Quando Dark Souls ti prende a schiaffi… a 40 anni.
Dark Souls, la prima volta non si scorda mai
Non temo il dolore crescente: accettiamo il gioco per quello che è, ed è parte della nostra curva di apprendimento.
Miyazaki
[Dark Souls - Incipit]
Mi sono sempre considerato un gamer. A 41 anni continuo a coltivare la passione per i videogiochi. Leggo, mi informo, guardo qualche gameplay e nei ritagli di tempo faccio qualche partita.
Quando hai 41 anni, una moglie, un lavoro da libero professionista che spesso mi porta in giro per l’Italia e due figli, non è facile ritagliarsi lo spazio per giocare.
Ho dovuto cambiare gusti per continuare a coltivare questa passione: titoli per dispositivi mobile, gameplay sacrificato in favore della storia e una durata massima di 8/10 ore di gioco.
Negli ultimi due anni Nintendo mi ha fatto tornare a giocare grazie alla Switch. La portabilità mi ha permesso di ritagliarmi qualche spazio in più. Sono riuscito a finire persino The Legend of Zelda – Breath of The Wild (unico titolo corposo che mi sono concesso negli ultimi anni)
Poi un giorno è arrivato lui: Dark Souls.
Tutta colpa della community di N3rdCore che in una accesa discussione sui Souls-like mi ha consigliato di provarlo almeno una volta.
“Lo devi provare!”
“La lore! La lore di Dark Souls è magnifica!”
“Dark Souls è storia dei videogame!”
“Il level design! IL LEVEL DESIGN”
70/80 ore di gioco non sono una passeggiata. Ero dubbioso.
In mio aiuto arriva Amazon: offerta a 19 euro. Preso.
[un posto che imparerai ad amare]
Oh ragazzi, ho preso Dark Souls
Vedrai che bello. Non te ne pentirai…forse.
[Dark Souls – L’inizio]
In casa tutti dormono. Metto la cartuccia.
Parte l’intro di cui non capisco quasi nulla. Sono in una cella nudo e sono un non-morto che cammina. Non so dove mi trovo, non so cosa fare, sono disarmato.
Mi faccio un giro e trovo il primo boss. I boss si combattono. Si fa sempre così.
Un colpo e mi uccide. Ci metto un po’ per capirlo perché la mia testa è ancora ancorata a certi meccanismi. La soluzione è semplice: non posso affrontare quel boss in questo momento. Dark Souls me lo fa capire nell’unico modo che conosce: mi uccide, sempre, ripetutamente, senza via di scampo.
Sgattaiolo via, recupero una serie di oggetti, delle armi, una armatura. Adesso posso tornare dal demone.
Ok ho capito: in Dark Souls ogni morte è una lezione.
Quando arrivo al “firelink” mi schianto contro quella che io ritengo essere la vera difficoltà di Dark Souls. E adesso?
[Madonna gli schiaffi]
Devi suonare due campane
Due campane?
Sì, devi suonare due campane
Hai una mappa? Sai dove devo andare? Mi spieghi cortesemente cosa volete da me?
No
Prendo una strada a caso e finisco a combattere con dei fantasmi che non posso colpire. Morto.
Ok, forse li devo evitare correndo. Morto.
Ok, forse li devo colpire in un certo modo. Morto.
Ok, forse… morto.
In Dark Souls ogni morte è una lezione: non è il momento giusto per esplorare quel luogo. Ogni istante di gioco è pensato per darti una lezione su come sopravvivere in questo mondo. Se hai 40 anni e sei cresciuto con principesse da salvare, questa è la vera difficoltà di Dark Souls. Il totale senso di smarrimento e di estraneità.
[Nope]
[Dark Souls – Il peso dei colpi]
Prendo confidenza, guidato anche dai consigli della community di N3rdCore. Battezzo come mia fedele compagna di battaglia la spada Claymore e per la prima volta nella mia vita da videogiocatore provo una sensazione unica che non avevo mai provato: il peso della battaglia. Tutto in Dark Souls ha un peso, le armature, le spade, gli anelli, i colpi e soprattutto i colpi dei tuoi nemici. Quando li vedi arrivare stringi forte il joypad mentre prepari lo scudo per difenderti. Sembra di riceverlo davvero quel colpo.
