientazione è negli anni ’80, resa con efficacia da un segno che guarda in alcuni elementi al manga e agli anime (che proprio allora avviavano la loro invasione italiana: anche se il tema non appare all’interno della storia). Anita e le sue amiche si trovano a scontrarsi con i limitanti ruoli di genere, allora ancora più rigidi e normativi di oggi ma riflesso di problematiche tutt’altro che superate a quarant’anni di distanza. L’opera nasce come adattamento parziale del romanzo di Cristiana Alicata “Ho dormito con te tutta la notte” (Hacca edizioni), finalista nel 2015 di Modus Legendi, e anche qui un confronto tra i due testi potrebbe essere un bel lavoro didattico da proporre. L’opera affronta i propri temi con sensibilità, ma rispetto allo sguardo complessivamente più positivo e rasserenante di Flamer, anche come giusta e legittima scelta degli autori, i temi appaiono più drammatici e il finale più soffuso di melanconia, cosa che forse rendono l’opera adatta a un pubblico leggermente più grande, o leggermente più maturo, pur trattando del passaggio emotivo che accompagna la fine dell’infanzia.
A una fascia d’età adolescenziale, di ragazzi delle superiori, Tunué rivolge idealmente “Per Sempre” di Assia Petricelli e Sergio Riccardi, che racconta dell’adolescente Viola similmente stretta nell’asfissiante patriarcato a cui gli anni ’80 del benessere e dell’edonismo reaganiano (o, da noi, “craxiano” in senso lato) hanno dato solo una patina di paillettes. Figlia di un ceto medio ancora profondamente provinciale sotto l’apparente, relativa “modernità”, la sua educazione sentimentale passa per l’incontro con una coppia lesbica che le apre gli orizzonti sull’idea di amore, oltre i limiti costrittivi di una possessività maschilista.
Il segno pulito ed elegante di Riccardi sviluppa con chiarezza la trama ben strutturata da Petricelli, dove le vicende di Viola, centrali, divengono un modo per mostrare anche le vicende dei personaggi laterali, affrontando temi impegnativi – l’identità di genere, ma anche il tema dell’eutanasia – in modo scorrevole e non didascalico. I personaggi hanno una loro complessità e tridimensionalità: la madre ad esempio è una figura conflittuale con Viola ma ne vengono mostrate anche le insicurezze e una capacità – imperfetta – di comprendere la figlia sul finale. Ma anche figure che rimangono sullo sfondo non sono mai banali, come la figura del fratellino, che mostra anch’essa elementi non caricaturali di riflessione sull’identità di genere.
L’opera più matura all’interno della ricca proposta di Tunuè mi è sembrata “La vita che desideri”, di Francesco Memo e Barbara Borlini. Il formato orizzontale del libro, esistente nel fumetto ma certo inconsueto, evidenzia fin dalla cover l’uso simbolico della colorazione, simile in questo a Flamer ma con un uso diverso e, per certi aspetti, più complesso.
Le vicende del protagonista omosessuale si mescolano a quelle della storia della prima metà del Novecento: gli ultimi scampoli di belle epoque viennese si infrangono col casus belli dell’omicidio dell’Arciduca Francesco Ferdinando che porta all’Inutile Strage della Grande Guerra, per poi proseguire con un focus italiano sugli sviluppi del fascismo e quindi della seconda guerra mondiale.
Le scelte cromatiche, come detto, scandiscono l’albo. La prima parte è virata in uno stile seppiato, con disegni a matita ricchi di sfumati che evocano quasi il ricordo di ipotetiche fotografie d’epoca. Poi però il segno cambia rapidamente accompagnando il trauma dell’avvio del conflitto: pur restando pienamente riconoscibile, il tratto si fa più nervoso ed essenziale, e soprattutto la colorazione adotta un giallo chiarissimo, che pare evocare un sottotesto simbolico non immediatamente intuibile, quasi contrastivo con la figurazione della guerra per cui ci aspetteremo i toni plumbei che qui appaiono solo nelle scene in notturna (pensiamo ad esempio a un capolavoro moderno come “Unastoria” di Gipi e le sue scelte coloristiche per le scene della Prima Guerra Mondiale).
Il protagonista Giulio Corsini è un personaggio sfaccettato, complesso, particolarmente ricco di contraddizioni, cosa che ne fa un ottimo antieroe novecentesco. Anche il “salvataggio” di Barbette da cui prende le mosse la sua vicenda ha caratteri ambigui (ai suoi stessi occhi); dopo il loro nuovo incontro nell’orrore della guerra inizia una presa di consapevolezza guidata da questo dolente, saggio e giovane androgino (“non sono né uomo, né donna”) che accompagna il suo rifiuto dell’identità binaria a un riferimento colto nel mito classico (e questo offre lo spunto di una riflessione più ampia di quel che si può qui: più che qualcosa di totalmente “nuovo” il cambiamento epocale cui stiamo assistendo è, in parte, anche un “ritorno” al mondo classico che – nelle sue inaccettabili crudeltà, come la schiavitù – aveva forse una maggiore comprensione del tema di quanto poi sviluppatosi sotto l’influsso del cattolicesimo).
