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Ralph Spacca Internet - La recensione (e viva le Principesse!)

Nel 1982 la Disney produceva Tron e cercava di raccontare il mondo dei computer a un pubblico che stava iniziando a conoscerli. Oggi Ralph Spacca Internet tenta un'operazione simile, ma internet è ormai il quotidiano, non il futuro. Ecco perché la fascinazione del racconto sci-fi deve cedere il passo a una storia che parla di amicizia e cammina sul confine tra la satira sociale e il citazionismo autocelebrativo alla Ready Player One, sfruttando tutta la potenza di fuoco dell'impero di Topolino.

Ralph e Vanellope vivono una vita tranquilla e priva di scossoni che va bene al primo ma logora la seconda. Quando la sala giochi viene collegata col Wi-Fi i due si ritrovano in rete, alla ricerca di un pezzo di ricambio per il cabinato di Sugar Rush. Dopo un iniziale smarrimento che ricorda quello del topo di campagna che si ritrova nella metropoli, la coppia dovrà sfruttare i meccanismi di internet per racimolare i soldi necessari per completare la missione.

Ralph Spacca Internet ha una struttura tipicamente Pixar nella gestione dell’ambiente e dell’ironia. L’effetto comico iniziale è dato dall’umanizzazione di concetti astratti come i motori di ricerca, le notifiche e i banner, questi ultimi trasformati in tizi insistenti che ti piazzano davanti alla faccia i cartelli con le loro offerte.

La parte più interessante del primo atto è senza dubbio l’immagine che viene data di internet: una sorta di lussuoso quartiere di una qualunque metropoli moderna, privo di una vera identità, pieno di marchi in bella vista, pulitissimo, in cui le persone sono immediatamente indirizzate verso ciò che vogliono vedere o comprare. Instagram è una galleria d’arte, Twitter un alberello pieno di uccellini, Amazon un enorme magazzino e eBay un mega centro commerciale che potresti trovare vicino a un casello autostradale. Più che scambio di informazioni: internet è un colorato e divertente mercato. Proprio come una megalopoli cyberpunk, in alto stanno i ricchi, in basso c'è la povertà, il degrado del darknet, visto solo come luogo losco in cui comprare virus e i resti dell'internet che era.

Tanto per rendere il tutto ancora più geek, gli avatar di chi naviga su internet ricordano molto i Funko Pop: corpi piccoli e teste grandi e squadrate.

L’unico dettaglio che rende questa allegoria meno potente è la mancanza di Facebook, che per molti è l’unico vero portale dentro la rete e che spesso coincide col significato che gli viene dato. Sarebbe stato interessante vederla come una sorta di palazzo che ti permette di scorgere qualcosa dalle sue finestre, ma da cui è difficile uscire.

Questa satira, voluta o meno, si fa ancora più forte nella parte centrale del film: dopo aver tentato senza successo di racimolare oggetti di gioco da vendere ai collezionisti che amano il pay per win (purtroppo tutto il lato delle microtransazioni e del gaming competitivo è solo sfiorato, ma d’altronde il film non vuole essere un trattato su internet, però si vede Fortnite, così i ragazzini si gasano), Ralph si improvvisa youtuber (anzi buzztuber, perché YouTube c’è, ma viene citat pochissimo, preferendogli una piattaforma video finta) per racimolare abbastanza like da farci i soldi, grazie ai consigli dell’algoritmo, una sorta di agente che gli consiglia i contenuti più virali, ne decide il successo o la rovina e che veste citando alcune famose icone del passato, tra cui Grace Jones.

Nel film c'è anche Gal Gadot che fa Gal Gadot in Carmageddon

È a questo punto che Ralph Spacca Internet tira fuori il suo contenuto più caustico (ribardisco,non so quanto volontariamente). Per ottenere abbastanza cuori, Ralph è disposto a fare video in cui dà sfogo al peggio di sé: mangia peperoncini, partecipa a fallimentari tutorial di trucco, cucina male, si umilia in ogni modo possibile e la gente lo adora e lo riempie di cuori. Quando i cuori non bastano, l’algoritmo manda in giro i suoi banner per influenzare e pompare le views e quando questo non basta ancora Ralph strattona la gente urlando “Guardate i miei video! Sono divertente!”. Notevole anche la parte in cui Ralph commette un errore da nabbo e viola una delle leggi fondamentali di internet: leggere i commenti.