La barra della Stamina è implacabile. Quando finisce sei allo scoperto.
Se manchi il tuo colpo migliore il tempo sembra fermarsi mentre il non-morto prescelto cerca di recuperare la posizione. Sei scoperto, vulnerabile, indifeso… sei morto insomma. Ogni colpo subito sembra uscire dallo schermo per travolgerti.
[Anche voi sentite il rumore di questa GIF?]
[Dark Souls – Ce l‘ho fatta!]
Sbarco ad Anor Londo. La fortezza di Sen mi ha messo a dura prova ma sono pronto a qualsiasi sfida. Ma è proprio nel momento in cui ti sembra di padroneggiare il gioco che Dark Souls ti prende a schiaffi per darti l’ennesima lezione. E sono schiaffi che fanno male. È il momento in cui penso di mollare tutto. Non ce la posso fare. La frustrazione supera la soddisfazione.
Sì, sto affrontando Ornstein e Smough.
Mi sembra uno scoglio insuperabile, anche con l’aiuto del prode Solaire (Lode al sole!).
Continuo a morire senza neanche avvicinarmi alla possibilità di sconfiggerli.
Poi arriva il miracolo: elimino Ornstein e resta solo Smough. Sono da solo, ho finito le Estus e non posso recuperare energia, ma anche Smough sta messo male. Sono una corda di violino mentre cerco lo spiraglio giusto. Smough ruota il martello e riesco incredibilmente a schivare il colpo. Mi basta colpirlo una volta sola. Affondo il colpo ma preso dalla fretta di ucciderlo calcolo male la mia posizione.
La spada colpisce una colonna.
Smough carica.
Morto.
Spengo la console. Tolgo la cartuccia e la rimetto nella custodia.
Vado a letto. Sipario.
Vaffanculo Dark Souls. Vaffanculo.
Cosa stai guardando?
Un video su un gioco
Su?
Due stronzi che non riesco a battere, sto ripassando il moveset di tutti e due
Papà, ancora con Dark Souls? Non l’hai finito? Tu sei stato azzurro di videogiochi!
[Ouch]
“Azzurro di videogiochi” è la frase che uso sempre quando batto mia figlia alla Switch. Lei sorride e torniamo a giocare.
Prima di ripresentarmi da Ornstein e Smough ci metto un po’ di tempo. Ripasso i moveset, scelgo l’arma migliore, valuto i vantaggi e gli svantaggi dell’essere più leggero e vulnerabile o più pesante ma resistente ai colpi. Ripasso mentalmente il percorso per arrivare ai boss.
Dark Souls scopro essere anche questo: pazienza. Attirare i nemici uno alla volta è molto più efficace. Quando vieni sconfitto da un boss vorresti affrontarlo di nuovo subito ma in Dark Souls non puoi. Non sei neanche sicuro di arrivarci al boss alla run successiva.
A piccoli passi mi presento da Ornstein e Smough perfetto, senza danni e con tutte le fiaschette di Estus. Ho in testa tutti i moveset degli avversari, ho capito come usare al meglio le colonne, ho l’armatura migliore e gli anelli giusti per affrontare lo scontro. Entro nella nebbia, sono pronto. Pronto come non lo sono mai stato.
Quando riesco a batterli (senza Solaire) la sensazione è più o meno questa.
[Andiamo ad Anor Londo Beppe!]
In Dark Souls ogni morte è una lezione: puoi sempre farcela. Sempre.
[Dark Souls – Verso la fine]
Mentre scrivo queste righe sto affrontando la Tomba dei Giganti e sono quasi alla fine di questo lungo viaggio. Continuo a morire regolarmente e a maledire Dark Souls con tutto me stesso, ma mentre mi avvicino alla conclusione avverto una certa malinconia. Dark Souls è stata per me una esperienza di gioco totalmente nuova, mai provata.
Mi sento alla fine di un lungo e tortuoso viaggio.
Mi sento un gamer diverso oggi.
Mi mancherai Dark Souls.