Esistono tre certezze nella vita: la morte, le tasse e che Tom Cruise troverà uno stunt totalmente folle come scusa per fare un nuovo Mission Impossible. (Secondo me è il contrario, ogni Mission: Impossible è la scusa per alimentare il suo desiderio di morte sul set NdLorenzo)
Nelle sale è arrivato Mission: Impossible - Dead Reckoning - parte 1, che torna a narrarci le eroiche (e pericolose) gesta di Ethan Hunt, lo spericolato agente dell'IMF che ogni volta salva il mondo da pericolosi MacGuffin a suon di scene rischiose fatte senza controfigura, con lui alcuni amici.
Detta così può sembrare quella che molte dita roventi sul web definirebbero "americanata", ma che in realtà ha una importante storia produttiva e si è arrivati a trovare una formula consolidata che ogni volta ci porta al cinema per vedere cosa abbia combinato Tom Cruise in compagnia del suo team.
Ancora una volta alla regia c'è Christopher McQuarrie, che è al suo terzo film della saga di cui ha curato la sceneggiatura, rafforzando quell'insieme di elementi che oramai sono parte integrante del franchise.
Mi aspettavo che con un Cruise di 61 anni si andasse verso la direzione del "Etham, sei vecchio, mobbasta" con l'espediente narrativo del vecchio soldato che non può e non vuole mollare, ma Cruise non è come tutti gli altri attori e non ha intenzione di mollare. Hunt fa la sua iconica corsa in scene lunghissime, cade, si rialza, fugge con la moto, icassa colpi, in una forma fisica invidiabile, che lo guardi e pensi che per alzarti dalla poltrona del cinema dovrai raccogliere tutte le tue forza e di anni ne hai 32.
Questa volta Ethan dovrà salvare il mondo da una pericolosa IA che ha preso eccessivamente coscienza e che è in grado di violare qualsiasi sistema informatico. Mi fa molto ridere è la trovata dell'IA, perché, dopo Top Gun Maverick, Tom Cruise ci ricorda come queste diavolerie moderne non siano affidabili e signora mia si stava meglio prima!
Questa idea è la scintillia che dà il via alla miccia della trama, facendola poi incanalare in soluzioni più generiche e familiari grazie a un cattivo memorabile: Gabriel, che affonda le sue radici nel passato dello stesso Hunt. Il nostro inossidabile agente questa volta dovrà scegliere se seguire un desiderio di vendetta, se andare dietro alle ragioni dei vari governi e o se fare la cosa giusta per il mondo.
Questa prima parte di Dead Reckoning è un ritorno alla fonte originale dei Mission: Impossible, non tanto verso lo stile vintage raggiunto dal primo film girato da Brian De Palma, ma nella sua impostazione più bondiana, dove a Gabriel viene pure data una scagnozza cattiva e misteriosa che non sfigurerebbe accanto ai vari Oddjob di zerzerosettesca memoria.
Questo suo essere così spiccatamente James Bond, sposta il focus su Ethan Hunt, prima che su Cruise. Siamo oramai abituati da Protocollo Fantasma (il quarto capitolo, diretto da Brad Bird) a vedere MI come una serie in cui Cruise arriva e dice che vuole fare qualcosa di pazzo, quindi gli viene costruito attorno un film per giustificare determinati stunt.
In questo caso, la trama con intrighi internazionali, la minaccia globale e il cattivo legato al protagonista, mettono un passo indietro Cruise, permettendo ad Hunt di respirare un po' e prendersi i suoi spazi.
E con questa base avvengono alcune delle scene action più ispirate che si possano trovare nel periodo recente. Partendo dal famoso salto con la moto che fa la sua comparsa nei trailer e nelle locandine, che vedendolo nel film è una roba totalmente fuori di testa. Fino a che non si apre il paracadute stai lì a pensare che stai per vedere la morte di Tom Cruise girata e montata con saggezza (ricordiamoci che è stato girato come prima scena, così se Cruise moriva si evitavano problemi col recasting). E non è neanche la parte migliore!
L'inseguimento a Roma è uno dei momenti più spassosi che mi sia capitato di vedere recentemente, e pure Venezia, in uno suo claustrofobico vicolo, regala una scazzottata magistrale, mentre la tensione del film cresce verso il suo apice emotivo.
C'è qualche incartamento, per carità, ma la mano di McQuarrie è comunque salda, quindi nei momenti più "banali" come una rissa sopra un treno o una fuga in aereoporto mi sono comunque ritrovato ad occhi spalancati, rapito dall'idea che per Hunt fosse finita anche se è palese che non può morire.
Tutto questo è pure alimentato dal cast di comprimari che oramai siamo abituati a vedere e rivedere e che abbiamo imparato a conoscere. Quindi io oramai mi sono affezionato al Benji Dunn di Simon Pegg e al Luther Stickell di Ving Rhames.
Un po' di amaro in bocca forse ti resta dopo 146 minuti di film, quando capisci che è solo la prima parte e per il finale tocca aspettare che Cruise pensi il prossimo stunt mortale. Ed è un peccato perchè è tutto così costruito che si arriva alla fine con la voglia di avenre di più.
Oltre a dover saziare i recettori di Tom Cruise ormai intasati di adrenalina, questo film ha un'altra grande responsabilità.: salvare l'annata cinematografica.
Gli incassi parlano chiaro: quest'anno un sacco di film importanti stanno floppando male, non ultimo Indiana Jones. L'anno scorso Maverick fu inaspettatamente la spinta a tornare in sala, resta da vedere se questo Mission: Impossible farà lo stesso.