Spider-Man: Far From Home, supereroi contro le fake news
Come tutti i film del MCU anche Spiderman ha nascosti al suo interno segreti, il cui più incredibile è essere una metafora di quello che stiamo vivendo in questo momento nella politica mondiale.
Quello che molti sottovalutano della potenza del MCU non è tanto la continuity serrata, il modo con cui hanno permeato la cultura pop e quella di tutti i giorni in maniera totale, il cast stellare ed iconico oppure il fatto che il sodalizio con la Disney renda il tutto veramente a prova di bomba. E’ il fatto che ogni film (o ogni saga di film) è un genere cinematografico a sè. Un vero e proprio esercizio di stile, se vogliamo, col supereroe dentro.
I film del MCU mi ricordano la parafrasi di una frase, spesso attribuita a Terry Pratchett: “Se inserisci un drago in una storia, la gente griderà: “Fantasy! Fantasy!”. Reagireste allo stesso modo se qualcuno rovesciasse un bicchiere di vino in un secchio di letame? Pensereste di avere un secchio di vino?”. Il Supereroe è il paradigma che aggiunge i “pow!” e i “boom” ma dietro c’è un sapiente multiverso di narrativa che è in grado di venderti 10 anni di film grossomodo tutti uguali, facendoli sempre diversi.
Cap. America prende dal thriller politico a piene mani, i film di Iron Man sono tra lo spy story e il romanzo di formazione / distruzione, Guardiani della Galassia è fantascienza posticcia alla Flash Gordon. Ant-man il classico film con la rapina. Hanno persino trasformato Thor da saga epica medievale a buddy movie.
La potenza dei film Marvel è questa: coerenza e cinematografia sono talmente ben studiate che il fatto che abbiano il ritmo e gli stilemi del cinecomic, li fa trascendere dal “genere” supereroistico e piacciono a mamme e figlie, nerd e palestrati, e persino agli amanti del cinema con la C maiuscola. I film del MCU parlano la lingua del presente, allo spettatore-modello giusto. Senza, però, scordare tutti gli altri, di spettatori. Un film multilivello che con le giuste chiavi e a più livelli di istruzione (sia di conoscenza del nerdismo, sia cinematografica e perché no? sia socio-politica) puoi apprezzare.
Far from home è la seconda prova da solista nel MCU dell’amichevole Spider-Man di quartiere, e lo riporta ad una adolescenza colorata, autoironica e impacciata. Spider-Man è una commedia degli equivoci, un road trip con la classe alla Eurotrip ma col supereroe dentro: la Disney cita, persino e con eleganza, il pecoreccio caro a quel genere quando e come può. C'è dentro sia la chiusura di un ciclo narrativo, sia il bisogno di aprirne uno nuovo, andando oltre i fumetti (col senso di ragno ormai praticamente messo in cantina) e l'aderenza all'originale di alcuni personaggi, che si aprono a un mondo nuovo e a un pubblico che se ne frega se Mary Jane non ha i capelli rossi, ma di sicuro conosce Zendaya.
Su tutto ovviamente gravita la figura di Iron Man, passato ingombrante da utilizzare per elevarsi che sostituisce lo Zio Ben da scimmiottare anche in alcuni momenti che fanno da passaggio di testimone.
Superato il primo atto e il colpo di scena più telefonato di sempre, esce fuori il nocciolo della question. Non è un film perfetto, non è un film essenziale (a meno che non ci vogliate vedere la vera fine ed il nuovo inizio del ciclo narrativo, o a meno che non abbiate la necessità di scoprire tutte le citazioni e sottotrame che richiamano film passati e futuri del franchise). Ma, come tutti i grandi film, ha un livello di lettura politico e un messaggio enorme che forse si sta sottovalutando.
Far from home è un film sulle fake news. Sulle ultradestre, sottoprodotto di un capitalismo sfrenato o dal progressivo abbandono delle istituzioni (scuola, welfare, lavoro) che si riuniscono sotto l’egida dell’invidia e della “rivalsa” a tutti i costi. Ma anche un film sul continuo scendere a patti con sé stessi tra amicize, affetti e responsabilità, sul fatto che crescere voglia dire saper prendersi le responsabilità e imparare a surfare su questo caos. Certo, spiace che oggi una figura come Spider-Man debba diventare una sorta di mini-Iron Man per guadagnare rispettabilità.
