STAI LEGGENDO : Pokemon Leggende Arceus: Tanto tempo fa in un gameboy lontano lontano

Pokemon Leggende Arceus: Tanto tempo fa in un gameboy lontano lontano

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Abbiamo provato Pokemon Leggende Arceus e lo confessiamo: nonostante i limiti, ci siamo fatti guidare dal cuore per questa recensione.

I giochi di Pokemon del franchise principale, da un po' di tempo a questa parte, hanno un problema per me: tolgono lo stupore di trovarsi davanti i Pokemon tosti e prorompenti tutti differenti gottachatcemall in favore di numeri, debolezze, statistiche e meccaniche, dove quel ragazzino del mondo dei Pokemon che si lancia oltre i cieli dell'avventura è un generico avatar che a suon di battaglia salva il mondo e via via ha incontrato supercriminali o antiche divinità durante il suo percorso.

 

Quindi capite che quando mi viene promesso un radicale cambiamento in tal senso, drizzo le orecchie e mi siedo buono ad aspettare Pokemon Leggende Arceus.

Arceus è esattamente il titolo Pokemon che avrei sempre voluto. Un tributo a chi cerca l'avventura, a chi sogna di perdersi in quelle  vaste lande popolate dai mostriciattoli tascabili, che potrebbero scappare se ti avvicini troppo o che potrebbero non essere proprio amichevoli.

Salvatore Pilò
Mi sono preso, dopo i titoli di coda, qualche momento per riflettere su uno degli aspetti più importanti, a mio avviso, di Leggende Pokémon: Arceus, ovvero il suo essere un titolo brillante nonostante le innumerevoli carenze tecniche che costantemente provano a minare la buona riuscita della produzione. Sì, come si dice nel testo parliamo di un titolo in cui a vincere è il cuore, ma oltre a questo cuore è possibile trovare qualcos’altro o può emozionarsi solo il fan di vecchia data? C’è di più, chiaramente, altrimenti non stareste leggendo questo breve inciso, ed è un “di più” che da parecchio da riflettere a chiunque provi a giudicare la “complessità” di Leggende Pokémon Arceus solo dalla copertina. Non mi soffermerò sul fatto che questa particolare iterazione della serie rappresenti una rivoluzione importantissima e necessaria all’interno di un brand vecchio di 30 anni perché non voglio rivolgermi ai “pokémaniaci”, quanto su quello che il titolo riesce a fare come videogioco a se stante, senza la potenza dello storico brand che troneggia sulla copertina.

Prendiamo un attimo Pokemon Spada e Scudo, dove si vedevano finalmente i Pokemon camminare fra l'erba alta, alcuni pronti a ingaggiare battaglia, altri pronti a sparire se troppo spaventati. In quei giochi però, affrontarli significava beccarsi l'iconica transizione per passare allo scontro col combattimento a turni. Il nostro avatar non era mai realmente in pericolo, i nostri Pokemon erano solo meri strumenti che dovevamo bilanciare al meglio per decidere se eseguire una cattura solo obliterare di botte il nemico.

 

Arceus toglie tutto questo, un Pokemon si può catturare nascosti nell'erba, attirando la sua attenzione verso una bacca che gli abbiamo tirato, se non prestiamo attenzione potrebbe spaventarsi e scappare, oppure diventare aggressivo e attaccarci facendo danno direttamente al nostro personaggio, e noi potremo scappare oppure lottare con lui, senza transizioni, passando velocemente alla battaglia, oppure altri Pokemon verranno verso di noi incuriositi dalla nostra presenza rimanendo docili.

Il nucleo di gioco è catturare quanti più Pokemon per completare il Pokedex, svolgendo anche azioni specifiche, come il numero di volte che si è catturato o sconfitto il Pokemon, o le catture eseguite cogliendo il Pokemon di sorpresa, il numero di volte in cui lo si sconfigge e molto altro. Però la ripetitività del gameplay non è uno scoglio, per due motivi.

 

Per prima cosa, i vari obbiettivi sulle varie creature sono sovrapponibili e quindi si può aumentare la quantità di esperienza acquisita organizzandosi al meglio. Per esempio, abbiamo un Pokemon di tipo acqua che dobbiamo osservare compiere una certa mossa per 10 volte e un altro che dobbiamo sconfiggere 10 volte ma che dobbiamo pure osservare quando colpito con un attacchi di tipo acqua, quindi, conoscendo le zone di spawn  delle creature e gli ambienti della mappa possiamo rapidamente completare tre obbiettivi che ci permetteranno di livellare la nostra squadra e magari di salire di livello e far evolvere un Pokemon, altra azione che solitamente è richiesta.

Il secondo motivo per cui la ripetitività non è problematica è che queste azioni danno assuefazione, non dovendo passare per transizioni della lotta, non dovendo girare troppo per trovare Pokeball, visto che te le puoi creare dal menù oggetti raccogliendo i materiali, che sono sparsi ovunque nella mappa, e finisci per fare ciò che non hai mai voluto fare, ovvero grindare come un pazzo, per ore senza, annoiarti e pensando a quanti progressi stai facendo sul Pokedex.

