STAI LEGGENDO : The Last of Us - recap del secondo episodio

The Last of Us - recap del secondo episodio

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Azione, combattimenti, informazioni, orrore e sacrifici per una puntata densissima di cose che ci mette in piedi tutti i pezzi per far proseguire la narrazione.

La seconda puntata di The Last of Us, “Infected” inizia con un riferimento preciso, pensato per un pubblico che ha vissuto quarantene, protocolli di sicurezza e bollettini giornalieri. E lo fa sia spiegando come una infezione molto più fisica delle spore si sia diffusa così velocemente sia riprendendo un dettaglio che nel gioco si sentiva solo alla radio di sfuggita.

 

Ed è anche una scena che sembra presa di peso da Chernobyl, questo è Mazin al 100%.

Un lento crescendo di consapevolezze che culmina nella richiesta disperata della dottorezza di bombardare la città, non c’è altra soluzione. E dentro di noi non può che risalire quella strisciante paura dei focolai, delle città piene di persone infette, dei paesini che diventavano zone rosse. Oltre a essere il setup per la scena finale con Tess.

 

Ma soprattutto, ci conferma che i protagonisti, dimenticandosi le torte, rifiutando biscotti e non facendo praticamente colazione nel primo capitolo hanno schivato di un soffio l’infezione. Le classiche scelte banali che posso cambiare la nostra vita senza che ce ne accorgiamo, soprattutto in un mondo ricco di eventi imprevisti e improvvisi come quello che viviamo, tra bombe d’acqua improvvise e virus dormienti.

 

Torniamo al tempo presente con una scelta molto peculiare: Ellie dorme in un raggio di sole, coronata di fiori e altra vegetazione, come la salvatrice dell’umanità che è. A controbilanciare il tutto ci sono le ombre e gli sguardi torvi di Joel e Tess, ancora non del tutto convinti della sua immunità, ma a loro volta vengono ribilanciati dalle battutine e dall’atteggiamento sprezzante di Ellie. Non c’è chiaramente un legame, ancora, solo utilitarismo e scarsissima fiducia.

Questo è il momento perfetto per fornirci un altro po’ di ambientazione, soprattutto a chi non conosce il gioco. Vedute post apocalittiche, echi di città bombardate (come viene detto nel prologo), dettagli di umanità scomparsa. In un videogioco questo sarebbe il classico momento per costruire un po’ di ambientazione facendo dialogare i personaggi in una situazione di calma e la serie fa la stessa cosa. Ci vengono forniti dettagli su come Ellie è stata morsa, ma facendoci capire che c’è di più, sappiamo che la gente racconta molte cose assurde sulle città piene di infetti, ma che c’è qualcosa di più rispetto ai semplici umani aggressivi, mostri che lanciano spore e… mostri che usano l’ecolocazione, come i pipistrelli.

 

Questo è il classico esempio di “foreshadowing”: chi racconta la storia sta dando indizi su ciò che sta per avvenire, su una minaccia incombente che viene rafforzata da un urlo.
Lo strano legame che si sta formando diventa ancora più forte nella scena successiva, non prima di aver fatto sorridere chi ha giocato a The Last of Us con un riferimento al fatto che Ellie non sa nuotare. Ho trovato il momento con la ranocchia particolarmente belle, strano, perfettamente calato in un contesto post umano. Poi la bambina gioca vicino alla reception di un hotel allagato, spostando un carrello per i bagagli spunta uno scheletro che la spaventa.

 

Lei chiede scusa, per la prima volta.

 

Lui le da là mano ma la ritrae subito, forse ha paura della sua infezione, forse aiutare una bambina ha fatto cortocircuito col Joel del passato, un Joel che deve stare sepolto per sopravvivere. O forse è solo il dito rotto.

Arriviamo a un classico trope del gioco: la via è bloccata, qualcuno deve fare il giro per aprire la strada da un’altra parte. Ma se nel gioco questo sarebbe servito a lasciare isolato il giocatore senza aiuti esterni qua è meglio usarlo per far dialogare un po’ da soli Joel e Ellie. Altre informazioni sugli infetti, mentre ci muoviamo attorno agli spigoli di Joel. È importante che questo sia un momento quasi fastidioso e imbarazzante. Due persone con niente in comune forzate a condividere un momento e a riempirlo con delle chiacchiere, come se fossero in ascensore.
Questo lento ma continuo passaggio di informazioni tra gli autori e gli spettatori, basato sullo spostamento e sull’avvicinamento tra i protagonisti culmina nella vista sulla città e sul cumulo di infetti. Anche in questo caso sono informazioni necessarie e, forse, un po’ didascaliche, per farci capire meglio come funzionano i filamenti di cordyceps in questa versione di The Last of Us.

 

Sono concetti che si rifanno alle reti neurovegetali complesse, reti miceliari, concetti di cui tutto sommato oggi si sa ancora poco, ma che nella serie funzionano un po’ come dei rilevatori di movimento. Anche qua è palese il foreshadowing. Non solo incontreremo mostri differenti, ma qualcuno pesterà un filamento e succederà un casino. È esattamente così che i funghi si sono presi la città.