Il film è, ancora prima di arrivare al suo massimo, costellato di riferimenti ed accuse al sistema dell’informazione: si apre con un telegiornale amatoriale scolastico, continua con i giornalisti aggressivi che tentano di strappare a Spider-Man un’intervista sul dolore e fargli dire che sarà il nuovo Iron man, passa per una serie di docufilm sugli avvenimenti (una carrellata di titoli di documentari sugli avvenimenti appena passati: il blip, Wakanda, Thanos… Tutto è spettacolarizzato) fino alle prese in giro per Flash Thompson, compagno di scuola di Peter che lo disprezza, ma ama il suo alter ego, un personaggio incredibile che salva la situazione perchè, da tragica figura tragica bullesca che finge una vita da celebrità, in pieno stile parodia-influencer, si trasforma nell’unico modo per avere un contatto con la vera realtà dei fatti e con le fonti di prima mano, visto che si informa su internet.
E se proprio vogliamo sovrainterpretare c'è una scena ironica che però ci parla di droni-killer che ti possono arrivare addosso in ogni momento, c'è l'idea del controllo della rete, dello sputtanamento social con foto compromettenti e tanti altri piccoli segnali che forse passano in sordina a un pubblico adulto ma, fidatevi, i più giovani ci sono dentro fino al collo.
Proprio come gli Avengers, il mondo e la vita di Peter Parker, ci troviamo in una storia senza punti di riferimento e senza figure autorevoli. Un tema che ultimamente sembra molto caro ai film che cercano di ripartire da un pubblico giovane (ciao Star Wars!).
Manca l’informazione certa, tutto è mercato.
E poi lui, anzi, loro.
Gli abbandonati dal sistema, tutti i licenziati di Tony Stark. Loro che nel mondo ci stanno, sanno come funziona. E creano un nemico che non esiste: una storia, come dice Mysterio stesso durante il suo spiegone da cattivo, “proprio quel genere di storia assurda a cui la gente adesso crede”. E propongono una soluzione. Propongono l’Eroe. Un Eroe del popolo, la cui l’unica battuta detta al pubblico è “lo faccio per la mia famiglia”, mentre combatte contro una delle sue illusioni. Un Eroe che deve per forza vestirsi col mantello per essere ascoltato, mosso dallo schifo che prova per il suo pubblico che reputa inferiore e malleabile, per ritrovare il successo che gli spetta.
Il sistema populistico questo ci dà: l’invidia per chi, secondo noi, non merita dopo anni di studio il ruolo da protagonista della Politica… quello che vediamo noi è “solo” il mantello. Solo l’essere “politico”. E quindi il sistema crea un politico come lo immagina la gente. Un Mysterio con le sue illusioni.
Se in questo universo parliamo di mostri giganti supercazzole scientifiche che pescano dalla mitologia classica (Thor, simbolo in quel mondo di questa linea narrativa extradiegetica), nel nostro universo è la prosopopea dell’invasione culturale degli immigrati. O dei “complotti” o dei “professoroni”.
Mysterio è la metafora potente della politica che il mondo sta vivendo in questo momento.
Iconica è la fine, a cui segue il telefonato solito post credit siparietto. “La gente crede a qualunque cosa, vedrai” minaccia, sconfitto, Mysterio. Perché lui non è uno, sono tanti, sono un atteggiamento. E un filmato finto di Spiderman che ammazza il “buono” (metafora, forse, di quei “Burioni qualsiasi” che dicono le cose giuste, ma che è facile far passare per blastatori cattivi e supponenti) può condannare per sempre ogni sforzo fatto per combattere la disinformazione.
Il fatto che in un film del genere ci siano questi spunti di riflessione ne aumenta la potenza in maniera esponenziale, perché come dicevo: ogni film del MCU è per un pubblico specifico.
In questo caso i bambini, che queste cose le capiscono meglio degli adulti.
Ovvero quelli che dovranno contrastare un giorno chi continua a credere che ripetere una bugia su internet con meme (i mantelli, il kek, il modo per essere ascoltati in questo mondo fatto di post-ironia) non cambia la realtà, e anche quelli che ci credono e sfruttano questo passaggio. E’ un film per tutti, perché tutti siamo vittime di Mysterio e dei suoi poveri sottoposti che si sentono depauperati di qualcosa.
E se noi, la nostra generazione, invece di American Pie avesse visto (anche) questo film, forse, saremmo più vaccinati contro attacchi fumosi e finti amici che tentano di emulare figure paterne con effetti speciali e che promettono di proteggerci da finti nemici, ma che vogliono sotto sotto solo pensare agli affari propri.