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Nova Sin e FumettiBrutti: raccontare la generazione NeoPop

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Con "Stelle o sparo" di Nova Sin e "Romanzo esplicito" di FumettiBrutti il NeoPop italiano a fumetti traccia l'autobiografia di una generazione.

Il fenomeno più interessante nel fumetto italiano dei nostri giorni è probabilmente la nascita di un “nuovo pop a fumetti”, un fenomeno molto vitale ed eterogeneo che però, di conseguenza, è piuttosto difficile da mappare.

Le sue references visive sono molteplici, e per certi versi affondano in quella che potremmo definire la “controstoria del fumetto”. L’underground delle Tijuana Bibles, oppure il segno cartoonesco ma graffiante, antidisneyano, di Segar e Tex Avery, e quindi la Lowbrow Art degli anni ’70 (un diverso approccio al pop dopo quello più convenzionale della Pop Art dei ’60) (ma anche Adventure Time NdLorenzo). Tutti stimoli confluiti nel fumetto internazionale a partire dagli anni ’90, e seminalmente filtrati anche in Italia, ma che solo ora paiono raggiungere una loro massa critica.

Per quanto non rientrino nel fenomeno in senso stretto, appare probabile che l’emersione del NeoPop sia stata aiutata dall’affermarsi dei due grandi autori italiani degli anni ’10. Da un lato Gipi, da La mia vita disegnata male (2008) in poi, ha sdoganato un nuovo approccio al fumetto realistico, disegnato ovviamente (è il caso di dirlo?) benissimo, ma con quel segno apparentemente svagato che è, per ciò, difficilissimo (un concetto che i rinascimentali definivano come “sprezzatura”: l’arte di fare le cose con un alto virtuosismo in grado però di dissimulare sé stesso) e che ha aperto le possibilità a segni più sperimentali. L’altro autore a imporsi è ovviamente Zerocalcare, col blog confluito ne La profezia dell’armadillo (2011), che proprio in questi giorni vede l’adattamento cinematografico, a sancirne l’affermazione ormai ampiamente extra-fumettistica (tra l'altro, Zerocalcare firma non a caso la variant di Stelle o sparo). Zerocalcare adotta un segno totalmente diverso da quello di Gipi, cartoonesco invece che essenziale e a suo modo realistico: ma, analogamente, opera una sintesi “sprezzante”, apparentemente orgogliosamente “approssimata”, che ha il suo stilema caratteristico nell’assenza di squadratura delle vignette (che sono invece costruite con un montaggio serratissimo, quando serve). Zerocalcare è ancora più archetipico, per il NeoPop, nell’aver ispirato una narrazione generazionale di autori venti-trentenni, condotta tramite l’esasperato citazionismo nerd-collettivo che è l’unico (debole) collante della generazione.

 

Il neopop vero e proprio si impone poco dopo, nella seconda metà del decennio, con opere quali Tumorama (2016) di Pablo Cammello, The Rust Kingdom (2017) di Tommaso Di Spigna e Kid with Guns (2018) di Capitan Artiglio, solo per citare gli esempi più evidenti. Appare interessante notare come questo nuovo pop italiano veda una presenza di autrici non più episodica ma assolutamente centrale nel movimento, con i casi suddetti di Nova Sin e Yole Signorelli. Il che, ovviamente, non dovrebbe essere un fattore particolarmente rivoluzionario nel 2018, ma è innegabile che il fumetto italiano, su questo aspetto, è ancora piuttosto sbilanciato. In senso assoluto, non sono mancate nemmeno in passato autrici di primo livello: in parte il problema è stato anche una resistenza del sistema storico-critico del fumetto a integrarle pienamente nel canone, motivo per cui una Cinzia Ghigliano o una Cinzia Leone non sono (immeritatamente) canonizzate al pari livello di un Vittorio Giardino o di un Milo Manara nello stream del “fumetto d’autore” di quegli anni.

Tuttavia nel neopop tale presenza appare più centrale, anche perché, in un certo senso (e anche per il numero per ora limitato di opere davvero significative apparse del neopop italiano) i due romanzi a fumetti di Sin e Signorelli vanno a formare quasi un trait d’union tra il Neopop e il graphic novel "biografico" attualmente imperante. Se in Tumorama, Rust Kingdom e Kid with guns l’elemento slice of life è sacrificato a una narrazione adrenalinica ed estrema in Stelle o sparo e Romanzo esplicito sembrano invece interpretare in stile NeoPop tematiche diffuse nel mainstream del romanzo a fumetti attuale.