Il suo scopo è ovviamente nobile, ma lo spaccato che se ne ricava dei contenuti online è abbastanza miserevole (e già noto, se non hai vissuto fino ad ora in una caverna): tutto è mercato, i pubblicitari sono infidi, internet premia la stupidità. Se lo dice un film Disney è tutto vero. Credo tuttavia che alla fine non sia una vera critica, quanto una fotografia della situazione, perché alla fine Ralph viene premiato per ciò che fa.

Lo spaccato che se ne ricava dei contenuti online è abbastanza miserevole (e già noto, se non hai vissuto fino ad ora in una caverna): tutto è mercato, i pubblicitari sono infidi, internet premia la stupidità

Dall’altra parte, Vanellope è protagonista di quello che forse è il momento più divertente di tutto il film, che Disney ovviamente ha pensato bene di spoilerare quasi del tutto nel trailer: l’incontro con le principesse. Sono pochi minuti, ma valgono tantissimo come scrittura, messaggio e autoironia per il ruolo della principessa e per gli stereotipi di genere che hanno rappresentato negli anni. Se un giorno Disney deciderà di fare uno spin-off solo su di loro mantenendo questo livello di dialoghi mi vedrà in prima fila al cinema. Il problema è che questa parte è così brillante che dopo il film cala irrimediabilmente di ritmo, si sfilaccia un po’ e in questo non aiuta il brusco cambio di tono, perché dopo due terzi di film ricchi di battute e che girano un po’ in tondo decide che finalmente è arrivato il momento di buttarci dentro la morale.

L’incontro con le principesse sancisce infatti l’introduzione dei due messaggi principali del film. Vanellope che già di per sé è un personaggio femminile atipico, diventa ancora più attuale. L'impatto con Internet e col mondo la fuori l’ha cambiata, rifiuta gli stereotipi zuccherosi di un clone di Mario Kart basato sui dolci, vuole correre dentro una specie di MMO in stile Carmageddon molto pericoloso, soprattutto perché lo è. Per dircelo usa il classico pezzo musicale in stile principessa Disney, ma coi piccioni sporchi al posto degli uccellini. Il suo posto è altrove rispetto al vecchio cabinato.

https://www.youtube.com/watch?v=MRD6HiPupW0

Di contro Ralph ha ancora bisogno di lei, è un bambinone abitudinario che odia il cambiamento e che vede l’amicizia come qualcosa di giornaliero, di quotidiano, ai limiti dell’appiccicoso, trova conforto nella routine.

Il conflitto tra queste due forze dominerà la parte finale e nasconde sotto la patina dell’amicizia un messaggio rivolto più che altro ai genitori che accompagneranno i figli al cinema: lasciate che siano ciò che vogliono essere e non solo un’appendice delle vostre passioni, non c’è crescita senza distacco, non è un vero rapporto se una delle due parti è costretta a rimanere per compiacere l’altra. Tra l'altro, sarebbe stato molto più coraggioso mettere Vanellope nel titolo, perché è lei la vera protagonista.

Ralph Spacca Internet diverte, punzecchia, nasconde i nostri vizi dietro una patina di entusiasmo (e per questo la critica, forse involontaria, risulta ancora più feroce), ispira e riempie la scena di citazioni di ogni tipo. Il suo arrivo conferma la nascita di quello che potremmo definire "cinema mashup": un’opera pop che mescola riferimentit trasversali, li frulla tra di loro per accontentare un pubblico con interessi variegati e età differenti. Un prodotto che deve costantemente ricordarci la potenza dei suoi marchi e giocare con la nostra voglia di far vedere a tutti che abbiamo colto ogni easter egg. A volte il ritmo cala drammaticamente e forse c’è qualche lungaggine di troppo, soprattutto verso la fine, ma nel complesso il film tiene bene.

Internet non ne esce, giustamente, benissimo, ma in quelle principesse che collaborano e cercano comodità, in quella ragazzina che vuole solo correre libera e in quel tontolone amorevole che deve imparare a farsi una ragione di ciò che vogliono gli altri c’è un bel messaggio, non banale, e sarei curioso di capire che effetto avrà su chi ha molti anni meno di me.

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