Star Trek Discovery – Due parole guardando la quarta stagione
Arrivati alla quarta stagione di questa serie atipica per gli standard di Star Trek forse viene fuori che tanto atipica non è.
Star Trek Discovery è stata fin dalla prima stagione quella che i fan di Star Trek chiamerebbero “una anomalia”. Nel gergo della serie le anomalie sono un grande classico, uno dei trope più usati insieme ai tachioni e a tutto il jargon tecnico scientifico che da sempre accompagna la saga. Le anomalie possono essere orribili potenze distruttive, come quelle della quarta stagione, occasioni di scoperta, improvvisi viaggi nel tempo o alieni con cui bisogna comunicare, che sicuramente capiranno male e con cui inizialmente ci sarà uno scontro (altro grande classico trekkiano).
E quindi fin dalla prima stagione abbiamo avuto una serie strana e, appunto, anomala, in cui la cadenza di problemi settimanali veniva progressivamente abbandonata per una narrazione più moderna e orizzontale, che si collocava in uno spazio stretto tra mostri sacri e con personaggi pochi inclini a rispettare la catena di comando della Federazione e con una protagonista che non era una capitana!
Forse per questo motivo Discovery nelle prime tre stagioni ha cambiato pelle più volte tra viaggi dimensionali, guerre klingon e infine un salto temporale gigantesco e necessario per allontanarsi dai rischi di una retcon che stava diventando problematica, soprattutto per la tecnologia offerta dall’astronave.
Con la fine della quarta stagione, Star Trek Discovery si è trovata in uno spazio più confortevole, perché ha potuto costruire direttamente dalla stagione precedente, anzi, ricostruire, se consideriamo in che stato era la Federazione dopo la catastrofica sparizione del dilitio raccontata in quella precedente. Forse proprio grazie a questa posizione il finale (no spoiler!) sa tanto di finale di serie, più che di stagione, perché tutti i fili sembrano al loro posto, anche se la quinta stagione si farà.
Senza volersi avventurare in speculazioni e analisi che potrebbero guastarvi la visione, secondo me tutte le anomalie di Discovery nascono dalla scelta della sua protagonista. Michael Burnham è un personaggio atipico per gli standard della saga, che dopo aver inizialmente vissuto a metà tra la freddezza vulcaniana e un temperamento ribelle ha abbracciato definitivamente il suo lato più impetuoso. Burnham è una forza inarrestabile, lo è sempre, in ogni puntata, anche quando sbaglia, forse proprio perché sbaglia e quindi cerca sempre di porre rimedio. È una figura che in teoria non è adatta a comandare, eppure si ritrova spesso a farlo. Agisce meglio da sola, ma deve imparare a giocare di squadra. Mossa da un eroismo quasi eccessivo deve spesso ricordarsi che non c’è solo lei e le sue azioni hanno un peso (poi si caccia nei casini uguale, ma son dettagli).
Rispetto a Kirk, Picard e altre figure centrali, Burnham, pur bilanciata da Tilly, Stamets e soprattutto Saru, è molto più “protagonista” di quanto Star Trek ci ha abituato. Questa potrebbe sembrare una debolezza, ma il lato positivo è che quando lei viene messa in crisi c’è sempre spazio per qualcuno che può brillare al suo posto (e quel posto, se lo chiedete a me, dovrebbe essere sempre di Saru, ho un debole per gli archetipi di quel tipo, infatti il mio preferito è da sempre Spock), c’è sempre modo di ritrovare quell’equilibrio che è fondamentale per restare fedeli ai valori di Star Trek.
Valori che a volte Discovery sembra voler tradire, ma solo all’apparenza, perché la voglia di comprensione, empatia, rispetto e voglia di futuro sono sempre là e il finale è qua per dimostrarcelo. Insomma alla fine è tutto là, lo spirito vero di Star Trek, quellaa utopia granitica verso una umanità migliore in cui Picard non deve curarsi la calvizie perché non gliene frega a nessuno se è calvo, pare salva, ancora una volta. Anche quando in certi momenti la serie diventa fin troppo “cheesy” come si dice in inglese, stucchevole, diremmo noi, nel mostrarci Michael come faro della luce a cui tutti devono affidarsi.
Ma onestamente davvero sembra così stucchevole nel mondo di oggi ricordarci che dovremmo tendere a un ideale di pace e progresso, soprattutto di fronte al rischio di annientamento?
Questo articolo è scritto in collaborazione con Pluto.tv. Fino al 18 aprile è possibile rivedere tutti gli episodi della quarta stagione di Star Trek: Discovery sul temporary channel omonimo visibile su Pluto TV, il servizio streaming gratuito e senza registrazione di Paramount.
Pluto TV è accessibile via browser all’indirizzo www.pluto.tv, attraverso la App per Android e iOS, e su tutte le principali Smart TV. E per tutti gli appassionati, non è solo presente il temporary channel di Star Trek: Discovery ma anche un canale sempre attivo dedicato al genere Sci-Fi.