Tra i due, Stelle o sparo di Nova Sin si muove più su quelle coordinate “alla Zerocalcare” di cui dicevamo all’inizio, pur offrendone una sintesi personale. L’elemento accomunante è indubbiamente l'invasivo ricorso alla cultura pop, filtrato qui tramite il momento del viaggio - archetipico in tutto un certo bildungsroman moderno da Kerouac in poi. Anche il segno ha, a una prima occhiata, il gusto di quella apparente velocità zerocalcariana, e ricorre lo stilema delle vignette appositamente irregolari (comune anche a FumettiBrutti, del resto). Tuttavia, a una seconda occhiata appena più attenta, appare anche come il segno abbia una maggiore ricerca estetizzante nel delicato equilibrio di linee e spazi, laddove Zerocalcare sacrifica spesso la bellezza in sé della pagina in favore di una maggiore iconicità comunicativa. Anche la griglia è estremamente più mossa e sconnessa, nel senso di una sperimentazione più accentuata mentre, nuovamente, il montaggio di Michele Rech (che recepisce potentemente elementi della griglia della Disney italiana e della Bonelli, piegandole ai suoi scopi) è più orientato alla efficacia comunicativa.

Nell’inevitabile schematismo, Romanzo esplicito di Yole Signorelli è più vicino al biografismo “alla Gipi”: significativo anche (magari non intenzionalmente) l’adozione di un nome d’arte, da parte dell’autrice, come “Fumetti brutti”, che risuona vicino alla vita “disegnata male” di Gipi. In entrambi i casi, infatti, c’è sicuramente un rifiuto del segno rileccato e manierista, ma non nel senso della provocazione del grado zero fumettistico di un Davide La Rosa o di un Sio: piuttosto, è chiaro, un segno brutale per narrare di vicende parimenti brutali nel loro crudo realismo. Fatto salvo questo parallelo di fondo, lo stile di FumettiBrutti è poi totalmente autonomo, e giunge a una sua sintesi personale particolarmente efficace, fatta di poche linee nervose, spesso aperte, dal segno talvolta spesso e marcato, con una colorazione essenziale, tra campiture di colori primari e retinature, e occasionali inserti fotografici, sgranati anche qui da retinature a maglia molto larga, che pur rari risultano molto efficaci a rimarcare scene clou.

Il montaggio di tavola risente inevitabilmente dell’iniziale proposizione di alcune di queste tavole online, come brevi webcomics autoconclusivi, qui finalmente tessuti a comporre un unico romanzo a fumetti che risulta inevitabilmente (ma è chiaramente consapevole e voluto) spezzato, sincopato, con un voice over autobiografico più insistito e angosciante. Il montaggio di tavola è minimo; sempre anche per la derivazione da webcomic, e ancor di più webcomic mediato dai social network, Instagram e facebook in testa. La griglia è dunque quella, per certi versi, dei vecchi Pocket, con usualmente due vignette sovrapposte, raramente spezzate in quattro e più spesso sostituite da frequenti splash page. Il taglio in rapidi ed ellittici capitoli accentua questo senso di una narrazione a singulti; non mancano le citazioni, ma non l’abbuffata postmoderna: il loro uso è molto più quello attentamente calibrato del fumetto classico, che le rende più significative, come (con la scelta anche di un episodico rimando colto) la tavola alchemica di generazione del Rebis.

Insomma, un interessante distico di esordi paralleli per due autrici che contribuiscono così a consolidare i fermenti del NeoPop italiano in questo scorcio di anni ’10. Bisognerà vedere quanto il NeoPop riuscirà ora ad essere seminale, non solo in un diretto successo di pubblico, ma nell’imporre gradualmente la sua visione sulla scena del fumetto italico, contaminando anche magari anche l’“altro popolare” ovvero (come preferibile) il fumetto seriale, che in questi tempi ha iniziato un costante e serio rinnovamento che, però, non potrà certo arrestarsi negli imminenti anni ‘20. Ma questo solo il tempo potrà dirlo.

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