Nel gioco il museo il gioco era la prima parte veramente infame e qua non è da meno. Non è un caso che nel remake uscito di recente sia stata ampliata. È un primo vero confronto con le dinamiche stealth più ansiogene del gioco, ansia che qua si costruisce magistralmente sul corpo dilaniato e gli sguardi atterriti di Tess e Joel, sulla loro lenta ascesa inframezzata da piccoli crolli. Se due persone così esperte hanno paura…

 

Fino ad ora questo secondo episodio è stato l’equivalente seriale di un livello tutorial nei videogiochi. Mazin e Druckmann hanno utilizzato Ellie per far impratichire ancora di più lo spettatore con i confini narrativi della storia, con i personaggi, col silenzio delle zone infette (pochissima musica, se ci fate caso) e con gli orrori che attendono i nostri eroi. Ma questa tensione e il foreshadowing hanno inevitabilmente bisogno di un rilascio, altrimenti l’episodio diventa un pezzo dance senza il momento in cui il basso inizia a pompare. Il rilascio arriva col crollo della struttura e l’inconfondibile, per la vecchia guardia, rumore dei clicker.

Nota di colore: hanno usato gli stessi “doppiatori” del gioco originale.

 

Quello che segue è un momento che mi ha ricordato in qualche modo la scena dei velociraptor nella cucina di Jurassic Park mescolata con una rissa. Forse, da giocatore, avrei apprezzato l’uso di oggetti come bottiglie o mattoni per distrarre i clicker e prenderli alle spalle, ma questo non è il tempo degli eroi e delle eliminazioni coreografate.
Tutto contribuisce al caos e al terrore del momento: le urla dei clicker, la scarsa illuminazione, il senso di disorientamento visto dalla prospettiva di Ellie che vede sparire prima Joel e poi Tess in un tripudio di spari, urla e passi di corsa, silenzi, ancora urla.

 

È un combattimento sgraziato, brutale, privo di ogni compiacimento estetico, una rissa da strada fra mostri e gente acciaccata che cerca di sopravvivere. L’ho trovato assolutamente perfetto.
Così come è perfetto il palco che si prende Anna Torv da questo momento in poi. I modi bruschi, l’ottimismo del condannato a morte, quel sopracciglio che scende un millesimo più di prima e la voce leggermente incrinata, la fretta in ogni suo gesto.

 

La fortuna doveva esaurirsi prima o poi e per Joel è il secondo addio brutale dopo quello della figlia, l’addio dell’unica persona con cui aveva in qualche modo creato una connessione. L’unica cosa che gli resta è la promessa fatta a Tess, una promessa su cui costruirà un rapporto. Proteggere lei è soddisfare il suo ultimo desiderio. Proteggila e pareggia i conti per la vita di merda che abbiamo fatto.

Ho letto molte polemiche sul grande cambiamento della morte di Tess. Nel gioco se ne va sparando ai FEDRA qua facendo esplodere tutto e bloccando l’orda di infetti. Dal punto di vista puramente narrativo ha più senso che ci siano infetti in zona rispetto a un gruppo di soldati che si spingono così a fondo in un territorio pericolo solo per farla pagare a due contrabbandieri.

 

In molti si sono concentrati sulla scena del “bacio” giudicandola goffa, forzata, stupida. Si è parlato addirittura di violenza e di una dignità tolta al personaggio. Mazin ha detto che serve mostrare che se “accetti” l’infezione non c’è una reazione violenta, io l’avevo pensata più semplice: se sei infetto i mostri lo capiscono e non ti attaccano, al massimo ti connettono e abbiamo già visto molte volte che la bocca è uno dei luoghi più usati per l’uscita dei filamenti. Entrambe le motivazioni traballano in qualche modo, perché la figlia di Joel non era violenta, eppure ha subito una reazione violenta e i mostri dovrebbero percepire Ellie come simile e non attaccarla (ma magari non è abbastanza infetta, vai a capire).

 

Detto questo, l’episodio ha una struttura circolare, in entrambi i casi l’obiettivo è andarsene secondo i propri termini. Lo chiede la dottoressa, che vuole tornare dalla sua famiglia, lo vuole Tess, che sta velocemente perdendo il controllo del suo corpo e che nel finale sembra averlo definitivamente abbandonato in un misto di shock e infezione. È una scena pensata per darci fastidio, senza dubbio, e a giudicare dalle reazioni ricevute possiamo dire “missione compiuta” e non credo ci sia una sola interpretazione possibile.

Potrebbe essere una metafora per il bacio di Giuda, una strizzata d’occhio al fatto che poco prima Tess ha fatto capire che Joel non ricambiava del tutto i suoi approcci, un goffo riferimento alla cultura dello stupro.
Tutte queste spiegazioni possono mescolarsi, oppure no, che possiamo elaborare o abbandonare in base a come continuerà la serie. I significati sono sempre un casino da elaborare, anche parlando con chi ha scritto la storia.

 

Sono anche analisi che servono più a capire come guardiamo la televisione che ad altro, se ci buttiamo dentro la narrazione o stiamo un passo indietro, cercando significati e interpretazioni e vanno bene entrambi perché non esiste un modo giusto di farlo e non sarò di certo io a dirvelo.

 

La mia lettura è legata all’ipotesi che sia un modo per rendere la fine di Tess ancora più difficile da mandare giù, ma anche per darci uno sprazzo dell’orrore vissuto da una persona infetta e contemporaneamente farci provare il trauma di Joel attraverso una grottesca inversione dell’intimità cercata da Tess. Adesso ha l’intimità, ma il costo è la perdita dell’umanità.

 

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