Salvatore Pilò
Perché sì, Leggende Pokémon Arceus ha un certo valore anche come videogioco al netto del suo essere “la fantasia finale” di Game Freak. Il titolo mette sul piatto, infatti, delle idee notevoli per il genere e per il medium intero che riescono non solo nell’intento di dare vita ad un’iterazione completamente nuova del brand ma contribuiscono anche alla crescita del videogioco. Game Freak, per esempio, prova a “risolvere” un problema che ho sempre trovato “noioso” nel genere: il segnalino che ti indica la direzione da seguire. Ci sono titoli che se ne occupano in modo intelligente come Ghost of Tsushima che mette in piedi una delle soluzioni ad oggi più importanti e belle di sempre, e c’è chi semplicemente ti piazza un indicatore su schermo. Poi c’è Leggende Pokémon Arceus che nei suoi enormi limiti trova una soluzione semplice quanto geniale: canonizzare il segnalino all’interno della narrazione. Non siamo solo noi giocatori a vederlo ma anche il nostro personaggio, e tutti quelli che interagiscono con noi, lo vedono perché esiste un motivo per la sua esistenza e la sua guida. E questo è magnifico.

In più, sono stati aggiunti i Pokemon Alfa, che non sono dei Pokemon che postano meme su facebook con scritto che dentro di loro ci sono due Lucario, ma Pokemon molto grossi e pervasi da una furia cieca, di livello molto alto! Pensate che divertente vedere un Magikarp gigantesco di livello 55 che usa comunque solo Splash!

Parlando proprio del Pokedex, perché si ha questa voglia di completarlo e perché ci sentiamo così affiatati col nostro avatar? Perché il gioco non si ambienta nel moderno mondo dei Pokemon, ma nel passato, quindi si sta creando una versione cartacea e primordiale del Pokedex, siamo parte della storia, siamo pionieri letteralmente caduti dal cielo...

 

Caduti dal cielo? Sì! Il nostro personaggio è infatti una rappresentazione (per quanto la personalizzazione lasci molto a desiderare) di noi stessi, che cadendo in un buco spaziotemporale arriva nel mondo dei Pokemon e il cui smartphone viene trasformato in un Arceusphone, lo strumento che ci accompagnerà per il nostro peregrinare.

Salvatore Pilò
Ancora, Game Freak affronta un altro problema noioso del genere: l’evoluzione del mondo di gioco. In leggende Pokémon Arceus dialoghi e personaggi, principali e non, evolvono assieme a noi: l’NPC più insignificante dentro una casetta cambierà le sue attitudini e i suoi dialoghi man mano che proseguiremo nell’avventura. Ok, anche questo sistema ha le sue limitazioni è vero, ma riuscite ad intravedere il potenziale narrativo della cosa? Sapete quando è bello poter vedere come l’avanzamento si rifletta sulle vite del nostro villaggio e dei suoi abitanti? Quanti altri titoli possono dire di fare qualcosa di simile? Ve lo dico io, pochi.

Ed è qui il Keyblade di tutto: io, Alessandro, che conosco i Pokemon perché li gioco, perché la Pokemon Mania mi ha investito come un'ambulanza di San Andreas quando ero bambino, mi ritrovo davvero nel loro mondo... Quindi, non negherò le cose che avete sentito dire sul titolo, come la grafica deludente pure per chi ha standard bassi o pessime gestioni dei menù, la mancanza di una minimappa a schermo o una personalizzazione davvero blanda del proprio personaggio, ma questa volta ha vinto il cuore.

Esattamente come Arceus ci dà la possibilità di non guardare solo alle statistiche, a come costruire una squadra, a come scegliere i punteggi di questa, di togliere la fantasia in un'opera di animali fantastici e dove si trovano, io vorrei ricambiare senza guardare alle singole componenti dei voti che fanno media aritmetica per l'ultimo titolo Game Freak, che più di una volta mi ha regalato stupore, mi ha fatto esultare per una cattura riuscita e mi ha fatto seguire i personaggi comprimari, spesso insicuri con qualcosa da dimostrare come lo strano tizio caduto dal cielo che sono io nel gioco, dandomi un buon motivo di completare il Pokedex e motivandomi cosa vogliano dire le lotte fra quelle creature, che non sono solo combattimenti fra galli molto strani e che spesso non sono galli!

Salvatore Pilò
E ancora, il design delle battaglie. La possibilità di essere liberi nella battaglia, ancora una volta con tanti limitazioni tecniche, reagire agli attacchi dei Pokémon e poterne subire la furia è bello, molto bello. Sì, si sarebbe potuto fare in modo di usare pozioni e affini interagendo con il Pokémon in campo e non con un menù, si sarebbe potuto gestire in modo diverso lo spazio e il ritmo della battaglia, ma possiamo perdonare mancanze simili ad un titolo che rappresenta un punto di inizio di qualcosa? È un esperimento e, come dice il proverbio, non tutte le ciambelle riescono col buco ma se il sapore è comunque gradevole la mangio volentieri aspettando la prossima informata. E ci sarebbe ancora molto da dire, vedere, studiare e analizzare nella sua realizzazione e questa manciata di spunti serve solo a farvi riflettere: Leggende Pokémon Arceus davvero non è un buon gioco o forse ci si è solo dimenticati che un buon titolo non deve essere per forza qualcosa di rivoluzionario o che riscrive la storia del videogioco, a volta basta solo che sia in grado di far divertire ed emozionare.

Arceus, toglie questo, toglie la componente più da Hardcore gamer in favore di una componente più emotiva, dove il multiplayer non è uno scontro obbligato, ma solo un modo di aiutare altri riconsegnando loro in modo asincrono gli oggetti persi lungo il viaggio, un po' come in Death Stranding!

Areceus tocca quindi tutte le corde giuste per me, senza farmi pesare ciò che non funziona, facendomi riempire quegli spazi vuoti con l'esperienza di chi aveva un gameboy fra le mani e cercava Mew sotto un camioncino, molto tempo fa.

 

Grazie Arceus, per avermi ricordato che è giusto stupirsi anche dopo tanto tempo!

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