Il periodo fascista, che segue dopo un significativo scarto culturale, è virato al rosa: e viene quindi da confermare la lettura di un colore antifrastico: luce per la tenebra ungarettiana della guerra, rosa vezzoso per i fascisti, che sicuramente non avrebbero gradito.
Viene colto in profondità il mix di omofobia e omosessualità repressa dei capetti fascisti al campo per Balilla e Avanguardisti, mentre la falsa, sbracata disciplina della laidezza di regime si contrappone alla disciplina reale, seria dell’albergo, dove Corsini è ora direttore, ostentatamente francofilo in un antifascismo culturale. Di nuovo una storia d’amore complessa e difficile, dove Corsini non è più allievo ma mentore. Viene in mente per certi versi, inevitabilmente, un’opera di Giorgio Bassani, “Gli occhiali d’oro”, dove le vicende del medico Fatigati, omosessuale perseguitato dal regime, divengono un correlativo oggettivo della sventura che attende il popolo ebraico, negli occhi del protagonista, giovane studente ebraico e maschera dell’autore. Un parallelo che tornerà ne “Il giardino dei Finzi Contini”, il capolavoro di Bassani, dove alle vicende di Fatigati si accenna, e dove è il fratello di Micol ad essere, forse, celatamente omosessuale (ne avevo parlato qui). Potrebbe essere uno spunto interessante per un raffronto tra opere all’interno di un percorso scolastico, che si potrebbe estendere anche alla terza parte. Il confronto tra Fatigati e Corsini è però per contrasto: il secondo, ugualmente colto e garbato, non è debole come – senza colpa – appare alla fine il dottore, e riuscirà a suo modo a contrastare l’orrore che incombe sull’Europa. Circolarmente, il volume si chiude con una breve parte a matita, dai toni seppiati, che richiama quella in apertura.
Un aspetto affascinante è come l’opera sia intessuta di rimandi letterari raffinati, spesso lasciati dietro le quinte, a partire dal titolo tratto da una lirica di Costantino Kavafis, che viene citata in esergo all’opera, e rimanda all’impossibilità, allora (ma anche ora) per Guido Corsini e altre persone LGBT+ di vivere la vita desiderata. Tra i molti rimandi, appare importante quello a Vittorio Giardino, che spesso si è occupato di questo periodo con il suo Max Fridman. Il segno appare in voluta controtendenza: Giardino infatti ha un segno di nitore maniacale, en ligne claire, con sfondi accuratissimi anche nella resa cromatica, mentre qui il segno ha una asciuttezza nervosa e vibrante, e gli sfondi sono più essenziali. Ma appare comune una certa attenzione al fumetto storico colto tramite le vicende di personaggi minori, piccole storie nella Grande Storia: e non solo a livello tematico, ma anche di inquadrature e generalmente “registico” nella storia.
Insomma, concludendo, la proposta di Tunué su queste importanti tematiche educative di accettazione di sé e dell'altro è particolarmente ricca e permette di approfondire questi temi da più punti di vista, cogliendone nel complesso tutte le sfaccettature. Un punto di forza che abbiamo evidenziato spesso è nel non cadere mai nell'opera didascalica, offrendo sempre un fumetto avvincente nelle relazioni psicologiche dei protagonisti, che non sono mai figurine bidimensionali a fini divulgativi, ma personaggi a tutto tondo. In alcuni casi, come in particolare "Flamer" e "La vita che desideri", il linguaggio fumettistico adottato presenta poi sperimentazioni particolarmente interessanti, soprattutto sull'uso del colore. Non ci resta che consigliare, magari dopo la lettura dei volumi, di cogliere l'occasione di seguire almeno in parte il ricco calendario di eventi di Tunué previsti per questo mese di giugno, dove si potranno trovare ulteriori spunti di riflessione.
GLI EVENTI DEL TUNUÉ PRIDE
9 giugno ore 21.00 – In diretta sul canale YouTube di Tunué
Serata gioco STEVEN UNIVERSE, conduce Filo d’Oro
13 giugno – Festival Emporio Letterario Caffeina, Pienza
Simona Binni e Filippo Paris presentano la collana ARIEL, dedicata al dialogo tra i generi
14 giugno ore 19.00 – Online sui canali social della Libreria Tuba, Roma
Pride, Circolo Mario Mieli e Tunué
FUMETTI LGBTQ – QUI C’E’ TUTTO IL MONDO e LA VITA CHE DESIDERI
intervengono gli autori Cristiana Alicata, Filippo Paris, Barbara Borlini, Francesco Memo, Sara Lazzaro della Libreria Tuba e Stefano Pietropaoli del Circolo Mario Mieli
18 giugno ore 16.30 – Online sulla pagina Facebook del festival “Mare di Libri”
MIKE CURATO presenta FLAMER
19 giugno ore 15.00 – Festival “Mare di Libri”
Parole in dialogo – AMORE
Assia Petricelli e Sergio Riccardi dialogano con Sergio Rossi e Agnese Innocente
19 giugno ore 16.30 – Festival “Mare di Libri”
Incontro con BRIAN SELZNICK
24 giugno ore 19.00 – Libreria Ubik di Napoli e live sulla pagina Facebook della libreria
PER SEMPRE
Gli autori Assia Petricelli e Sergio Riccardi dialogano con Alessandro Di Nocera